giovedì 26 gennaio 2023

Marco Bernard - “The Boy Who Wouldn't Grow Up”

 


Marco Bernard - “The Boy Who Wouldn't Grow Up”

(63 minuti)

 

I miei commenti ai vari album che mi vengono proposti non hanno uno schema fisso, sono molti i fattori che mi condizionano nelle scelte, ma non ho mai dubbi quando devo scrivere di tutto quanto gira intorno al mondo di The Samurai of Prog.

In questo caso il detentore dell’intero lavoro è Marco Bernard, bassista e cofondatore della band, che si mette in proprio e realizza il suo primo album solista, ispirato - o forse dedicato - a Peter Pan.

Oddio, quando si parla di Bernard e soci l’affermazione “mettersi in proprio” non è proprio la più indicata, perché non sarebbe nello “spirito Samurai” isolarsi e far prevalere l’autarchismo musicale.

E ritorno al mio concetto iniziale, quando scrivo di un “loro” disco - solista, in gruppo o in qualsiasi forma possibile - uso il metodo dell’esposizione capillare, giacché mi piace mettere in risalto tutti i partecipanti di quella che io definisco la multinazionale del prog.

Ma lo spunto nasce sempre in un punto preciso, e questa volta è Bernard che fa scoccare la scintilla e la alimenta attraverso i collaboratori di fiducia, sparsi ovunque per il mondo.

Qualche notizia generica, riassuntiva dell’album.

 


The Boy Who Wouldn't Grow Up” è un concept album di rock progressive che prende per mano gli ascoltatori e li accompagna attraverso un viaggio musicale atto a scrutare la mente di Peter Pan, l'eterno ragazzo, quello che non cresce mai.

L'album esplora i temi della giovinezza, della speranza e della lotta necessaria per aggrapparsi all'innocenza, in un mondo che richiede maturità.

Oltre a trarre ispirazione dalla classica storia di Peter Pan, incorpora l'esperienza dell’autore, della sua crescita e delle difficoltà trovate nell’affrontare le sfide dell'età adulta.

Le influenze vanno dal prog rock del 1970 alla musica sperimentale più moderna, avendo come ulteriore obiettivo quello del trasporto degli ascoltatori in un viaggio sonoro attraverso il tempo, dal passato al presente, e infine in un luogo in cui le giovani speranze e i sogni non devono mai essere lasciati indietro.

Come già sottolineato il gruppo che accompagna Bernard è corposo ed eterogeneo, fatto di compositori e musicisti di grande spessore provenienti da tutto il mondo, che in questa occasione si uniscono e ci regalano una storia significativa, che prova a fondere prog e letteratura classica lasciando sul tavolo elementi di riflessione, legati alla crescita e ai problemi che nascono al passaggio tra infanzia e adolescenza, e poi oltre…


Nell’analisi a seguire ho inserito, in corsivo, il pensiero dell’autore.

Si inizia con lo strumentale “Ouverture”, di Octavio Stampalìa:


Marco Bernard: basso Shuker

Octavio Stampalìa: tastiere

Brody Green: batteria

Steve Hagler: chitarra elettrica

Marc Papeghin: corno francese e tromba

Steve Unruh: flauto e violino


Una musica priva di lirica affida lo suscitare delle emozioni ai soli aspetti sonori, lasciando spazio alla reinterpretazione personale, e questo meraviglioso inizio spinge verso il lato onirico, che permette di raggiungere la piena libertà.

Chiudi gli occhi. Lascia che la tua mente sia libera, lascia che i tuoi pensieri volino senza peso nello spazio vuoto tra memoria e immaginazione. Non aprirli... anche quando tutto il tempo sembra cristallizzarsi in un unico, impossibile, istante. Tieniti forte! È qui che inizia il viaggio verso l'Isola che non c'è.

Un’apertura emozionante, che vede tra i partecipanti tanti nomi conosciuti, e tra questi Steve Unruh, uno dei tre Samurai.


A seguire “Never Never Land”, musica e liriche di Alessandro Di Benedetti:

Marco Bernard: basso Shuker

Alessandro Di Benedetti: tastiere

Ruben Alvarez: chitarra elettrica ed acustica

Kimmo Pörsti: batteria

Sara Traficante: flauto

John Wilkinson: voce 

Neverland è forse solo un miraggio, un desiderio che si è trasformato in sogno. Eppure, è un luogo (o forse sarebbe più appropriato considerarlo un non-luogo) che ognuno di noi ha, più vicino di quanto possiamo immaginare. In effetti, faceva parte del nostro essere quando eravamo solo bambini. Abbiamo imparato a dimenticarcene crescendo. Tieni gli occhi chiusi, e forse sarai in grado di dimenticare di dimenticare, e Neverland accoglierà la tua nuova innocenza.

Entra in gruppo Kimmo Pörsti - altra costola dei TSoP - e il ritmo diventa elemento trainante della traccia, mentre la voce di Wilkinson riesce a caratterizzare il percorso.

