Bob Marley & The Wailers- Catch A Fire
Data di uscita:13 aprile 1973
Dalla Giamaica all’Inghilterra
La pietra miliare della musica reggae
Nel 1973, Bob Marley & The Wailers erano già un fenomeno reggae. Bob era un habitué del sound system, avendo già realizzato singoli di successo, e negli ultimi cinque anni i dischi degli Wailers prodotti da Lee "Scratch" Perry avevano trovato stabilmente spazio in cima alle classifiche musicali giamaicane. Ma Bob, avendo più alte ambizioni e cercando di portare la band sul tetto del mondo, firmò un contratto con la JAD Records, parallelamente al suo accordo con Perry (una pratica comune nell'industria discografica giamaicana all'epoca).
Il lavoro di
distribuzione di Perry iniziò a generare grandi guadagni in Giamaica attraverso
ristampe e compilation, sebbene il tutto danneggiasse l'immagine che Bob e la
band volevano creare di sé stessi.
Bob andò in Svezia per
realizzare la colonna sonora del film “Want So Much To Believe”. Il suo viaggio
in Europa lo portò a conoscere il manager Danny Sims che gli propose un tour
dei Wailers in Inghilterra, che non si materializzò mai in modo completo, anche
se fu organizzata una serie casuale di concerti che raccolsero un consenso
significativo nel Regno Unito.
La band trascorse la maggior parte dell’inverno del 1971 al freddo - inusuale per persone abituate alla Giamaica - provando in una cantina nel Surrey. Improvvisamente, si ritrovarono senza un manager dopo che Sims lasciò la città e andò a Miami per perseguire altri interessi, ma questo si rivelò essere lo sviluppo più fortunato nella carriera degli Wailers fino a quel momento.
Attraverso il promoter Brent Clarke, assunto come loro manager temporaneo, la band fu messa in contatto con Chris Blackwell della Island Records, che aveva pubblicato molti dei primi singoli giamaicani dei Wailers per la distribuzione nel Regno Unito anni prima, e aveva un'alta considerazione della band. Clarke diede a Blackwell un congruo anticipo per produrre un LP dei Wailers. La band tornò in Giamaica all'inizio del '72, impegnando molto tempo in studio, alla Dynamic Sounds Recording, e sfornò le registrazioni che sarebbero diventate “Catch A Fire”, il loro debutto con la major entro la fine di quell'anno.
Marley tornò in Inghilterra, e lavorò con Blackwell sino al raggiungimento del prodotto finale, arruolando musicisti del calibro di Wayne Perkins, che stava registrando nello studio al piano superiore della struttura di Basing Street di Island nello stesso momento in cui Blackwell e Marley lavoravano al piano di sotto. Perkins registrò la chitarra solista per l'apertura dell'album, Concrete Jungle, in una sola ripresa, e continuò a suonare anche in Stir It Up e Baby We've Got A Date. Degno di nota anche Robbie Shakespeare, metà dell'inseparabile sezione ritmica (con il batterista Sly Dunbar) che molti considerano essere il fornitore definitivo del suono reggae. Il 13 aprile 1973, Catch A Fire uscì nel suo splendido formato.
La versione originale in vinile del 1973, disegnata dagli artisti grafici Rod Dyer e Bob Weiner, era racchiusa in una copertina raffigurante un accendino Zippo.
La custodia riproduceva un vero accendino, che si apriva su di una cerniera laterale per rivelare il disco all'interno. Questa cover fu utilizzata solo per la tiratura originale di 20.000 copie. Poiché ogni copertina doveva essere rivettata a mano, cosa non certo conveniente, per le stampe successive si usò una cover alternativa disegnata da John Bonis, con un ritratto di Esther Anderson che immortalava Marley mentre fumava uno spinello gigante, e l'album era ora accreditato a Bob Marley and the Wailers. Poco dopo l'uscita del disco la polizia giamaicana fece irruzione nella casa di Anderson e sequestrò la foto di copertina che non fu mai restituita. Neanche a dirlo, le copie originali sono diventate oggetti da collezione.
