Athos Enrile
MUSICA... MUSICA... MUSICA... MA NON SOLO.
mercoledì 20 novembre 2024
20 novembre- Il sogno di Scott Halpin, batterista degli Who per un giorno
Alla UniSavona i corsisti parlano di YES e PINK FLOYD
Nuova puntata dedicata al Rock Progressivo, il 20 novembre, alla UniSavona.
Tra i vari argomenti, l’aggiunta di un paio di linee guida
del prog - dopo essersi soffermati nelle lezioni precedenti sulla lunghezza dei
brani e sulla contaminazione classica - ovvero, l’uso massiccio del concept
album e una spiegazione basica dell'utilizzo dei tempi dispari.
Dopo una toccante presentazione personale di Marco, che si è commosso nel corso dell’esposizione, ricordando la musica e le relazioni di un tempo…
… si è passati alla conclusione, al meno per il momento, del
capitolo “YES”.
Impossibile entrare nei dettagli di una band che ha oltre
mezzo secolo di storia alle spalle, cosa comune a tutti i gruppi di cui si
parlerà, per cui ciò che ci è concesso dal tempo disponibile è incrociare
storie, aneddoti e musica.
Per quanto riguarda la narrazione, Renata si è preparata con cura sulla copertina di “Fragile” e sulle opere dell’Art Design Roger Dean, entrando nei dettagli della sua opera e illustrando la copertina, sia dal punto di vista tecnico che da quello dei significati intrinsechi.
A seguire una serie di ascolti mirati, tratti da differenti
momenti di vita degli YES.
Dopo qualche scambio di idee dedicato al peso che musica e
liriche producono sul risultato finale si è passati ad una esercitazione atta
ad introdurre i Pink Floyd.
Franca ha letto l’incipit basato sulla storia romanzata di Clare Torry, e, dopo aver svelato cosa si celava dietro il racconto (la performance di Torry in occasione della creazione di “The Great Gig In The Sky”), è partito l’ascolto, influenzato, anche, dalla proiezione del prisma impresso nella copertina di “The Dark Side Of The Moon”, e dal ruotare del vinile.
A seguire, alcuni discenti, dopo aver raccolto le idee ed elaborato l’esperienza appena vissuta, hanno espresso il loro sentimento immediato post fruizione del brano.
Che dire, un’altra bella giornata di musica, intensa e
partecipata, mentre il tempo vola, senza che… il docente se ne accorga!
Il singolo a sorpresa di Natale 2023 di Steven Wilson, "December Skies", uscirà in versione fisica il prossimo dicembre
"Non pensavo di avercela
fatta": Steven Wilson ha pubblicato una canzone natalizia a sorpresa nel
2023 dopo un'improbabile sfida da parte di un amico
Steven Wilson pubblicherà una versione fisica del suo singolo stagionale December Skies il 6 dicembre
Originariamente pubblicato in sordina l'anno scorso tramite il canale YouTube di Wilson e accompagnato da un video opportunamente assistito dall'intelligenza artificiale di Miles Skarin, December Skies ha rapidamente e silenziosamente accumulato oltre 200.000 visualizzazioni in pochi giorni. Il brano, scritto originariamente come esperimento dopo che un amico aveva sfidato Wilson a creare una canzone natalizia, cattura la solitudine e la bellezza riflessiva della stagione invernale.
"Poco prima di Natale l'anno scorso, un mio amico mi
ha sfidato a scrivere una canzone natalizia, cosa che non avevo mai pensato di
fare prima", ricorda Wilson. "La mia roba è troppo miserabile
per essere usata come una gioiosa canzone natalizia, ho pensato, ma con una
versione AI di me stesso che mi ha aiutato con alcuni testi adatti alla
stagione, il risultato è stato December Skies.
È stato registrato rapidamente in un weekend con un piccolo aiuto del mio amico Randy McStine alla chitarra solista e ai cori, e pubblicato online qualche giorno prima del Natale 2023. Devo dire che sono incredibilmente soddisfatto di come è uscito, quindi, sono super felice che avrà di nuovo il suo momento questo Natale, e anche in forma fisico!"
December Skies sarà disponibile come CD in edizione limitata e vinile da 7
pollici con versioni vocali e strumentali della canzone, più tre esclusive
cartoline di Natale di Steven Wilson illustrate da Hajo Mueller, che ha anche
creato la copertina. Sarà inoltre pubblicato in Dolby Atmos e audio spaziale su
Apple, Tidal e Amazon, oltre a una versione audio standard su tutte le altre
piattaforme di streaming.
Wilson ha anche appena annunciato una quarta data al Palladium di Londra il 20 maggio come parte del suo tour The Overview del 2025. Wilson pubblicherà il suo nuovo album, The Overview, prima del tour.
martedì 19 novembre 2024
Gianni Venturi: il suo ultimo lavoro poetico si intitola "Succo di tenebra che goccia"
Ancora una volta incontro la poesia di Gianni Venturi, artista che conobbi molto tempo fa
nel ruolo di musicista e che negli ultimi tempi ho visto più volte allargare i
confini del suo modus espressivo; ma non ci si improvvisa, in questo caso,
poeta, solo che, ad un certo punto del percorso, ci si trova sorprendentemente a
proprio agio mettendo in evidenza ciò che in gioventù si tendeva a celare, per
pudore forse, magari per vergogna, ma quando l’elemento anagrafico ci annuncia
che il tempo scorre veloce e che la riservatezza e la discrezione non hanno più
ragione di esistere, gli argini si rompono e la piena del fiume inonda tutto
ciò che trova innanzi a sé.
