domenica 31 marzo 2024

Ricordando Wegg Andersen


Il 31 marzo del 2012 Wegg Andersen, cofondatore dei TRIP, ci lasciava.
Le occasioni per celebrare lui, Billy Gray, e successivamente Joe Vescovi, non sono mancate, ma essendo oggi un giorno particolare mi fa piacere ricordare Wegg, non con miei aneddoti, ma con immagini che ho ricevuto da Mirella Carrara e Stefano Mantello, che sono stati un po’ il punto di raccolta del materiale che gira attorno ad una band che tanto abbiamo amato. Non dimentico ovviamente Bruno Vescovi, fratello di Joe, mancato recentemente, fornitore naturale di primizie del mondo TRIP.
E so che Pino Sinnone lo ricorderà nei suoi spazi.

I documenti sono infiniti e vanno dall’agenda personale di Wegg al suo curriculum, ma mi limiterò a ciò che è possibile racchiudere in un blog. 
Significativo il ricordo della sorella Inger che, pur essendo molto giovane, ha avuto la possibilità di conoscere un mondo affascinante, ormai lontano.

Inger Morris Andersen

Estratto da una lettera di Inger Morris Andersen, l’unica sorella di Wegg Andersen cofondatore dei Trip, mancato nel 2012.
Nata e cresciuta a Londra, come il fratello, vive a Newmarket, Suffolk, United Kingdom

Arvid's second home. Everyone appeared here and he took me along when I was about 14.
Alexis Korner, Cyril Davies, Chris Barber, The Yardbirds, Jimmy Page and Led Zeppelin, Keith Moon and The Who, The Rolling Stones, King Crimson, The Syn,
Jethro Tull, Jimi Hendrix, Yes and Pink Floyd.
I remember Eric Clapton and Ginger Baker seemed to be on the drums every time I went there.
There were so many clubs, hang outs and coffee bars in Soho that Wegg went to when I was too young to go. He would meet up with our elder cousin Hania who frequented the Bread Basket and did a bit of singing. Wegg would hang out in Tin Pan Alley, The Two Eyes and Heaven and Hell to get his break. Most of these were featured in the V & A exhibition.
 (Documento raro...)

TRIP 1969

Con il premio oscar  Julie Christie sul set del film "Darling" nel 1965

La preziosa rubrica telefonica, da Jimmy Page a Jeff Beck


Piper di Roma nel 1970

Viareggio,con Patty Pravo


Cisano sul Neva, 1970

Con Billy Gray nel 1969

Nel 2010 alla Prog Exhibition di Roma



sabato 30 marzo 2024

In memoria di RAY SHULMAN, mancato un anno fa


Era il più giovane dei tre fratelli dei Gentle Giant ed era considerato il collante che teneva insieme l'incredibile musica della band. L'influenza del bassista e violinista Ray Shulman può essere ascoltata in tutti i lavori più noti del gruppo, che includono The Power And The Glory, Free Hand e Octopus.

La sua morte, avvenuta all'età di 73 anni, ha lasciato un'eredità impressionante per gli aspiranti artisti che preferiscono che la loro musica abbia una vena più soddisfacente.

In un modo o nell'altro, Ray Shulman era destinato ad avere una vita nella musica. Nato l'8 dicembre 1949, è conosciuto soprattutto come membro dei Gentle Giant, ma avrebbe potuto facilmente diventare una star del violino nel mondo classico.

Ray era un talento musicale prodigioso, abile sia con il violino che con la chitarra. I suoi genitori non vedevano l'ora che entrasse a far parte dell'Orchestra Nazionale Giovanile della Gran Bretagna, ma il fratello Derek aveva altre idee. Elettrizzato dall'arrivo dei Beatles, iniziò a forgiare la propria eredità musicale, formando la sua prima band con gli amici del liceo. Un giorno, mentre provavano nella sala d'ingresso degli Shulman, Ray iniziò a strimpellare il suo violino. Notando che suo fratello era chiaramente il musicista più talentuoso nella stanza, Derek gli chiese di unirsi a lui.

"Questo è stato l'inizio del viaggio dei fratelli Shulman nel sordido ma incredibile mondo della musica popolare", dice Derek Shulman. "Ho pensato: 'Se i Beatles ce la fanno, beh, posso farcela anch'io!' Con grande sgomento dei nostri genitori, Ray preferiva suonare musica R&B e soul piuttosto che suonare Bach e Bartók. Dovrei essere dispiaciuto, ma onestamente non lo sono, perché se non fosse stato per Ray niente di quello che è successo sarebbe potuto accadere".








Compie gli anni Eric Clapton, lo ricordo attraverso un suo brano simbolo, "Layla"


Parto da una canzone per raccontare un importante episodio legato alla sfera affettiva di un grande musicista, Eric Clapton, e di alcuni “suoi amici”.
Sto parlando di "Layla", che vediamo/ascoltiamo a fine post in una versione “antica”, che vede Clapton accompagnato da amici vari (qualche Stones, Winwood ecc.) e, a seguire, in una rivisitazione più recente, unplugged, come anche io ho avuto modo di vedere nell'estate del 2006 a Lucca.
Ma vediamo cosa c'è dietro al brano. La leggenda vuole che "Layla" sia stata ispirata da Pattie Boyd, la donna allora divisa tra "Slowhand" e il suo grande amico George Harrison, amante del primo, moglie del secondo.



