Presentazione della Gibson Custom
Jimmy Page 1964 SJ-200: una chitarra leggendaria rinata in due modelli in
edizione limitata
Pochi chitarristi hanno plasmato il corso della storia del
rock come il leggendario Jimmy Page.
Durante la registrazione dell'iconico album di debutto dei Led Zeppelin,
la chitarra acustica scelta da Jimmy era una Gibson SJ-200 della metà
degli anni '60, uno strumento distintivo che si sente in diverse tracce di quel
disco monumentale.
Ora Gibson Custom, in stretta collaborazione con Jimmy
Page, presenta le ricreazioni della chitarra acustica dietro queste leggendarie
esibizioni e registrazioni, la Jimmy Page 1964 SJ-200 e la Jimmy Page
1964 SJ-200 Collector's Edition.
Jimmy Page usò la sua SJ-200 della metà degli anni '60 nel
primo album dei Led Zeppelin e successivamente per la sua brillante performance
solista al Julie Felix Show nel 1970, tenendo una masterclass con "White
Summer/Black Mountain Side", guadagnandosi il suo posto nella storia del
rock.
La nuova versione è stata realizzata in stretta
collaborazione e con il contributo significativo di Jimmy Page su tutto, dal
carattere sonoro e dall'usura alla suonabilità, questa ricreazione molto
speciale presenta:
• Fondi e fasce in acero fiammato AAA altamente figurato,
nonché top in abete Sitka AAA con Murphy Lab Light Aging
• Il Jimmy Page 1964 SJ-200 presenta un'etichetta della buca
armonica firmata a mano da Jimmy Page, mentre il Jimmy Page 1964 SJ-200
Collector's Edition è stato suonato personalmente e autografato da Jimmy Page
sul retro della paletta.
• Una custodia rigida Gibson Custom con il famoso logo Zoso
di Jimmy Page all'esterno e un pacchetto di caramelle.
Il famoso Murphy Lab di Gibson Custom ha applicato tecniche
personalizzate di invecchiamento leggero a questo modello, ricreando l'aspetto
e la sensazione della chitarra originale.
Esistono cantautori di cui mi sono interessato poco e di cui
ho perso le tracce nel tempo, nondimeno, alcune canoni restano intrappolate,
tra ricordi e sensazioni di vasta gamma e intensità.
Oggi ricordo Gilbert O'Sullivan, pseudonimo di Raymond Edward O'Sullivan.
Cantautore nato il 1° dicembre del 1946, è conosciuto
soprattutto per le sue canzoni dei primi anni Settanta.
Irlandese di Waterford, inizia la sua carriera musicale negli
anni '60, ma è solo nei primi anni '70 che ottiene un successo internazionale.
Canzoni come "Alone Again (Naturally)",
"Clair" e "Get Down", sono diventate vere e
proprie hit, scalando le classifiche in tutto il mondo e rimanendo nel cuore di
milioni di ascoltatori.
La musica di O'Sullivan è caratterizzata da melodie
orecchiabili, testi introspettivi e arrangiamenti raffinati, che lo hanno fatto
annoverare tra i cantautori più apprezzati della sua generazione.
Le sue canzoni affrontano temi universali come la solitudine,
l'amore e la perdita, rendendole particolarmente toccanti e rilevanti nel tempo,
attraverso una voce calda e melodica, uno dei suoi tratti distintivi, ma è la
piacevolezza da “delicato tormentone” che ala fine lascia la tracci
aindelebile.
Nonostante le sue creazioni siano spesso molto semplici nella
struttura, i testi nascondono una profondità e una sensibilità che gli hanno permesso
di conquistare il pubblico di tutto il mondo.
Anche se il periodo di maggior successo è ormai passato,
O'Sullivan continua a essere attivo nel mondo della musica, pubblicando nuovi
album e tenendo concerti.
"The
Wild, The Innocent & The E Street Shuffle" è il secondo
album in studio di Bruce
Springsteen, pubblicato il 5 novembre del 1973 dalla Columbia
Records.
Il disco rappresenta un passo
importante nella carriera del Boss, in quanto contribuì a consolidare il
suo stile distintivo e ad affermare la sua posizione come uno dei più grandi
artisti rock.
Il ’73 è l’anno di debutto del
cantautore americano, che a gennaio aveva già rilasciato l’esordio “Greetings
from Asbury Park, N.J.,” ma non appena le vendite di quest’ultimo iniziarono a calare (forse mai decollate) ecco arrivare un nuovo progetto, il cui successo
allontanerà le nubi grigie plafonate sulla testa di artista e label. E alla
Columbia Records si ricrederanno in fretta.