Sono solo congetture le mie, non conosco nel profondo la
storia personale di Venturi, ma il fatto che ad ogni suo progetto poetico -
oltre che quello musicale - il suo pensiero arrivi anche a me, mi autorizza a
commentare, non dal punto di vista “tecnico”, non ne ho le competenze, ma da
quello emozionale, immedesimandomi e scrivendo di getto ciò che la sua
scrittura mi suscita.
La prendo alla larga, partendo dal ruolo della poesia e dai
suoi tanti volti, iniziando dal concetto di strumento per esprimere le emozioni
più profonde, i pensieri più intimi e le esperienze più significative
dell'essere umano, dando voce a ciò che spesso rimane inespresso. La poesia ha
il potere di creare bellezza, di evocare immagini e sensazioni piacevoli
attraverso il suono delle parole, il ritmo e le figure retoriche, non limitandosi
a descrivere la realtà, ma interpretandola, analizzandola, trasformandola, aiutandoci
a comprendere meglio noi stessi e il mondo che ci circonda.
E poi credo che l’espressione poetica svolga un ruolo fondamentale nella società, fungendo da veicolo di protesta, di denuncia sociale, di affermazione di valori e di ideali, uno dei principali mezzi attraverso cui si trasmettono i valori, le tradizioni e la cultura di un popolo.
Mi perdonerà l’autore per questa mia lunga introduzione, ma
credo sia utile alla fruizione di un libro che contiene 47 componimenti,
anticipati dall’introduzione di Alessandro Seravalle, compagno di
viaggio e anima affine.
Ho divorato in rapida sequenza i sonetti e ne scrivo di getto, dando una mia interpretazione personale, quindi probabilmente lontana dalle intenzioni dell’autore, ma è questo il rimbalzo che posso proporre, senza pensarci troppo su.
Il titolo è "Succo di tenebra che goccia", estremamente suggestivo.
La "tenebra" rappresenta forse la morte, l'ignoto, la malinconia, il pessimismo, la perdita di speranza… e il suo gocciolare suggerisce un processo lento, inesorabile, come una malattia che si diffonde, mentre il tempo passa senza chiedere il permesso, lasciando tracce indelebili sulla nostra anima, quando il vuoto di chi ci ha lasciato diventa insostituibile.
succo di tenebra che goccia come sabbia sperduta sulla riva un verso rannichiato tra le dita vaga e si posa senza fiato come scheggia di sale sulla ferita in questo viaggio, nella valigia stracci imbevuti di memoria la parola avvampa i cuori null’altro che amore in questo quieto, naufragare.
La punteggiatura utilizzata da Venturi è poco convenzionale - ciò che al poeta è concesso - ma risulta chiaro il flusso dei pensieri e delle emozioni, che attira l'attenzione del lettore sui particolari, enfatizzandone il significato.
Dal primo testo, apparentemente semplice, l'uso sapiente delle immagini, delle metafore e delle figure retoriche crea un'atmosfera coinvolgente, da cui si desume una profonda riflessione sulla condizione umana e sulla bellezza della parola poetica.
A seguire vorrei proporre una sintesi della proposta di Gianni Venturi attraverso piccoli esempi, alcuni dei quali mi hanno particolarmente colpito.
In questa cava di embrioni fluttuanti. troppa beata santissima zuppa di fede avvolgente giacciono in pose oscene filosofi che abitano libri desiderosi di occhi.
Ho trovato un profondo senso di disagio e di inquietudine nei confronti di un mondo dominato da ideologie e da sistemi di pensiero che tendono a omologare e a soffocare l'individualità. L'autore, attraverso un linguaggio provocatorio e visionario, ci invita a riflettere sulla natura della fede e dell'esistenza umana.
Ci sono spazi vuoti tra la poesia ed il resto dei giorni
La poesia si colloca in una dimensione temporale e spaziale diversa rispetto alla vita quotidiana. È un luogo dove il tempo si dilata, le emozioni si intensificano e la realtà viene filtrata attraverso una lente soggettiva. La poesia vista come un rifugio, un modo per evadere dalla monotonia e dalla routine della vita quotidiana, fatta anche di spazi vuoti, che rappresentano la distanza che separa la bellezza e la profondità della lirica dalla banalità e dalla superficialità del quotidiano.
nessun dio nella fame. Eppure trema la scintilla, mentre balla la scimmia. Si placa l’orrizzonte in una terra piatta, cavalca la tigre sul disco cannone, pare vuoto ogni momento di dolore nel silenzio, ma un tuono che rimbomba nello sprofondo. Anarchia utopia, l’esplodere dell’empatia.
Ho letto un profondo senso di disagio e di inquietudine nei confronti di un mondo che appare allo stesso tempo crudele e pieno di possibilità. Venturi, attraverso un linguaggio ricco di simbolismi e di immagini potenti, ci invita a riflettere sulla condizione umana e sulla necessità di costruire un futuro più giusto ed equo.
