venerdì 24 luglio 2015

Periplo: presentazione nuovo album al Van der Graaf Pub


Ogni concerto a cui assisto è accompagnato da un commento che condivido col mondo.
Quasi tutti gli album che ascolto sono proposti con un pensiero personale.
E’ forse la prima volta che mi capita di unire le due situazioni e lo faccio per sottolineare il progetto Periplo, che presenta l’album “Diario di un malessere passeggero”.
L’occasione è arrivata il 22 luglio, quando l’ensemble genovese sceglie Savona per mettere in mostra il neonato disco, e lo fa in una location particolarmente indovinata, seppur di dimensioni ridotte, il Van der Graaf Pub di Fabrizio Cruciani, ex musicista -fu il cantante dei Knife Edge in cui ha militato Joe Vescovi-, locale intriso di storia, dalle pareti suggestive per effetto dei numerosi album che ripercorrono 40 anni di rock, un pub che ha visto la presenza, nel recente passato, di mostri sacri della musica straniera e italiana, come David Jackson -e chi meglio di lui poteva trovarsi a proprio agio in quel locale?-, Maartin Allcock, Jerry Cutillo, Richard Sinclair, Aldo Tagliapietra, gli Osanna, Bernardo Lanzetti e Fabio Zuffanti… i primi che mi vengono in mente.
Un luogo del genere ha limiti di spazio, di acustica, di gestione del momento inusuale, ma ha il grande pregio della dimensione familiare, del contatto diretto con il pubblico che, in questo caso, è risultato largamente partecipativo.
Quindi, la sinossi della serata potrebbe essere… un grande momento di musica acustica.
Nello scambio di battute a seguire propongo il pensiero oggettivo dei fondatori, Luca Scherani e Fausto Sidri, che permette di scalfire la superficie e disegnare la filosofia di “lavoro” di un sestetto da camera, nell’occasione in cinque.
Conosco da molto tempo Luca Scherani, tastierista, compositore e protagonista di numerosi progetti, professionali e benefici, ma sono arrivato a lui attraverso le collaborazioni con Zuffanti e al suo ruolo all’interno de La Coscienza di Zeno; non avevo però idea dell’esistenza di “Periplo”, il cui aspetto embrionale ha preso forma molto tempo fa, nel 2006, e con il passare degli anni si è evoluto sino ad arrivare alla fantastica line up attuale, composta appunto da Luca -per semplificare… tastierista-, Fausto -autore in toto delle liriche-, Joanne Roanne al flauto, Sylvia Trabucco al violino, Nicola Peirano al violino e Chiara Alberti al violoncello.
Prendendo in mano “Diario di un…” e analizzando i crediti -cosa che personalmente faccio normalmente prima dell’ascolto- si potrebbe ricevere un input errato, perché la lettura della “classicità” testimoniata dalla strumentazione parrebbe condurre verso una buona dose di seriosità musicale, forse vincolante per un accesso totale, insomma, una produzione un po’ di nicchia. Niente di tutto questo. Devo onestamente dire che non mi è parso un album da amore a prima vista, perché l’apprezzamento arriva dopo un minimo di metabolizzazione, ma è questo fatto soggettivo e non certo utile e interessante per un giudizio assoluto; mi piace invece sottolineare la varietà delle influenze, la complessità delle creazioni, la ricercatezza delle liriche e la fusione di estrazioni cultural musicali differenti che trovano finalità nella semplicità di una canzone. Non mi pare sia il frutto di una pianificazione a tavolino, ma piuttosto uno spontaneo punto di raccolta di idee ed esperienze, che alla fine si traducono in fruibilità assoluta e trasversale.
Nel corso del concerto è nata l’occasione per mischiare musica e parole e quando Sylvia Trabucco si è dichiarata una mera esecutrice -ruolo in cui, immagino, si identifichino anche gli altri “maestri”- mi è venuto da pensare che quel tipo di vestito sia un po’ stretto, perché il rapporto osmotico che si viene a creare all’interno di un ensemble musicale, quando esiste piena comunione di intenti, conduce ad un perenne dare e avere che porta automaticamente al continuous improvement, e tutto questo mi è apparso evidente al Van der Graaf Pub.
Tredici sono i brani contenuti nel disco, con la rigida suddivisione dei compiti, tra musica e testi, ma con l’introduzione di un paio di omaggi rivisitati, Fantasmi di Città di Enrico Ruggeri e Carry On My Wayward Son dei Kansas.
Il resto è poesia musicata, impegno sociale, riflessioni ad alta voce, ma con il commento musicale che non ti aspetti, e alla fine ci si ritrova con dei motivetti nella testa, qualcosa che ti accompagna nel quotidiano e che, in alcuni casi, si ricollega a trame del passato, tanto da poter dire: “… ecco, questa atmosfera l’ho già vissuta ascoltando …”. E’ il caso del brano “Lucy e il cibo dell’amore”, che ripropongo nel video a seguire, di scarsa qualità, ma utile a ricordare la serata live.


