I Cek Deluxe nascono nel 2007 con: Cek alla chitarra / voce, Pietro Maria al basso / cori, Slim Batteria / cori.
Numerosi i concerti nel nord Italia e Svizzera dove sul palco portano un mix di Blues e Rock
Nel 2008 il nuovo album "Hanging Bags" composto da canzoni originali, autoprodotto /distribuito, crea un notevole interesse attorno alla band che inizia un intenso tour estivo che si è concluso a Marzo 2009con il loro primo tour in U.S.A.I Cek Deluxe sono stati apprezzati in numerosi concerti a Memphis, Indianola, New Orleans, Austin e in Canada a Sault Ste. Marie.
L'occasione che li ha portati in America è stata la partecipazione di Cek all'I.B.C 2009 a Memphis dopo aver vinto la selezione italiana fra 60 concorrenti.
"Dopo averlo
sentito suonare, sono tornata a vederlo ogni volta che potevo”, così la
giornalista Sharon Jones scrive di Tolo suAustin
Arena Magazine(aprile 95).
La rivistaChitarre, nei
pubblicare lo spartito del suo pezzo “Alpine valley” descrive molto bene lo
stile diTolo
Martonquando
dice: “In questa parte del brano, i suoni che TM riesce a produrre con la
sua chitarra non sono trascrivibili in note”.
Alcuni lo collocano tra i chitarristi rock, altri blues, altri addirittura
country... è tutto e niente di tutto questo: Tolo è in realtà un virtuoso della
chitarra, capace di trasmettere tutto ciò che ha dentro senza gesti, senza
mosse, senza mimica da palcoscenico ma esclusivamente con i suoni che escono
dalle sei corde.
Viene considerato il chitarrista italiano che ha più classe, che non si ripete
mai durante i suoi concerti, neanche a distanza d pochi giorni. La fantasia e
I’improvvisazione sono evidenziate nei brani originali e negli assoli.
Sempre più spesso, quando viene presentato vengono usate espressioni del tipo:
“la chitarra magica di TM”, “la magia delle sei corde”, “TM, la magia nelle
mani”, che dimostra che per molti sembra che ci sia qualcosa di magico nel suo
modo di suonare.
Anche se la magia non centra,la
sua vittoria aI Jimi Hendrix Electric Guitar Festival, concorso mondiale
svoltosi a Seattle (U.S.A), nel ’98,è
stata sicuramente clamorosa!
La manifestazione era stata organizzata dalla Hendrix Family, assieme alla
Fender Guitars, Aiwa e Guitar Player Magazine. L’aver ricevuto il primo premio
direttamente dalle mani di Al Hendrix, padre di Jimi, ha posto su Tolo
quell’attenzione che fino a prima gli riservavano solo i tanti appassionati che
lo seguono da sempre.
Le influenze di Tolo?Fra
i chitarristi: Nils Lofgren, Rory Gallagher, Jimi Hendrix , B.B. King, Charlie
Christian, Eric Gale, Santana, J.J.Cale. E più in generale: Paul Simon, Joni
Mitchell, Doors, Jimmy Smith, Jerry Lee Lewis, Miles Davis, Henry Mancini,
Cream, Ennio Morricone , musiche da film e chissà cos’altro ancora.
Lo stile: CLASSIC ROCK
Lo stile e il repertorio di Tolo Marton si basano su brani originali. Temi e
sonorità riprendono quel filo interrotto dalle case discografiche all’inizio
degli anni Settanta, che porta al suono che cambiò la faccia alla musica rock.
Nessuna nostalgia ma soluzioni nuove, improvvisazioni senza limiti di genere,
lunghe Jam-session e interplay tra i musicisti.
In questa ottica non può mancare la
reinterpretazione di alcune cover, non solo di Hendrix, dove si rincorrono
linguaggi rock, blues, country, psichedelia, melodia e silenzi, in un lungo
viaggio che spesso termina con quel pezzo del treno. Al di là delle etichette,
la chitarra di Tolo è poco prevedibile ed è difficile sapere che cosa può
riservare. Forse un invito a chiudere gli occhi per vedere con le orecchie.