L'album è una miscela di diversi
generi musicali, tra cui il rock, il folk, il soul e il rhythm and blues. È
caratterizzato da testi intensi e narrativi, che raccontano storie di
personaggi marginali, sognatori e giovani ribelli che cercano una via di fuga
dalla loro realtà. Springsteen dipinge quadri vividi e coinvolgenti con le sue
parole, trasmettendo un senso di energia e di speranza.
Uno dei punti di forza di questo
album è la potenza delle performance musicali. La E Street Band, la band
di accompagnamento di Springsteen, suona con una passione e una maestria
eccezionali, creando una colonna sonora coinvolgente per le storie raccontate
nelle canzoni. L'uso di strumenti come il sassofono e il pianoforte aggiunge un
tocco di profondità e intensità alla musica.
Tra i brani più noti dell'album si
trovano "Rosalita (Come Out Tonight)", una canzone piena di
vitalità e di energia contagiosa, e "Incident on 57th Street",
una ballata epica che mescola abilmente elementi di rock e jazz. Altri brani
degni di nota includono "4th of July, Asbury Park (Sandy)" e
"Kitty's Back", che mostrano la capacità di Springsteen di
scrivere canzoni coinvolgenti e ricche di atmosfera.
"The Wild, The Innocent
& The E Street Shuffle" è un album che richiede una certa
attenzione da parte dell'ascoltatore. Le canzoni sono articolate e ricche di
dettagli, e le storie che raccontano sono complesse e ben sviluppate. È un
album che si svela gradualmente, offrendo nuovi strati di significato ad ogni
ascolto.
Complessivamente è considerato un
capolavoro musicale e mette in rilievo un giovane Springsteen che dimostra da subito la sua abilità come compositore
e cantante, mentre la E Street Band offre una performance straordinaria.
Imperdibile per gli amanti del
genere.
Nel 2012 l'album è stato inserito
alla posizione 133 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi della
rivista Rolling Stone.
CREDITI
Testi e musiche di Bruce Springsteen;
edizioni musicali Laurel Canyon Music Ltd.
Bruce Springsteen – voce, chitarre,
armonica a bocca, mandolino, percussioni
Clarence "Nick" Clemons –
sassofono, cori
Garry Tallent – basso, basso tuba,
cori
David Sancious – pianoforte, piano
elettrico, clavinet, organo, assolo d'organo in Kitty's Back, arrangiamento
d'archi in New York City Serenade, sassofono soprano in The E Street Shuffle,
cori
Danny
Federici – fisarmonica, pianoforte in Incident on 57th Street, organo in
Kitty's Back, cori
Vini Lopez – batteria, glockenspiel,
cornetta in The E Street Shuffle, cori
Albany "Al" Tellone –
sassofono baritono in The E Street Shuffle
Richard Blackwell – congas,
percussioni
Produzione
Mike Appel, Jim Cretecos – produzione
Louis Lahav – tecnico del suono
Jack Ashkinazy – remissaggio per le
edizioni su CD
John Berg, Teresa Alfieri – design
David Gahr – fotografia
Ma come si proponeva nei live del
1973 il Boss?
Ecco un
esempio: Bruce Springsteen era uno dei nuovi artisti della
Columbia Records quando salì sul palco dell'Ahmanson Theatre il 1º maggio
1973 come parte della vetrina della label, nella manifestazione denominata "Week
To Remember".
Il set è importante perché
rappresenta il capitolo iniziale nell'incredibile carriera di Bruce. Springsteen
esegue "Wild Billy's Circus Story".
Quincy Jones, produttore vincitore di un Grammy per Michael
Jackson e compositore di colonne sonore, è morto a 91 anni.
Quincy Jones, che si è distinto nel corso di una carriera
musicale lunga 70 anni come artista, bandleader, compositore, arrangiatore e
produttore, è morto, a 91 anni, domenica sera nella sua casa nel quartiere Bel
Air di Los Angeles. La causa della morte non è stata divulgata.
"Stasera, con i cuori pieni ma spezzati, dobbiamo
condividere la notizia della scomparsa di nostro padre e fratello Quincy Jones.