Gran parte dei brani dell’album sono stati presentati nell’occasione, con l’aggiunta di pillole di Fabio Zuffanti, presente fisicamente e musicalmente (Se c’è lei, da La foce del Ladrone e Glares of Light da Summereve, di HOSTSONATEN).
Particolarmente emozionate il momento dell’ospite, che ha visto come protagonista Nicolò Pagliettini che ha proposto Dividiamo un Brivido, la canzone testimonial dell’Associazione Genitori Ragazzi Non Vedenti, performata in origine con Aleandro Baldi ma ripresa da Luca Scherani in un suo disco.
Il gruppo si dichiara a proprio agio nel “ridotto”, e va sottolineato come in via del tutto ipotetica questa occasione live avrebbe potuto presentare qualche difficoltà, legata soprattutto alla necessità di ascolto concentrato contrapposta alle esigenze di un bar al lavoro, ma tutto sommato la magia musicale creata dai Periplo ha permesso di superare le barriere tipiche della situazione.
Sono comunque convinto che il grande palco potrebbe riservare buone soddisfazioni.
Un album da ascoltare, le sorprese non mancheranno e, forse, qualche luogo comune potrà essere superato dalla semplicità di una buona musica.



Qualche chiacchiera con Luca Scherani e Fausto Sidri…

Non conoscevo il progetto PERIPLO: come è nato?

Fausto-Periplo nasce nel 2006: Luca e Fausto iniziano a scrivere brani pianoforte e voce. Viene adottata la forma canzone, anche se dalle composizioni trapela l'amore di Luca per il jazz e per il prog.

Mi parlate dei componenti del gruppo?

Fausto-Nato come duo Luca/Fausto, i Periplo diventano trio nel 2007, con l'arrivo di Nicola Peirano al violino. Nicola rappresenta "l'inizio di tante cose" per Luca: il bagaglio musicale attuale con cui Luca realizza arrangiamenti orchestrali per molti progetti deriva da studi iniziati proprio dopo la folgorazione avvenuta in seguito alle prime collaborazioni con Nicola (presente anche negli album da solista di Luca). Nel 2008 poi, grazie al lavoro al fianco della Associazione Genitori Ragazzi Non Vedenti, Luca incontra Joanne Roan (flauto) e Sylvia Trabucco (violino). Sylvia è… la seconda folgorazione, quella del salto di qualità. La sua bravura e professionalità sono fuori discussione, fra tutti i collaboratori (non solo nei Periplo) è forse la musicista col curriculum più ricco di collaborazioni illustri e con più anni di professionismo di altissimo livello alle spalle; è lei che dona a Luca i consigli più preziosi e lo spinge ad approfondire l'argomento dell'orchestrazione in maniera più determinata.
L'ultima arrivata è Chiara Alberti al violoncello. Sylvia, Joanne e Chiara sono presenti in moltissimi lavori di Luca, fra cui i dischi da solista e i dischi con Hostsonaten e con La Coscienza di Zeno.

Luca, In cosa si differenzia Periplo dagli altri tuoi progetti paralleli?

Luca-Innanzitutto Periplo nasce dalla profondissima amicizia con Fausto, che è anche mio testimone di nozze. Il rapporto di fiducia totale fra noi ha portato a dividere il lavoro in maniera quasi estrema: io mi occupo di tutte le note (dalla composizione alla stesura delle parti di tutti i componenti), Fausto di tutte le parole. Ma tutte tutte, compreso il titolo dell'album, il nome del gruppo, la forma verbale nei ringraziamenti del CD. L'approccio, come già detto, vuole restare ancorato alla forma canzone. Questo è in qualche modo anche un omaggio alla grande tradizione genovese cui sentiamo di appartenere. Un'altra caratteristica, nei Periplo l'approccio è acustico, quasi cameristico. Nell'album (a parte in un brano un po' outsider) anche io suono solo strumenti acustici.

Che tipo di resa potrebbe avere dal vivo “Diario di…”? Esistono location che ritieni più idonee?

Luca-Pur essendo tutti musicisti impegnatissimi su numerosi fronti, il progetto Periplo ha una storia live molto ridotta. Lo stesso proporci dal vivo per le presentazioni dell’album è per noi una sorpresa. Abbiamo avuto molte soddisfazioni nelle poche uscite: una è stata sicuramente la finale del Festival di Ghedi nel 2008, dove abbiamo eseguito "Nel Mezzo" accompagnati da un'orchestra sinfonica entusiasta del nostro brano e dei nostri arrangiamenti! Però si trattava di un brano solo. Ora con l'uscita del disco vogliamo prendere coraggio e proporre questi brani anche al di fuori delle "casse dello stereo"! La dimensione "piccola" che abbiamo assaporato finora (un pub, una libreria, una biblioteca, un centro culturale) ci piace molto. Per questo per il momento stiamo puntando su questo tipo di approccio.

Come lo pubblicizzerete?

Fausto-Bella domanda. Al momento ci divertiamo a tenere i brani sotto le dita (non sono esecuzioni semplicissime, almeno per noi…). Portare l'album in giro è l'occasione per noi per passare dei bei momenti insieme, e di metterci alla prova tenendoci stretta la soddisfazione ogni volta che sentiamo questi brani crescere, migliorare di passo dopo passo. Il primo scopo del gruppo Periplo è di fare una musica che ci piaccia e che ci faccia stare bene. Ancor prima di incontrare eventuali ulteriori consensi. Poi ci mancherebbe, stiamo anche lavorando per pubblicizzarlo: in particolare sto contattando librerie, biblioteche, centri culturali, ma anche radio sul territorio.