Nel1999Tolo ha dato vita assieme ad altri 5
chitarristi, tra i quali il chitarrista classico Massimo Scattolin, al progetto
“Guitarland – Sei corde senza confini”, che con concerti, seminari e
dischi si propone una fusione di generi e stili (classica, jazz, flamenco,
country, latino...).
Da segnalare il recentissimo debutto di Tolo nel
mondo della musica classica, quando é stato invitato a suonare la sua “Alpine
valley” in cattedrale accompagnato dall’Orchestra sinfonica di Treviso.
Sicuramente un’esperienza unica che non viene mai riservata ad un chitarrista
elettrico.
Dadicembre
2001Tolo partecipa allo
spettacolo teatrale “Carta Bianca” con l’attore Marco Paolini e il
violoncellista Mario Brunello. Un’esperienza “all’insegna della interazione fra
parole e suoni, che dimostra che una vera e riuscita commistione può nascere
solo dalla metamorfosi dei materiali, non dal loro ibrido accostamento”
(G.Satragni,La Stampa).
Marzo 2002.Inizia la collaborazione con il batterista dei
Deep Purple Ian Paice, con cui suona dal vivo in più concerti, in uno dei quali
partecipa anche l’attuale tastierista dei Deep Purple Don Airey, oltre a
Maurizio Feraco al basso.
Ottobre 2002.Finalmente
esce il doppio live CD “DAL VERO”, distribuito da Azzurra Music.
Un disco che fotografa fedelmente un tipico concerto di Tolo Marton con i
Lostiguana, e dove è presente in 2 brani anche Ian Paice. Riportiamo qui alcuni
passaggi della recensione di Flavio Brighenti di questo CD, uscita su ”MUSICA”
di Repubblica: “... freschezza di ispirazione, nobiltà del fraseggio,
visionarietà di scrittura. ...Marton fa dialogare in splendida armonia il gusto
melodico e l’invenzione virtuosa, coltiva l’immaginario della musica popolare e
quello del cinema, coniuga roots rock e Morricone. ...Bella testimonianza di
stile, classe e passione”.
Il1 gennaio 2003si esibisce in diretta su RAI
International in una trasmissione dal titolo “SOS Argentina” a favore dei
bambini di quel paese che viene diffusa in diretta in 33 paesi.
Il 2006 ha visto Ana Popovic intraprendere una ricca tournee, durante la quale si è esibita in 80 tappe negli Stati Uniti ed altre 50 in Europa.
Tra queste, è particolarmente significativo il concerto tenuto nell’ambito di “Blues Cruise”, leggendaria crociera all’in-segna del blues che ogni anno riunisce i migliori artisti del momento. È la prima artista europea ad essere mai stata invitata ad esibirsi insieme alla sua band al completo.
Grazie alle sue elettrizzanti performances è riuscita ad affermarsi come una delle principali figure blues europee e anche come una delle migliori chitarriste. A febbraio del 2006 è stata nominata dai lettori di “Blues Wax Magazine” per il premio “Blues Artist of the Year” (tra gli altri nominati spiccano i nomi di Tab Benoit e Joe Bonamassa). A luglio ha ricevuto l’incredibile numero di sei nomination per il premio “Living Blues 2006”, tra cui quelle per “Miglior DVD Blues del 2005” (Ana! – concerto live ad Amsterdam), “Miglior musicista dal vivo”, “Miglior artista blues femminile” e per “Musicista più distinto (chitarra)”.
