ALTARE THOTEMICO - “SELFIE ERGO SUM”
CD & Digitale
Ma.Ra.Cash Records
Gianni Venturi propone l’evoluzione di uno dei suoi tanti progetti, gli Altare Thotemico, band che raggiunge il traguardo del terzo album, intitolato “Selfie Ergo Sum”, denominazione che rappresenta un’estrema ed efficace sintesi dei contenuti che si dipanano nei nove episodi proposti.
La musica del gruppo ha subito nel tempo normali mutazioni, sia dal punto di vista musicale - i cambiamenti alla line up hanno inciso in modo sostanziale - sia da quello della narrazione, poiché l'uomo, e le situazioni a lui correlate, presentano una progressione dalla rapidità spaventosa, il che richiede uno stare al passo con i tempi, pur mantenendo fede ai saldi principi di una vita, continuando l’intensa opera di ricerca e utilizzando le arti conosciute per dare un contributo all’improvement generale.
Venturi non si nasconde mai e regala il proprio pensiero che, trasposto in musica, diventa un urlo a tratti lacerante, una denuncia pesantissima che non credo possa trovare obiezione, almeno non tra quelli che posseggono onestà intellettuale, intelligenza basica e sentimenti virtuosi.
È questa l’epoca in cui l’apparire è percepito dalla massa come più importante dell’essere, dove il visual predomina, e dove è palesemente in atto la ribellione di una terra che ci rende con gli interessi il conto della nostra indifferenza/cattiveria nei suoi confronti.
Altare Thotemico prova a scrivere un percorso sonoro e lirico che cercherò di delineare in modo conciso, fornendo tutti gli elementi che possano indurre all’approfondimento, e l’intervista finale che il leader del gruppo mi ha rilasciato aiuterà a comprendere l’anima del disco.
Per chi non avesse mai sentito gli Altare Thotemico sottolineo come sin dall’inizio siano stati etichettati come gruppo prog, ma anche guardando agli aspetti meramente musicali il volto attuale non è quello degli esordi, e come dichiara Venturi: “… da un jazz rock progressivo si è passati ad una sorta di prog tribale e pshichedelico, che strizza l’occhio al passato, ma si veste con abiti nuovi…”.
L’album si apre con “Non in mio nome”, un brano che prende le distanze rispetto al delirio della guerra e le giustificazioni che la alimentano.
La voce di Venturi esprime una forte drammaticità, disegnando atmosfere distopiche alimentate dalle divagazioni solistiche dell’elettrica e da giri di basso compulsivi e coinvolgenti, accompagnati a tratti da aspetti corali dal sapore aulico: “… senza conflitto non c’è profitto… ma basta dire no… non in mio nome…".
“Game Over” è un rock molto tirato caratterizzato inizialmente dal synth della new entry Marika Pontegavelli, che si propone in modo convincente anche nel duetto vocale con Venturi; pregevole la creazione di un’atmosfera molto dark a cui contribuisce l’utilizzo sapiente del sax: “ … non c’è più tempo, the time is over…”. Siamo arrivati al punto di non ritorno?
“Schopenhauer” contiene l’anima del disco. Dice Venturi: “Le tre partizioni dell’essere vivo: quello che hai, ciò che sei e quel che appari”; è racchiuso in queste parole il significato del terzo lavoro degli Altare Thotemico…”.
Per mettere in musica questo assioma pesante come un macigno gli AT utilizzano giochi vocali e aspetti sonori sperimentali decisamente psichedelici. A metà traccia un piano dal sapore floydiano introduce il solo drammatico di Venturi, con un crescendo che riporta ai ritmi e ai concetti ipnotici di Hammill ai tempi dei VdGG: “… la felicità è in noi e non nelle cose, l’invidia è una caratteristica innata nell’uomo, tuttavia è un vizio e al tempo stesso una malattia, la paura è una malattia, striscia nell’anima di chi la prova…”.
“Madre Terra” permette all’autore di ritornare alle origini, facendo opera di tragica comparazione. Il lungo intermezzo chitarristico distorto disegna il concetto di entropia, di caos, di situazione di disagio: “... che avete fatto della madre terra, grida lo specchio santo, che avete fatto della madre grida lo specchio rotto…”.
Eppure c’è stato un tempo in cui “... la terra era buona ed avvolgente…”.
“Ologramma Vivo” mette ancora in evidenza la qualità del sassofonista Emiliano Vernizzi - che ricorda il miglior David Jackson - e dal lancinante inizio si passa con buon trasformismo ad un finale dal tratto jazzato: “… sono un ologramma vivo, non conosco la morte e lei non mi conosce…”.