Un suono “hammond” molto marcato ci riporta ai fasti prog - e non solo - dei seventies mentre il rock si fonde ad atmosfere sognanti. Non manca il virtuosismo chitarristico di Alvarez, che appare come spina dorsale dell’episodio.


E arriviamo a “The Lost Boys”, con il totale intervento autorale di Mimmo Ferri:

Marco Bernard: Shuker basso Shuker

Mimmo Ferri: tastiere e chitarra addizionale

Beatrice Birardi: xylofono, bongos, tamburino e doumbek

Marc Papeghin: corno francese e tromba

Gennaro Piepoli: chitarra elettrica e acustica

Kimmo Pörsti: batteria

Steve Unruh: voce

Marco Vincini: voce 

Hai ancora gli occhi chiusi? Bene, allora, mi chiedo come puoi leggere questo testo! Ah, certo... gli occhi che tieni chiusi sono quelli della ragione. Gli occhi che leggono queste parole sono quelli della fantasia. Le vostre orecchie, ascoltando tutta questa musica, sono le orecchie dell'immaginazione! Qui, finché manterrai la ragione ben silenziata e ti lasci guidare dall'immaginazione, rimarrai un bambino, e potrai ben dire che sei con i "ragazzi perduti".

Davvero difficile descrivere il contenuto musicale di questa perla che condensa cinquant’anni di stili e visioni, tra rock, classica, prog e ricerca della melodia, caratteristica dell’album probabilmente un DNA legato alle presenze italiane.

Rimbalzo vocale tra Unruh e Vincini, con il ricordo acceso di un mondo progressive che, per chi lo segue, resta un’ancora di salvataggio.

Yes, Gentle Giant, ELP… quanti ricorda ascoltando “The Lost Boys”!

 


The Home Under the Ground” è un’altra creazione italiana, più precisamente di Andrea Pavoni, che firma testo e musica:


Marco Bernard: basso Shuker

Andrea Pavoni: tastiere

Cam Blockland: voce (Peter)

Carmine Capasso: chitarra elettrica

Adam Diderrich: violino

Audrey Lee Harper: voce (Wendy)

Marc Papeghin: corno francese

Daniele Pomo: batteria e percussioni

Steve Unruh: voce (The Lost Boys) 

Tenere gli occhi chiusi è come essere al buio ascoltando le mille voci della nostra infanzia. Ricordate tutta la spensieratezza? Guardare! (sempre tenendo gli occhi chiusi, per favore!) Non vedete anche quell'albero, proprio nel mezzo di questa stanza sotterranea? Ti ricordi quanto sembrava lungo un giorno e come il numero di giorni sembrava non avere fine? Tutto sembrava possibile. Tutto. Anche volando. Tutti noi, da bambini, sapevamo volare. Ed ora? Non aprire gli occhi! Tenere la luce spenta. Concentrarsi. Nell'oscurità, non ti senti come se stessi volando?

Una suite? Un mini-musical? Dieci minuti di intrecci vocali (tre singer, ognuno recitante una parte) per un racconto di una bellezza rara, la miscela tra rock e opera che rinfresca le idee su quali siano gli stilemi - almeno alcuni - del prog, quello basato sulla più completa libertà espressiva possibile. E poi, senza entrare in profondità e soffermandosi sugli aspetti estetici, il pezzo dovrebbe colpire in modo trasversale, dimenticando la voglia di incasellare la musica.


E arriviamo a “The Pirate Ship (Hook or Me)”, musica e liriche di Marco Grieco:

Marco Bernard: basso Shuker “JJ Burnel”

Marco Grieco: tastiere e cori

Matthew Parmenter: voce

Hans Jörg Schmitz: batteria

Marcel Singor: chitarra elettrica

Sara Traficante: flauto 

Diavolo! C'è un gancio che prova ogni trucco per afferrare le palpebre e farti aprire gli occhi! L'uomo che ha quel gancio, invece di una mano, è sul ponte di una nave pirata. Se ti coglie, ti farà fare un tuffo nel mare della concretezza! Forse è stato il primo ad affrontare tutti gli incubi che hanno preso forma, più reali della realtà, trasformandosi in un coccodrillo e mangiandosi la mano! Sarai in grado di rimanere giovane per sempre? Sarai in grado di tenere gli occhi chiusi mentre Capitan Uncino ti insegue per ricordarti quanto può essere terribile la vita?

Un'altra traccia impegnativa - e lunga - una sorta di dialogo condito da numerosi cambi di scena e da un ritornello che pone un quesito realistico e “preoccupante”:

Do you really hope to stay young forever?

Musicalmente parlando emozionante, carica di virtuosismo strumentale, con l’idea di essere al cospetto di una creazione completa, a sé stante.

 


The Return Home” è un altro strumentale “inventato” da Oliviero Lacagnina.