Le farmacie, gli ospedali, cattedrali, buie officine della vita, aggiustano corpi che si spengono spazzati da un vento che non perdona, il dio dei pezzi di ricambio non ha pietà, cantano il falegname, il muratore, l’idraulico, ma la casa, desolata, oramai, inerte crollata.
Pessimismo? Rassegnazione di fronte alla morte? Al di là della cupezza, emerge una certa dignità nell'affrontare il tema della fine. L'immagine della casa che crolla, pur nella sua desolazione, suggerisce un senso di accettazione della propria condizione umana.
C’è stato negli anni un tracollo intellettuale così radicale da spegnere ogni possibile sviluppo sociale oggi, come per magia, un’unica soluzione un tuffo nell’empatia mentre nell’aria si espande una inarrestabile poesia. Alcuni la chiamano utopia, io la conosco come Anarchia.
Nell’insieme l’espressione di una profonda speranza nel futuro dell'umanità. L’autore, pur riconoscendo la gravità della crisi attuale, invita a non perdere di vista la possibilità di un cambiamento radicale, basato sulla riconquista dei valori fondamentali dell'umanità. La profonda crisi culturale e sociale, caratterizzata dalla perdita di valori e di ideali trova conforto nell’empatia, che viene presentata come l'unica via d'uscita, un modo per riconnettersi con gli altri e costruire una società più equa, mentre l’anarchia, in questo contesto, non va intesa come caos o disordine, ma come assenza di autorità e di gerarchie, come un modo di organizzare la società basato sulla cooperazione e sulla solidarietà.
Potrei tra le case, di pietra lucida, aggrapparmi sconfitto dentro l’indigesta ricerca metafisica. Tutto questo grande e freddo ipermercato delle menti vuote, una cattedrale di luce sbiadita tutto ciò che appariva rosso è nero come sangue sulle lenzuola
Ho captato un profondo senso di solitudine e di alienazione. Attraverso un linguaggio ricco di simbolismi e di immagini potenti, ci viene offerta una rappresentazione della condizione umana, segnata dalla ricerca di un senso in un mondo spesso freddo e indifferente.
la voce delle pietre il canto dei sassi L’ineffabile sintonia delle foglie che danzano l’autunno. Nell’ombra giacciono reminiscenze oggetti, di un futuro già stato
Malinconia, nostalgia, ma anche profonda bellezza, un invito a rallentare il ritmo e a prestare attenzione ai dettagli della realtà, per cogliere la poesia nascosta nelle cose più semplici.
tutto è entropia, nel sublime luminoso non vi è traccia del subliminale. Una risposta al teorema ancestrale del cadere dove brucia la notte: La rete è libertà? Il pescatore sorride, e sussurra sferzato dal vento dell’oceano: la rete imprigiona il pesce! Il mercato lo divora!
È questa, secondo la mia visione, un'allegoria della condizione umana, che si dipana attraverso una profonda riflessione sulla natura dell'esistenza, sulla libertà e sulla nostra relazione con il mondo esterno. L'entropia, concetto fisico che indica il grado di disordine di un sistema, viene esteso a descrivere l'universo intero, suggerendo un'ineluttabile tendenza verso il caos e la decadenza.
Ma è sui due concetti contrapposti -"Sublime luminoso" e "subliminale" - che viene evocata la dualità tra ciò che è evidente e ciò che è nascosto, tra la superficie e la profondità. Critica alla società contemporanea? Riflessione sulla condizione umana? O forse una metafora della vita, vista come un viaggio verso l'inevitabile declino?
ogni goccia di vita, che guerreggia di gente in gente, in una entropica e distonica follia, questa tenebra è solo luce che spenta attende di illuminare la rugiada nell’erba di un nuovo mattino.
La poesia mi è apparsa come una riflessione sul ciclo della vita e della morte, sulla continua trasformazione della natura e dell'uomo, all’interno di una critica alla società contemporanea, vista come un luogo di disuguaglianze e di conflitti, dove prolificano vite umane spesso prive di valori. Ma nel complesso si avverte un senso di profonda ambivalenza: da un lato la consapevolezza della sofferenza e della precarietà dell'esistenza umana, dall'altro, la speranza in un futuro migliore, in una rinascita.
Mi fermo qui, per non svelare troppo, provando a sintetizzare un pensero personale, quindi opinabile, ma organizzato.
Le poesie sembrano mostrare una certa propensione alla
sperimentazione linguistica e all'uso innovativo della punteggiatura, come già
evidenziato.
I temi affrontati sono complessi e stimolanti, e invitano a una riflessione profonda sull'uomo e sul suo modello di vita.
Le immagini poetiche sono potenti, in grado di suscitare
emozioni intense nel lettore - forse per l’allontanamento dai canoni
tradizionali - presentando una visione originale della realtà.
In alcuni casi, la sperimentazione a cui accennavo, e l'uso
di immagini complesse, potrebbero rendere la lettura ostica, e l’eccessiva densità
di significati potrebbe obbligare ad una interpretazione della poesia troppo
soggettiva. Forse.
Concludo con uno di miei pallini, che esercito sempre nei
commenti di nuovi album, ovvero la ricerca della concettualità.
Il fil rouge mi pare ben definito e risiede nella dettagliata
riflessione sull'esistenza umana, sulla società contemporanea e sulla ricerca
di un senso più profondo. Emerge un profumo di disagio, di disillusione nei
confronti della perdita di umanità - vera o apparente - e una costante
ricerca di un'alternativa, di una nuova utopia.