Popovic, nata a Belgrado, attualmente vive in Olanda e ha all’attivo due album registrati in studio, uno registrato dal vivo (disponibile anche in DVD) e una storia piena di festival “tutto esaurito” di musica jazz, pop e blues in tutto il mondo. È l’unica artista europea ad essere stata nominata per il premio “WC Handy Award” ed è la vincitrice di uno dei premi Francesi più storici e rinomati – “Jazz à Juan Revelations”, a Juan Les Pines (2003). Inoltre, è stata nominata per il “Miglior album Blues” al Jammie Awards a New York (2003).
Durante il 2006 Ana e la sua band sono impegnati in una serie di concerti in Spagna, Portogallo, Germania, Belgio e Olanda, tornando poi, a gennaio 2007, negli Stati Uniti per un’esibizione al Sundance Film Festival a Utah dove, tra gli altri, si esibiscono anche John Mayer e Sheryl Crow.
Il 2007 è un anno importante, entra a far parte del gruppo degli artisti affiliati alla Delta Groove Productions di Los Angeles per la quale realizza l’album Still Making History prodotto da David Z e John Porter. Quest’ultimo vincitore di Grammy Award e famoso per collaborazioni con grandi nomi quali B.B.King, Buddy Guy, Los Lonely Boys, Bonnie Raitt e Keb’ Mo. Seguono numerosi concerti sia in Europa che in Russia e Messico, ben sette intensivi tour negli USA dove divide il palco con famosi artisti incluso il leggendario Buddy Guy, e un tour in Germania con il famoso chitarrista Jan Akkerman. Nell’ottobre dello stesso anno il suo lavoro debutterà nelle Billboard Blues Chart all’ottavo posto a fianco di Stevie Ray Vaughan salendo poi fino al quarto.
Nel 2008 il suo album Still Making History viene remixato a Los Angeles dal famoso produttore Rudy ‘Mayru’ Maya. Dopo avere dato alla luce il figlio Luuk parte per un tour di 5 settimane negli Stati Uniti e Canada condividendo lo stage con Jonny Lang, Ronnie Earl, Los Lobos. A luglio dello stesso anno il suo lavoro arriva al terzo posto nelle classifiche Americane rimanendoci per ben 19 settimane.
Il 2009 inizia con la seconda partecipazione alla leggendaria Rhythm & Blues Cruise con Susan Tedeschi, Larry McCray, Bob Margolin e molti altri. Partecipa anche al documentario Turn it up di Robert Radler riguardante tutti i migliori chitarristi del mondo. sito ufficiale:www.anapopovic.com
Line-up: Ana POPOVIC (YU) - Guitar, vocals Ronald JONKER (NL) - bass Kommer VAN DER SLUIS (NL) - drums Special guest: Michele Papadia (ITL) - keys
I Pentangle, insieme a Fairport
Convention e Steeley Span, sono da annoverare tra i principali esponenti del
cosiddetto folk revival anglosassone (un’etichetta un po’ infelice che denota
un inedito approccio, all’insegna del jazz e del blues, con cui si rileggono i
brani tradizionali, britannici e non solo, anche conosciuto come british folk).
Si formano nel 1967
in Inghilterra.
Ne fanno parte: John
Renbourn (Londra, 8 agosto 1944) e Bert Jansch (Glasgow, 3 novembre 1943),
chitarristi che hanno già alcuni dischi alle spalle come solisti, oltre ad uno
insieme (Bert e Jhon). La band è completata da Jacqui McShee, cantante folk con
una certa fama, che ha già collaborato con Renbourn , Danny Thompson, e Terry
Cox, rispettivamente contrabbassista e batterista, provenienti dal gruppo Alexis
Korner's Blues Incorporated e di formazione jazz.
Nel 1968, pubblicano
il primo album,The Pentangle.
Sebbene siano tutti
molto giovani, riescono a miscelare in modo unico le loro già eccelse capacità
musicali.
Alla fine dello
stesso anno esce inveceSweet Child, un album
doppio contenente un disco live registrato alla Royal Albert Hall di Londra e
uno in studio. Ancora una splendida dimostrazione di come i membri dei
Pentangle sappiano fondere i loro diversi background musicali in uno stile
unico.