Marco Bernard: basso Shuker

Oliviero Lacagnina: tastiere

Marek Arnold: sax

Adam Diderrich: violino

Rafael Pacha: chitarra classica

Marc Papeghin: corno francese e tromba

Charles Plogman: chitarra elettrica

Riccardo Spilli: batteria

Sara Traficante: flauto 

Ogni viaggio ha un inizio e una fine, una partenza e un ritorno. Quando viaggiamo - soprattutto sulle ali dell'immaginazione - non sono i luoghi che cambiano, ma piuttosto noi, che li percepiamo in modo diverso. E così, quando torniamo a casa, la troviamo diversa. Gli oggetti fisici non sono realmente cambiati in nostra assenza, e le persone hanno continuato ad abitare la nostra casa, proprio come prima. Eppure, ci sembrano diversi. Tutto sembra diverso. Forse perché il viaggio ci ha cambiato? No, non cedere alla tentazione di aprire gli occhi... non ancora. Hai un ultimo piccolo grande passo da fare, ora che sei tornato a casa. 


E vai a spiegare al nuovo che avanza che esiste musica di questo spessore!

Lacagnina miscela le competenze classiche e la sua vena - da sempre - prog, e il risultato è un estratto del concetto di “bellezza musicale”, che si ottiene solo quando le idee brillanti vengono utilizzate da protagonisti eccelsi.

Difficile da spiegare a parole, qui ci vorrebbe un ascolto!

 


L’album si chiude con “Lunar Boy”, musica e testo di Marco Grieco (ispirata da “Asylum”, di Giorgio Mastrosanti) 

Marco Bernard: basso Shuker

Marco Grieco: tastiere, chitarra elettrica e cori

Giorgio Mastrosanti: chitatta Telecaster

Kimmo Pörsti: batteria e percussioni

Juhani Nisula: chitarra elettrica

Bo-Anders Sandström: voce

Steve Unruh: violin elettrico 

Ora, prima di aprire gli occhi, pensa: ti diranno che sei un "ragazzo lunare"; sopra le righe, con la testa tra le nuvole - o con le nuvole nella testa. Ti diranno che credi ancora nelle fiabe e insegui ancora i sogni. Diranno che sembri non essere mai cresciuto! Sei pronto a sopportare tutto questo? Sei pronto ad accettare il cambiamento che questo viaggio, queste parole, questa musica, hanno causato in te? Sei pronto ad essere orgoglioso di trascorrere una vita impegnata a realizzare i tuoi sogni? Sei pronto? Buono. Poi, quando questa musica sarà finita, solo allora, aprirai gli occhi. E vola, ragazzo lunare. La vita ti aspetta. 

Un inizio da ballad, da motivetto orecchiabile, usato come introduzione per dare il via ad un nuovo turbinio di emozioni; un’altra lunga traccia che contiene tutto ciò che si può chiedere alla qualità sonora, tra melodia e difficoltà di esecuzione, tra atmosfere sinfoniche e rock.

Sono molto soddisfatto di questo nuovo album, come capita sempre quando ascolto il filone Bernard and friends, ma a differenza di altre volte - in cui era necessario un tempo di metabolizzazione, i soliti due/tre ascolti - in questo caso è bastato un primo passaggio per catturare - o meglio farmi catturare - il disco nel suo insieme.

Non manca nulla, tutto adatto e centrato per il pubblico appassionato del genere, con una buona propensione all’uso didattico, visto il messaggio che Bernard propone.

Ma la bellezza non ha coordinate precise, e penso che “The Boy Who Wouldn't Grow Up” possa essere “utilizzato” da un pubblico trasversale, a patto che sia dotato di curiosità e apertura mentale.

Musicisti stratosferici, modus operandi aiutato dalla tecnologia, risultato fantastico.

Grafica unica!

 


TRACKLIST:

01 Overture

02 Never Never Land

03 The Lost Boys

04 The Home Under the Ground

05 The Pirate Ship (Hook or Me)

06 The Return Home

07 Lunar Boy

 

Registrato nel 2022

 

Prodotto da Marco Bernard e Kimmo Pörsti

Mixato e masterizzato da Kimmo Pörsti

 

Musicisti ospiti e compositori:

Marco Grieco

Octavio Stampalìa

Alessandro Di Benedetti

Mimmo Ferri

Andrea Pavoni

Oliviero Lacagnina

Brody Green

Steve Hagler

Marc Papeghin

Steve Unruh

Ruben Alvarez

Sara Traficante

John Wilkinson

Beatrice Birardi

Gennaro Piepoli

Marco Vincini

Cam Blockland

Carmine Capasso

Adam Diderrich

Audrey Lee Harper

Daniele Pomo

Matthew Parmenter

Hans Jörg Schmitz

Marcel Singor

Marek Arnold

Rafael Pacha

Charles Plogman

Riccardo Spilli

Giorgio Mastrosanti

Juhani Nisula

Bo-Anders Sandström

 

Artwork: Ed Unitsky

Video: Ted Ollikkala