Era il 1965 quando The Who scrissero
un inno generazionale, “My Generation”.
Per l’esattezza era il 28 ottobre, ben 59 anni fa, quando terminarono le
registrazioni del terzo singolo del gruppo.
Non voglio ripercorrere la storia della band, più volte
presente nei miei spazi in rete, ma evidenziare che Pete Townshend, Roger
Daltrey, Keith Moon e John Entwistle, hanno percorso un lungo
cammino, a dispetto del loro dichiarato, indecente e provocatorio proposito
iniziale.
Keith e John si sono fermati a precedenti tappe temporali, ma
continuano a vivere con noi che li abbiamo sempre e incondizionatamente amati.
Di certo non avrebbero mai potuto pensare che ciò che stavano per far nascere
avrebbe di fatto negato quel pensiero primitivo, perché attraverso la musica, e
che musica, hanno trovato il modo per diventare immortali.
“My Generation” è uno degli inni del movimento
mod. La canzone è caratterizzata da un riff d'introduzione di due note, seguito
da un'alternanza di voce e coro. Fece ovviamente scalpore all'epoca il verso: «I
hope I die before I get old» ("Spero di morire prima di diventare
vecchio").
Come in molte altre tra le prime composizioni del gruppo,
influenzati dalla cultura mod, sono presenti influenze del R&B
statunitense, più esplicitamente nella forma a "domanda e risposta"
dei versi della canzone con Daltrey che canta arrivando a balbettare dalla frustrazione
e la ripetizione ossessiva del coro "Talkin' 'bout my generation".
E il balbettio di Daltrey?
Keith Moon riferì che: «Pete aveva scritto le parole della
canzone su un foglio di carta e lo diede a Roger, che non le aveva mai lette
prima. Così, mentre le leggeva per la prima volta, balbettò. In studio c'era
Kit Lambert, che disse a Roger: "Quando canti continua a balbettare".
Così fu, e il risultato lasciò tutti senza fiato. E pensare che tutto
accadde solo perché Roger quel giorno aveva il raffreddore!».
Rivoluzionario l’assolo di basso elettrico di John Entwistle.
Quante canzoni contenevano assolti di basso elettrico nel
1965? Le altre band, del resto, non avevano John Entwistle. «Stava
diventando il più rivoluzionario bassista del momento» ha scritto Townshend
«e volevo fornirgli un mezzo per esprimere il suo incredibile modo di
suonare». All’epoca, Entwistle usava bassi Danelectro con corde sottili che
tendevano a rompersi ed erano difficili da trovare. Quando si rompevano,
cambiava basso. Nel corso delle varie session durante le quali il pezzo fu
inciso usò tre diversi bassi Danelectro e per la registrazione definitiva un
Fender Jazz.
Non resta che ascoltarla come sottofondo di immagini che riguardano quella generazione!
Girovagando
tra i filmati presenti in rete mi sono imbattuto in una grande musicista del
passato la cui storia non avevo mai approfondito: Sister
Rosetta.
Il blues e
il gospel sono miei amori… collaterali, alimentati dalle mie esperienze americane,
luoghi la cui visita mi ha permesso di vivere da vicino esperienze musicali
incredibili, immerso in un mondo dove la vera musica la si può trovare nelle
strade di Beale Street, a Memphis, così come ad Harlem, nel corso di una
qualsiasi funzione domenicale del quartiere newyorchese.
Il filmato a
seguire mi ha colpito, affascinato, e riportato ad un mondo in bianco e nero
che non esiste più, anche se resta l’essenza di quella musica.
Riporto alcune notizie relative a
Rosetta, recuperate in rete...
Rosetta Tharpe (Cotton
Plant, 20 marzo 1915 – Filadelfia, 9 ottobre 1973) è stata una cantante e
chitarrista statunitense, pioniera della musica gospel.
Fu anche compositrice
ed ebbe una grande popolarità negli anni Trenta e quaranta grazie alla
particolare fusione di spiritual e blues presente nei suoi lavori musicali. È
considerata la prima grande star del gospel fin dal 1930 ed è famosa come la
"original soul sister" della musica su vinile. Ritenuta la primogenitrice
del rock and roll, ha influenzato molti musicisti fra cui Chuck Berry, Elvis
Presley, Jerry Lee Lewis, Johnny Cash e Little Richard.
È conosciuta anche con
il nomignolo di "Madrina del Rock'n'Roll". Nacque, Rosetta Nubin, in
una piantagione di cotone, nell'Arkansas; i genitori, Katie Bell Nubin e Willis
Atkins, erano raccoglitori di cotone. Suo padre, la cui biografia rimane
oscura, era un cantante.
