domenica 15 gennaio 2017

“I am changing”, di Ancient Veil: intervista ad Alessandro Serri e Edmondo Romano


E’ previsto per domani, 16 gennaio, il rilascio di “I am changing”, il ritorno discografico del progetto Ancient Veil. A breve proporrò il mio commento all’album, ma mi pare utile presentare in anticipo il pensiero dei fondatori della band, Alessandro Serri e Edmondo Romano che, sollecitati dalla mia curiosità, delineano un quadro interessante che racchiude un lungo periodo di vita e musica, entrando nei dettagli di un lavoro a mio giudizio imperdibile, fatto di passione, competenza, amicizia e… idee chiare.
Davvero una piacevole novità per me, che non avevo ascoltato la produzione pregressa, di Ancient Veil e Eris Pluvia, e conoscevo solo “l’ultimo” Edmondo Romano, più dedito al jazz, musica classica e tradizionale, tutte etichette - inutili - richieste dall'ortodossia musicale, che trovano la perfetta sintesi nel "contenitore progressivo".


Ecco cosa è emerso dallo scambio di battute…

Ath: Vorrei partire dal progetto “Ancient Veil” e da quello che lo ha preceduto, “Eris Pluvia”: mi raccontate un pò la storia?

Alessandro: Edmondo ed io ci siamo conosciuti in prima liceo ed abbiamo deciso di formare un gruppo, viste le molte affinità musicali, un po' come è accaduto a molti. Fin da subito abbiamo cominciato a sperimentare musicalmente utilizzando svariati strumenti, ad esempio io suonavo solo la chitarra, ma ho cominciato a suonare anche il flauto traverso, ed è da lì che è nato il nostro suono acustico che ci accompagna ancora oggi.

Edmondo: Abbiamo iniziato ad utilizzare strumenti per noi nuovi. Io personalmente ho iniziato a suonare il flauto dolce contralto (divenuto poi marchio di fabbrica e peculiarità dei nostri dischi) perché semplicemente Alessandro ne possedeva uno.

Alessandro: Il nome “Eris Pluvia” nasce quasi per caso. Un pomeriggio mentre piove registriamo un’improvvisazione con due flauti suonati dentro l'atrio del portone della nostra sala prove.

Edmondo: Possediamo la registrazione di quell’improvvisazione (come tantissimo altro materiale di quegli anni). Arrivato a casa faccio ascoltare il brano ai miei familiari ed io e mio padre inventiamo il nome. L’utilizzo del latino non era per noi cosa nuova, perché nella primissima formazione utilizzavamo questa lingua per i nostri testi.

Alessandro: Da questa improvvisazione parte il progetto “Eris Pluvia”, che sarà anche un quadro di Francesca Ghizzardi e successivamente una performance teatrale. Dopo anni, cambiando diverse formazioni si arriva nel 1990 alla realizzazione di un demotape intitolato “Pushing together” e subito dopo nel 1991 per l’etichetta francese Musea esce “Rings of earthly light”, quasi interamente composto da me e da Edmondo.

Edmondo: Il lavoro ottiene moltissimi riconoscimenti internazionali nell’ambito del new progressive, divenendo un piccolo disco di culto. E’ stato ristampato moltissime volte nel corso degli anni in differenti versioni (russa, polacca, giapponese, coreana…) e ci ha permesso di prendere parte a numerosi festival progressive.

Alessandro: Poco dopo l'uscita del CD io lasciai il gruppo per problemi personali e cominciai a dedicarmi a nuove composizioni. La band proseguì con Edmondo, ma anche lui da lì a poco decise nuovamente di unirsi a me per continuare quanto era stato interrotto. Pronti a ripartire con un nuovo CD come Eris Pluvia, siamo stati bloccati dai vecchi compagni che decisero nostro malgrado di tenersi il nome. Solite storie anche queste. Nonostante questo ostacolo decidemmo di creare un nuovo progetto ed insieme a mio fratello Fabio abbiamo dato vita a Ancient veil, così nel 1995  pubblicammo per la Mellow Records il CD omonimo. Dopo aver preso parte a diverse compilation - tributo sempre per la Mellow Records -, per parecchi anni ognuno di noi ha preso una strada diversa, fino al momento in cui non abbiamo deciso di riunirci per questo nuovo lavoro.

Ath: Sono abituato a vederti (Edmondo Romano) sotto una vesta molto specifica, in un ambito che passa dalla musica tradizionale al jazz, attraverso l’utilizzo dei tuoi fiati. “I’m changing” mi ha fatto scoprire nuovi amori in un campo dove regna la massima libertà di espressione, quello della musica progressiva: da dove nasce questa tua passione?