Clapton definisce la canzone come "una storia d'amore accaduta un centinaio d'anni fa".
Chi era... chi é Patty? Ecco come è descritta.

È stata la musa dei miti rock, ha sposato George Harrison ed Eric Clapton, con loro e molti altri ha diviso sesso, droghe, alcol e triangoli sentimentali ad alto rischio. Per lei sono nati brani immortali come "Something" dei Beatles e "Layla" di Eric Clapton. 
Patricia Ann Boyd raccontò tutto senza censura, nella biografia "Wonderful Today".

Negli anni '60 della Swinging London, dell'estate dell'amore e della controcultura, con la sua figura esile ed aggraziata, Pattie divenne un mito, un'icona di bellezza proprio come la contemporanea indossatrice Twiggy. Tanto fascino non passò inosservato fra le divinità del rock e la Boyd fu amica (per molti anche amante) di Mick Jagger e John Lennon, ma fece scalpore soprattutto il tormentato triangolo tra lei, George Harrison ed Eric Clapton.

Proprio i dettagli su questa liaison sono quelli che destano maggiore scalpore. Pare che Eric Clapton, pazzo d'amore per la Boyd, allora moglie del suo miglior amico Harrison, arrivò a minacciare di distruggersi con l'eroina se lei non fosse fuggita con lui. "Sei pazzo? risposi" si legge in "Wonderful Today", "no, è proprio così, è finita disse Clapton". 
Non lo vidi più per tre anni, fece quello che aveva detto, divenne schiavo dell'eroina. Ma lui e noi tutti prendevamo già un sacco di roba: cocaina, marijuana, stimolanti, tranquillanti".

Dietro l'estate dell'amore, i capelli lunghi e i camicioni hippie, dietro inni alla vita come "Here Comes The Sun", si nascondevano gli eccessi tossici e l'infedeltà. "George mi suonava Something in cucina", scrive la Boyd, "ma poi si infilava in camera da letto con Krissie, moglie di Ron Wood, Maureen, moglie di Ringo, e molte altre. Era ossessionato dal dio indù Krishna , sempre circondato da mille concubine. Voleva essere così".

Un triangolo di autodistruzione, con Harrison schiavo della cocaina "che gli cambiò la personalità, era sempre depresso", e Clapton che dopo essersi ripulito dall'eroina annegava nella vodka. "Mi voleva portare in una direzione che non avrei certo voluto", si legge ancora nelle memorie di Pattie Boyd, "ma quando mi cantò Layla e mi resi conto di aver ispirato tanta passione e creatività, caddi fra le sue braccia". E furono nozze e colossali bevute.

Pur non essendo la classica groupie che vive per far sesso con le rockstar, fra una tirata di coca e una sbronza al whisky, Pattie si trovò presa nel turbine. Come quella volta tra le 25 camere da letto della villa vittoriana di Clapton, a Friar Park, descritto come "un manicomio, dove tutti erano ubriachi e andavano con tutti". E quei tutti hanno nomi celebri, come gli altri tre Beatles, il manager Brian Epstein, Keith Richards degli Stones, Joe Cocker, Jimmy Page degli Zeppelin, gli amici invasati dell'induismo e dell'Oriente, John Riley, medico di Harrison a cui preparava il caffé con l'Lsd.

A me piace pensare a "Layla" come ad una bella canzone, in qualsiasi salsa la si proponga, cercando di obliare che dietro ad un riff indovinato, e a parole d'amore, si celi tanto dolore...







Ci ha lasciato Gerry Conway


 

La pagina ufficiali del festival di Cropredy conferma una terribile notizia:

 

R.I.P. Gerry Conway

Riposa in pace Gerry Conway

 


Ci è appena giunta la notizia che il nostro caro amico Gerry Conway è morto.

Gerry era un musicista incredibile e il suo impressionante curriculum è iniziato molto prima che si unisse ai Fairport Convention.

Batterista e percussionista in tante registrazioni di Cat Stevens e Fotheringay, il suo nome si è diffuso in lungo e in largo e non c'è un solo musicista vivente che non invidia il suo percorso.

Ha portato ai Fairport Convention un'impeccabile comprensione del 'feeling' e del cameratismo, in più, quando abbiamo iniziato a fare i tour acustici più tranquilli, un senso unico di sottigliezza e comprensione di ciò che era richiesto.

I nostri pensieri e le nostre condoglianze vanno alla sua compagna Jacqui e alla sua famiglia.

Riposa in pace Gerry".




venerdì 29 marzo 2024

I Lindisfarne annunciano il cofanetto di tre dischi "Mercury Years" e nuove date dal vivo (non in Italia!)


L'attuale line-up dei Lindisfarne annuncia anche un massiccio tour di 60 date nel Regno Unito

 

I folk proggers Lindisfarne hanno annunciato un enorme tour di 60 date nel Regno Unito che va da aprile fino al tradizionale spettacolo stagionale di fine tour della band all'O2 City Hall di Newcastle il 21 dicembre, e include apparizioni al Tredegar House Folk Festival di Newport, al Weyfest di Guildford e al Lindisfarne Festival.

