sabato 25 novembre 2017

Giorgio "Fico" Piazza racconta la sua storia ad Alba


Nuovo incontro a carattere musicale ad Alba, il 24 novembre, promosso ancora dall’Associazione Alec Gianfranco Alessandria.
Ospite della serata Giorgio “Fico” Piazza, primo bassista della PFM e testimone di momenti importanti della vita musicale italiana, attimi indelebili che hanno visto la sua vita incrociare quella di artisti entrati nella mitologia musicale, come Battisti, Mina, De Andrè, Stratos, Teocoli, Lavezzi, Mogol, Reverberi e così via.
Piazza ha chiuso con la musica professionistica tanto tempo fa, e per molti anni ha messo da parte il suo basso, in attesa che la fiammella scoccasse nuovamente. E l’occasione prima o poi arriva, e nel caso di “Fico” la data riporta ad un concerto benefico del 2011, momento in cui nascono le condizioni per ripartire, passo dopo passo, con cautela, ma con ritrovato entusiasmo.

Ora Giorgio suona contornato da giovani - è questa la sua missione - riproponendo l’antica musica della PFM che, a suo dire, riesce solo ora a suonare nella piena consapevolezza; la missione è quella di coinvolgere i suoi compagni di viaggio e il pubblico che, se vuole ascoltare i primi due album della PFM dal vivo, ha una sola occasione, andare ai concerti di Piazza e della sua band.


Per stimolare i ricordi e gli aneddoti racchiusi nella sua mente si è utilizzato il metodo della proposizione di immagini del passato e del presente, incrociate con filmati di repertorio, documenti interessanti - ed esposizione conseguente - che hanno suscitato molta curiosità e invogliato i presenti alla partecipazione, tra tutti Luciano Boero, uno che di musica se ne intende - così come i fratelli Terribile, anch’essi tra il pubblico - che ha permesso di sottolineare alcuni aspetti solitamente ad appannaggio degli addetti ai lavori.

Per oltre due ore un gruppo di persone si è ritrovato in una stanza a parlare di musica, con un ospite di eccezione che è riuscito a descrivere un mondo antico che non c’è più, volgendo però lo sguardo verso il futuro, in modo attivo, dando esempio concreto, e ancora una volta un ambiente carico di vinili ha esercitato il fascino giusto, favorendo la socializzazione e la creazione di momenti sereni. 
Un insegnamento… una strada da perseguire con tenacia.

Riviviamo frammenti di serata…




domenica 19 novembre 2017

Presentazione di "A New Chant", Acqua Fragile, a il Giardino Serenella di Savona


Un esperimento… è così che abbiamo voluto chiamarlo.
Erano lustri che non mi capitava di condividere l’uscita di un nuovo album con un gruppo di persone interessate all’ascolto - per loro il primo in assoluto -, traccia dopo traccia, cercando di andare oltre l’impatto iniziale, quello che può portare ad un gradimento immediato o ad una stroncatura senza alcuna possibilità di recupero.
Difficile che un album possa essere afferrato al primo giro, ne servono almeno tre per avere le idee più chiare, per sapere se al disco in questione verranno concesse ulteriori chance.
Ma il trovarsi in una stanza, con la passione per la musica in comune, permette di sviscerare i brani, ad uno ad uno, dedicandosi ai particolari - l’artwork, le liriche, gli aneddoti, le logiche tecniche e musicali… - alternando l’ascolto con le parole.
A New Chant”, dell’Acqua Fragile, è il lavoro utilizzato come cavia.
Perché proprio quello?
Beh, intanto è fresco di uscita - più o meno un mese - e quindi si resta sull’attualità; rappresenta poi il bridge che ricongiunge il 1974 (seconda uscita di A.F., “Mass Media Stars”) all’attualità, fatto che evidenzia come certi principi musicali possano resistere anche dopo un lungo periodo, senza che ci siano cedimenti verso alcuna moda. Provo a spiegarmi con un esempio concreto.
Uno dei motivi per cui l’Acqua Fragile non ebbe pieno successo nel periodo d’oro dei seventies - mi riferisco alla musica progressiva - fu l’utilizzo della lingua inglese, osteggiata dalla stessa etichetta discografica, perché in quel momento, forse, poco spendibile (non ricordo nessuna altra band dello stesso periodo esprimersi nella lingua di Albione). Bernardo Lanzetti, dopo un buon periodo passato in Texas per motivi di studio, era in grado di recitare il ruolo non facile del vocalist italiano che utilizza il verbo inglese, e in maniera decisamente sostenibile. Fu proprio questo il motivo che, tirando le somme, portò allo scioglimento dell’A.F., perché la PFM, scopritrice della band di Parma, pensò proprio a Lanzetti per ricoprire il ruolo di frontman, volendo essere maggiormente presente all’estero e con sicura credibilità: come rinunciare ad una simile occasione!