Edmondo:  Sono cresciuto in un ambiente familiare molto creativo, padre scrittore e critico teatrale, madre pittrice e creatrice di performance. I miei genitori erano giovanissimi, avevano appena vent’anni e in casa mia erano sempre presenti attori, registi, musicisti, ballerini… la musica era importante in ogni momento della giornata. Si ascoltava musica classica, musica antica, jazz e mio padre in particolare comprava tutti i dischi dei Beatles, Pink Floyd, King Crimson, Jethro Tull, Emerson Lake and Palmer, Leonard Cohen, Tangerine Dream, musica jazz… solitamente il giorno di uscita, sono quindi cresciuto naturalmente immerso in questo genere, difatti quando più avanti ho conosciuto amici come Alessandro Serri, Fabio Zuffanti ed altri ai quali tutto musicalmente sembrava nuovo, per me invece molti ascolti facevano già parte del mio bagaglio culturale. Con Fabio e Alessandro  abbiamo nel tempo attivato uno scambio di dischi davvero imponente, ricercando davvero tutti i meandri esistenti della musica progressive e sperimentale, comprando dischi, scambiandoli, ma dobbiamo davvero ringraziare l’enorme fonte di vinili che ci prestava o vendeva lo zio di Alessandro Serri, davvero un divoratore di musica a tutto tondo. Comporre musica è stato un passo semplice e naturale. La mia principale attività dai dieci anni in poi è sempre stata quella di ascoltare musica, suonare e comporre (non che ora la cosa sia molto cambiata). Sono quindi sempre stato un onnivoro musicale, ascolto ogni autore scriva e componga con totale dedizione e sincerità, libero da schemi di “moda e modo”, e la differenza si avverte eccome. Mi fa piacere dire che questo, per ironia della sorte sia il CD numero 100 al quale prendo parte, e proprio assieme a molti musicisti con i quali ho iniziato.

Ath:  Mi raccontate l’anima dell’album?

Alessandro: Questo album raccoglie alcun brani tra i numerosi da me scritti in questi anni. Ho messo assieme momenti compositivi differenti: i primi anni degli Eris pluvia (Chime of the times) la fine degli anni ‘90 (I am changing) e gli ultimi periodi (Bright autumn dawn). Il risultato, pur essendo eterogeneo, segue comunque un filo logico musicale che lo rende molto simile ad un concept album, pur non portando avanti un'unica storia. Fondamentalmente sono andato molto a gusto musicale e sia Edmondo che Fabio mi hanno aiutato nella conclusione degli arrangiamenti e nella fase di produzione musicale ed artistica.

Ath: Possiamo considerarlo legato in qualche modo alla vostra produzione precedente?

Alessandro: Assolutamente si. Sono passati più di venti anni ma é come se questo silenzio non ci fosse mai stato. Ci siamo semplicemente ritrovati, ed abbiamo ritrovato lo stesso feeling dell'epoca e la stessa voglia di fare musica insieme.

Edmondo: Credo che quando si inizia con passione e sacrificio a scrivere musica assieme da giovanissimi, nasca un’alchimia difficile da spezzare o interrompere. Il nostro lavorare è nato da una forte voglia di comunicare la nostra musica, e per quanto questa fosse poi catalogata “dagli altri” in un genere ben preciso come il progressive rock, per noi era qualcosa di unico, e devo dire che in parte questa cosa siamo riusciti a comunicarla. Il suono che scaturisce dal lavoro di Alessandro e mio è riconoscibile, non ha importanza che piaccia a tutti o che tutti ne condividano le scelte compositive, ma è riconoscibile, quindi personale, e in un mondo di musica catalogata solo per generi, di cover band impersonali (fenomeno inesistente solo pochi anni fa perchè da tutti noi ritenuta espressione priva di valenza artistica), dove un algoritmo come quello di Spotify ti consiglia cosa ascoltare e tutti si rifanno a canoni passati… avere da molti anni un suono riconoscibile è sicuramente la migliore moneta che potessimo ricevere in cambio.

Ath: Chi vi ha aiutato nella realizzazione dell’album? Chi sono i compagni di viaggio?

Edmondo: ci siamo sempre avvalsi di musicisti amici, questo lavoro ne racchiude di nuovi e di “vecchi”. La cosa più interessante è che in questo “I am changing” abbiamo rilavorato con alcuni compagni che con noi avevano realizzato “Rings of earthly light”, o che comunque avevano fatto parte degli Eris pluvia, per esempio Valeria Caucino alla voce, Martino Murtas e Daviano Rotella alle percussioni, Mauro Montobbio alla chitarra. Abbiamo curato direttamente noi le registrazioni nei nostri rispettivi studi, io poi ho realizzato mix e mastering.

Alessandro: Sono tanti gli amici che ci hanno aiutato, ed ognuno di loro lo ha fatto con il cuore, per questo motivo siamo loro profondamente grati. Trovo giusto citarli tutti: John Bickham e Anna Marra alle voci, Massimo De Stefano al pianoforte, Marco Gnecco all’oboe ed al corno inglese, Sirio Restani alla english concertina, Elisabetta Comotto al flauto traverso, Roberto Piga al violino ed alla viola, Stefano Cabrera al violoncello, Stefano Marazzi alla batteria.