Nel 1921, sua madre si
separò dal marito per diventare un'evangelista itinerante per la Church of God
in Christ (COGIC).Tharpe iniziò a esibirsi all'età di quattro anni, presentata
come "Little Rosetta Nubin, canto e chitarra miracolati",
accompagnando la madre che suonava il mandolino e predicava in tutto il sud
degli Stati Uniti. La sua famiglia si trasferì a Chicago alla fine del 1920,
eseguendo musica gospel in concerti pubblici, suonando anche, in privato,
musica jazz e blues.
Nel 1934, sposò il
predicatore Thomas Thorpe (da cui "Tharpe", cognome nato da un errore
ortografico). Il matrimonio non fu felice, Thorpe venne descritto come "un
tiranno" dalla stessa Rosetta. Nel 1938, lasciò il marito, e con la madre
si trasferì a New York City. Nel corso della sua vita, sebbene si risposò più
volte, mantenne sempre il cognome Tharpe.
Il 31 ottobre 1938, all'età
di 23 anni, Tharpe registrò per la prima volta – per la Decca Records –
sostenuta dalla "Lucky" Jazz Orchestra di Millinder con il quale
aveva firmato un contratto di sette anni. Le sue registrazioni causarono
scandalo fra i molti fedeli che restarono scioccati dalla miscela di musica
sacra e profana, ma il pubblico laico rimase estasiato.
La presenza all'evento
di John Hammond From Spirituals to Swing in quello stesso anno e presso il
Cotton Club e il Café Society insieme ad altri grandi nomi come Cab Calloway e
Benny Goodman la resero ancora più popolare.
Canzoni come This
Train e Rock Me, che coniugavano i temi evangelici con un sound innovativo per
i tempi, sono diventati successi tra il pubblico con pochi precedenti nella
storia della musica gospel. Il brano è entrato nella Grammy Hall of Fame Award
2016.
Tharpe continuò a
registrare durante la Seconda guerra mondiale. La sua canzone Strange Things
Happening Every Day, registrata nel 1944 con Sammy Price, pianista di boogie
woogie di casa alla Decca, mostra il suo virtuosismo come chitarrista e
l'originalità dei suoi testi. Fu la prima canzone gospel a entrare nella top
ten della Hit Parade di Billboard. La Tharpe ottenne più volte questo risultato
durante la sua carriera. Fu in tour per tutto il 1940, sostenuta da vari
quartetti gospel.
Dopo il periodo Decca,
registrò in coppia con Marie Knight, e la loro più grande hit fu Up Above My
Head.
Negli anni Sessanta,
con la riscoperta del blues, girò l'Europa, accanto a star del calibro di Muddy
Waters.
Colpita da un ictus
nei primi settanta, dovette ridurre il numero di esibizioni in pubblico. Le fu
amputata una gamba, causa complicazioni col diabete.
Morì nel 1973, alla
vigilia di una sessione di registrazione da tempo programmata.
Fu sepolta nel
cimitero di Northwood a Philadelphia, in Pennsylvania.
Gli Yes e Richie Havens… forse non
tutti sanno che…
Time and a Wordè il secondo album degli Yes.
Pubblicato da Atlantic Records a metà
del 1970 in Europa e in novembre negli Stati Uniti, fu l'ultimo realizzato
dalla formazione originale del gruppo composta da Jon Anderson, Chris
Squire, Peter Banks, Tony Kaye e Bill Bruford.
L'album rappresenta un tentativo
ambizioso di far coesistere la musica rock dei primi anni Settanta con un
accompagnamento di orchestra sinfonica (operazione in seguito ripetuta dagli
Yes con l'album Magnification del 2001). Banks e Kaye si lamentarono del
fatto che l'orchestra aveva sottratto spazio ai loro strumenti e fu per queste
motivazioni che Banks fu costretto ad abbandonare il gruppo agli inizi del 1970
dopo le prime date del tour.
Time and a Word giunse alla posizione 45 delle
classifiche inglesi di vendita, risultato che poteva essere considerato un
successo rispetto al precedente album di debutto. Tuttavia, subito dopo la
Atlantic iniziò a fare pressioni sul gruppo, minacciando di sciogliere il loro
contratto se non avessero avuto successo col terzo album.
Fra i brani di Time and a Word,
come nel precedente Yes, si trovano alcune cover, come Sweet Dreams (un
brano in seguito riproposto occasionalmente dal vivo durante gli
"assoli" di Anderson) è cofirmato da David Foster, con cui Anderson
aveva suonato nella band The Warriors e che in seguito suonò con Kaye nei
Badger. E poi No Opportunity Necessary, No Experience Needed, di Richie
Havens, che ripropongo nelle due versioni.
Tracce
Edizione originale in vinile
Lato A
No
Opportunity Necessary, No Experience Needed (Richie Havens) - 4:47
Then
(Jon Anderson) - 5:42
Everydays
(Stephen Stills) - 6:06
Sweet
Dreams (Jon Anderson/David Foster) - 3:48
Lato
B
The
Prophet (Jon Anderson/Chris Squire) - 6:32
Clear
Days (Jon Anderson) - 2:04
Astral
Traveller (Jon Anderson) - 5:50
Time
And A Word (Jon Anderson/David Foster) - 4:31
Edizione
CD
No
Opportunity Necessary, No Experience Needed (Richie Havens) - 4:48
Then
(Jon Anderson) - 5:46
Everydays
(Stephen Stills) - 6:08
Sweet
Dreams (Jon Anderson/David Foster) - 3:50
The
Prophet (Jon Anderson/Chris Squire) - 6:34
Clear
Days (Jon Anderson) - 2:06
Astral
Traveller (Jon Anderson) - 5:53
Time
And A Word (Jon Anderson/David Foster) - 4:32
L'album è stato rimasterizzato e
ripubblicato nel 2003, con l'aggiunta di diverse tracce bonus.
Formazione
Jon Anderson: voce, percussioni
Chris Squire: basso, seconde voci
Peter Banks: chitarra acustica,
chitarra elettrica, seconde voci
Spesso si fa riferimento, soprattutto nel mondo musicale, ad un club famoso e funesto. Qualche nota in merito...
Il Club dei 27è
una lista informale composta principalmente da musicisti conosciuti, artisti,
attori e altre celebrità, tutti morti all'età di 27 anni.
Sebbene la
teoria di un "picco statistico" per la morte di musicisti a quell'età
sia stata confutata dalla ricerca scientifica, rimane un fenomeno culturale che documenta la morte di artisti famosi, molti noti per i loro stili di vita
ad alto rischio.
Fenomeno
culturale
A partire
dalla prematura dipartita (27 anni) di diversi musicisti molto noti, tra il 1969
e il 1971, morire a quell'età è diventato e rimane un argomento immancabile della cultura popolare, del giornalismo delle celebrità e della tradizione
dell'industria dell'intrattenimento.
Questo
fenomeno noir, che divenne noto come il "Club dei 27",
attribuisce un significato speciale a musicisti, artisti, attori e altre
celebrità che morirono all'età di 27 anni, spesso a causa di abuso di
droghe e alcol o mezzi violenti, come omicidi, suicidi o incidenti legati ai
trasporti. Diverse mostre sono state dedicate all'idea, così come romanzi, film
e spettacoli teatrali.
La suggestione/convinzione ha anche dato origine a una
leggenda metropolitana secondo cui le morti delle rock star sono più comuni a 27
anni, un'affermazione che è stata confutata dalla ricerca statistica.
Storia
Brian Jones,
Jimi Hendrix, Janis Joplin e Jim Morrison morirono tutti all'età di 27 anni,
tra il 1969 e il 1971. All'epoca, la coincidenza diede origine ad alcuni
commenti allusivi, ma solo alla morte di Kurt Cobain, nel 1994, avvenuta alla stessa età,
prese forma nella percezione pubblica l'idea di un "27 Club".
Il bluesman Robert Johnson, morto nel 1938, è stato uno dei primi musicisti ad
essere incluso in tutte le liste dei 27.
A
tal proposito la teoria legata al fantomatico patto col diavolo stretto dai
membri del club, deriva dal brano “Me and the Devil Blues”, di Robert
Johnson, in cui sono presenti le frasi: "Hello Satan, I believe it's
time to go"; "You may bury my body down by the highway side, so my
old evil spirit canget a Greyhound bus and ride". E poi
è nota la leggenda che descrive l'autore incontrare per la prima volta il diavolo
al famoso “crocicchio”.
Secondo Charles R. Cross, il
biografo di Hendrix e Cobain, la crescente importanza dei
media - Internet, riviste e televisione - e la risposta data nel corso di un'intervista dalla
madre di Cobain, furono corresponsabili di tali teorie.
Ecco un
estratto da una dichiarazione di Wendy Fradenburg Cobain O'Connor, comparsa sul
quotidiano The Daily World di Aberdeen, a Washington: "Ora se n'è
andato e si è unito a quello stupido club. Gli avevo detto di non farlo"…
- riferito a Hendrix, Joplin e Morrison che morirono alla stessa età, sempre secondo
Cross.
Altri autori
condividono il suo punto di vista. Ma c’è chi, come Eric Segalstad, scrittore
di The 27s: The Greatest Myth of Rock & Roll, presumeva che la madre
di Cobain si riferisse alla morte dei suoi due zii e del suo prozio, che si erano suicidati. Secondo Cross, gli
eventi hanno portato una "serie di teorici della cospirazione a
suggerire l'assurda idea che Kurt Cobain abbia intenzionalmente programmato la
sua morte in modo da poter unirsi al Club 27".
Nel 2011,
diciassette anni dopo la morte di Cobain, Amy Winehouse fece la stessa fine, alla stessa età, provocando ancora una volta una rinnovata ondata di
attenzione dei media nei confronti del credo ormai diffuso. Tre anni prima, aveva espresso la paura
di morire a quell'età.
Ma un
individuo non deve necessariamente essere un musicista per qualificarsi come
"membro" del 27 Club. Rolling Stone ha incluso nella lista l'attore
televisivo Jonathan Brandis, che si è suicidato nel 2003. Anton Yelchin, che
aveva suonato in una band punk rock ma era principalmente conosciuto come
attore cinematografico, è stato descritto anch’esso come membro del club alla
sua morte, nel 2016. Allo stesso modo, Jean-Michel Basquiat è entrato in classifica, nonostante la relativa brevità della sua carriera musicale e
la sua importanza come pittore.
Studi
scientifici
Cross prosegue: "Il numero di musicisti che sono
morti a 27 anni è davvero notevole sotto ogni punto di vista. Anche se gli
esseri umani muoiono regolarmente a tutte le età, c'è un picco statistico per i
musicisti che muoiono a 27 anni.”
Ma tutto ciò
appare come una leggenda metropolitana, confutata dalla ricerca scientifica.
Uno studio
condotto da accademici universitari, pubblicato sul British Medical Journal nel
dicembre 2011, ha concluso che non vi era alcun aumento del rischio di morte per
i musicisti all'età di 27 anni, affermando che c'erano dati altrettanto importanti
all'età di 25 e 32 anni.
La ricerca ha
rilevato invece che i giovani artisti adulti hanno un tasso di mortalità più
elevato rispetto alla popolazione coeva di "normal people", ipotizzando che
"la fama può aumentare il rischio di morte tra i musicisti, ma questo
rischio non è legato ad un’età precisa".
Un articolo
del 2014 su The Conversation ha suggerito che le prove statistiche mostrano che
i musicisti popolari hanno maggiori probabilità di morire all'età di 56 anni
(2,2% rispetto all'1,3% a 27).
Ecco una lista esaustiva di artisti
conosciuti...
Robert Johnson-Stati Uniti (8 maggio
1911/16 agosto 1938)
Rudy Lewis-Stati Uniti (23 agosto
1936/20 maggio 1964)
Brian Jones-Regno Unito (28 febbraio
1942/3 luglio 1969)
Alan Wilson-Stati Uniti (4 luglio
1943/3 settembre 1970)
Jimi Hendrix-Stati Uniti (27 novembre
1942/18 settembre 1970)
Janis Joplin-Stati Uniti (19 gennaio
1943/4 ottobre 1970)
Jim Morrison-Stati Uniti (8 dicembre
1943/3 luglio 197119
Mentre la mente vagava sui ricordi musicali del passato, mi è
venuto in mente una coverizzazione di Hey Joe che, quando avevo
10/11 anni, mi rimase impressa per via del musicista che la proponeva in
televisione: in quei giorni ero molto influenzabile!
Lo ricordavo come “Martò” e, chissà perché, pensavo fosse
francese, tanto che in questi giorni ho iniziato la ricerca col nome “Marteau”,
che in quella lingua significa “martello”.
E invece no, è proprio “Martò”,con l’accento sulla “o”, e il suo vero nome era Giancarlo
Martelli, che compare col nickname sulla copertina del suo unico singolo a
45 giri del 1967, "Anima crudele" e, come b-side, "Hey
Joe" (a fine articolo), col testo di Francesco Guccini.
Martò era in "pausa" come cantante del complesso
bolognese dei JUDAS per tentare la carriera solista al Cantagiro '67. Si narra
che, preso da sconforto per l'andamento negativo del Cantagiro - in cui aveva
proposto il brano in questione - lo stesso Martó lanció/gettó per la strada
moltissime copie del disco rendendo le poche rimaste molto preziose...
Martó dopo questa "parentesi" ritornò a cantare con
i Judas.
Mi ha colpito questo fatto inusuale che riguarda i ragazzi di
quell’epoca…
Furiosa battaglia fra beat
25 aprile 1966, 00:00
I Jaguars e la rivalità con i Judas:
come Beatles e Rolling Stones
Un centinaio di ragazzi, di età compresa tra i 16 e i 18
anni, se le danno di santa ragione nelle strade attorno alla Sala Sirenella, in
zona San Donato. Si tratta di fans dei due più acclamati gruppi rock bolognesi:
i Judas e i rivali Jaguars.
I Jaguars si sono costituiti nel 1960. Ai loro concerti vanno
più di mille spettatori ogni serata.