La tracklist era la seguente (cliccare sul titolo per ascoltare):
Side one
"Concrete Jungle" (Marley)
"Slave Driver" (Marley)
"400 Years"
(Marley/Tosh)
"Stop That Train" (Tosh)
"Baby We've Got A Date (Rock It Baby)" (Marley)
Side two
"Stir It Up"
(Marley)
"Kinky Reggae" (Marley)
"No More Trouble" (Marley)
"Midnight Ravers" (Marley)
L'album è composto quasi esclusivamente da canzoni tra le migliori degli Wailers, alcune delle quali erano già ben note in Giamaica nelle versioni precedenti (Stir It Up come primo singolo, e 400 Years in molti dei dischi incisi con Lee Perry). Ma Catch A Fire aveva un suono nuovo, profondo come un disco in studio all'avanguardia ma grezzo come il suono dei ghetti di Kingston, ispirazione di molti dei testi. Il cambiamento estetico è reso esplicito in 400 Years, che inizia ad un ritmo più lento rispetto a quello utilizzato per il brano dal vivo, ma non appena parte il primo ritornello, il tempo muta in un groove che contrasta nettamente con il modus dei primi Wailers.
L'album è guidato
dall'eloquenza - e urgenza - lirica con cui Bob Marley presenta il suo
messaggio di insoddisfazione verso il sistema. Questo è l'elemento che
distingue i Wailers dalla concorrenza, l’utilizzo di un tono militante delle
canzoni con i testi critici verso la realtà sociale, che all’epoca valsero le
simpatie di molti nativi africani, oltre che di caraibici, afroamericani e
immigrati neri in Europa. Un fattore di popolarità era ed è rappresentato da
una visione ottimistica di un futuro libero da oppressioni.
Insomma, in ogni
canzone si sente il profumo di fervore rivoluzionario.
Non è un caso che alcune delle canzoni di Catch A Fire siano tra le migliori che Marley e Peter Tosh abbiano mai scritto.
Ma l'evoluzione più evidente riguarda gli arrangiamenti. Le strutture di Basing Street erano superiori a quelle in cui la band aveva lavorato prima, e il roster di strumentisti era, come sempre, impressionante, ma l'influenza più importante per il suono fu il team di produzione di Chris Blackwell e Bob Marley. Questa band si era trasformata da un importante gruppo giamaicano in una forza internazionale, e il nuovo sound che il duo forgiò per gli Wailers rifletteva questo nuovo status.
A partire da questo
primo LP realizzato con una major la storia di Bob Marley & The Wailers svolta
in positivo, soprattutto per quanto riguarda la creatività. Anche nelle canzoni
d'amore apolitiche, che compongono la metà dell'album, la “leggerezza” resta
coperta, come se Marley non stesse solo cantando d'amore, ma utilizzasse quel
sentimento come mezzo per portare avanti una giusta causa, la sua causa.
I prolungati cori e le
trame strumentali di Tosh e Bunny Wailer, il groove inarrestabile di Aston e
Carlie Barrett e la pura intensità dovuta alla presenza di Bob Marley si
combinano e realizzano un suono che, visto a distanza di tempo, assume un significato
universale, ma Catch A Fire conserva una crudezza da strada che
evidenzia il fascino dei primi Wailers, mai diminuito, semmai cambiato nel
corso della loro carriera discografica.
Le tracce che Marley portò con sé in
Inghilterra erano spoglie della produzione extra,
niente e nessuno tranne The Wailers e la loro musica, e l’essenza dei brani emergeva con tutto il valore intrinseco, ma il prodotto finito, ancora oggi, trasuda tutta la potenza di Marley & Friends, nel momento in cui iniziava l'ascesa verso l’apice della loro storia.
Attraverso il suo
reggae Marley contribuì a sviluppare e a diffondere uno stile di vita oltre la
musica, e al tirar delle somme la sua connotazione politica è divenuta nel
tempo più importante di quella artistica. “Catch A Fire” regalava al mondo
questo ruolo ed un sogno di cui Bob Marley & The Wailers furono portatori.
Formazione
Bob Marley - chitarra, voce
Aston Barrett - basso
Carlton "Carlie" Barrett - percussioni
Bunny Wailer - bongo, conga, voce
Peter Tosh - organo, chitarra, pianoforte,
voce
Quell'anno dal vivo: