lunedì 26 maggio 2008

Enya



Utilizzo oggi parole non mie, ma giudizi di altri, per raccontare i tratti salienti della vita di una cantante che mi fa letteralmente sognare.
La musica celtica mi riporta indietro nel tempo , e mantiene intatto il fascino antico.

La musica di Enya è un'esperienza sensoriale, un viaggio nel tempo in cui il folk celtico si combina con un sound new age e striature di musica elettronica, accompagnate da una fantastica voce da contralto che utilizza la tecnica "multivocals" (per una sola canzone, infatti, Enya registra e sovrappone fino a cento voci, e il risultato è un coro polifonico degno dei più solenni canti gregoriani).
I testi, invece, sono quasi sempre affidati alla moglie del produttore Nick Ryan, Roma.

Enya è il diminutivo di Eithne Ni Bhraonain, cognome che in gaelico significa "figlia di Brennan".
E il gaelico è la prima lingua di questa compositrice, nata a Gweedore, Donegal, nel cuore d'Irlanda, in una famiglia di musicisti.
A diciotto anni, Enya, insieme ai fratelli fonda la band dei "Clannad", una delle istituzioni del folk irlandese con Chieftains e Pogues, ma alla metà degli anni Ottanta, quando la Bbc le chiede di scrivere un brano per un documentario a puntate sui Celti, lei ha già lasciato il gruppo.
Alla tv inglese manda una breve composizione.

La chiamano e le affidano tutti i 70 minuti della serie.
Enya è riuscita con il suo lavoro ad esportare la cultura della sua isola, il mistero dei celti, la magia di una cultura popolare fatta di miti arcaici e sacralità.
Il debutto discografico è con "The Celt" che scala subito le classifiche irlandesi arrivando anche al numero 1.
In tutto l'album Enya suona tutti gli strumenti e mostra la purezza cristallina del suo canto; tutti i brani sono ispirati alle storie e alle leggende celtiche, molto usato è il ricorso a fiabe infantili, seppur stravolte e trasfigurate.

L'importante collaborazione con la connazionale Sinead O'Connor, nell'album "The Lion and the Cobra" (in cui legge in irlandese un passo della Bibbia nella canzone "Never Get Old"), è il preludio alla definitiva consacrazione di Enya, che arriva nel 1988 con il suo grande capolavoro, "Watermark".
Litanie, cadenze religiose, percussioni africane, ispirazioni celtiche, cori gotici, atmosfere trascendenti e incantate, sintetizzatori sono i singoli elementi di questo disco che ha avuto grande successo di critica e di pubblico in tutto il mondo con più di 60 milioni di copie vendute.
Nel 1991 esce "Shepherd Moons" che conferma Enya nei panni della regina del filone celtico-new age.
Il successivo "Memory of Trees", lanciato dal singolo "Anywhere is", vince un Grammy Award nel 1996.

Complessivamente, però, si rivela un disco minore nella produzione di Enya.
Segue la sua prima antologia "Paint The Sky With Stars" e solo nel 2000 il nuovo album di inediti "A Day Without Rain", frutto di un lavoro lungo ed intenso per la cantante che qui, con la sovrapposizione multipla della sua voce, crea un coro in cui è lei l'unica corista.
Il "giorno senza pioggia" è "un diario emotivo e sentimentale", il cui titolo fa riferimento all'umore che aleggia in un giorno sereno senza pioggia, con chiari riferimenti all'atmosfera irlandese; con 15 milioni di copie in tutto il mondo è rimasto oltre 2 anni nella classifica di BILLBOARD.

Nel 2001 ENYA è stata l'artista che ha venduto di più nel mondo e nel 2002 ha vinto 3 World Music Awards come Best Selling Female Artist, Best Selling Irish Artist e Best Selling New Age Artist. e 3 Grammy Awards: Best New Age Album per "Shepherd moon", "The memory of trees" e "A day without rain".
Si è aggiudicata anche una nomination agli OSCAR per la miglior canzone con "May it be", essendo stata scritta e registrata per "Il signore degli anelli .
"May it be" ha vinto anche il Los Angeles Film Critics Association Award come migliore canzone ed è stata nominata agli Hollywood Golden GlobeAward.

Tutti gli incassi derivati dalla vendita del cd singolo americano di "Only Time" sono stati devoluti al fondo per le vittime dell' 11 settembre.
Il centro della sua musica il gaelico è il legame con la sua terra ,come ha spiegato lei stessa: "La mia base è sempre la musica celtica nella quale ogni tanto si insinuano la classica e il pop.
Parto sempre dalla melodia e mi lascio trasportare alla ricerca del modo migliore per esprimerla. Questo ha portato allo sviluppo delle mie sonorità, anche se in realtà non ho delle idee preconfezionate quando sono in studio. Ho solo una tela bianca sulla quale dipingere. Può venire fuori di tutto.

Oggi in Irlanda, a scuola si impara solo l'inglese. Vent'anni fa ci fu un abbandono di massa del gaelico, che veniva visto come qualcosa che ci separava dal mondo. Così sono rimaste poche comunità a parlarlo ancora. Ma quando torno a casa mia lo parlo abitualmente. E oggi c'è una ritrovata fierezza di essere irlandesi. Il mondo parla della nostra musica, dell'arte, della letteratura. E gli irlandesi si sentono considerati. Sono molto felice di questa attenzione, anche se credo che sia in parte frutto di una moda".

Polistrumentista e ormai abile esperta in tecniche di produzione, Enya ha però ancora un debole per il suo strumento prediletto, il pianoforte, e la religiosità ha guidato i suoi passi di adolescente ed ora la tranquillità, per lei, è un vero stile di vita: niente mondanità, nessun flirt da tabloid, pochissime le interviste e le apparizioni in tv.
Dice di non ascoltare molta musica e di preferire la compagnia maschile a quella femminile, ama i gatti, i film in bianco e nero e i viaggi, anche quelli con la fantasia; confessa di preferire un bicchiere di champagne a un boccale di irlandesissima Guinness.

Nel 2005 è uscito il suo ultimo lavoro “Amarantine”, sesto album dell'artista: altissima la qualità del prodotto, data dalla presenza ancora una volta di Roma e Nicky Ryan, i produttori e autori di sempre.
Questa volta non c'è il gaelico ma è presente il giapponese.
In più ci sono tre canzoni scritte in una lingua completamente inventata da Roma.
L'idea è nata quando Enya è stata invitata a partecipare alla colonna sonora del "Signore degli Anelli", in cui l'artista irlandese cantava in elfico.

E ascoltiamo un suo brano che non ha bisogno di presentazioni




Citazione del giorno:

"La felicità non è uno stato a cui arrivare, ma un modo di viaggiare."
(Anonimo)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Lunga storia la mia scoperta di Enya...merito dei miei cugini..Umberto e Sergio.Umberto gran professionista del rugby,capitano della nazionale italiana anni settanta,primo giocatore italiano a giocare in un campionato di prestigio come quello francese e suo fratello Sergio mio compagno di scuola e di tante feste all'insegna del rugby, della birra e di tanta,tanta musica.L'appuntamento annuale era la festa di Pan Patrizio..e li i Clannad i Chieftains la facevano da padroni.Anni dopo,durante un viaggio in Irlanda la mia passione per la musica mi portò in un negozio a compare un disco(vinile 1987)della sconosciutissima ..Enya..L'anno dopo usciva Watermark e fu un trionfo...naturalmente con una punta di orgoglio ogni tanto mi capitava di parlarne con gli amici e ne scaturiva il mio " te l'avevo detto che questa è una grande ".. :-)