I Judas, gruppo sorto nel 1965 per iniziativa di Franco
Carotta e Giancarlo Martelli, in arte Martò, stanno avendo un grande successo
in travolgenti esibizioni dal vivo.
I loro fans portano una rondella di ferro al collo e
sfoggiano capelli lunghi, jeans e giacche istoriate, secondo la moda beat. Il
talentuoso frontman Martò perirà prematuramente in un incidente stradale alcuni
anni più tardi.
Tutto questo ha stimolato in me la voglia di saperne di più e…
ho trovato un documento prezioso, fruibile cliccando sul link a seguire…
"My Way"
è una canzone resa popolare nel 1969 da Frank Sinatra sulla musica della
canzone francese "Comme d'habitude", composta da Jacques
Revaux con testi di Gilles Thibaut e Claude François ed
eseguita per la prima volta nel 1967 da Claude
François.
Il testo inglese della canzone è stato scritto da Paul
Anka ed è adattato dalla canzone originale francese.
La canzone è stata un successo per una varietà di interpreti,
tra cui Sinatra, Elvis Presley e Sid Vicious. La versione di Sinatra di
"My Way" ha trascorso 75 settimane nella Top 40 del Regno Unito.
Sfondo
Nel 1967, Jacques Revaux scrisse una ballata intitolata
"For Me", con testo in inglese focalizzato su una coppia che si
disinnamora. Secondo Revaux, la demo fu poi inviata a Petula Clark, Dalida e
Claude François, senza alcun risultato. Revaux rifiutò una versione di Hervé
Vilard, il cantante del successo internazionale “Capri c'est fini” e rielaborò
il brano in “Comme d'habitude” ("Come al solito") con l'aiuto di
Claude François. Fu pubblicato nel novembre 1967 e rimase in cima alla
classifica pop francese per una settimana, nel febbraio 1968.
Paul Anka ascoltò l'originale francese mentre era in vacanza
nel sud della Francia. Volò a Parigi per negoziare i diritti della canzone. Acquisì i diritti di adattamento,
registrazione e pubblicazione per il corrispettivo nominale, ma formale, di un
dollaro, soggetto alla clausola che i compositori della melodia avrebbero
mantenuto la loro quota originale di diritti d'autore rispetto a qualsiasi
versione che Anka o i suoi designati avessero creato o prodotto.
Tornato a New York, Anka riscrisse la canzone originale
francese per Sinatra, alterando sottilmente la struttura melodica e cambiando
il testo.
All'una di notte, mi sedetti davanti a una vecchia macchina
da scrivere elettrica IBM e dissi: 'Se Frank stesse scrivendo questo, cosa
direbbe?
Anka finì la canzone alle 5 del mattino: "Chiamai
Frank in Nevadae gli dissiche avevo qualcosa di veramente
speciale per lui".Anka affermò
successivamente: "Quando la mia casa discografica ne venne a
conoscenza, si arrabbiò molto perché non tenni il brano per me, e io risposi
che potevo scriverla, ma non ero il tipo giusto per cantarla, solo Frank lo era”.
Nonostante ciò, Anka registrò la canzone nel 1969 poco dopo
l'uscita della registrazione di Sinatra. La registrò anche altre quattro volte:
nel 1996 (in duetto con Gabriel Byrne, eseguita nel film “Mad Dog Time”); nel
1998 in spagnolo con il titolo "A Mi Manera" (duetto con Julio
Iglesias); nel 2007 (in duetto con Jon Bon Jovi); e nel 2013 (in duetto con
Garou).
Il 30 dicembre 1968, Frank Sinatra registrò la sua versione
della canzone in una sola ripresa. "My Way" fu pubblicato all'inizio
del 1969 sull'LP omonimo e come singolo. Diventò un successo stratosferico.
Nel 2000, l'uscita nel 1969 di "My Way" di Frank
Sinatra su Reprise Records è stata inserita nella Grammy Hall of Fame.
Versioni
David Bowie scrisse il primo testo in lingua inglese della melodia
originale di Claude François, anche se il testo e l'esecuzione furono
registrati solo in modo informale e mai pubblicati commercialmente. La versione di Brook Benton raggiunse il numero 49 in Canada nel maggio 1970.
Nel bel mezzo delle molteplici corse di Sinatra nella UK
Singles Chart, la cantante gallese Dorothy Squires pubblicò una versione
di "My Way" nell'estate del 1970. La sua registrazione raggiunse il
numero 25 della UK Singles Chart e rientrò in classifica altre due volte
durante quell'anno.