"La gente continua ad amare i Lindisfarne e mentre questo movimento prosegue noi andiamo avanti", ride Rod Clements, membro fondatore e unico membro originale. "Ogni anno sembra di organizzare più spettacoli di quello precedente e siamo entusiasti di aggiungere l’02 City Hall nostro itinerario nel 2024".

Allo stesso tempo, un nuovo cofanetto di tre dischi, Brand New Year: The Mercury Years 1978-1979, sarà pubblicato dalla Cherry Red Records il 24 maggio. Il cofanetto include tutte le registrazioni della band per Mercury, con 15 tracce inedite su CD.

La formazione 'classica' dei Lindisfarne si riunì nel 1978 dopo che la band si era presa una pausa di due anni e firmò per l'etichetta Mercury, per la quale registrarono il doppio album dal vivo “Magic In The Air”, registrato all'originale spettacolo di reunion al Newcastle City Hall, e due album in studio, “Back And Fourth” del 1978, che generò la hit Run For Home.  e il meno riuscito “The New”s del 1979.

Una raccolta di quattro dischi di Alan Hull, l'antologia di 90 tracce Singing A Song in the Morning Light, che contiene 77 brani inediti, con diverse dozzine di titoli precedentemente non documentati, è ora disponibile per Cherry Red Records.


Lindisfane Live Dates 

Apr 4: Leicester O2 Academy

Apr 5: Newbury Arlington Arts Centre

Apr 6: Emsworth St James' Church

Apr 7: Bournemouth 02 Academy

Apr 13: Clitheroe The Grand

Apr 14: Wetherby Folk Club (The Engine Shed)

May 10: Bradford-On-Avon Wiltshire Music Centre

May 11: Pontardawe Pontardawe Arts Centre

May 12: Newport Tredegar House Folk Festival

May 17: Whitby Whitby Pavilion

May 18: Morpeth West Benridge Farm

May 24: London Cadogan Hall

May 25: Canterbury Colyer-Fergusson Hall

May 26: Banbury The Mill Arts Centre

July 14: Newcastle Upon Tyne Palace of Arts at Wylam Brewery

Aug 10: Edinburgh The Queen's Hall

Aug 16: Farnham Weyfest

Aug 23: Chepstow Castell Roc 2024

Aug 25: CottinghamFolk Festival

Aug 30: Beal (Northumberland) Lindisfarne Festival

Sep 1: London O2 Shepherd's Bush Empire (Fully seated)

Sep 12: Sunderland The Fire Station

Sep 13: Bowness-On-Windermere The Old Laundry Theatre

Sep 14: Bowness-On-Windermere The Old Laundry Theatre

Oct 3: Stockton-On-Tees ARC - Stockton Arts Centre

Oct 4: Lowdham Village Hall

Oct 5: Grantham Guildhall Arts Centre

Oct 6: Bury St Edmunds The Apex

Oct 19: Stroud Subscription Rooms

Oct 20: Frome Cheese and Grain

Oct 29: Milton Keynes The Stables

Oct 30: Halifax Victoria Theatre Halifax

Oct 31: Settle Victoria Hall

Nov 1: Settle Victoria Hall

Nov 2: Lytham St Annes Lowther Pavilion

Nov 17: Worcester Huntingdon Hall

Nov 27: Carlisle Old Fire Station

Nov 28: Carlisle Old Fire Station

Nov 29: Morecambe The Platform

Nov 30: Forfar Angus - The Reid Hall

Dec 1: Aberdeen Lemon Tree

Dec 6: Kinross Backstage at the Green Hotel

Dec 7: Kinross Backstage at the Green Hotel

Dec 13: Manchester The Stoller Hall

Dec 14: Liverpool Liverpool Philharmonic - Music Room studio

Dec 15: Liverpool Liverpool Philharmonic - Music Room studio

Dec 21: Newcastle Upon TyneO2 City Hall

 

 

 


mercoledì 27 marzo 2024

Valerio Billeri-Fabio Mancini: “Verso Bisanzio”


 

Valerio Billeri-Fabio Mancini

“Verso Bisanzio”

Moonlight Record

 

Per l’ottava volta in undici anni mi appresto a commentare un album di Valerio Billeri, e ciò mi serve per sottolineare che ho avuto modo nel tempo di assistere ai cambiamenti che caratterizzano la vita di un musicista che, grazie alla sua arte, riesce a fissare per sempre e per tutti le tappe di una normale evoluzione personale.

Il filo conduttore che lega l'insieme dei suoi progetti, e che va oltre i contenuti, è la ricerca del minimalismo espressivo, tipico del blues - genere che mi ha permesso di avvicinarmi a Valerio molti anni fa -, idea che spesso cozza con l’esuberanza giovanile, quella che spinge verso la ricerca della complessità a tutti i costi, tanto per “rimirarsi allo specchio”. Il concetto di composizione/proposizione che muove i progetti di Billeri non prevede fiocchi di abbellimento formali, perché la grande bellezza risiede nel contenuto, ed è questo un modus propositivo che sfida le leggi della comunicazione.