“Luce Bianca” presenta un incedere dal sapore tribale che accompagna per tutto il tempo la poesia di Venturi, a tratti criptica, e ciò permette di lasciare margine all’interattività con l’ascoltatore, che in questo modo può appropriarsi del brano e rimodellarlo a propria immagine e somiglianza: “… sale il grido dei bambini, dei bambini vestiti di mare, il sale che sgretola la pelle…”.
“Selfie Ergo Sum”, la title track, propone un’ambientazione “magica”, fatta di voci rarefatte e controvoci, di ombre e sonorità ipnotiche… e per l’aspetto ritmico… chi ricorda il brano “Lost”?
Il topic si rifà al concetto di apparenza a tutti i costi come obiettivo del quotidiano, con l’illusione del raggiungimento di una qualche effimera felicità: “… sveglia, uscire a lavorare, produrre e migliorare, consumare, far carriera, essere in tanti, amarsi se c’è tempo…”.
Parte finale musicalmente pazzesca!
Bianco Orso: dopo la durezza musicale di “Selfie…” planiamo nella delicatezza rappresentata dal duetto vocale tra Venturi e la Pontegavelli, puntellato da un pianoforte dal riff ripetitivo, ma l’argomento è ancora una vota di quelli tosti, con al centro la salvezza del nostro pianeta, tra ecologia e rispetto dell’ambiente: “… gli animali muoiono, le fabbriche inquinano, tutto è scadente…”.
Conclude l’album “Poesia Crepuscolare”, un pianoforte e voci di gran classe, toni tenui e smorzati, una vena malinconica per portare a termine un percorso artistico che, ne sono certo, ha creato nel suo iter creativo il dolore legato alla consapevolezza e, probabilmente, al senso di impotenza con cui tutti devono fare i conti oggigiorno: “… quando gli angeli sognano la poesia, l’anima assolata coglie i versi nel giorno del risveglio…”.
C’è stato il tempo del rock, nella sua più ampia accezione, in cui il messaggio era trascurato, e la voce uno strumento da esibire, e nelle diramazioni più sofisticate hanno trovato spazio spiritualità e aspetti favolistici.
C’è stato poi un altro tempo, quello legato al cantautorato, in cui la lirica era predominante, e gli aspetti musicali un mero accompagnamento utile a evidenziare le tematiche sociali e politiche.
Nella proposta di Altare Thotemico, in particolare in questa nuova configurazione, trovo ciò che più amo nella musica, sia dal punto di vista ritmico che della ricerca sonora, tra virtuosismo tecnico e capacità di creare atmosfere complicate e mood che combaciano con gli argomenti trattati. E se a tutto questo si unisce l’importanza dei messaggi ecco nascere un album che può realmente mettere tutti d’accordo… almeno le anime sensibili e virtuose.
Personalmente inserirei a pieno titolo “Selfie Ergo Sum” nella casella dei migliori album del 2020... album prog, of course!
QUALCHE CHIACCHIERA CON GIANNI VENTURI
Altare Thotemico arriva al terzo album dal titolo significativo, "Selfie Ergo Sum": mi racconti qualcosa sui contenuti?
Stiamo vivendo in una società distopica, ipotizzata da Orwell, da Huxley, l’apparire diviene una costante, se non appari non sei, avvinghiati ad algoritmi che succhiano la vita. Non è un problema solo dei social, oggi è nata una nuova professione, l’influencer, che ci dice cosa fare e come. Siamo passati da umani a numeri, codici a barre, consumatori consumabili. Lo so la musica non cambia nulla, ma io ricordo quando la poesia scuoteva l’entropia! Siamo solo ospiti su questa terra, e nemmeno troppo graditi visto il comportamento, solo un ritorno alla terra, alle cose della terra, potrà salvare sia lei che noi. In questo disco non c’è politica, ma l’esigenza di far riemergere il senso mistico della divina bellezza, la capacità di riconoscerla, l’essere prima dell’apparire. “Le tre partizioni dell’essere vivo, quello che hai, ciò che sei quel che appari!” Schopenhauer.
Dal punto di vista musicale mi pare siamo di fronte ad una evoluzione, ad un cambiamento rispetto al passato: mi sbaglio?
Siamo passati da un jazz rock potente ad un rock psichedelico, anche se la matrice creativa è la stessa: cercare il futuro con un occhio al passato. Attenti al senso vero della progressione musicale e poetica.
Esiste un fil rouge che lega il nuovo progetto con l’omonimo album di esordio e con "Sogno errando"?
Proprio il brano “Sogno errando” parla della password per entrare nella mia vita, il senso poetico di “Selfie ergo sum”, comincia da lì. Ovviamente scrivendo i testi racconto storie che legano tutti i dischi in cui lavoro. Musicalmente posso affermare che la follia, la psichedelia, la volontà improvvisativa, e il non porsi limiti di lunghezza, di mercato. Un filo poetico sia letterale e musicale che credo sia la costante Thotemica.