Nel 1969, sfornano
quello che sarà il disco di maggior successo:Basket Of Light.
Il singolo,Light Flightè
un vero e proprio volo musicale: riscuote notevole successo, oltre che per la
sua straordinaria bellezza, anche grazie alla trasmissione televisiva inglese
che lo sceglie come sigla.
Meno importanti gli
spunti jazz, prevalgono le ballate.
Il 1970 è l’anno diCruel Sister:
in questo lavoro fanno la comparsa le chitarre elettriche.
Nel 1971, esceReflectionmentre
nel 1972, pubblicanoSolomon's Seal,il loro sesto e ultimo album: il
gruppo si scioglie nell’anno successivo.
La reunion degli anni
‘80, senza Cox, infortunato per via di un grave incidente stradale, al di là
dell’innegabile valore nostalgico, poco aggiunge, sul piano artistico, a quanto
detto dalla band nei primi 6 anni di brillante carriera.
Beggar's Operafu un gruppo scozzese
di rock Progressive melodico che ebbe un effimero momento di notorietà agli inizi
degli anni '70, rivaleggiando con iNicee gliELP,nel riarrangiare celebri brani di
musica classica in chiave moderna.
Il
nome della band è preso in prestito dall'opera del poeta inglese John Gay
(1728).
Pubblicati
i primi quattro album in Inghilterra, sullo stile pop sinfonico, nel 1973, i
Beggar's si trasferirono in Germania, dove pubblicarono altri due LP, prima di
separarsi nel 1976.
Bravura
tecnica dei componenti fuori discussione, ma risultato troppo accademico.
Riscuoteranno
comunque un buon successo, anche se momentaneo, soprattutto in Europa.
Formazione
Martin Griffiths
(voce)
Alan Park(tastiere)
Ricky Gardiner(chitarra,
voce)
Marshall
Erskine(basso, fiati)
Virginia
Scott(tastiere)
Raimond
Wilson(batteria)
ConWaters of
Change,Gordon
Sellar prende il posto di Marshall Erskine come bassista.
NeilPercevalYoungnasce a Toronto il 12
novembre 1945.
Si trasferisce a metà degli anni
sessanta a Los Angeles dove forma conStephen
StillsiBuffaloSpringfield, destinati a
diventare uno dei gruppi di punta della scena folk-rock californiana. Tra le
canzoni da lui scritte per il gruppo, è da ricordare la classica “Mr. Soul”.
Young lascia i Buffalo
Springfield per realizzare il suo primo album solista a inizio del 1969 (NeilYoung). Lo stesso anno recluta dal
gruppo The Rockets il chitarrista Danny Whitten, il bassista Billy Talbot e il
batterista Ralph Molina ribattezandoliCrazy
Horse, e con questa formazione realizza il suo secondo lavoro solista:Everybody Knows This Is Nowhere.
Dopo essersi unito al trioCrosby, Stills & Nashnegli albumDéjà VueFour
Way Street(dal vivo), e aver
fatto uscire un terzo disco solista (After the Gold Rush), raggiunge
infine la testa delle classifiche di vendita americane con l’albumHarvest e il singoloHeart of Goldnel 1972.
A questo periodo di successo
commerciale fa seguito un periodo di crisi e depressione, dovuto anche alle
morti per overdose del chitarrista dei Crazy Horse, Danny Whitten, e di Bruce
Barry, un roadie del suo entourage cui sarà dedicataTonight’s the Night. Questa
crisi si ripercuote nella musica che Neil Young registra in quegli anni e
soprattutto nell’atmosfera e nei testi di album comeTime Fades Away,Tonight’s the NighteOn
the Beach. Questi albums, per tali motivi, furono al tempo degli insuccessi
commerciali nonché oggetto di aspre accuse da parte della critica, ma col
passare degli anni furono ampiamente rivalutati.