Bluesman, folkman, chitarrista, poeta, sempre in equilibrio tra passato e attualità, Valerio Billeri ci propone ora “Verso Bisanzio”, album realizzato assieme a Fabio Mancini. Per conoscere un po’ della loro storia e info sull’album cliccare sul link a seguire….

https://athosenrile.blogspot.com/2024/03/valerio-billeri-e-fabio-mancini-verso.html


Sono sette i brani che compongono l’album, con la presenza di una cover, la finale “Summer in a solitary beach” di Battiato. Mancini è autore dell’unico brano strumentale “Finis Terrae”.

Siamo di fronte ad una città divina ed a un sogno lungo un’eternità e i personaggi che si muovono nel disco chi attraverso o la morte o il sogno o la brama di un ritorno a casa o di una nuova terra la scorgono per un attimo… meravigliosa, accecante un miraggio. (Billeri)

Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul… un viaggio in quella terra… in quelle terre… provoca azione catartica inaspettata, e in questo caso faccio riferimento ad esperienza personale.

Il viaggio di Billeri, recente o lontano, reale o immaginato, porta a tracciare un percorso interiore composto da riflessioni e figure che prendono forma nel corso dell’ascolto, mantenendo sempre il modus minimalista che si sintetizza nella triade voce/chitarra/violino. Ed è proprio quest’ultimo strumento che crea atmosfere orientaleggianti che evocano la cultura mediterranea e il profumo magico della storia rivisitata e sognata secondo un disegno personalizzato e ragionato.

Il fil rouge di questo concept album riporta a considerazioni legate allo sgomento procurato dal buio, inteso come metafora del “non conosciuto”, un limite, superato il quale ci si troverà di fronte l’impossibilità di gestire il futuro, ammesso che questo esista. Ogni cambiamento reca in sé insicurezza e disagio, ma appare complicata l’accettazione di una totale fine materiale a favore di un nuovo inizio intangibile, verso orizzonti che appaiono dai diversi contorni in funzione del grado di fede che ci accompagna.

Sintetizzo…

Si parte verso un percorso onirico alla ricerca della medicina che possa lenire il dolore e Bisanzio appare come il luogo perfetto; i protagonisti sono anime comuni, magari figure perfette rispetto ad occhi terzi ma cariche di segreti da custodire con tenacia. Rifugiarsi nei sogni potrebbe essere una soluzione soddisfacente, ma a tempo determinato, mentre cercare appagamento nell’arte e nell’impegno conseguente unisce il giusto pragmatismo di cui si ha bisogno anche navigando mari sconosciuti.

La fede e il credere in un qualsiasi Dio aiuteranno e permetteranno di sopportare ogni tipo di intemperia.

Forse arriverà il momento del ritorno ai passi iniziali, come un circolo che deve chiudersi a tutti i costi, e dopo l’approdo arriverà una nuova partenza, perché “il viaggio” alla ricerca di nuovi mondi - e di sé stessi - è caratteristica imprescindibile dell’essere umano.

Billeri e Mancini propongono sette tessere di un mosaico dalla bellezza estetica e contenutistica uniche.

Brani asciugati e scarni, privi di orpelli, ma carichi di sonorità coinvolgenti che diventano il carburante per il passaggio di pensieri profondi, di alta valenza culturale, argomenti che accompagnano la nostra vita ma la cui importanza si acuisce nel periodo della maturità.

È questo il cantautorato che preferisco e che consiglio!

 


I BRANI

1 VERSO BISANZIO

2 IL SIGNORE D'ORO

3 ELECTRA

4 FINIS TERRAE

5 STABAT MATER

6 NOSTOS

7 SUMMER IN A SOLITARY BEACH









Valerio Billeri e Fabio Mancini -"Verso Bisanzio"-Bio degli autori e presentazione


Verso Bisanzio 


Questo nuovo album di Valerio Billeri è vecchio. Nel senso di antico, non di stanco. Anzi, c'è un'energia possente, vigorosa, in queste poche, scarne, canzoni, l'energia quella vera, quella trattenuta.

È antico questo album perché è “originale”, risale su o se vogliamo indietro, verso la fonte, l'origine. Sto parlando delle origini del cammino musicale di Billeri che ha sempre amato ripercorrere i grandi miti poetici e letterari, pensiamo all'album Pequod, ma anche le origini del mondo, o almeno dell'Occidente, che si trovano proprio lì, a Bisanzio, cioè in Asia, in Medio Oriente, a metà strada tra Roma e Atene da una parte e Gerusalemme dall'altra. E qui c'è Bisanzio sin dalla prima canzone, la title track, e c'è Gerusalemme. Verso Bisanzio, che prende lo spunto da Yeats, cioè verso Ilio, Troia. Che è il luogo da cui si parte per tornare a casa, come raccontavano gli antichi poeti e come canta oggi Billeri in Nostos (appunto: ritorno).

Le due canzoni si richiamano in modo circolare, aprendo e chiudendo simbolicamente l'album; se in Verso Bisanzio lo sfondo, il colore, è quello del tramonto (“scendi dal cielo/ tramonto d'oro”) in Nostos la luce è quella dell'alba (“guarda dove s'alza il sole”) e se in Verso Bisanzio le vele sono in ­amme, in Nostos “spinge il vento le tue vele”, tutto a indicare una nuova ripartenza, e allora forse il navigante non è tanto Ulisse ma Enea che fa vela verso la nuova/antica patria, Roma, così amata dal cantautore.