Mi racconti qualcosa sulle modifiche alla formazione e su come i nuovi innesti abbiano inciso nel nuovo lavoro?
La formazione si è stravolta, cominciando da Marika Pontegavelli, pianista eccelsa e voce portante, senza l’impeto di Leonardo Caligiuri, ma con una ricerca armonica e melodica intensa e avvinghiante. Poi Agostino Raimo, chitarrista poliedrico e talentuoso, gli Altare non volevano la chitarra, ma dopo avere conosciuto Ago è stato facile convincermi; certo si capiscono i suoi ascolti, passa tranquillamente da Iron maiden a Pink floyd. Ha 26 anni, ma anima antica. Ago si è occupato anche del mix del disco, volevamo una mente giovane. Filippo Lambertucci alla batteria, 23 anni, ha la mia stessa ricerca, musicalmente ama i Tool, ma ascolta tutto, viene dal jazz, ma sa pestare all’occorrenza. E infine Un bassista nuovo, dopo tanti anni di collaborazione con mio fratello Valerio Venturi, non è stato facile. Valerio ha fatto altre scelte. Ma Giorgio Santisi al basso, quasi vecchio come me, è stata una piacevole sorpresa, sia tecnica che umana; bassista equilibrato, sa tenere il tempo, ma gioca con le armonie, non semplice strumento d’accompagnamento, ma protagonista armonico e melodico. Band giovane che mi ha strappato dallo stomaco il Rock che dormiva, sono molto contento di suonare con questi “cinni”! Posso affermare senza falsa modestia, che live siamo devastanti, anzi loro lo sono, io sono sempre lo stesso pazzo che gioca con la voce e le parole.
Realizzare un “j’accuse” musicale è cosa pregevole, e comportarsi in maniera corretta è salutare per le nostre coscienze, ma come può aiutare concretamente l’arte in genere - quindi non solo la musica - nel realizzare un modello culturale adeguato?
Domanda che mi pongo spesso, a volte mi deprime l’idea dell’inutilità del gesto creativo, in un mondo distonico che nulla vede ne sente che non sia accattivante sui social. Poi penso alle grandi rivoluzioni dell’arte, potrei partire da molto lontano, ma mi basta ricordare la beat generation, i movimenti del ‘68 e del ‘77 seguivano colonne sonore di grandi artisti impegnati nel sociale. L’arte non è solo importante, è indispensabile, contiene, se creata con anima, il seme di ogni rivoluzione. Se non oggi domani! L’arte è svincolata dal creatore, poiché io che creo domani non ci sarò più, ma quello che canto resterà da qualche parte, e magari tra qualche anno ispirerà anime cercanti. Io scrivo, è appena uscito un mio volume di poesie “21 grammi di solitudine”, e posso affermare che la poesia è utile quanto il pane, poiché si tratta del pane dell’anima. E ci sono molti più ragazzi di quello che si può pensare che la cercano, si sforzano di entrare nel verso. Preferisco non vendere dischi, ma creare opere che lascino un segno anche solo in un ascoltatore. Infine, sì l’arte è indispensabile per creare un modello culturale.
Come, quando e in che formato verrà distribuito "Selfie Ergo Sum"?
Esce con la MA.RA.CASH il 30 settembre, sarà in tutti gli store digitali, lo si potrà trovare da Feltrinelli e nei migliori negozi di dischi, o venendoci a sentire in concerto!
Avete pianificato qualche presentazione o live, in un momento non certo propizio per la socializzazione?
Ora è veramente dura, ma ad ottobre lo presenteremo al Lokomotiv di Bologna, e spero in tanti altri posti, c’è chi sta lavorando per noi.
Grazie.
Grazie a te e a voi che date sempre spazio all’arte, siete importanti!
BRANI:
1. Non in mio nome 05:18
2. Game Over 05:09
4. Madre Terra 04:57
5. Ologramma Vivo 07:14
6. Luce Bianca 05:06
7. Selfie Ergo Sum 08:32
8. Bianco Orso 05:36
FORMAZIONE
Gianni Venturi - voce e testi
Marika Pontegavelli - Piano sinth e voci
Agostino Raimo - Chitarre
Giorgio Santisi - Basso
Filippo Lambertucci - Batteria e percussioni
Special guest Emiliano Vernizzi - Sax
Matteo Pontegavelli - Tromba
Gigi Cavalli Cocchi – Grafica
Link: https://www.facebook.com/altarethotemico/
https://www.altarethotemico.it
Discografia Altare Thotemico
1 "Altare Thotemico"
2 "Sogno errando"
3 " Selfie Ergo Sum"