Ho trovato una forte sensazione di vuoto, di perdita di
significato, di esistenze prive di scopo, mentre la società viene rappresentata
come un luogo malato, corrotto, dominato dal consumismo e dall'alienazione. Ma
Venturi sembra costantemente alla ricerca di una verità ultima, da ricercare
con sguardo positivo.
Esiste una contrapposizione tra la natura, vista come un luogo di autenticità e di bellezza, e l'artificiale, rappresentato dalle possibilità tecnologiche, e l'autore sembra quasi auspicare una rivoluzione, un cambiamento radicale della società, per costruire un mondo più giusto ed equo.
E questo punto mi piacerebbe sapere se il mio sentimento da
lettura immediata collima, almeno in minima parte, con il pensiero di Gianni
Venturi!
Ricordando i JUMBO
Da alcuni giorni mi sono dedicato all’estrapolazione di frammenti sonori di una vecchia trasmissione del ’70, UNDER 20, il cui racconto generale è fruibile al seguente link:
https://athosenrile.blogspot.com/2020/05/under-20-programmi-tv-per-i-giovani.html
Tra i tanti gruppi e artisti presenti in quelle antiche trasmissioni ho trovato i JUMBO, gruppo a me noto da una vita, ma il rivederli “giovani”, a distanza di così tanti anni, mi ha fatto venire voglia di raccontarli, seppur in modo minimale, dando la possibilità al lettore di vedere il filmato a cui facevo riferimento, aggiunto all’ascolto più esteso della loro musica.
Jumbo è stata una delle band più importanti del panorama progressive rock italiano degli anni '70. Il gruppo milanese si formò attorno alla figura carismatica di Alvaro Fella, un cantautore dalla voce graffiante e polistrumentista. La band si distinse per un sound che mescolava elementi del cantautorato italiano con influenze blues e progressive rock, creando un mix originale e coinvolgente.
Si formarono nel 1969 e pubblicarono i primi singoli nel
1970.
Oltre ad Alvaro Fella (voce, chitarra acustica, sax, tastiere, percussioni, 1970-1974) la formazione classica dei Jumbo includeva:
Daniele Bianchini (chitarra, 1970-1974)
Dario Guidotti (flauto, armonica, chitarra
acustica, percussioni, 1970-1974)
Sergio Conte (tastiere, voce, 1970-1974)
Aldo Gargano (basso, chitarra, 1970-1974)
Vito Balzano (batteria, percussioni, voce, 1970-1972)
Tullio Granatello (batteria, 1973)
Enzo Cafagna (basso elettrico, dal 1975)
I Jumbo pubblicarono tre album negli anni '70 e ottennero un
discreto successo, soprattutto nel circuito dei concerti.
Nel 1973 uscì il loro terzo album, “Vietato ai minori
di 18 anni?”, con musiche d'avanguardia (alle quali collaborò Franco
Battiato) e testi forti che ne provocarono il bando dai programmi radiofonici.
Il gruppo continuò a esibirsi dal vivo ancora per alcuni anni
partecipando ai festival di Parco Lambro nel 1975 e 1976, dopo aver pubblicato
l'ultimo singolo nel 1975, “Vorrei/Il re dei re del rock and roll”,
dopodiché si sciolse,
per poi tentare di riformarsi con qualche cambio nella
formazione su iniziativa di Daniele Bianchini nel 1983, per la registrazione
dell'album “Violini d'autunno”, e in seguito nel 1990, per
un concerto a Parigi dal quale venne prodotto un CD Live.
Nel 2001 viene pubblicato il CD “Passing by”, con delle registrazioni effettuate tra il 1991 e il 2001 da Daniele Bianchini, Alvaro Fella, Dario Guidotti e Tullio Granatello.
Vorrei soffermarmi sulla figura di Alvaro Fella, fondamentale
per i Jumbo, e ha lasciato un segno indelebile nel panorama musicale italiano.
Alvaro Fella: il cuore dei Jumbo
Alvaro Fella era molto più di un semplice cantante per i
Jumbo. Era l'anima del gruppo, il compositore principale e il frontman
carismatico. La sua voce graffiante e la sua personalità intensa hanno
caratterizzato lo stile unico della band. Fella, oltre ad essere un valente
singer, era anche un abile chitarrista e un compositore prolifico. Le sue
canzoni, spesso introspettive e poetiche, spaziavano dal rock al blues,
toccando anche sonorità più sperimentali.
Sul palco, era un performer energico e coinvolgente, capace
di trascinare il pubblico con la sua presenza scenica.
Le sue influenze musicali erano molteplici, dalla musica
popolare italiana al blues americano, fino al rock progressivo. Questa miscela
di generi gli ha permesso di creare uno stile unico e inconfondibile.
Fella era l'autore della maggior parte delle canzoni dei
Jumbo, firmando brani che sono diventati dei veri e propri classici del rock
progressivo italiano. La sua personalità forte e determinata lo ha reso il
leader indiscusso della band, guidando i Jumbo verso un successo sempre
crescente.
Anche dopo lo scioglimento dei Jumbo, Fella ha continuato a fare musica, sia come solista che collaborando con altri artisti.
Ho avuto modo di incontrarlo più volte e di intervistarlo su
palco dedicato al prog… Alvaro se vuoi aggiungere qualcosa la porta è sempre
aperta!
