venerdì 16 febbraio 2024

YES: la bellezza di "Turn Of The Century"


Vorrei soffermarmi sulla bellezza assoluta di un brano, all’interno di un album perfetto, “Going For the One”, YES, 1977.

Chi ama il “mondo YES” e ne conosce la produzione sa che è difficile estrapolare la perla tra le perle, una prateria di musiche e liriche da brividi, e fare una classifica diventa arduo, anche facendo riferimento al solo “Going…”. Leggiamo i titoli:

1) Going For the One
2) Turn of the Century
3) Parallels
4) Wonderous Stories
5) Awaken


Ma più che una graduatoria di merito, oggettivamente impossibile, voglio sottolineare la valenza di “Turn of the Century”, il brano che provo a commentare.
La scelta è legata soprattutto al fatto che ho sempre dato maggior peso alla musica piuttosto che alla lirica, anche se ultimamente ho elaborato un concetto - che spiegherò in altra occasione - che mi ha portato verso la piena soddisfazione nel caso di equilibrio tra i due fattori.

Turn of the Century” è, dal mio punto di vista, esempio di perfezione, di bilanciamento tra atmosfere sonore e racconto, un iter che forse sarebbe di meno impatto se non esistesse la voce di Jon Anderson.

Proviamo…

“Turn of the Century” (Il Mutare del Tempo) è stato scritto dal mistico Jon Anderson, ma è l'unico brano dell'album che vede comparire Alan White nei crediti. Non significa che il suo drumming inciderà sulla traccia, che è una di quelle che si avvicina molto alla forma canzone, ma i suoi “tocchi” delicati contribuiranno ad aumentare la tensione positiva che impermea il pezzo.
Determinante la chitarra di Steve Howe, così come le atmosfere create dalle tastiere di Rick Wakeman. La voce di Anderson è lo strumento in più, ma non ha bisogno di essere descritta.
Ma vorrei soffermami sul contenuto, spesso non conosciuto, e alla luce della spiegazione, ne sono certo, il brano che propongo a seguire sarà assimilato con un’ottica differente.

Provo a sintetizzare il significato, dopo aver selezionato le migliori traduzioni trovate in rete, alcune fatte in modo letterale, senza tener conto della reale volontà dell’autore.
Spesso risulta difficile decodificare un testo italiano, volutamente criptico, e se l’esercizio di abilità viene proposto in altra lingua le cose si complicano.

Jon Anderson vuole sottolineare l'inossidabile potere dell'amore, narrandoci la triste storia di Roan, che si è visto portare via la moglie da una incurabile malattia, in una profonda notte di un freddissimo inverno. Spirata come la luce immobile del tramonto, la donna se n'è andata mostrando un'anima indifesa, davanti allo sguardo impotente del marito. Ma durante questi tragici momenti i due scoprono un segreto: l'inverno fa morire ogni cosa, tutto tranne la pietra. 
Una volta finite le lacrime, il povero Roan si mette a modellare una pietra, dandole le sembianze della amata moglie, che l'inverno si è portato via per tutte le stagioni future. Lui la immagina che pian piano prende vita ed inizia a danzare e cantare, invitandola a stare ferma ed immobile per far sì che possa terminare il lavoro. Se solo lei potesse vederlo mentre cerca di riportarla in vita modellando una fredda pietra! 
Roan passa intere giornate a scolpire la pietra, rivivendo i magici momenti passati insieme alla moglie. Una volta ultimata la scultura, Roan attende paziente il mutare del tempo ed il prossimo inverno, sperando che stavolta si porti via lui e lo faccia ricongiungere alla propria amata, in modo da rivivere gli splendidi momenti passati assieme nella vita terrena.
(https://www.rockandmetalinmyblood.com/recensioni/yes-going-for-the-one/1977-atlantic-records/2394/)

Il mio sunto: le magnifiche atmosfere disegnate dagli YES vengono accentuate dalle profonde liriche partorite da Jon Anderson, confezionando uno dei brani più struggenti e di atmosfera dell'intera discografia Yes.


Formazione:

Jon Anderson: voce, percussioni
Chris Squire: basso, seconde voci
Steve Howe: chitarre elettriche e acustiche, vachalia, seconde voci
Rick Wakeman: piano, organo, moog, sintetizzatori
Alan White: batteria, percussioni