Nel 1976 registra l’albumLong May You Runche lo vede riunito con il vecchio compagno
di avventura Stephen Stills.
Nel
1978 è in tour con lo spettacoloRust
Never Sleeps, di nuovo accompagnato dai Crazy Horse. Da quello spettacolo
ha origine l’album omonimo, in cui Young si confronta con la filosofia punk in
auge.
Gli
anni ottanta rappresentano per il musicista canadese un periodo di
sperimentazione anti-commerciale. Nel 1980 il cantautore canadese registraHawks & Doves,intriso di un country atipico,
rilassato nella prima parte ed invece straniante nella seconda.Re-ac-tor(1981) fa una virata a 180° e pur
rimanendo ancorato con l’uso della voce in territori quasi country sconfina
musicalmente in ambiti punk-metal (‘Shots’). Nello stesso anno abbandona
la sua vecchia casa discografica Reprise e firma un contratto per la Geffen
Records. La libertà artistica concessagli dalla nuova etichetta gli permette di
realizzare una serie di lavori che gli alienano sia il favore della critica che
quello dei vecchi fan, e lo vedono sperimentare su territori musicali
disparati, come la musica elettronica (“Trans” 1982 e “Landing on
Water” 1986), il rockabilly (“Everybody’s Rockin’1983), il country di Nashville (“Old
Ways” 1985), la new wave e il rhythm and blues (“This Note’s For You”
1989). Tali album crearono, vista la loro atipicità nei confronti della
produzione precedente di Young, degli attriti con la Geffen, che voleva lo
Young degli anni sessanta e settanta. Tali divergenze spinsero il cantautore
canadese a ritornare alla Reprise e con tale casa discografica, paradossalmente
nel 1989 riprende lo stile musicale a lui più usuale con l’albumFreedom,trainato dal video del singolo Rockin’
in the Free World.
L’anno
successivo si riunisce con i Crazy Horse per la registrazione diRagged Glory, per il cui tour
promozionale chiama ad aprire i suoi concerti il gruppo di rock d’avanguardia
Sonic Youth, fatto che gli assicura una buona popolarità anche nei circuiti del
rock alternativo dei primi anni novanta. In questo contesto esce l’album“Arc / Weld”(1991), considerato da diversi
critici uno dei migliori album dal vivo della storia del rock.
Ormai
considerato una sorta di “padrino” della scena grunge, Young opta per un
ritorno alle atmosfere acustiche del suo best-seller Harvest con l’albumHarvest Moonnel 1992. Nel 1994 il suo legame con
il grunge viene ribadito daSleeps
With Angels, album dedicato alla memoria diKurt Cobaine dalla collaborazione con iPearl Jam, che sfocia nella
pubblicazione diMirrorBall(1995).
La
seconda metà del decennio lo vede collaborare ancora con i Crazy Horse
nell’abumBrokenArrow(1996) e con i compagni di un tempo
Crosby, Stills & Nash. Nel 1997 viene realizzato il liveYear of the Horsee un film-documentario omonimo sul suo
tour con i Crazy Horse, diretto da Jim Jarmusch. Per il regista, due anni prima
aveva scritto la sperimentale colonna sonora del suo film Dead Man OST.
Il
nuovo millennio inizia con l’abituale folk-rock inSilver & Gold(2000), nello stesso anno esce il liveRoad Rock Vol. 1, il primo
senza i Crazy Horse, supportato da una band di amici e parenti (chiamata
appunto Friends & Relatives). Dopo aver contribuito nel 2001 al
concerto “America: A Tribute To Heroes” con la cover “Imagine” di John
Lennon, prosegue poi con la dissertazione diAre
You Passionate?che vede la
collaborazione con Booker t & The MG’s.