Ma non solo la Grecia e Roma, qui c'è anche Gerusalemme, ovvero la spiritualità, il sacro: già nella prima canzone dell'album Billeri deve ammettere che è necessario togliersi “le

scarpe da lavoro”. Ed entriamo con lui nella cruna della storia, nel crocevia del tempo, dove umano e divino si incontrano e misteriosamente si abbracciano.

Tutto questo è lo Stabat Mater di Billeri, secondo brano dell'album che ci dona versi come questi: “Stava la madre / davanti a suo ­glio / contorto come un rovo / sul freddo legno / e malgrado gli angeli / cantassero il Gloria / stava la madre / con la sua memoria”. Canzone vertiginosa anche a livello teologico, con il mix tra il Venerdì Santo e il Natale (con il Gloria cantato dagli angeli), tra la morte e la nascita, ma canzone che anche detta la sonorità di tutta la raccolta. Una sonorità che può essere riassunta in quel “contorto come un rovo”.

C'è un suono torvo, livido, in queste canzoni che sembrano fatte di “sabbia e sale” come Billeri canta nella title track. E qui troviamo anche le altre origini, quelle del cammino musicale di Billeri che in questa nuova opera prosegue nel lavoro michelangiolesco di “ablatio”, di scavare e togliere.

Il cantautore si inoltra nel bosco di cui canta in Electra, in un “cuore scuro”, dove la conoscenza si ferma e deve lasciare spazio ad altro.

Un album antiilluminista si potrebbe dire, perché fatto di materia, carne e sangue e di un lavoro di lima che riduce tutto all'essenziale, per far splendere il “marmo” di queste canzoni ruvide, aspre e levigate. Viene in mente l'album Nebraska di Springsteen, o The Boatman's call di Nick Cave. O forse qualcosa ancora più folk, scritto oggi ma che risale a millenni fa, contemporaneo di qualche aedo greco o profeta veterotestamentario, e tutto sta insieme, passato e presente, concentrato in pochi semplici accordi e nell'abbraccio fatto di parole/pensieri/ricordi di Maria, la Mater che tiene e trattiene “attimi e anni”.

Andrea Monda

Valerio Billeri, cantautore romano con 11 dischi all'attivo. Una carriera musicale che inizia nei primi anni ’90 e va dal blues e al folk americano delle origini al rock, fino alla musica elettronica.

Durante il suo percorso, Billeri ha ricevuto diversi riconoscimenti, uno fra tutti, la targa per il secondo posto al Premio De André.

Emblematico della sua visione artistica è l’album "Giona” (2016): un lavoro dai suoni essenziali che esplora con forti immagini evocative un mondo fatto di migrazioni, lavoro e caccia alla balena bianca.

Valerio, appassionato di storia, ha inoltre musicato nel 2019 le poesie di Gioachino Belli in chiave folk/blues nel disco“Er tempo bbono” edizioni Folkificio.

Nel 2020 esce il nuovo lavoro in studio "La trasfigurazione di delta blind billy" con la collaborazione dello scrittore e giornalista Rao Vittorio Giacopini, l'album nella prima settimana raggiunge la top 50 classifica album ITunes.

Nel 2022 vede la luce il secondo album incentrato sui sonetti di Giuseppe Gioachino Belli:il titolo è "Er Tempo Cattivo".

Nel 2023 Billeri lavora al progetto "Electra" e partecipa, insieme a grandi nomi dello spettacolo italiano come Antonella Ruggiero, Ascanio Celestini e Flavio Insinna, al triplo album "Sharida. Tracce di libertà" a sostegno del Centro Astalli per i rifugiati.

Fabio Mancini inizia da giovanissimo a suonare in gruppi di musica originale e non come violinista, per poi perfezionarsi anche come cantante, chitarrista acustico e flautista. Nell'arco di più di un decennio è stato (come membro fisso e come ospite) in numerosi progetti che vanno dal folk irlandese e dalla world music al rock, al country, al blues, al cantautorato italiano. Scrive e arrangia pezzi da circa dieci anni. Ha pubblicato due album in inglese come The Lefthander e due album e un EP in italiano col proprio nome all'anagrafe; ha prestato violino, chitarra, voce e/o arrangiamenti all'album d'esordio dei Sottotraccia, al primo singolo di Simone Ruggiero (vincitore del premio Aquara Music Fest) e in diverse occasioni a Valerio, con cui si è trovato anche diverse volte sul palco.

Al momento vive a Vienna e suona con la dublinese Susan Shea, interprete della tradizione folk, e il talentuoso songwriter londinese Dan Raza, oltre a unirsi spesso a formazioni jazz/blues locali e a portare avanti la sua dimensione solista chitarra e voce.





lunedì 25 marzo 2024

Resoconto di quanto accaduto a Parma il 24 marzo 2024, nel corso della presentazione del libro "1973..."

 

Il tour di presentazioni del libro “1973, l’anno cruciale della musica raccontato in 73 dischi leggendari”, approda a Parma, città “amica” essendo il luogo di vita di Andrea Pintelli, uno degli autori del book. Gli altri due curatori sono Angelo De Negri e Athos Enrile.

Orario inusuale quello proposto dalla Feltrinelli - ore 11 della domenica mattina - all’interno di un contesto che ha a che fare col concetto di “domenica mattina in rock”.