Un periodo di cinque anni, che di certo ha fatto curriculum, rappresentando vetrina significativa, ma probabilmente non proprio una fase di idillio.
Nel 1980 finisce l’avventura di Lanzetti nella PFM: quella dell’Acqua Fragile era terminata da tempo!

Arriviamo nel nuovo secolo quando, nel 2013, tutti i membri originali dell’ A.F. si ritrovano a Parma, su di un palco, per celebrare i 40 di attività di Lanzetti (il VOX 40 teneva conto del periodo intercorso dal primo disco omonimo, nel ’73, e il momento celebrativo, il 2013, 40 anni dopo) e scatta così l’idea di riprendere il vecchio cammino, cosa fattibile per almeno i 3/5 del gruppo (Lanzetti, Canavera e Dondi, mentre Campanini e Mori non risultano disponibili per una nuova avventura in studio). E' un grande successo...


... e le spinte che arrivano da ogni latitudine portano verso il nuovo progetto - quello di cui si è chiacchierato al Giardino Serenella il 17 novembre - quell'"A New Chant" che presenta un solido fil rouge che unisce la produzione antica all'attualità, compreso l'utilizzo dell'inglese, anche se per la prima volta l'A.F. propone una lirica in lingua italiana, contenente il messaggio basico, quell'amore per la musica che non può lasciar spazio a fraintendimenti e va quindi esposto nel modo più chiaro possibile.

Folto pubblico e occasione per ampliare l’argomento, partendo dalle origini, da quella specie di mix tra band, gli “Gli Immortali” e i “Moschettieri”, che portò alla costituzione di un gruppo cult di cui nessuno si è dimenticato.
Tanti i video proposti, gli aneddoti, le curiosità, con la distribuzione di un opuscolo contenente testi e credits, tanto per avere una traccia da seguire.


Non male come tentativo.
E alla fine un piccolo rinfresco, che sottolineo solo per testimoniare la nascita di un "nuovo prodotto",  un vino nato apposta per queste occasioni, il ProgSecco!



Nel sintetico video a seguire si potrà captare l’atmosfera creatasi nella serata.



E per chi fosse interessato ad una recensione dell’album rimando al seguente link:

http://athosenrile.blogspot.it/2017/10/acqua-fragile-new-chant.html


sabato 11 novembre 2017

Una serata dal titolo significativo: "NOI"




Una serata diversa dalle altre, un po’ a sorpresa, tanto da non essere in grado di fornire all’avvenimento un titolo, a priori, corretto… meglio aspettare la fine dell’esperimento e concordare, assieme, una definizione appropriata. Qualcuno si esprime di getto, senza riflessione alcuna, dando spazio alla spontaneità e sintetizzando l’esperienza appena vissuta: “Come potremmo definire la serata? NOI!”.

Un gruppo di persone, anime prive di legame personale, si ritrova in una stanza senza immaginare cosa accadrà… la presenza è solo sulla fiducia, o magari c'è voglia di tastare il campo.
Chi conduce sa dove vuole arrivare, ma ogni “puntata” ha una sua vita propria, e l’esito non è mai scontato.