Elvis Presley iniziò a eseguire la canzone in concerto a metà
degli anni '70, nonostante i suggerimenti di Anka che pensava che la canzone
non andasse bene per lui. Ciononostante, il 12 e 14 gennaio 1973, Presley cantò
la canzone durante il suo spettacolo satellitare Aloha from Hawaii via
Satellite, trasmesso in diretta e in differita (per il pubblico europeo, che la
vide anche in prima serata), in 43 paesi tramite Intelsat.
Il 3 ottobre 1977, diverse settimane dopo la morte di
Presley, la sua registrazione dal vivo di "My Way" (registrata per lo
speciale Elvis in Concert della CBS-TV il 21 giugno 1977) fu pubblicata come
singolo. Negli Stati Uniti, diventò disco d'oro per le sue vendite di successo,
oltre un milione di copie.
La versione di Presley è presente nel climax del film del
2001 3000 miglia a Graceland.
Il 15 dicembre 2023, lo YouTuber Jschlatt ha pubblicato una
cover della canzone in risposta alle frequenti canzoni create dall'intelligenza
artificiale utilizzando il suo modello vocale.
Il bassista dei Sex Pistols, Sid Vicious, fece una versione
punk rock della canzone, in cui gran parte delle parole furono cambiate e
l'arrangiamento fu accelerato. L'accompagnamento orchestrale è stato arrangiato
da Simon Jeffes.
Intervistato nel 2007, Paul Anka ha detto di essere stato
"un po' destabilizzato dalla versione dei Sex Pistols. Era un po'
curioso, ma sentivo che lui Sid Vicious era sincero al riguardo".
Leonard Cohen ha detto della canzone:
Non mi è mai piaciuta questa canzone, tranne quando l'ha
fatta Sid Vicious. Cantata in modo diretto, in qualche modo priva l'appetito di
un certo sapore che vorremmo avere sulle nostre labbra. Quando Sid Vicious lo
ha fatto, ha fornito l'altro lato della canzone; la certezza,
l'autocompiacimento, l'eroismo quotidiano della versione di Sinatra viene
completamente esplosa da questa voce disperata, folle, umoristica. Non posso
andare in giro con un impermeabile a guardare la mia vita dicendo che l'ho
fatto a modo mio – beh, per 10 minuti in qualche bar americano davanti a un gin
tonic potresti essere in grado di farla franca. Ma l'interpretazione di Sid
Vicious coinvolge tutti. Tutti sono incasinati così, tutti sono l'eroe pazzo
del proprio dramma. Fa esplodere l'intera cultura in cui questa
auto-presentazione può avvenire, quindi completa la canzone per me.
Il film del 1986 Sid and Nancy presenta una scena in cui Gary
Oldman, che interpreta Vicious, esegue la sua versione di "My Way"
durante le riprese del video musicale della canzone.
La versione di Vicious di questa canzone appare nel film di
Martin Scorsese del 1990 Quei bravi ragazzi, dove suona sui titoli di coda.
Nel dicembre 2019 il filmato di Margaret Mackie, una
residente della Northcare Suites Care Home di Edimburgo che soffre di demenza,
che esegue "My Way" con il membro dello staff Jamie Lee Morley, è
diventato virale dopo essere stato pubblicato online dalla figlia di Mackie.
Morley in seguito ha fatto in modo che la canzone fosse
registrata professionalmente ed è stata pubblicata nel gennaio 2020 come
singolo di beneficenza per raccogliere fondi per l'Alzheimer's Society e
Dementia UK. Il singolo ha raggiunto la posizione numero quattro nella
classifica iTunes top 40 UK Pop Songs live e la numero due nella classifica dei
best seller di Amazon.
In Giappone, Yūzō Kayama, che di solito è chiamato il Frank
Sinatra giapponese, ha eseguito "My Way" nel 2008 in inglese. Il 23 e
30 aprile 2015, come parte di 2 sessioni vocali sovraincise, Yūzō Kayama ha
eseguito "My Way" con il precedente disco di Frank Sinatra in duetto.
Adattamenti
Oltre a traduzioni più o meno fedeli all'originale, alcuni
artisti hanno impostato testi non correlati sullo stesso brano.
Il cantante greco Giannis Poulopoulos ha
reinterpretato la canzone nel suo album del 1988 Όπου πας θα πάω (Andrò ovunque
tu vada).
Jozsef Gregor, il famoso basso-baritono/basso ungherese, ha
registrato la canzone con il testo ungherese a tema d'amore di Andras Ruszanov
nel 1996. Due anni dopo, la propose in uno dei programmi televisivi più
popolari di Budapest. Da allora questa versioneè stata permanentemente nelle
playlist di numerose stazioni radio in Ungheria.
Il cantante messicano Vicente Fernández ne ha fatto
una versione in lingua spagnola, intitolata "A Mi Manera".
Una versione della canzone con un testo leggermente diverso è
stata utilizzata come jingle per uno spot pubblicitario di Cologuard nel 2022.
