venerdì 20 agosto 2010

Ma come si impugnano le bacchette?



In occasione del mio commento al concerto di Steve Hackett, a Savona, avevo evidenziato un particolare legato alla performance di Gary O’Tole, il batterista del gruppo. Mi riferisco all’impugnatura delle bacchette, cambiata più volte nel corso della serata, fatto inusuale:
Nel post evidenziavo la differenza tra le due impugnature, sottolineando che:
Esiste un impugnatura “timpanistica”, in cui le bacchette vengono utilizzate allo stesso modo, come prolungamento del proprio braccio, mentre altri batteristi usano l’impugnatura tradizionale, con la bacchetta sinistra( per i destri) che passa inclinata tra il pollice e l’indice”.
Sin qui niente di strano, ma normalmente si usa una sola tecnica, quella con cui ci si trova a proprio agio.
Vedere l’alternanza di impugnatura ha solleticato la mia curiosità, soddisfatta dall’intervento del Maestro Flavio Scogna, Direttore d’Orchestra di fama internazionale, profondo conoscitore dei segreti e dei particolari legati a ogni famiglia di strumenti, che mi ha ricordato che esiste una terza tecnica.




Ecco uno stralcio della sua risposta al mio quesito.
“ … A proposito delle due tecniche di impugnatura delle bacchette, la prima è in uso presso i timpanisti ( e di conseguenza in ambito diciamo classico ) e la seconda è di derivazione jazzistica, ma viene utilizzata anche in ambito classico quando si suonano le cosiddette pelli (tamburo rullante, toms, ecc.).
Di solito nel rock si passa da un'impugnatura all'altra per ottenere un maggior vigore di suono (naturalmente il suono più rude e materico si ottiene con la tecnica dell'impugnatura diretta ).


Ci sarebbe una
 terza impugnatura, cosiddetta dello "stick control" cioè di un rimbalzo della bacchetta tra le dita e la mano (sempre inizialmente in uso jazzistico e poi confluito nella tecnica della percussione classica); ciò permette l'esecuzione di passi molto rapidi e, soprattutto, di bilanciamento percussivo tra le due mani; per esempio questo è quello che richiedo ai professori quando dirigo il Bolero di Ravel".
Ho trovato in rete un video di Stefano Bertolotti che "racconta visivamente le differenti impostazioni.