Tra
i suoi progetti recenti il più ambizioso è sicuramente il lungoGreendale(2003), un concept-album sulla vita in
una piccola città americana di provincia. Nello stesso anno, in agosto, i fan
ricevono una gradita sorpresa, infatti dopo lunghe insistenze vengono
finalmente pubblicati e rimasterizzati in alta qualità sul supporto Cd quattro
album su sei mancanti (detti “missing six”)nella discografia che finora erano
(difficilmente) reperibli solo sul vinile. Essi sono: l’importanteOn
the Beach, American Stars ‘n Bars, Hawks & Doves e Re-ac-tor. Rimangono, ad oggi,
ancora su LP i soli Time Fades Awaye
il trascurabileJourney
ThroughThe Past.
Nel
2005 viene colpito da aneurisma cerebrale, ma questo non gli impedisce di
pubblicare un nuovo album, l’acusticoPrairie
Wind. Nel 2006 esce l’album molto politicizzatoLiving WithWar. Quest’ultimo album è un urlo
rabbioso contro il presidente Bush, la sua politica e la guerra in Iraq. È
prevista a breve la pubblicazione, a scaglioni, dei suoi immensi archivi.
L'uomo a una dimensione l'EP d'esordio di Paolo Toso da oggi su iTunes e Amazon.com
Dopo il successo di critica e di pubblico (con un passaparola d'eccezione via internet)del singolo Il principe dei matti, lanciato in download esclusivo su www.rockoff.it e ora scaricabile grauitamente in creative commons su jamendo.com, è da oggi disponbile in formato digitale su iTunes e Amazon.com l'EP L'uomo a una dimensione, esordio ufficiale del cantautore Paolo Toso.
Cinque pezzi che anticipano tutto il sapore dell'album che uscirà in invernoe che confermano Paolo come un artista moderno, ma vicino alla tradizione italiana e francese (con un pizzico d'America), essenziale nell'arrangiamento delle sue melodie e toccante nelle liriche introspettive e disincantate.
Paolo Toso, piemontese classe 1968, ha militato a cavallo degli anni ‘80 e ‘90 in varie formazioni di rock italiano e new wave, consolidando così una vasta esperienza live. Solo nel 1995 approda in studio con il progetto Neogrigio (che si ispirava equamente a Diaframma e CCCP) ottenendo successo e attenzione con Rock Targato Italia, raggiungendo la finale e la compilation (allora in compagnia di Marlene Kuntz, Scisma, Ligabue, ecc…).
Paolo è attualmente impegnato nella preparazione di un tour promozionale (di cui a breve vi invieremo un comunicato ad hoc) ed è disponibile per interviste telefoniche.
Per recensioni inviate la mail del vostro account iTunes e riceverete una copia in regalo da scaricare gratuitamente.
Hanno suonato con Paolo: Paul Stephen Borile (basso acustico ed elettrico), Massimiliano de Lorenzi (piano e tastiere), Alessandro Morbelli(percussioni)
Tutti i brani sono stati registrati da Alessandro Zunino presso il Whoopsound Studio tra febbraio e maggio 2009.
Cantante dalla voce particolare, dotata di un forte potere di suggestione, Emiliana Torrini ha una personalità nella quale si mischiano felicemente fascino, innocenza e maturità, sicché chi la incontra può restare colpito, secondo i casi, per il suo portamento da diva o per l’atteggiamento da quieta narratrice della vita quotidiana.
Questi contrasti emergono con brillanti effetti nel suo album d’esordio, Love In The Time Of Science, prodotto da Roland Orzabal (Tears For Fears) e costituito da 11 brani, di cui sette scritti dalla protagonista insieme a Eg White (di Eg & Alice).
Per la realizzazione dell’album Emiliana ha trascorso un anno in Inghilterra, a Bath, dove ha potuto concentrarsi sulla composizione e sulle registrazioni: una soluzione ideale, perché Londra – troppo rumorosa, troppo affollata, troppo anonima – l’aveva messa un po’ a disagio. «Quanta più gente mi sta intorno, tanto peggio mi sento», dice candidamente.
