venerdì 8 gennaio 2010

Emilíana Torrini


Cantante dalla voce particolare, dotata di un forte potere di suggestione, Emiliana Torrini ha una personalità nella quale si mischiano felicemente fascino, innocenza e maturità, sicché chi la incontra può restare colpito, secondo i casi, per il suo portamento da diva o per l’atteggiamento da quieta narratrice della vita quotidiana.
Questi contrasti emergono con brillanti effetti nel suo album d’esordio, Love In The Time Of Science, prodotto da Roland Orzabal (Tears For Fears) e costituito da 11 brani, di cui sette scritti dalla protagonista insieme a Eg White (di Eg & Alice).
Per la realizzazione dell’album Emiliana ha trascorso un anno in Inghilterra, a Bath, dove ha potuto concentrarsi sulla composizione e sulle registrazioni: una soluzione ideale, perché Londra – troppo rumorosa, troppo affollata, troppo anonima – l’aveva messa un po’ a disagio. «Quanta più gente mi sta intorno, tanto peggio mi sento», dice candidamente.
Uno dei brani di Love In The Time Of Science, lo sbalorditivo Dead Things, è stato accompagnato da un videoclip estremamente fantasioso anche se ingannevolmente semplice, diretto da Sophie Muller.
Emiliana, che ammette di avere una propensione per il dramma, descrive la canzone come «l’avvertimento che avvenimenti tragici sono sempre dietro l’angolo, non importa su quale scala: una spaventosa eruzione vulcanica come quella che distrusse Pompei o uno strappo nel maglione preferito».
Emiliana Torrini è nata 21 anni fa da un’insolita coppia: il padre italiano, gestore di ristoranti costantemente in viaggio attraverso l’Europa, e la madre islandese.
Si può così spiegare la dinamica miscela caratteriale che emerge dalla sua personalità. E si comprende anche perché parla fluentemente tedesco, danese, inglese, italiano e islandese. Trasferendosi da un paese all’altro, in visita a parenti sparsi qua e là per l’Europa oppure al seguito del padre (impegnato per due anni nella missione di insegnare ai tedeschi le meraviglie della cucina italiana), Emiliana ha assorbito conoscenze, ambienti e racconti fuori della portata della maggior parte dei ragazzi: «Una faida famigliare originatasi nel 13º secolo, una nonna che folle di gelosia si lanciò in acque infestate dagli squali…».
Non c’è da stupirsi se ha sviluppato una vivida immaginazione. Essere mezza italiana e mezza islandese ha influito sul suo approccio alla musica: «Mio padre ha sempre ascoltato canzoni italiane, belle e brutte, e mia madre ha sempre accettato qualsiasi musica, purché legasse bene con il suo rumoroso aspirapolvere. La mia nonna materna, però, mi ha fatto conoscere il jazz tradizionale e i miei parenti in Italia amano l’opera lirica. Dai miei famigliari sono stata inoltre introdotta ai climi tenebrosi del folk dell’Europa del nord e agli aspetti melodrammatici della canzone napoletana. Tuttavia, ero anche una teenager che seguiva gli stessi trend musicali che appassionavano i suoi coetanei».
Love In The Time Of Science offre diversi episodi di notevole intensità e sensibilità: l’emozionante To Be Free (di cui sono stati effettuati remix da Future Shock, Dillon & Dickens, Raw Deal e Jadell), i teneri e inquietanti Wednesday’s Child e Dead Things, i coinvolgenti Unemployed In Summertime e Easy dalla sciolta struttura narrativa, l’introverso Fingertips.
Gli arrangiamenti, prevalentemente elettronici con un accorto impiego delle percussioni, sostengono efficacemente la vocalità di Emiliana Torrini, che varia da toni sognanti a interventi vibranti e incisivi, inserendola in atmosfere di volta in volta raggelanti, eteree o calorosamente avvolgenti.

Dead Things





Citazione d'autore:
"La morte non è nulla per noi, giacché quando noi siamo, la morte non c'è, e quando c'è non siamo più." (Epicuro)


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