Come è avvenuto quasi sempre nelle occasioni pregresse, le parole che da sempre caratterizzano questo tipo di eventi sono state accompagnate da alcuni brani musicali suonati in acustico, estrapolati dalle tante set list che il book propone; nello specifico parliamo di quattro titoli: “Desperado” e “Doolin Dalton” degli Eagles, “I’m one” dei The Who e “Simple Man” dei Lynyrd Skynyrd.

Tra gli autori presenti Andrea Pintelli e Athos Enrile guidati da Roberto Ceresini e Pierangelo Pettenati, mentre la sezione musicale era composta dal driver Roberto Storace, da Marco Briano e Athos Enrile.

Il video di una trentina di minuti che propongo a seguire sintetizza quanto accaduto, ma anticipo che, nonostante l’orario e la celebrazione della Domenica delle Palme, si è registrata una buona partecipazione di pubblico, all’interno di una location dalle dimensioni extralarge, molto vissuta e pregna di cultura.

Musica, letteratura, arte, ma… anche il cibo è cultura, e la guida del parmense Pintelli è risultata preziosa anche su questo versante….

Vediamo ora cosa è accaduto…





giovedì 21 marzo 2024

Un ricordo di Leo Fender a 33 anni dalla sua morte



Il 21 marzo del 1991, all’ età di 82 anni, moriva Leo Fender, il fondatore della Fender Musical Instruments Corporation.
Gli strumenti musicali progettati e realizzati da Leo Fender hanno rivoluzionato la storia della musica del XX secolo. Oggi il marchio Fender è uno dei più gloriosi e diffusi tra gli appassionati di chitarre elettriche.

Clarence Leonidas Fender nasce il 10 agosto 1909 nei pressi di Anaheim, nello stato della California (USA), da genitori agricoltori. Da giovane prende qualche lezione di pianoforte e di sassofono ma, fin dal 1922, è l'elettronica, che coltivava come autodidatta, a diventare la sua prima passione. Leo Fender si diploma nel 1928; all'epoca aveva già costruito una piccola radio amatoriale e alcuni impianti di amplificazione, che affittava per guadagnare qualche dollaro.


Leo Fender non emerge come musicista, non è nemmeno un liutaio e neppure un ingegnere. La sua passione è quella di un'autodidatta, sperimentatore instancabile, curioso e determinato nel raggiungere gli obiettivi ricercando il massimo della qualità. Eclettico e geniale, Fender era un uomo dalle molteplici competenze che sapeva circondarsi delle persone giuste. In una sintetica analisi del suo lavoro, dal punto di vista economico, oggi possiamo dire che Leo Fender aveva intuito prima d'altri il significato della produzione si strumenti musicali per un mercato di massa, e negli anni '50 e '60 è stato per gli strumenti musicali ciò che Henry Ford è stato stato per l'industria automobilistica americana negli anni '20 e '30.
Finiti gli studi Fender comincia a lavorare come ragionere per il dipartimento autostradale dello stato della California. Nel 1934 sposa Esther Klosky.

A causa della cosiddetta "grande depressione" statunitense, Leo perde il lavoro. La passione per l'elettronica però non si è mai spenta. Persona creativa e piena di risorse,  nel 1938, non ancora trentenne, decide di aprire a Fullerton il "Fender's Radio Service", un negozio-laboratorio di elettronica. Qui vende e ripara radio insieme ad altri vari congegni elettronici. Tutto questo accadeva in un momento storico in cui gli Stati Uniti si trovavano lanciati in un'inarrestabile corsa all'innovazione tecnologica.
L'interesse per la musica si avvicina poco a poco. Con il passare del tempo si fanno sempre più numerosi i musicisti che si rivolgono a lui per riparare i propri strumenti e amplificatori. Tra questi c'è Doc Kauffman, che aveva lavorato per la Rickenbacker, casa produttrice di chitarre. I due approfondiscono il loro rapporto e insieme compiono vari esperimenti. Nel 1944 fondano la "K&F Company" per produrre chitarre hawaiane e amplificatori.
Due anni più tardi, nel 1946, la società si scioglie. Leo fonda la "Fender Electric Instrument Company", decidendo di abbandonare le radio e la piccola elettronica per concentrarsi sugli strumenti musicali.
Nel 1950 è il primo a mettere in commercio una chitarra elettrica a corpo pieno (cosiddetta "solidbody"): il modello "Broadcaster" coincide con quella che oggi è universalmente nota come "Telecaster".
Nel 1951 inventa il basso elettrico "Precision". Nel 1954, con l'azienda in pieno processo di espansione, crea quella che può essere considerato il suo modello più emblematico: la "Stratocaster".