Uno dei brani di Love In The Time Of Science, lo sbalorditivo Dead Things, è stato accompagnato da un videoclip estremamente fantasioso anche se ingannevolmente semplice, diretto da Sophie Muller.
Emiliana, che ammette di avere una propensione per il dramma, descrive la canzone come «l’avvertimento che avvenimenti tragici sono sempre dietro l’angolo, non importa su quale scala: una spaventosa eruzione vulcanica come quella che distrusse Pompei o uno strappo nel maglione preferito».
Emiliana Torrini è nata 21 anni fa da un’insolita coppia: il padre italiano, gestore di ristoranti costantemente in viaggio attraverso l’Europa, e la madre islandese. Si può così spiegare la dinamica miscela caratteriale che emerge dalla sua personalità. E si comprende anche perché parla fluentemente tedesco, danese, inglese, italiano e islandese. Trasferendosi da un paese all’altro, in visita a parenti sparsi qua e là per l’Europa oppure al seguito del padre (impegnato per due anni nella missione di insegnare ai tedeschi le meraviglie della cucina italiana), Emiliana ha assorbito conoscenze, ambienti e racconti fuori della portata della maggior parte dei ragazzi: «Una faida famigliare originatasi nel 13º secolo, una nonna che folle di gelosia si lanciò in acque infestate dagli squali…».
Non c’è da stupirsi se ha sviluppato una vivida immaginazione. Essere mezza italiana e mezza islandese ha influito sul suo approccio alla musica: «Mio padre ha sempre ascoltato canzoni italiane, belle e brutte, e mia madre ha sempre accettato qualsiasi musica, purché legasse bene con il suo rumoroso aspirapolvere. La mia nonna materna, però, mi ha fatto conoscere il jazz tradizionale e i miei parenti in Italia amano l’opera lirica. Dai miei famigliari sono stata inoltre introdotta ai climi tenebrosi del folk dell’Europa del nord e agli aspetti melodrammatici dellacanzone napoletana. Tuttavia, ero anche una teenager che seguiva gli stessi trend musicali cheappassionavano i suoi coetanei».
Love In The Time Of Science offre diversi episodi di notevole intensità e sensibilità: l’emozionante To Be Free (di cui sono stati effettuati remix da Future Shock, Dillon & Dickens, Raw Deal e Jadell), i teneri e inquietanti Wednesday’s Child e Dead Things, i coinvolgenti Unemployed In Summertime e Easy dalla sciolta struttura narrativa, l’introverso Fingertips.
Gli arrangiamenti, prevalentemente elettronici con un accorto impiego delle percussioni, sostengono efficacemente la vocalità di Emiliana Torrini, che varia da toni sognanti a interventi vibranti e incisivi, inserendola in atmosfere di volta in volta raggelanti, eteree o calorosamente avvolgenti.
Dead Things
Citazione d'autore: "La morte non è nulla per noi, giacché quando noi siamo, la morte non c'è, e quando c'è non siamo più." (Epicuro)
Bonnie Raitt (Burbank, 8 novembre 1949) è una cantante statunitense. Vive e cresce in una famiglia che, senza alcun dubbio, ha determinato in lei un grande stimolo musicale: la madre Marjorie Haydock è infatti un’ottima pianista, mentre il padre John Raitt è un’acclamata star dei musical a Broadway. Fin da piccola, Bonnie si appassiona al suo amatissimo strumento, la chitarra, che nel corso degli anni imparerà a suonare con lo slide, fino ad essere riconosciuta oggi come una tra i/le più autorevoli interpreti di questa particolare tecnica.
In tutti i suoi dischi che, specie nei primi anni, erano un mix di brani di vari autori, è sempre stata presente una marcata, sentita e profonda passione blues, con venature folk, country e rock. Progressivamente, nel corso degli anni, Bonnie ha introdotto nei suoi LP anche brani composti di proprio pugno, e appoggiandosi, di volta in volta, ad artisti e strumentisti di prim’ordine. Per quanto riguarda i premi discografici, il suo album “Nick of Time” vince 3 Grammy Award; un Grammy le viene accreditato inoltre per il duetto con John Lee Hooker in “I’m in the Mood”. Il 3 marzo del 2000 viene inserita nella Rock and Roll Hall of Fame.
