Ogni concerto a cui assisto è
accompagnato da un commento che condivido col mondo.
Quasi tutti gli album che ascolto sono
proposti con un pensiero personale.
E’ forse la prima volta che mi capita
di unire le due situazioni e lo faccio per sottolineare il progetto Periplo,
che presenta l’album “Diario di un
malessere passeggero”.
L’occasione è arrivata il 22 luglio,
quando l’ensemble genovese sceglie Savona per mettere in mostra il neonato disco,
e lo fa in una location particolarmente indovinata, seppur di dimensioni
ridotte, il Van der Graaf Pub di Fabrizio Cruciani, ex musicista -fu il
cantante dei Knife Edge in cui ha militato Joe Vescovi-, locale intriso di
storia, dalle pareti suggestive per effetto dei numerosi album che ripercorrono
40 anni di rock, un pub che ha visto la presenza, nel recente passato, di
mostri sacri della musica straniera e italiana, come David Jackson -e chi
meglio di lui poteva trovarsi a proprio agio in quel locale?-, Maartin Allcock,
Jerry Cutillo, Richard Sinclair, Aldo Tagliapietra, gli Osanna, Bernardo Lanzetti
e Fabio Zuffanti… i primi che mi vengono in mente.
Un luogo del genere ha limiti di
spazio, di acustica, di gestione del momento inusuale, ma ha il grande pregio
della dimensione familiare, del contatto diretto con il pubblico che, in questo
caso, è risultato largamente partecipativo.
Quindi, la sinossi della serata
potrebbe essere… un grande momento di musica acustica.
Nello scambio di battute a seguire
propongo il pensiero oggettivo dei fondatori, Luca Scherani e Fausto Sidri,
che permette di scalfire la superficie e disegnare la filosofia di “lavoro” di
un sestetto da camera, nell’occasione in cinque.
Conosco da molto tempo Luca Scherani,
tastierista, compositore e protagonista di numerosi progetti, professionali e
benefici, ma sono arrivato a lui attraverso le collaborazioni con Zuffanti e al
suo ruolo all’interno de La Coscienza di Zeno; non avevo però idea dell’esistenza
di “Periplo”, il cui aspetto embrionale ha preso forma molto tempo fa, nel
2006, e con il passare degli anni si è evoluto sino ad arrivare alla fantastica
line up attuale, composta appunto da Luca -per semplificare… tastierista-,
Fausto -autore in toto delle liriche-, Joanne
Roanne al flauto, Sylvia Trabucco
al violino, Nicola Peirano al
violino e Chiara Alberti al
violoncello.
Prendendo in mano “Diario di un…” e analizzando i crediti -cosa che personalmente faccio
normalmente prima dell’ascolto- si potrebbe ricevere un input errato, perché la
lettura della “classicità” testimoniata dalla strumentazione parrebbe condurre
verso una buona dose di seriosità musicale, forse vincolante per un accesso
totale, insomma, una produzione un po’ di nicchia. Niente di tutto questo. Devo
onestamente dire che non mi è parso un album da amore a prima vista, perché l’apprezzamento
arriva dopo un minimo di metabolizzazione, ma è questo fatto soggettivo e non
certo utile e interessante per un giudizio assoluto; mi piace invece
sottolineare la varietà delle influenze, la complessità delle creazioni, la
ricercatezza delle liriche e la fusione di estrazioni cultural musicali
differenti che trovano finalità nella semplicità di una canzone. Non mi pare
sia il frutto di una pianificazione a tavolino, ma piuttosto uno spontaneo
punto di raccolta di idee ed esperienze, che alla fine si traducono in
fruibilità assoluta e trasversale.
Nel corso del concerto è nata l’occasione
per mischiare musica e parole e quando Sylvia Trabucco si è dichiarata una mera
esecutrice -ruolo in cui, immagino, si identifichino anche gli altri “maestri”-
mi è venuto da pensare che quel tipo di vestito sia un po’ stretto, perché il
rapporto osmotico che si viene a creare all’interno di un ensemble musicale,
quando esiste piena comunione di intenti, conduce ad un perenne dare e avere che
porta automaticamente al continuous improvement, e tutto questo mi è apparso
evidente al Van der Graaf Pub.
Tredici sono i brani contenuti nel
disco, con la rigida suddivisione dei compiti, tra musica e testi, ma con l’introduzione
di un paio di omaggi rivisitati, Fantasmi
di Città di Enrico Ruggeri e Carry On
My Wayward Son dei Kansas.
Il resto è poesia musicata, impegno
sociale, riflessioni ad alta voce, ma con il commento musicale che non ti
aspetti, e alla fine ci si ritrova con dei motivetti nella testa, qualcosa che
ti accompagna nel quotidiano e che, in alcuni casi, si ricollega a trame del
passato, tanto da poter dire: “… ecco,
questa atmosfera l’ho già vissuta ascoltando …”. E’ il caso del brano “Lucy e il cibo dell’amore”, che
ripropongo nel video a seguire, di scarsa qualità, ma utile a ricordare la
serata live.
Gran parte dei brani dell’album sono
stati presentati nell’occasione, con l’aggiunta di pillole di Fabio Zuffanti,
presente fisicamente e musicalmente (Se c’è
lei, da La foce del Ladrone e Glares
of Light da Summereve, di HOSTSONATEN).