Qui in un'intervista di un po' di tempo fa...
https://athosenrile.blogspot.com/2015/04/intervista-ad-alvaro-fella.html
Discografia
Album in studio
1972 – Jumbo
1972 – DNA
1973 – Vietato ai minori di 18 anni?
1992 – 1983 - Violini d'autunno
2001 – 1991-2001: Passing By
Album dal vivo
1992 – Jumbo Live
2023 — Live in Caremma 2023
Singoli
1970 – In estate/Due righe da te
1970 – Montego bay/Due righe da te
1975 – Vorrei/Il re dei re del rock and roll
DVD
2007 – Anthology
lunedì 18 novembre 2024
Gli Atomic Rooster annunciano le date live per il 2025
Le leggende del prog Atomic Rooster stanno attualmente lavorando al loro primo nuovo album in studio dal 1983
Le leggende del prog Atomic Rooster hanno annunciato nuove date live per il 2025 e il fatto che la band sta attualmente lavorando a un nuovo album in studio, una notizia che sicuramente delizierà i loro fan.
Gli Atomic Rooster - che fino a poco tempo fa erano guidati dall'ex cantante Pete French, che cantò nel terzo album del 1971, In Hearing Of Atomic Roster, e aveva precedentemente cantato con i proto-metaller Leaf Hound (che avrebbe riformato nel 2004) - presentano anche il chitarrista Steve Bolton, che comparve nell'album Made In England del 1972. Bolton è presente insieme all'attuale tastierista Adrian Gautrey, al bassista Shug Millidge e al batterista Paul Everett.
Oltre a lavorare a un nuovo album, che sarà il seguito di Headline News del 1983, la band ha anche programmato le seguenti date dal vivo per l'inizio del 2025.
10 gennaio: Liverpool The Swinging
Arm
11 gennaio: Hull Wrecking Ball Musica
e libri
12 gennaio: Barnoldswick Music and
Arts Centre
27 marzo: Kinross Backstage at the
Green
29 marzo: Wakefield Venue 23
domenica 17 novembre 2024
Robert Fripp e Carl Palmer guidano gli omaggi a Pete Sinfield, scomparso all'età di 81 anni
Il produttore e paroliere dei King
Crimson e degli ELP Pete Sinfield è morto giovedì all'età di 81 anni
Tra coloro che hanno reso omaggio al paroliere e produttore musicale Pete Sinfield, scomparso giovedì all'età di 81 anni, ci sono anche gli ex colleghi Robert Fripp e Brian Eno.
"Peter Sinfield, il roadie, paroliere, operatore luci e tecnico del suono dei King Crimson, è scomparso ieri", ha scritto Fripp ieri su X.
Il batterista degli ELP Carl Palmer ha aggiunto: "Peter ci mancherà molto. Una persona fantastica con cui stare e molto divertente. Siamo stati con lui a casa sua circa 18 mesi fa e abbiamo parlato e parlato per tutto il pomeriggio".
"Pete Sinfield è morto oggi, ha influenzato la mia scrittura di testi pre-Squeeze portandomi nel fantasy e nell'immaginazione profonda, principalmente perché amavo i King Crimson", ha rivelato il chitarrista e cantante degli Squeeze Chris Difford. "Ero un fan del suo lavoro e ho preso un autobus della Green Line per Somerset per farmi autografare i miei album, ho aspettato per ore con la penna in mano fuori casa sua".
Sinfield fu una parte importante dei King Crimson fino al 1972, in particolare dando al gruppo il loro nome e procurandosi l'accattivante copertina di Barry Godber per l'innovativo debutto del 1969 della band In The Court Of The Crimson King. In seguito, produsse l'album di debutto dei Roxy Music e il loro singolo di successo Virginia Plain, prima di lavorare con i prog rocker italiani PFM ed Emerson, Lake & Palmer, scrivendo il testo per il singolo di successo stagionale di Greg Lake I Believe In Father Christmas. In seguito, avrebbe scritto successi pop per una varietà di artisti che spaziavano da Buck's Fizz, Five Star e Celine Dion.
Sinfield nacque a Fulham, Londra, il 27 dicembre 1943. Lavorò brevemente come agente di viaggio e per una società di computer, ma fu la socializzazione con i membri della Chelsea School Of Art che lo portò a imparare da solo a suonare la chitarra e a iniziare a scrivere poesie.
Incontrò il musicista Ian McDonald dopo aver formato la band
psichedelica degli anni '60, i Creation. Fu McDonald a spingere Sinfield a
concentrarsi sulla scrittura dei testi e tramite lui si sarebbe messo in
contatto con Robert Fripp e Michael e Peter Giles, che si sarebbero evoluti nei
King Crimson dopo che Greg Lake aveva sostituito Peter Giles.
“The Plains of PO”-George Wallace, Ana Spasic e Francesco Paolo Paladino
Sono abituato all'ecletticità di Francesco Paolo Paladino, il cui incessante lavoro
artistico è caratterizzato dalla sperimentazione, dal sapere/volere osare, ma
di certo dietro ad ogni angolo le peculiarità di un nuovo progetto presentano essenza
ed estetica differenti.
Ecco il suo racconto in pillole dell’album “The Plains of PO”, di imminente uscita…
In questo ultimo lavoro progetto io e Ana Spasic abbiamo
costruito musica sulla poetica del grande poeta contemporaneo vivente George Wallace.