Non li avevo mai sentiti dal vivo, nonostante l'amicizia che mi lega a loro, e l'occasione è arrivata ieri, primo giorno del nuovo anno, a Cairo Montenotte, Osteria del Vino Cattivo.
Conoscevo il locale per averci passato qualche serata con amici, ma non avevo mai ascoltato della musica dal vivo.
Spendo sempre volentieri parole per questi luoghi dove si respira un minimo di aria da antico pub inglese, dove è possibile ascoltare musica senza tempo che riesce a interessare anche i più giovani.
Di solito non tutti i presenti sembrano interessati a ciò che accade, musicalmente parlando, ma se i musicisti sono di qualità e l'amalgama è buono, il coinvolgimento è la più logica conseguenza.
Ed è quello che ho visto ieri sera: un avvicinamento magari casuale per passare una serata in compagnia, davanti ad una birra, si trasforma in occasione per lasciarsi coinvolgere e trascinare da un blues o da un brano rock.
Un plauso quindi a chi organizza questi eventi, nello specifico L'O.D.C.T.
Il gruppo di Giacomo Caliolo, Antonello Palmas e la giovane sorpresa Elisa Pilotti si presenta con grande umiltà, a dispetto dell'esperienza di cui i singoli membri possono vantare.
Il repertorio è quelli dei "grandi": ZZ TOP, Clapton, Robert, Robert Johnson, Eric Johnson, Robben Ford, Steve Ray Vughan.
Ma tra un brano e l'altro appare il vero progetto del gruppo.
Due sono le proposte inedite, che nei piani dei RPB dovrebbero fare parte di un prossimo CD.
Musica godibilissima e grande abilità di tutti i musicisti.
Jack canta e utilizza la sua Fender del 1977 con maestria, partendo dall'utilizzo del bottleneck sino alla vibrazione manuale del ponte fisso, passando per una serie di "effetti", che saranno poi oggetto di simpatica discussione con l'amico Albertino.
Davvero bravo.
Antonello, è una bella sorpresa. Grande senso ritmico e fraseggi complessi su trame tutto sommato semplici come quelle che costituiscono il blues. E' anche un bassista "da vedere" e sul viso, durante la performance, si può leggere il suo modo di vivere il brano.
Bravissima Elisa, per niente intimorita dalla presenza di due musicisti di lungo corso.
"Picchia" con decisione, e costituisce la spina dorsale del gruppo. Una formazione a trio classico richiede la partecipazione completa di tutti, senza pause o momenti di attesa, e anche la batteria assume un ruolo che va oltre la ovvia competenza, cioè parte della sezione ritmica.
Bello e coraggioso il suo assolo, davanti a un pubblico che poteva forse non essere abituato, ma che alla fine è stato"scosso" e scaldato da questi tre musicisti genovesi.
Io credo che la modestia nel porsi vista ieri debba al più presto essere sostituita dalla consapevolezza che i progetti vanno a buon fine, quando c'è qualità, idee e impegno.
Per me è sempre lodevole vedere uomini e donne che, nonostante importanti esperienze pregresse, trovano lo stimolo per rimettersi in gioco continuamente... ma forse è proprio questa la magia della musica di cui tutti parlano!
Come accennato, a fine serata si apre il siparietto "tecnico", dove il nostro caro Albertino Caroti, giovane chitarrista "purista" blues savonese, redarguisce simpaticamente Giacomo Caliolo per l'utilizzo degli effetti e il non utilizzo di un ampli valvolare. Jack sta al gioco che propone Albertino e la serata tra amici termina con soddisfazione comune, come sempre accade quando c'è di mezzo la buona musica.