Ath: Mi parlate dell’artwork del CD, elemento basico per un lavoro prog?

Edmondo:  Ho sempre curato io la parte grafica dei miei lavori (sin dal mio primo CD, proprio il citato “Rings of earthly light” degli Eris Pluvia) non solo per l’aspetto creativo ma anche nella parte esecutiva. Per questo lavoro ho scelto due dipinti di Francesca Ghizzardi che, a parte essere mia madre, è una pittrice che io stimo molto per la sua forza d’immagine, profondità e capacità di comunicazione. Dipinge dagli anni ’60 e la sua produzione è vastissima. I suoi quadri li ho sempre trovati molto affini al mondo dei suoni e della musica, come a mio avviso si può vedere e provare osservando la copertina di questo “I am changing”.

Ath: Come nasce la collaborazione con la Lizard di Loris Furlan?

Alessandro: Grazie al consiglio del nostro amico Fabio Zuffanti che ci ha parlato di lui. Lo abbiamo chiamato al telefono e ci siamo trovati subito in perfetta sintonia su tutto!

Edmondo: Loris a me ricorda i “veri produttori di una volta”, quelli che credono fortemente in un progetto, attenti alla realizzazione di un CD. Quei produttori che investono in passione e che mettono a loro agio economicamente gli artisti, cosa a mio avviso davvero rara di questi tempi. Oramai molti “produttori” distribuiscono in modo meccanico i vari CD che producono, recuperando direttamente dagli artisti le spese vive sostenute per la stampa  con la famigerata formula delle “copie in obbligo di acquisto”, cioè il gruppo si ritrova obbligato a comprare un certo numero di copie per una cifra che corrisponde alle spese di produzione, in questo modo il produttore non ha corso nessun rischio economico. La mia esperienza mi ha fatto notare che questo tipo di rapporto crea una situazione di lassismo produttivo e l’assurdo risultato di disparità d’investimento delle parti: l’artista impiega creatività, passione, tempo, denaro… e segue ogni fase di realizzazione del CD; il produttore svolge l’attività di semplice intermediario. Siamo d’accordo che i dischi non si vendono più, allora forse bisogna produrne meno e scegliere con più coraggio quali “lanciare”. Nei creativi anni ’70 i mostri sacri del progressivi (e non solo) sono nati grazie alla totale sinergia artista/produttore, dove il produttore credeva e quindi rischiava insieme all’artista. Forse non tutto era così, ma in molti casi questo avveniva.

Ath: La produzione di musica progressiva - ma non solo - è sterminata: in che cosa si differenzia “I’m changing” dalle altre proposte, secondo voi?

Edmondo: Credo che indifferentemente dalla forma d’arte o dal genere l’unico modo per “differenziarsi” sia essere sinceri e se stessi, senza preoccuparsi delle mode o delle formule, dei canoni e neanche del fatto di “differenziarsi”. L’arte non è espressione egoica del proprio Io, ma ricerca umile del proprio profondo. Van Gogh, Klimt, Beethoven, Steve Reich, King Crimson, Marina Abramovic, Stanley Kubrick… non si ponevano il problema d’essere omologati o di piacere, casomai era il contrario, ricercavano il più possibile se stessi e quindi di conseguenza divenivano anche naturali innovatori. Anche seguendo questo percorso si può assomigliare a qualcosa di già esistente, ma noi siamo naturale conseguenza di tutto ciò che è stato creato.

Alessandro: Non ė per niente facile differenziarsi, il tentativo che facciamo ė quello di non copiare nessuno e di proporre quello che sentiamo e che ci piace. Cerchiamo il più possibile di usare strumenti acustici e di metterci in gioco, naturalmente, così come siamo. In tutti i modi spero che arrivi all'ascoltatore la sincerità e la gioia con cui tutto ė stato fatto

Ath: Sono state pianificate date di presentazione del disco?

Edmondo:  Sì, abbiamo deciso dopo 25 anni di riaprire assieme l’attività concertistica. Io Alessandro e Fabio stiamo mettendo in piedi un gruppo formato da musicisti professionisti tra Genova e Milano e con loro vorremmo iniziare una tournèe nei luoghi dove questo genere musicale ha ascolto, sale da concerto, Festival… Faremo sicuramente una data di presentazione a Genova, la nostra città, a La Claque venerdì 12 maggio, un concerto che vedrà la partecipazione di molti ospiti anche storici. Quindi… se volete contattarci per suonare dal vivo, noi ci siamo.

Ath: Quale potrebbe essere il futuro prossimo di Ancient Veil?

Alessandro: Come dicevo prima, abbiamo molti brani inediti, speriamo quindi di poter proseguire il discorso senza fermarci come ė successo in passato.

Edmondo:  Sicuramente il percorso non finisce qui, sono certo che in tempi brevi daremo alla luce un nuovo lavoro discografico, ci stiamo già pensando… per ora tutto è segreto.