Insieme a lui abbiamo scelto alcune poesie che Ana ha cantato sulle mie musiche
(create, elaborate e sorrette dall’inestimabile aiuto di cari amici e
musicisti).
Tutto nasce da... George Wallace ha regalato un bouquet di
sue poesie tratte dalla raccolta “Resurrection Song” ad Ana Spasic lasciandola
libera di interpretarle secondo la sua sensibilità artistica.
Ergo, il lavoro di un visionario, di un poeta e di un soprano.
Cliccando sul link a seguire rimando alle note ufficiali, per
non perdere la sostanza di ciò che i creatori regalano all’ascoltatore, mentre in
questo spazio mi lascerò andare alle mie impressioni di ascolto…
https://athosenrile.blogspot.com/2024/11/introduzione-allalbum-plains-of-po.html
Sono otto le tracce proposte, e la commistione tra l’ortodossia strumentale classica, la qualità vocale e la “manipolazione” tecnologica producono un risultato che trascende ogni possibile incasellatura di genere.
Le immagini inserite nel booklet, le parole e le trame sonore diventano un mosaico le cui tessere non potrebbero trovare differente collocazione.
Il peso delle parole rispetto alla musica è sempre stato oggetto di argomentazioni, anche accese, ma la piena fruizione di un progetto di tale portata risponde in toto ad ogni possibile dubbio, perché nella creazione musicale perfetta non esiste elemento predominante.
Ana Spasic, in quanto frontwoman in un ipotetico concerto, emerge, per il
ruolo e per le sue incredibili skills, per una voce che conquista, per la
capacità di arrivare anche a chi è dedito ad altre tipologie musicali.
Il resto è poesia pura, quella di George Wallace, lirica in movimento accostata nella narrazione alla cultura legata ad una terra specifica, quella in cui è cresciuto Paladino, quella vita che da secoli ruota attorno alle rive del PO, un tempo protagonista di un grande sviluppo economico e culturale ma che, con l'avvento dell'industrializzazione, è divenuto oggetto di un forte impatto ambientale, a causa dell'inquinamento e dello sfruttamento eccessivo delle sue risorse.
Decodificare i testi di un brano, e quindi i pensieri dell’autore, è sempre cosa ardua, ma nella logica dell’interazione tra chi scrive e chi gode del risultato, provo a evidenziare ciò che i singoli episodi mi hanno suscitato, diventando anche io, almeno per un istante, parte del progetto!
Si parte con The Plains of PO.
Il testo presenta una forte carica poetica e un'intensa
riflessione sulla condizione umana e sulla società. L'autore sembra voler
sottolineare la complessità e la contraddittorietà dell'esistenza, intrecciando
immagini di violenza, passione, spiritualità e natura. Il riferimento a
Pasolini e al paesaggio italiano sottolinea la ricerca delle radici e di un senso
di appartenenza. La poesia diventa quindi uno strumento per comprendere e
interpretare la realtà, per denunciare le ingiustizie e per cercare un
cambiamento.
Doveroso citare i musicisti che contribuiscono alla
realizzazione del pezzo:
Violin: Giampaolo Verga al violino, Gino Ape all’oboe e Pierangelo Pandiscia al Cello samples.
A seguire The Horse That Never Was.
Il componimento poetico ci trasporta in un momento storico
preciso: la Milano di fine Quattrocento, dominata da Ludovico il Moro. Al
centro della scena, un'opera d'arte colossale, il cavallo di Leonardo da Vinci,
destinato a una tragica fine. Wallace, attraverso un linguaggio evocativo e
ricco di immagini forti, ci invita a riflettere sulla precarietà della
bellezza, sulla vanità dei progetti umani e sulla violenza della storia.
Una riflessione sulla natura effimera della bellezza e sulla
crudeltà della storia attraverso un linguaggio evocativo e ricco di immagini
forti, che ci offre una rappresentazione potente della fragilità dell'uomo di
fronte alle forze del destino.
Nel pool di musicisti si unisce Alessandro Fogar (keyboard texture).
La voce di Ana si manifesta come strumento puro che si lega all’aspetto interpretativo, e l’atmosfera che si viene e creare, tra il distopico e l’onirico, riempie e traborda dal luogo di ascolto.
Arriviamo a The Kiss: mistero, sorpresa, attesa, crescita, rigidità, viaggio e peso per sostenerlo, un cuore che pulsa sofferente rispetto al carico da sopportare. Metafora della vita? Dell'amore? Della spiritualità o di un qualsiasi altro aspetto dell'esistenza umana? L'apertura a molteplici interpretazioni è una delle caratteristiche più affascinanti di questa poesia.
Un duetto tra Spasic e Paladino è alla base della traccia, toccante,
con la sottolineatura di alcune parole in lingua italiana che emergono dalle
vocalizzazioni della cantante.
Magnifico!
Summer Daisies, oltre ai “due soliti noti”, vede la presenza di Byrn
D. Paul (guitar strategy).
Trattasi di un invito a un'introspezione profonda, ponendoci
di fronte a un dualismo affascinante: quello tra l'essere e il vuoto, tra la
vita e la morte, tra l'infinito e il finito. L'immagine centrale è quella del
fiore, un simbolo universale di nascita, crescita e decadimento, che diventa
qui metafora dell'esistenza umana e cosmica.
