giovedì 27 ottobre 2011

Banda Fratelli-Buongiorno disse il metronotte



Buongiorno disse il metronotte”, album di fresca uscita di Banda Fratelli, rappresenta la descrizione musicale del viaggio notturno di un lavoratore particolare, percorso costellato da “tappe di controllo”, e ad ogni sosta corrispondono un brano ed un pensiero differente.
Sì, un pensiero profondo, anche se nascosto da un “metodo di racconto” che ad analisi superficiale potrebbe ingannare.
Nel corso dell’intervista emerge come uno degli obiettivi di questo gruppo sia “riflettere sorridendo”, che è poi una filosofia di vita ideale, anche se non sempre facile da attuare.
Ascoltando una nuova musica, viene automatica la ricerca della comparazione, della somiglianza a qualcosa che già ci appartiene. Banda Fratelli non sfugge alla regola ed evoca autorevoli figure che hanno saputo lasciare il segno scrivendo pagine che sono ormai dei classici inossidabili al tempo che passa. Nel comunicato stampa si fa accenno a Gaber, Buscaglione, Carosone, nomi che vengono facili sin dal primo ascolto, ma io considererei B.F. come una sorta di evoluzione che tiene conto di testi importanti, sarcasmo e ironia, tecnica musicale di qualità e, probabilmente, grande capacità di comunicazione e interazione col pubblico.
Titoli come “Salsa e Meringhe”, o “Non c’è trippa per gatti”, o ancora “Il pirata in frack” sono solo la maschera allegra che copre un viso estremamente serio, preoccupato dai problemi che affliggono un po’ tutti, e una volta arrivati all’epilogo la maschera cade e la triste realtà non trova più angoli in cui nascondersi: “ Cerco le cose da salvare e non riesco a non pensare che mi sono affezionato a qualcosa di sbagliato. Immagini da ricordare, oggetti da aggiustare, libri da scoprire prima di dormire. Su una scialuppa di fortuna ho la sfortuna di sentirmi un giovane Noè senza animali. Cerco le cose da salvare dal diluvio universale prima di sprofondare giù.”
Scopriamo meglio Banda Fratelli, attraverso sito di riferimento, intervista e musica.

L’INTERVISTA

Il nome di una band è spesso casuale, ma molte volte esiste uno stretto collegamento, magari inconscio, col progetto che si desidera realizzare. Perché “Banda Fratelli?”
In realtà, la scelta del nome è stata abbastanza casuale, frutto di una serata tra amici. Nel corso del tempo, però, le due componenti (“Banda” e “Fratelli”) si sono tatuate nella carta d’identità del gruppo. Siamo Banda, perché siamo monelli troppo cresciuti, mascalzoni ben pettinati. Siamo Fratelli, perché un gruppo musicale è prima di tutto una famiglia.

Da dove nasce il vostro amore per certa musica… a chi si può attribuire “la colpa” antica delle vostre scelte attuali?
La nostra musica è una miscela di tantissime influenze. Sicuramente, la canzone d’autore ha segnato profondamente il nostro stile. In ogni caso, ci piace contaminare e mischiare tutte le nostre conoscenze di generi più o meno orecchiabili.

Esiste un musicista o una band che ritenete “la perfezione”… l’esempio di una strada da seguire ad ogni costo?
Siamo grandi appassionati di molti gruppi, i cui album si sono consumati nei nostri stereo. Tutti questi artisti sono chiaramente esempi da seguire, ma non credo di poter parlare di “perfezione”. Come dicevo prima, nel nostro DNA, tutte le influenze e i modelli da seguire sono fusi in una patchanka che cerchiamo di esprimere in ogni concerto, in ogni canzone.

Ho letto della vostra attitudine ad interagire col pubblico… che cosa rappresenta per voi una performance live? Da prediligere rispetto al lavoro in studio?
La Banda Fratelli nasce come gruppo live. Il palco è stato importantissimo per farci capire chi eravamo e far uscire i nostri talenti alla luce del sole. È proprio dall’esperienza che sono nate le gag e le interazioni con il pubblico. L’adrenalina di un concerto è per noi necessaria, e non possiamo farne a meno per più di due settimane senza avere crisi di astinenza. In realtà, però, non prediligiamo il concerto rispetto al lavoro in studio, perché sono due cose molto diverse, entrambe divertenti e stimolanti.

Riuscite a concepire un brano privo di testi? Il messaggio può passare solo attraverso le liriche?
Fino ad ora non abbiamo composto brani senza testo. Credo però che la musica delle nostre canzoni sia spesso in linea con il testo, una sorta di complemento e non semplice contorno. Musica e testo, nelle nostre canzoni, sono profondamente legate insieme: si spiegano a vicenda.

L’ironia è alla base delle vostre creazioni. E’ una scelta legata alle vostre caratteristiche personali o ritenete che il messaggio passi in modo più efficace se si riesce anche a far sorridere… riflettendo?
Sicuramente cerchiamo di far “sorridere riflettendo”…anzi, meglio dire “riflettere sorridendo”. L’ironia non è il fine, ma il mezzo con cui raccontiamo una storia su cui riflettere. Questo modo di argomentare è leggero, ma non superficiale. L’obiettivo è raccontare storie con significati profondi, utilizzando un lessico semplice e pervaso di ottimismo.

Sono rimasto incuriosito dalla piantina dei vostri brani, inserita nel CD, con tanto di coordinate per localizzarli e simboli che riportano ai titoli dei brani. Qual è l’intento?
Al centro di tutte le attività che abbiamo seguito per la realizzazione dell’album e dell’omonimo video, c’è la figura del metronotte. Un personaggio retrò, che con la sua bicicletta veglia sulla città mentre tutti dormono. La cartina all’interno dell’album è un espediente grafico per richiamare alla mente il percorso del metronotte durante le ore di lavoro. Ogni canzone è una tappa del suo viaggio.

Avete alle spalle cinque anni di vita di gruppo. Quale potrebbe essere il bilancio di questo lustro?
Il progetto “Banda Fratelli” ci ha dato tante soddisfazioni, sia artisticamente che emotivamente. È stato molto bello aprire concerti importanti, realizzare un album che ci piace, conoscere tante persone che ci hanno stimolato e affascinato. Il bilancio è assolutamente positivo, speriamo che lo sia anche tra cinque anni.

Che analisi vi sentite di fare sullo stato della musica attuale? Crisi di talenti… di opportunità o va tutto bene così?
Siamo in una fase di trasformazione. Il mercato della musica ha funzionato in un certo modo fino a pochi anni fa, ma adesso stenta a trovare un nuovo modello da seguire per sopravvivere. Quello che percepiamo noi, dal basso, è un fermento straordinario di idee e contaminazioni che, al momento, difficilmente riescono a uscire dal bar sotto casa, o addirittura dalla sala prove. La materia prima, per intenderci, non manca. Per quanto riguarda le opportunità, Internet è un palco meraviglioso e potentissimo, ma deve ancora sviluppare tutte le sue potenzialità.

Esprimete un desiderio e disegnate il vostro percorso musicale da qui al 2015.
2012: Vinciamo Sanremo. 2013: Suoniamo al SuperBowl. 2014: Oscar per la colonna sonora di un film. 2015: Diventiamo Presidenti degli Stati Uniti. Un desiderio: una pizza con patatine, grazie.