Da un po’ di tempo Claudio
Sottocornola mi propone saggi che mi mettono in difficoltà, allontanandomi
dalla mia comfort zone legata al mondo della musica, spingendomi verso
sentieri fatti di ricerca interiore, di indagine approfondita, di
perlustrazione degli anfratti. Non occorre avere la mente - e la cultura -
predisposta alla “modalità filosofo”, perché se è vero che spesso le domande
volutamente non poste a sé stessi sono quelle di cui si ha il sentore di una
possibile risposta non gradita, è altrettanto certo che ogni testa pensante,
arrivata ad un certo punto della vita, inizia ad interrogarsi, magari in
estremo silenzio, forse nel contesto giusto, ma… si pone delle questioni
esistenziali, e quelle notti in cui si fatica a prendere sonno diventano
labirinti di cui si trova un’uscita solo con l’arrivo del primo frammento di
luce.
Nell’enciclopedia universale a
disposizione sul web è difficile trovare soddisfazione, soprattutto se si fa riferimento ad argomenti
poco tangibili, e pescare nel pozzo delle opinioni altrui può essere, a volte,
fuorviante. Molto meglio l’oggettività e la conseguente conclusione personale.
Ma i “maestri” esistono, tra studiosi
del passato e contemporanei, coloro che riescono ad allargare gli
orizzonti altrui, tanto da fare dire tra sé e sé: “Ecco, lo avevo in testa e
non mi usciva, e sono bastate poche righe per chiarirmi ciò che avevo dentro e
non voleva uscire!”.
Questa premessa sostituisce i
ringraziamenti a Claudio Sottocornola, legati alla spinta che mi fornisce verso
un più alto livello di riflessione.
In questo caso il ruolo del
“commentatore” dovrebbe portare al racconto dei sentimenti scaturiti dalla
lettura, giacché per tutto il resto è sufficiente un comunicato stampa ben
fatto.
Il titolo del nuovo lavoro di Claudio Sottocornola è
“Fiorire nel deserto-Per una filosofia della
speranza”, edito da Velar, un’antologia in cui l’autore
propone alcuni dei suoi scritti filosofici del passato tra i più significativi,
che pescano nell’attualità attraverso il pensiero critico, gli aspetti
metafisici, la materia e tutto quanto gira intorno. La vita, insomma, perché
in tempi difficili come quelli che viviamo si ha bisogno soprattutto di
speranza per ridare fiato a esistenze sempre più sfiduciate, disorientate,
fragili.
Sarebbe facile immaginare che il
lungo periodo di disagio legato alla pandemia abbia avuto un ruolo determinante
nell’evoluzione di pensiero dell’autore, periodo per tutti condizionante, in
parte formativo … e forse è così, ma occorre tenere conto che almeno la metà
dei capitoli - e quindi degli argomenti - arriva da un periodo lontano, oltre
dieci anni, un tempo lunghissimo per chi cerca nel contemporaneo risposte di
carattere esistenziale, e sarebbe quindi interessante sapere come l’autore si
pone oggi rispetto a pensieri di un tempo, a fronte di un mondo che cambia a
ritmi inimmaginabili.
Ho più volte scritto di Sottocornola
e quindi mi limito a dire che è conosciuto come “Il Filosofo del Pop”, unione
di due suoi amori - filosofia e musica -, per lungo tempo insegnante ed ora,
terminata l’attività lavorativa, dedito pienamente alla scrittura e
all’osservazione del mondo circostante.
“Fiorire nel deserto…”, a mio
giudizio, può essere letto con differenti gradi di approfondimento.
Si può restare in superficie individuando una sorta di cronaca di un
percorso di vita, partendo dalla fanciullezza e approdando alla maturità. In
mezzo c’è un mondo, uno spazio che assume dimensioni estremamente variabili in
funzione del momento in cui lo si analizza.