Un libro nelle mani - "Scintille per l'eternità" - pagine da cui esce una storia, vera ma romanzata, un racconto che parla di vita, di musica, di grandi successi ed enormi delusioni. Clare Torry suggerisce qualcosa? E i Pink Floyd?
Le parole, toccanti, influenzano i presenti, e poi… l’ascolto, in silenzio, a luci basse, forse ad occhi chiusi, ma, per chi vuole, c’è un prisma proiettato su di un telo: è quello di “The Dark Side Of The Moon”, e una delle possibilità è quella di abbinare l’ascolto alla visione della parete, a quel punto carica di significati.


Dopo qualche minuto magico le “urla” di Clare terminano e, su precisa richiesta, tutti diventano attori, versando sulla carta ciò che hanno provato, con l’idea di realizzare uno scritto caratterizzato da elementi personali e un pò di didattica. E in questo gioco delle parti tutti ruotano attorno al posto di guida e tutti diventano driver, almeno per un attimo.

Incredibile come dallo stesso punto di origine possano nascere sensazioni opposte, estremi che sembra impossibile possano avvicinarsi.
Ma non è così.

Un nuovo ascolto incombe, e alla fine si ripropone il compito iniziale, ma con una differenza… la necessità di mediazione, il lavoro in gruppo teso a trovare una descrizione unica, che oltrepassa il normale personalismo.

Due team al lavoro, due modi differenti di perseguire l’obiettivo, che in ogni caso viene raggiunto da entrambi, ed è stupefacente realizzare che posizioni apparentemente impossibili da conciliare trovano un facile punto di incontro, frutto della ragionevolezza e del buon senso, quello che spinge a pensare che esiste sempre una via di uscita quando si agisce avendo una meta comune.

Ecco alcuni dei pensieri riportati…

“Le urla che illuminano la nostra parte conscia sono improvvisi e inaspettati… possono essere dolori liberatori o luci salvifiche.
Il prisma è lo specchio di una moltitudine di aspetti dell’anima.
La luce, senza preavviso, penetra, buca e si espande cambiando di aspetto, mutando ed evolvendosi.
E’ un brano che apre una porta e, senza regole, libera un’anima e la rende eterna: è la fusione, non programmata, di anima e arte”.

“La voce, inizialmente pacata, sale, esprimendo con energia sempre più incalzante i timori, le speranze, le emozioni più alternanti, per poi calare di intensità, rappresentando così la metafora della vita”.

E alla fine arriva qualche considerazione più… professionale, quella espressa da un’esperta di analisi dei comportamenti, che chiude la serata con le sue osservazioni, stimolando quindi un bel po’ di riflessioni.

Qualche pillola video… in attesa di nuovi, oscuri, magici, esperimenti!




domenica 5 novembre 2017

Una serata ad Alba, parlando di musica


Il 3 novembre ho passato una piacevolissima serata in compagnia di nuovi conoscenti, ad Alba, una fantastica cittadina in provincia di Cuneo.
Il tramite tra me e l’Associazione Alec Gianfranco Alessandria è Luciano Boero, cofondatore delle Locanda delle Fate, anch’esso residente in questo cento delle Langhe.
L’associazione è costituita da appassionati di musica, progressiva e non, e la sede costituisce la miglior location possibile se si pensa all’incredibile cornice di vinili che caratterizza le pareti.

Il mio compito era quello di raccontare qualche storia, aneddoti ed esperienze, molte delle quali condivise con alcuni dei partecipanti - quelli più o meno coetanei -, presenti come me a certi eventi antichi, esperienze incredibili e indimenticabili.
Per condurre la serata sui binari del rock, senza eccessiva nostalgia, ho utilizzato il mio book “Le ali della musica”, seguendo un canovaccio che mi ha permesso di ricordare alcuni degli episodi della mia vita, ai quali ho aggiunto stralci di video, testimonianze reali dei concerti di cui parlo nel libro.
La serata è volata via, e il pubblico ha dimostrato reale interesse, essendo di pieno gradimento l’argomento trattato.
Nel video a seguire propongo qualche minuto di serata, così, tanto per lasciare traccia dell’atmosfera familiare che si è venuta a creare.

Ed ora aspettiamo il prossimo appuntamento, quello del 24 novembre quando sarà presente il primo bassista della PFM, Giorgio “Fico” Piazza.