Da brivido!
In The Future mette in evidenza il
piano di Umberto Petrin (Bechstein del 1826 accordato a 432Hz).
Nella mia interpretazione la poesia si presenta come un
manifesto ottimista e visionario, una sorta di incantesimo lanciato verso un
domani migliore. L'autore dipinge un quadro di un'umanità redenta, capace di
superare le divisioni e le sofferenze del presente per raggiungere una
condizione di armonia e di felicità, un linguaggio semplice e diretto, che ci
invita a immaginare un mondo migliore, in cui l'amore, la bellezza e la
fratellanza prevarranno sulla violenza e sull'odio.
Ma anche il mero ascolto fornisce grandi soddisfazioni!
In California ritornano al Cello & Viola
samples Gino Ape & Pierangelo Pandiscia.
Wallace ci trasporta in un paesaggio notturno della California, dove la luna piena, sul punto di tramontare, illumina una scena di natura selvaggia e incontaminata, e attraverso un linguaggio ricco di immagini evocative e sensazioni tattili, ci invita a immergerci in un'esperienza sensoriale intensa e profonda, dove la solitudine trova la connessione con la natura, e tutto trova un suono adatto alla situazione.
Avvicinandoci alla fine dell’album troviamo A Butterfly
On A Grindong Wheel, con la presenza di Verga al violino,
Ape all’oboe e Pandiscia alle percussioni.
La farfalla diventa una metafora potente. Non è solo un
semplice insetto, ma un simbolo di resilienza, adattabilità e saggezza. Vola da
un ambiente all'altro, affrontando situazioni diverse mantenendo sempre la
propria identità.
Una riflessione sulla nostra vita e sulle nostre scelte, che
spinge ad imparare a vivere come la farfalla, in armonia con la natura, rispettando
tutte le forme di vita.
È questo il brano a mio giudizio meno assimilabile all’impatto, forse il più vicino al concetto di musica contemporanea, ma l’atmosfera creata da Paladino e Spasic è qualcosa di unico.
E arriviamo al termine del percorso con Resurrection
Song, che vede alla chitarra Sean Breadin.
Un intenso e commovente canto alla vita, alla morte e alla
rinascita, un viaggio introspettivo attraverso i sensi, le emozioni e le
esperienze di una vita che volge al termine, esaltando la caducità della vita
stessa, la bellezza della natura, la spiritualità e la trascendenza… l’amore!
Nonostante il tema della morte, la poesia appare come una
celebrazione della vita, della sua bellezza e della sua complessità, con un finale
particolarmente suggestivo, dove il poeta esprime il desiderio di tornare a una
dimensione originaria, un luogo di purezza e di luce, rappresentato dal colore
"azul" (blu in spagnolo), che rimanda al cielo e all'infinito.
Segnalo un piacere fisico che mi è arrivato nel corso dell’ascolto del brano!
Senza parole al cospetto di un lavoro complesso - non è un
caso che mi sia preso fin troppo tempo per la mia analisi - ma al contempo di facile
fruizione per i sensibili e virtuosi d’animo.
Una presentazione errata di “The Plains of PO” relegherebbe
il progetto all’interno di una nicchia, quella più open mind ma, conoscendo
Paladino, sono certo che l’espansione del suo lavoro a tutti i livelli di
fruizione lo renderebbe felice.
La complessità a cui accennavo è più di natura creativa, e non
credo di poter avere un’idea precisa di cosa voglia dire assemblare in tal modo
varie arti, giacché la sola tecnologia non può bastare a giustificare un
risultato positivo così evidente.
Mi godo l’album, che consiglio vivamente e di cui allego frammento
video…
sabato 16 novembre 2024
Un po' di storia degli Oz Master Magnus Ltd
Gli Oz Master Magnus Ltd sono stati un gruppo musicale italiano degli anni '70, noto per la loro musica pop con influenze progressive rock. Il loro stile era caratterizzato da un sound derivativo, con evidenti richiami a band britanniche come i Beatles.
Il loro repertorio proponeva un mix di pop melodico e
sperimentazioni più progressive, creando un sound piacevole e non
particolarmente impegnativo.
Hanno pubblicato alcuni 45 giri e sono presenti su diverse
compilation.
Oggi i loro dischi sono considerati delle vere e proprie rarità e sono molto ricercati dai melomani.
Gli Oz Master Magnus Ltd sono un esempio interessante di come
il pop italiano degli anni '70 si sia aperto a influenze internazionali,
creando un sound originale e riconoscibile.
La loro musica è oggi difficile da trovare, il che li rende
particolarmente affascinanti per i collezionisti.
Ascoltare gli Oz Master Magnus Ltd significa fare un tuffo nel passato e riscoprire un pezzo di storia della musica italiana.
Nel 1974 uscì il loro album omonimo…
venerdì 15 novembre 2024
Peter Sinfield RIP
Peter Sinfield, the legendary lyricist of King Crimson and a leading figure in the progressive rock scene of the 70s, passed away on November 14, 2024 at the age of 81.
Peter Sinfield is a name inextricably linked to poetic and visionary lyrics that helped define the sound of bands such as King Crimson, and was a fundamental figure in the progressive rock scene of the 70s, and not only for his lyrics.
