Tra hard rock e visioni pittoriche, Luciano Regoli ha sempre difeso un sound personale e diretto
Questo articolo nasce da una intervista realizzata con Luciano Regoli, voce e anima della Raccomandata Ricevuta di Ritorno (RRR), e si inserisce in un progetto editoriale più ampio dedicato all’evoluzione della tecnologia applicata alla musica. L’obiettivo è quello di estrapolare contenuti e riflessioni che possano diventare un racconto interessante e di respiro storico-critico, capace di mettere in luce il rapporto tra creatività artistica e impronta tecnica nella storia della band.
Il controllo del sound
Regoli è sempre stato solito occuparsi personalmente del
sound, con l’aiuto del fonico o del tecnico. È lui a decidere il suono che
vuole, e di solito il produttore o l’ingegnere si adegua alle sue richieste.
Non ha mai avuto esperienze con “produttori fantasma”: al contrario, ha sempre
trovato compagni di viaggio veri e presenti per ogni album.
In Fuga e la scelta hard rock
Un esempio significativo è l’ultimo album della RRR, In
Fuga, che all’inizio ebbe una produzione molto hard rock, voluta
direttamente da Regoli. In questo caso, il fonico ebbe un’influenza importante
sul sound finale, e l’artista ammette che il risultato fu condizionato da
questa impronta tecnica.
Pino Tuccimei: amico e confessore
Il produttore della RRR, Pino Tuccimei, non fu mai un giudice critico, ma piuttosto un vero amico e confessore. Aiutò la band a trovare la giustezza del sound dei brani, accompagnando il gruppo in un percorso di ricerca e consolidamento della propria identità musicale
Accanto
a queste esperienze, resta la presenza del cosiddetto tecnico fantasma:
una figura che lavora nell’ombra, non cerca visibilità, ma garantisce solidità
e continuità al suono.
Live e performance: precisione e
visione
Nelle performance dal vivo, Regoli ha sempre richiesto ai
suoi tecnici-fonici elementi ben precisi:
- un
microfono B58 con un reverbero lungo per esaltare gli acuti,
- uno
schermo importante dove proiettare i suoi dipinti durante il concerto,
- luci
“infernali”,
- e soprattutto molto volume.
Questi dettagli dimostrano come la sua visione artistica non
si limitasse al suono, ma abbracciasse anche l’aspetto visivo e scenico.
L’analogico come identità del prog
Nel 1972 si registrava in analogico a 8 piste, e per Regoli
quello era il sound giusto per il progressive italiano. Oggi tutto è diverso,
ma per lui il vero prog resta legato al modello antico.
Tra i fonici di riferimento, ricorda con fiducia assoluta TRICK, tecnico che capiva profondamente la musica della band e che lavorò anche con Ritratto di Dorian Gray, RRR, Perigeo, Baglioni, Venditti e Jannacci.
Eco Binson e altre tecnologie
Non ricorda invenzioni accidentali particolari, ma sottolinea
l’uso dell’Eco Binson insieme a Claudio Simonetti per Il Ritratto di
Dorian Gray: per i tempi era una tecnologia favolosa.
Creare un sound diverso per ogni
album
Regoli ha sempre cercato di creare un sound diverso, quasi un
genere nuovo per ogni album: dal prog di Un mondo di cristallo al
prog de Il pittore volante, fino a In Fuga. Ogni
lavoro ha avuto una sua identità sonora distinta
La critica alla tecnologia moderna
Oggi, secondo Regoli, il sound è diventato troppo
standardizzato, e la colpa è della tecnologia eccessiva. Per lui, l’epoca
analogica rappresentava la vera essenza del prog, mentre l’attuale uniformità
sonora ha impoverito la ricerca e l’originalità.
Conclusione
La testimonianza di Luciano Regoli mette in luce un percorso coerente e appassionato: un artista che ha sempre voluto controllare il proprio sound, scegliendo di volta in volta la direzione da intraprendere. Tra amici-produttori come Pino Tuccimei, fonici di fiducia come TRICK e tecnologie iconiche come l’Eco Binson, la storia della RRR si intreccia con quella del progressive italiano, dimostrando come la ricerca sonora sia stata, e resti, un atto di libertà e di identità.