Esiste poi la possibilità di un'analisi profonda, ciò
che si cela dietro la dinamicità della nostra esistenza, al di là dei nostri insistenti
pensieri e delle nostre radicate credenze.
Mi riferisco alla ricerca dei significati
universali incentrata sull’essere e sul suo cambiamento, unita alla
contraddizione legata al possesso di una generica conoscenza a cui si
contrappone la mancanza di consapevolezza di tale cognizione.
E quando il cielo si schiarisce e la
mente si illumina, è possibile che nasca il profondo timore di essere
inadeguati, e se non si ha né la forza di reazione né una vaga soluzione disponibile, la paura potrebbe essere il
giusto sentimento da provare.
Usiamo immagini e metafore,
disegniamo idealmente un deserto che, visto dall’alto, interrompe la sua
aridità grazie a tecniche evolute che permettono la nascita di vita e colori:
la fioritura tra la sabbia.
Anche la vita delle persone vede una
parte cospicua di aridità - e tristezza -, ma può essere irrigata da un’acqua spirituale,
dal pensiero approfondito, dalla voglia di capire, di dedicarsi al prossimo.
L’autore utilizza il giardino della
madre, ormai non più tra noi, come simbolo della bellezza che si può
generare nel mondo con disciplina e impegno, nella consapevolezza del tempo che
fugge, e che quindi non va sprecato: “Tempus fugit… Carpe diem…”, che è poi il
titolo di un capitolo del book.
Sono 23 le sezioni di cui si compone
il nuovo progetto di Sottocornola, e in ogni capitolo esistono i presupposti
per una lunga, lunghissima sosta riflessiva.
Esiste però un passaggio
rappresentativo dei concetti a cui accennavo prima, quelli che restano
imprigionati dentro di noi e poi sgorgano con impeto a seguito di un evento,
una frase, un pensiero apparentemente banale…
“L’accelerazione del tempo,
correlata alla sua omologazione intrinseca, ci ha fatto smarrire il senso
dell’unicità dell’attimo, lo stupore del presente, la speranza dell’attesa, la
memoria del nostro passato, in ultimo, la nostra dimensione identitaria. Ecco
perché forse temiamo il diverso, l’immigrato, il marginale…”.
Serena lettura!
Claudio Sottocornola (Bergamo, 1959)
si è laureato all'Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della
teologia. Già ordinario di Filosofia e Storia nei licei, è stato docente di
IRC, Materie letterarie, Scienze dell'educazione e Storia della canzone e dello
spettacolo alla Terza Università di Bergamo. Iscritto all'Ordine dei
giornalisti dal 1991, ha collaborato con diverse testate, radio e tv. Come
filosofo si caratterizza per una forte attenzione alla categoria di
interpretazione, alla cui luce indaga il mondo contemporaneo, spesso
utilizzando musica, poesia e immagini per parlare a un pubblico trasversale,
nelle scuole, nei teatri e nei più svariati luoghi del quotidiano. È autore di
numerose pubblicazioni, che coinvolgono tre aree tematiche prevalenti:
l'autobiografia intellettuale, la cultura popular contemporanea, l'attuale
crisi del sacro in Occidente e la sua possibile ricontestualizzazione.
DESCRIZIONE DEL PROGETTO
Questa silloge raccoglie alcuni scritti realizzati dall’autore dal 2010 a oggi. Si tratta di riflessioni filosofiche, con una particolare attenzione alla dimensione teologica, che si configurano a partire da domande esistenziali per tutti noi ineludibili – quelle sul senso della vita – soprattutto in tempi di crisi. Tali riflessioni sono sfaccettate e diverse, come diversa era la destinazione dei libri da cui sono tratte: il minimo comun denominatore è tuttavia il tentativo di valorizzare la "pars construens" della ricerca, piuttosto che la "pars destruens". Fra i temi affrontati: l’amore, il dono, la relazione, la bellezza, la cura, il tempo, la nostalgia, l’equilibrio, la gioia, la virtù, la preghiera.