Uso pubblico
La canzone è popolarmente associata alla nostalgia per la
vita di eventi di un individuo. I sondaggi a partire dal 2005 hanno spesso
riportato che "My Way" è stata la canzone più frequentemente suonata
ai servizi funebri nel Regno Unito. Nel suo libro di memorie Walk Through
Walls, Marina Abramović ha espresso il desiderio che la versione di Nina
Simone di "My Way" venga eseguita da Anohni al suo funerale.
"My Way" è anche una canzone karaoke popolare in
tutto il mondo. Tuttavia, è stato segnalato che ha causato numerosi episodi di
violenza e omicidio tra i cantanti di karaoke nelle Filippine, indicati dai
media come gli omicidi di My Way, che hanno portato alla censura della canzone
in molti bar filippini.
L’utilizzo del testo della canzone di Sinatra ha illuminato
Mikhail Gorbaciov che ha permesso agli altri stati del Patto di Varsavia di
prendere le proprie decisioni politiche, un modus soprannominato “La Dottrina
Sinatra”, riferendosi al “… fare le cose a modo proprio”. Il termine è stato
usato per la prima volta dal portavoce del ministero degli Esteri Gennadi
Gerasimov nel 1987, che è stato citato per aver detto: "Ora abbiamo la
dottrina di Frank Sinatra. Ha una canzone, I Did It My Way. Quindi ogni paese
decide da solo quale strada prendere".
Nel 2024 la canzone è stata suonata al funerale di Alexei
Navalny. La cantante francese Yseult l'ha cantata alla fine della
cerimonia di chiusura delle Olimpiadi estive del 2024 allo Stade de France di
Parigi.
L’album RED è
l'ultimo LP a nome "King Crimson"
uscito negli anni Settanta (esclusi raccolte e dischi live). Viene spesso
considerato dalla critica uno dei più grandi capolavori del rock progressivo.
Lunedì 1° luglio 1974 i King Crimson tengono il loro ultimo
concerto americano a Central Park. Giovedì 4 Robert Fripp rientra a Londra in
solitudine e il lunedì successivo il resto della band lo raggiunge agli Olympic
Studios per iniziare le registrazioni di “RED”.
L’atmosfera è quella di un gruppo di separati in casa, con
David Cross già licenziato all’unanimità eppur presente in “Providence”, e con
lo stesso Fripp che annuncia la lavorazione in corso e la volontà di sciogliere
la band.
Quest'ultima formazione dei King Crimson ha realizzato uno
dei loro lavori più belli, "Red", poco prima di cadere a pezzi. Dopo
cinque anni di musica sperimentale tra le più sorprendenti, dal loro
straordinario debutto nel 1969 in poi, lungo diversi cambi di linea, i King
Crimson morirono di morte improvvisa. In realtà, i King Crimson non sono mai
stati un vero gruppo, ma un continuo processo musicale creativo realizzato da
una delle menti musicali più brillanti, complesse e raffinate di sempre, Robert
Fripp.
Accaddero molte cose prima di arrivare a questa decisione.
Alla fine del 1972 al batterista degli Yes, Bill Bruford, fu
chiesto di unirsi a una nuova versione dei King Crimson, dopo che la prima
formazione aveva perso il suo spirito. In due anni, il nuovo quintetto dei King
Crimson si sviluppò molto rapidamente, e furono realizzati tre album, furono
suonati molti concerti e due membri, il percussionista Jamie Muir e il
violinista David Cross lasciarono il gruppo. Sebbene Cross abbia avuto un ruolo
nella creazione di "Red", l'album è stato ufficialmente pubblicato dal
trio Fripp, Bruford e Wetton, come si evince chiaramente dalla copertina.
"Red" si è rivelato l'ultimo album in studio dei King Crimson degli
anni '70 e sembra essere il preferito di molti fans.
Qualche nota di commento restando in superficie…
La title track apre l'album, ed è quanto di più tipico
si possa sperare per questa versione dei King Crimson: un riff iniziale semplice
ma potente, che porta avanti la traccia fino in fondo.
"Fallen Angel" presenta una forte linea
vocale con il mellotron mixato, mentre il ritornello è molto più pesante ed
elettrico.
"One More Red Nightmare" è un altro ottimo
esempio di come Fripp abbia potuto usare un trame molto semplice per creare un
brano di rock progressivo. L'album contiene anche un pezzo di nove minuti
costituito da suoni e rumori apparentemente casuali in "Providence".