Particolarmente emozionate il momento
dell’ospite, che ha visto come protagonista Nicolò Pagliettini che ha proposto Dividiamo un Brivido, la
canzone testimonial dell’Associazione
Genitori Ragazzi Non Vedenti, performata in origine con Aleandro Baldi ma
ripresa da Luca Scherani in un suo disco.
Il
gruppo si dichiara a proprio agio nel “ridotto”, e va sottolineato come in via
del tutto ipotetica questa occasione live avrebbe potuto presentare qualche
difficoltà, legata soprattutto alla necessità di ascolto concentrato contrapposta
alle esigenze di un bar al lavoro, ma tutto sommato la magia
musicale creata dai Periplo ha
permesso di superare le barriere tipiche della situazione.
Sono
comunque convinto che il grande palco potrebbe riservare buone soddisfazioni.
Un
album da ascoltare, le sorprese non mancheranno e, forse, qualche luogo comune
potrà essere superato dalla semplicità di una buona musica.
Qualche
chiacchiera con Luca Scherani e Fausto Sidri…
Non
conoscevo il progetto PERIPLO: come è nato?
Fausto-Periplo nasce
nel 2006: Luca e Fausto iniziano a scrivere brani pianoforte e voce. Viene
adottata la forma canzone, anche se dalle composizioni trapela l'amore di Luca
per il jazz e per il prog.
Mi
parlate dei componenti del gruppo?
Fausto-Nato come duo
Luca/Fausto, i Periplo diventano trio nel 2007, con l'arrivo di Nicola Peirano
al violino. Nicola rappresenta "l'inizio di tante cose" per Luca: il
bagaglio musicale attuale con cui Luca realizza arrangiamenti orchestrali per
molti progetti deriva da studi iniziati proprio dopo la folgorazione avvenuta
in seguito alle prime collaborazioni con Nicola (presente anche negli album da
solista di Luca). Nel 2008 poi, grazie al lavoro al fianco della Associazione
Genitori Ragazzi Non Vedenti, Luca incontra Joanne Roan (flauto) e Sylvia
Trabucco (violino). Sylvia è… la seconda folgorazione, quella del salto di
qualità. La sua bravura e professionalità sono fuori discussione, fra tutti i
collaboratori (non solo nei Periplo) è forse la musicista col curriculum più
ricco di collaborazioni illustri e con più anni di professionismo di altissimo
livello alle spalle; è lei che dona a Luca i consigli più preziosi e lo spinge
ad approfondire l'argomento dell'orchestrazione in maniera più determinata.
L'ultima
arrivata è Chiara Alberti al violoncello. Sylvia, Joanne e Chiara sono presenti
in moltissimi lavori di Luca, fra cui i dischi da solista e i dischi con
Hostsonaten e con La Coscienza di Zeno.
Luca,
In cosa si differenzia Periplo dagli altri tuoi progetti paralleli?
Luca-Innanzitutto
Periplo nasce dalla profondissima amicizia con Fausto, che è anche mio
testimone di nozze. Il rapporto di fiducia totale fra noi ha portato a dividere
il lavoro in maniera quasi estrema: io mi occupo di tutte le note (dalla
composizione alla stesura delle parti di tutti i componenti), Fausto di tutte
le parole. Ma tutte tutte, compreso il titolo dell'album, il nome del gruppo,
la forma verbale nei ringraziamenti del CD. L'approccio, come già detto, vuole
restare ancorato alla forma canzone. Questo è in qualche modo anche un omaggio
alla grande tradizione genovese cui sentiamo di appartenere. Un'altra
caratteristica, nei Periplo l'approccio è acustico, quasi cameristico.
Nell'album (a parte in un brano un po' outsider) anche io suono solo strumenti
acustici.
Che
tipo di resa potrebbe avere dal vivo “Diario
di…”? Esistono location che ritieni più idonee?
Luca-Pur essendo
tutti musicisti impegnatissimi su numerosi fronti, il progetto Periplo ha una
storia live molto ridotta. Lo stesso proporci dal vivo per le presentazioni dell’album
è per noi una sorpresa. Abbiamo avuto molte soddisfazioni nelle poche uscite:
una è stata sicuramente la finale del Festival di Ghedi nel 2008, dove abbiamo
eseguito "Nel Mezzo"
accompagnati da un'orchestra sinfonica entusiasta del nostro brano e dei nostri
arrangiamenti! Però si trattava di un brano solo. Ora con l'uscita del disco
vogliamo prendere coraggio e proporre questi brani anche al di fuori delle
"casse dello stereo"! La dimensione "piccola" che abbiamo
assaporato finora (un pub, una libreria, una biblioteca, un centro culturale)
ci piace molto. Per questo per il momento stiamo puntando su questo tipo di
approccio.
Come
lo pubblicizzerete?
Fausto-Bella domanda.
Al momento ci divertiamo a tenere i brani sotto le dita (non sono esecuzioni
semplicissime, almeno per noi…). Portare l'album in giro è l'occasione per noi per
passare dei bei momenti insieme, e di metterci alla prova tenendoci stretta la
soddisfazione ogni volta che sentiamo questi brani crescere, migliorare di passo
dopo passo. Il primo scopo del gruppo Periplo è di fare una musica che ci
piaccia e che ci faccia stare bene. Ancor prima di incontrare eventuali
ulteriori consensi. Poi ci mancherebbe, stiamo anche lavorando per
pubblicizzarlo: in particolare sto contattando librerie, biblioteche, centri
culturali, ma anche radio sul territorio.