Le caratteristiche salienti della Stratocaster sono: il ponte, che prevede la regolazione separata di ciascuna corda con applicato il "tremolo sincronizzato" (meccanismo per ottenere un particolare effetto di modifica dell'intonazione della corde attraverso una leva); il corpo, in frassino, efficacemente sagomato e smussato per ottenere leggerezza ed ergonomicità, con la doppia spalla mancante per agevolare il raggiungimento delle note in fondo al manico; il manico, in acero avvitato al corpo, con anima di acciaio interna regolabile, e con tastiera ricavata direttamente su di esso; tre pickup a bobina singola, forniti di tre controlli (volume, tono per il pickup al manico e tono per il pick up centrale) e di un selettore per i pick up facilmente raggiungibili con la mano destra.
Nei dieci anni successivi la Fender continua a crescere: il successo è frutto di una congiuntura economica fortunata, ma anche del lavoro e della creatività dell'instancabile fondatore, che continua a migliorare i vecchi modelli oltre a produrne di nuovi.
La gestione sempre più complessa e gli investimenti sempre più alti portano Leo Fender a maturare l'idea di vendere l'azienda e il proprio marchio alla CBS (Columbia Broadcasting System), una multinazionale interessata ad espandersi nel settore degli strumenti musicali. Lo staff originale rimaneva confermato: Leo Fender con alcuni suoi fedeli collaboratori (tra cui George Randall, Don Fullerton e Forrest White) firmano un contratto di cinque anni per garantire continuità alla produzione.
Tra il 1965 e il 1971 Leo lavora come consulente del settore "Ricerca e Sviluppo" della nuova Fender. Il suo nome rimane comunque protagonista di altri importanti progetti, come ad esempio quello del pianoforte elettrico Rhodes.
Nel frattempo i vecchi compagni uno ad uno lasciano il loro posto alla CBS. 
Nel 1972 quando Forrest White lascia la CBS per fondare la "Music Man" e produrre amplificatori, Leo Fender lo segue. Il suo contributo dà avvio alla produzione di chitarre e bassi: Fender si trova pertanto a competere con il proprio nome.
Negli anni '70 il marchio Fender e la sua fama sono solidi e consolidati, tuttavia sono pochissimi quelli che conoscono la storia di Leo e del suo ruolo chiave svolto nella costruzione del marchio.





mercoledì 20 marzo 2024

PAOLA TAGLIAFERRO & LA COMPAGNIA DELL’ES-"FOR THE LOVE OF GREG LAKE"

 

PAOLA TAGLIAFERRO & LA COMPAGNIA DELL’ES

"FOR THE LOVE OF GREG LAKE"

Manticore Records


Paola Tagliaferro arrives at the second recording experience dedicated to "Mr. Voice" Greg Lake, but "FOR THE LOVE OF GREG LAKE" is the first production as an artist of Manticore Records, a symbolic and historical label that needs no introduction for those who have fresh memories of the progressive music of the 70s, for all the others it will be easy to fill the gaps with some targeted visits on the net.

Incidentally, the Manticore landmark is currently Regina Lake.

Paola Tagliaferro is not looking for copy paste, but gives the personalization of existing art. However, unlike what any musician could do, perhaps rightly eager to give a tribute to some genius of the past certainly studied in detail for the occasion, Paola lives Greg Lake on a daily basis... It's in his home, in his existence, in his way of thinking.

Listening, song after song, gave me a feeling that was difficult to explain, as if I were in the presence of new music, brand new, but of which I already had brief knowledge.

I'll leave aside any kind of technicality to say that I was really excited, and this is enough for my current way of conceiving music.

The team work, enclosed in the name "La Compagnia dell'Es", reveals itself as a true ensemble that forms a single body with the frontwoman.

It is not a given, these are the cases in which we tend to imagine that good, very good musicians, can be the mere technical support for those who lead the project; I don't think this is the occasion, because the sound I perceived is that of a real band, and that's what you expect, for example, during a live show, and this overcomes any kind of personal need that only those who have the ownership of the project know in detail.

I think at this point it's clear that I'm very satisfied with an album that I've listened to three times, which is necessary for a basic metabolization.

Let's come to a minimum of story, song after song, an action that also allows us to remember - or discover - immortal music.

The screening of the tracks must not have been easy, because the amount of material available is truly remarkable, but Paola tells how she was totally free in her choice, with Regina's only desire to "fish" in the solo Greg's box as well. It is therefore to be imagined that the songs are the result, above all, of personal involvement and generic technical possibilities.

To look for objectivity, before this comment of mine, I listened to the two versions of each piece, the original one and the revisitation, and I must say that I had no difficulty in curbing the sterile exercise of comparison, because the new face contains the characteristics of Paola Tagliaferro, which means much more than a work of covering.


It starts with IT HURTS, taken from the self-titled album of Greg Lake's solo debut, released in 1981.

Originally a sort of ballad, very suitable for that temporal context, but Tagliaferro's version appears as updated, intended as wide-ranging pop rock, a sort of song representative of the spirit of the project, and I don't think it's a coincidence that a video was made...

This was followed by WATCHING OVER YOU,a lullaby written by Lake, with the help of Pete Sinfield for lyrics, and contained in "Works Volume 2", ELP's eighth album in 1977. 

Paola maintains the acoustic and intimate dimension, preserving the original spirit but providing a passionate and heartfelt interpretation, accompanied by the trusty Pier Gonella on acoustic guitar and Gino Ape on xylophone. Also on this occasion it is possible to show the video.

With the third episode, my mind flies backwards and the time spaces tighten.

STONES OF YEARS is a fragment of the Tarkus suite, taken from the 1971 album of the same name.