Sinfield has often been referred to as a "poet of rock". His lyrics, rich in evocative imagery and literary references, gave King Crimson a unique lyrical dimension, exploring complex themes such as alienation, spirituality and the human condition.
In addition to King Crimson, Sinfield has collaborated with numerous artists, including Emerson, Lake & Palmer, Greg Lake, Gary Brooker (of Procol Harum) and the Italians Angelo Branduardi and Premiata Forneria Marconi, helping to make his music even more varied and interesting.
Sinfield was not only a lyricist, but also a talented record producer. He has worked on the production of fundamental albums such as the debut of Roxy Music, demonstrating a great sensitivity for sound and an ability to enhance different artistic personalities.
His writing has been deeply influenced by great authors such as Shakespeare, Shelley, Blake and Rilke. This literary legacy is reflected in the depth and complexity of his texts, which often cite and rework themes and images taken from classical literature.
Despite the depth of his lyrics, Sinfield never forgot to include touches of humor and irony, making his writing even more fascinating and accessible.
Rest in peace!
15 novembre 1986: i Genesis suonano in un hangar dell'Alitalia (in playback)-Il video
Non sono un fan dei Genesis votati al pop, quelli guidati da
Phil Collins, tanto per intenderci, ma penso valga la pena presentare un
aneddoto che risale a metà anni ’80 e che riguarda, anche, la storia di casa nostra.
Non è un reperto importante come quello che ho pubblicato qualche giorno fa, relativo ad un concerto parigino al Bataclan, nel ’73, ma la storia dei Genesis come si sa, presenta importanti cambiamenti - certamente discutibili per i fan originali - e questa ne è una valida testimonianza, seppur in playback.
Estrapolo in toto lo scritto pubblicato sul sito ufficiale dell’Alitalia, spazio in cui si possono trovare altre curiosità di carattere musicale.
Cliccare a seguire per trovare la pagina originale:
Una delle trasmissioni di varietà di
maggior successo nella storia della televisione italiana è stata Fantastico:
un programma di punta della prima rete RAI andato in onda in tredici edizioni
dal 1979 al 1998. Nell’autunno del 1986 Pippo Baudo era il conduttore di
Fantastico 7 (coadiuvato da Lorella Cuccarini e Alessandra Martines) e aveva
espresso il desiderio di avere come ospite il gruppo britannico dei Genesis, all’epoca sulla cresta dell’onda dopo la
virata sul genere pop impressa dal cantante e batterista Phil Collins.
Purtroppo, il gruppo era già impegnato in un tour promozionale del proprio
disco Invisible Touch e non aveva fisicamente il tempo di
trascorrere un’intera giornata al Teatro delle Vittorie di Roma, sede della
trasmissione TV. Tuttavia, le insistenze di Baudo e la piena collaborazione di
Alitalia permisero di ottenere la quadratura del cerchio. I Genesis in tutto
potevano concedere circa tre ore di tempo e dovendo transitare di passaggio a
Fiumicino, lo staff di Fantastico e di Alitalia pensarono di allestire un set
di ripresa all’interno dell’hangar adibito al lavaggio e alla verniciatura dei
velivoli. Come ben sa chi frequenta lo scalo romano, l’hangar Avio 6 è
impressionante, con i suoi 8000 metri quadri per 25 metri di altezza, e in quei
giorni l’ambiente non era affatto sgombro: al suo interno era presente infatti
l’Airbus A300 I-BUSH “Mantegna”, in manutenzione.
I tecnici Alitalia e RAI fecero miracoli: enormi rotoli di plastica trasparente usati per le operazioni di lavaggio e verniciatura vennero adattati a foggia di quinte e le luci di scena e le macchine del fumo furono posizionate in modo da non interferire con il materiale già presente in loco. I tre componenti del gruppo musicale si sistemarono sotto la semiala sinistra – con l’indicazione di muoversi il meno possibile dalle rispettive posizioni – e i cameramen vennero istruiti affinché seguissero percorsi obbligati al di sotto dell’aereo, per evitare contatti diretti con il velivolo o le strutture dell’hangar, scongiurando possibili incidenti. Lo sfasamento tra gli orari della trasmissione TV e la disponibilità del gruppo imposero riprese in differita; Phil Collins, Tony Banks e Mike Rutherford si esibirono in playback, senza alcuna possibilità di interazione in diretta con Pippo Baudo.
La trasmissione andò in onda su RAI
Uno il 15 novembre 1986 e i tre componenti dei Genesis suonarono due
canzoni: Invisible Touch e In Too Deep.
Nel corso della breve conferenza stampa tenutasi lo stesso giorno delle registrazioni, il tastierista Tony Banks affermò: «Non veniamo spesso in Italia, però qui abbiamo molte radici: è uno dei primi Paesi che ha ascoltato la musica dei Genesis». E il cantante e batterista Phil Collins aggiunse: «Il primo grosso concerto della nostra carriera è stato proprio al Palasport di Roma, ed il modo col quale il pubblico ha reagito ci ha dato molta fiducia». Chissà se i Genesis si ricordano ancora di quel loro inusuale concerto sotto l’ala di un Airbus a Fiumicino? Noi per l’occasione abbiamo restaurato il filmato RAI, gentilmente fornitoci da Alessandro Carmassi, caposcalo Alitalia e grande appassionato dei Genesis.