Tuttavia, tutto passa in secondo piano poiché è in arrivo, forse, la più grande
canzone dei King Crimson mai realizzata, "Starless". Pezzo di
dodici minuti, è probabilmente la canzone definitiva dei King Crimson in quanto
riesce a presentare ogni lato caratteristico del suono e della personalità
della band. Inizia come una lenta e meravigliosa ballata intrisa di mellotron
con un bellissimo tema principale. Si passa poi a una parte strumentale
disarmonica che diventa via via più intensa prima di essere alleggerita da una
potente jam in cui Wetton dimostra davvero quanto sia bravo al basso. Ma il
vero climax non appare prima della fine, dove si ritorna al tema di apertura
della canzone, ma “amplificato” da tutta l’azione della band, un suono maestoso
e potente che da solo rende l'album degno di essere ascoltato.
"Red" è considerato uno degli album più importanti
nella storia della musica rock progressiva, audace, innovativo, emozionante, un
vero e proprio punto di riferimento per il prog.
I Boomfu una band
beat degli anni '60 che pubblicò un unico album nel 1973, “Smash”.
Ad aprire la strada il cantante Vittorio Lombardi, che con il suo
gruppo (rinominato Boom 67 o Boom 69) suonava spesso al Piper Club aprendo per
artisti stranieri, come Spencer Davis Group e Small Faces.
Suonarono anche al Festival Pop Italiano tenutosi nell'aprile 1971 al
Kilt Club di Roma.
Il suono de I Boom è ispirato a quello in voga negli anni Sessanta, e
varrebbe la pena ascoltare l’unica testimonianza tangibile del loro lavoro, un
disco raro e costoso che non è mai stato ristampato in nessuna forma.
Dopo aver suonato anche negli USA, il gruppo si sciolse e tre dei
componenti dei Boom (il batterista Viola, il chitarrista Deni e il
cantante-bassista Alan Farrington) formarono intorno al 1975 i Paco Andorra,
gruppo di pop melodico autore di diversi singoli e un LP.
Il tastierista Saccucci incise con il nome “Marcello” un LP nel 1981 per
la New Record dal titolo “L'amante”; in precedenza era uscito il singolo “Foggy
eyes/I'll sing for you”, a nome Marcello Ucci.
Il cantante/bassista originale del gruppo, Vittorio Lombardi, ha avuto
una lunga carriera solista con la sua orchestra. L'album "Smash"...
Le Tracce:
A1-Luce E Vita
A2-La Soffitta
A3-Pazzo
A4-Improvvisamente Notte
B1-Il Padre Sono Io
B2-Realtà
B3-Preghiera di Povertà
B4-Senza Di Lei
Registrato agli
Orthophonic Recording Studio, Roma
Formazione:
Alan
Farrington (basso, voce)
Salvatore
Deni (chitarra)
Marcello
Saccucci (tastiere, voce)
Bracco
(batteria)
Tecnici del suono-Pino Mastroianni, Sergio Marcotulli
IPink Floydsono sempre stati il
meno appariscente fra i gruppi progressive.
Già nel 1966, quando erano in procinto di abbandonare il R&B in favore del
nuovo suono psichedelico, i quattro timidi ragazzi amavano nascondersi dietro
le frangette e le luci caleidoscopiche del palco. Nel 1971, uscito da tempo di
scenaSyd Barrett, il
compositore più prolifico del gruppo, quest’attitudine elusiva non era ancora
venuta meno. Stavolta però erano montagne di modernissime apparecchiature a
celarli alle platee. Infine, nell’autunno di quell’anno, il progetto di un vero
e proprio fil musicale li indusse a rinunciare del tutto alla presenza del pubblico.
L’idea era quella di
riprendere un concerto, ma senza la situazione di contorno tipica di un teatro
o di un college. Così, su suggerimento del regista Adrian Maben, i quattro si
trasferirono in un anfiteatro fra lerovine
di Pompei,un’ambientazione perfetta
per i loro lunghi brani, quasi del tutto strumentali . Mentre vapori e acque
calde sgorgavano dal Vesuvio, i paesaggi sonori del gruppo si dipanavano con
l’epica maestosità di piccole sinfonie post psichedeliche come “Echoes” e “Sacerful of Secrets”.
“Il fatto che fosse girato in esterni e con immagini un po’ sgranate,
compensò ampiamente l’assenza di pubblico. Era un posto straordinario, battuto
dal vento, ma non sentimmo su di noi il peso della storia. Quando arrivammo con
le apparecchiature non ci vennero in mente cose del tipo:”Ecco, mille anni dopo, invece
dei leoni e dei cristiani , ci sono i Pink Floyd”.Ci sembrò più che altro un
posto interessante. Ci rendemmo davvero conto dove eravamo quando, lasciato
l’anfiteatro, visitammo le rovine intorno. La cosa più importante è che si
tratta di una performance sorprendentemente buona, anche riascoltata dopo tanti
anni. Era un periodo molto produttivo, forse il più produttivo nella storia del
gruppo”. Nick Mason, 2005.