In this case I felt the need to maintain a certain aulicity, an atmosphere that in my opinion had to be preserved beyond any personalization, and I must say that PT is very skilful and sincere in his interpretation. I imagine that Luca Scherani, in his piano passages, had to carry on his shoulders all the weight of the history of prog!

LEND YOUR LOVE TO ME TONIGHT fu scritta con Pete Sinfield e comparve in Works Vol. 1" del 1977.

A beautiful version that Paola draws from the vast repertoire of ballads, a reinterpretation that gives a specific atmosphere, a seventies perfume that goes beyond the genres of which Lake was the standard-bearer.

I didn't remember this piece and captured it with great pleasure.

THE ONLY WAY is another track that releases sacredness and that sees in the foreground the intertwining of voice and keyboards, with the cumbersome initial authorial presence of a certain J. S. Bach.

Also in this case the container from which to extract is Tarkus, and even if in these cases we focus more on the musical and interpretative aspects, Greg's message is very current and appears a perfect dress for Paola's exhibition, being a song that explores the themes of spirituality, the search for truth and answers about the universe and human existence. A dress that the author wears perfectly, elegantly and respectful of the proposed themes and those who wrote them.

Track number six draws on a more recent repertoire compared to the glories of ELP.

 AFFAIRS OF THE HEART was written by Geoff Downes in addition to Lake, and was included on ELP's eleventh album, Black Moon, released in 1992, that is, in the post-punk era, a period in which the progressive rock scene was evolving and incorporating influences from post-punk and new wave music.

The meanings could be different, not only the most obvious ones related to the man/woman relationship that has always animated the musical world, but Paola's way of exposing imposes a sentimental image, at times poignant, certainly channeling emotions.

With I TALK TO THE WIND, we are given the opportunity to go back to Greg's origins, when King Crimson officially - and I think unconsciously - inaugurated the era of progressive music with their In the Court of the Crimson King: it was 1969!

Nothing brainy and complex, but this is a song that appears as a blank canvas that takes color and shape as you approach the end. Giulia Ermirio's viola contributes to the poetic creation and Paola materializes an action that is easy to understand, that "talking to the wind" symbol of an impossible communication, in search of answers that will hardly be found.

Wonderful.

And we come to ALL I WANT IS YOU, written by Greg Lake and Peter Sinfield, a song from "Love Beach", the ninth album by Emerson, Lake & Palmer, released in 1978.

Tagliaferro chooses another rock ballad and the guidelines can be guessed from the title, which refers to the concepts of love and desire. The text describes the intensity and depth of the protagonist's feelings towards the loved one, and the state of mind springs spontaneously during the listening, from which one benefits, also, for the accuracy of the purely musical aspects.

The temporal context is also clear, as each piece refers to a precise musical period.

The album ends with a top piece, THE GREAT GATES OF KIEV, estratto dall'album “Pictures at an Exhibition” (1971).

Greg Lake joins forces with Mussorgsky to tell the story of the triumphal entry into the Great Gate of Kiev, a symbol of Russia's power and grandeur, with the aim of making us reflect on the cyclical nature of life and the hope for a better future: more than fifty years have passed but some lyrics seem to have just been written!

This could probably have been the most complicated choice, a track of absolute beauty - and importance - that requires a vocal performance that can excite and a complicated and adequate musical section.

Paola Tagliaferro manages to hit the target and her working group demonstrates its professionalism and the state of aggregation in place.

The piece itself gives the idea of the closing of the circle, of the completion of the project... I applaud the choice and the consequent result.

I would also like to point out the work of Dario Canepa, a musician I don't know personally but who convinced me for his elegance and measure, knowing how to tiptoe into such a delicate project was not easy.

A special mention goes to Pier Gonella, who has been involved in Paola's projects for years, a sound engineer, in this case also on bass, as well as electric and acoustic guitar.

Paola Tagliaferro offers a beautiful work, which makes it easier for the oldest souls to travel backwards that everyone, or almost everyone, needs from time to time; But alongside the celebrations - of a myth and "his" music -, as well as a result linked to empathy between different souls, we can/will have to look at everything from a less romantic, more technical/musical point of view, "limiting" ourselves to enjoying an album that, thanks to a great teamwork, should fully satisfy every type of sensitive and virtuous listener.

Well done Paola, your spirit guide will be very happy with you!

The Company of the Id that collaborated on this project was formed as follows:

Paola Tagliaferro (vocals), Pier Gonella (guitar and bass), Luca Scherani "piano and keyboards", Giulia Ermirio (viola), Dario Canepa (drums) and Gino Ape (xylophone).

All the musicians wrote the arrangement of the parts assigned to their instruments.

The album was recorded and mixed by Pier Gonella and Paola Tagliaferro, with the Artistic Production of Paola Tagliaferro and the Artistic Co-Production of Regina Lake who is also the Cover Design.

They are all very good professional musicians, qualified and enthusiastic about the project. Pier Gonella has been an important collaborator of mine for eight years, with him I have made three albums as a musician and as a sound engineer.

Giulia Ermirio has recorded her viola in some songs contained in my last three albums.

Luca Scherani is on his first album with La Compagnia dell'ES.

Dario Canepa is at his first experience with La Compagnia Dell'ES.

Gino Ape of Enten Hitti is the second time that he collaborates with La Compagnia Dell'ES, guest in some songs.