E sebbene questa sia una perdita incredibile per la nostra famiglia, celebriamo
la grande vita che ha vissuto e sappiamo che non ci sarà mai un altro come lui",
ha affermato la famiglia Jones nella dichiarazione. "Era davvero unico
nel suo genere e ci mancherà moltissimo; siamo confortati e orgogliosi di
sapere che l'amore e la gioia, che erano l'essenza del suo essere, sono stati
condivisi con il mondo attraverso tutto ciò che ha creato. Attraverso la sua
musica e il suo amore sconfinato, il cuore di Quincy Jones batterà per
l'eternità".
Cresciuto nel mondo del jazz, Jones è diventato una delle
figure più in vista della musica pop. Ha collezionato sei dei suoi 28 Grammy
Awards per il suo album del 1990 "Back on the Block" ed è
stato premiato tre volte come produttore dell'anno.
Per molti, è probabilmente più noto per le sue collaborazioni
di produzione con Michael Jackson, iniziate nel 1979 con l'album solista del
cantante "Off the Wall", che ha venduto circa 20 milioni di
copie a livello internazionale.
Il suo seguito di successo in classifica "Thriller"
(1982) — per il quale Jones vinse il premio di album dell'anno, più un trofeo
di disco dell'anno per il brano "Billie Jean" — rimane l'album
più venduto di tutti i tempi, con vendite mondiali stimate in oltre 110
milioni. Jones continuò a lavorare con Jackson per la sua uscita numero 1 del
1987 "Bad".
Nel 1985 salì alla ribalta internazionale come produttore di
"We Are the World" degli USA for Africa, il singolo dedicato
agli aiuti alla carestia in Africa.
Jones è stato il primo afroamericano a scrivere la colonna
sonora per un film importante, "The Pawnbroker" del 1964, e ha
ricevuto sette nomination agli Oscar per la migliore colonna sonora e canzone
originali. Nel 1995, ha ricevuto il premio umanitario Jean Hersholt dell'AMPAS,
un'altra prima volta per un artista nero.
Si è fatto notare in TV come produttore esecutivo della
sitcom della NBC degli anni '90 "The Fresh Prince of Bel-Air", che ha
portato alla ribalta come attore il rapper Will "Fresh Prince" Smith.
Oltre al reboot del 2022 di "Bel-Air", in seguito è stato produttore
esecutivo delle serie comiche "In the House" e "MadTV"; il
documentario di 10 ore del 1995 "The History of Rock 'N' Roll"; il
documentario del 2014 "Keep on Keepin' On"; e l'adattamento del 2023
di "The Color Purple" diretto da Blitz Bazawule.
Nel 2006 Jones ha ricevuto una nomination al Tony Award come
produttore dell'adattamento musicale di "Il colore viola".
Nel mondo dell'editoria, ha fondato la rinomata rivista
hip-hop Vibe, da cui è nato uno spin-off televisivo nel 1997.
In riconoscimento della vasta gamma di cause a cui ha
contribuito, Jones è stato nominato filantropo dell'anno da Variety nel 2014.
Sposato e divorziato tre volte, lascia un fratello, due
sorelle, sei figlie, tra cui l'attrice Rashida Jones, e un figlio.
Nasceva il 4 novembre del 1949Vittorio De Scalzi e vorrei
ricordarlo con un evento concreto a cui partecipai nel luglio 2019 a Genova, una
bella esibizione di una delle tante diramazioni dei New Trolls - La storia
dei NEW TROLLS - che chiudeva il Prog Fest.
Ho sottolineato “una delle tante diramazioni” perché i
New Trolls che conobbi nell’adolescenza, nel corso degli anni hanno subito
tantissimi cambiamenti e frammentazioni di cui non posso dare giudizio, certo è
che non è mai stato semplice per me risalire alle origini e ridisegnare l’albero
genealogico corretto.
Quando penso a Vittorio - e ai New Trolls - mi ritornano alla
mente momenti precisi della mia vita, stimolati da tracce musicali che sono
state per me riferimenti continui.
Parto dal 1968: il brano è “Visioni”, un rock
psichedelico che mi colpì come un macigno, nonostante avessi solo 12 anni!
Dopo tre anni, la fase prog prevaleva sul rock precedente
e nasceva “Concerto Grosso”…
E arriva il pop di qualità, quello trasversale, che tocca
tutto il pubblico diventando un must senza tempo, e come simbolo cito “Aldebaran” e… “Quella
carezza della sera”.
Come si fa a condensare così tanta musica in un articolo!
Ad ognuno il proprio ricordo e un diverso abbinamento tra trame sonore e memoria, lasciando spazio al pensiero personale, sottolineando un legame con
l’artista scomparso… tutto lecito, comprensibile, umano.
Vittorio mancherà fisicamente, agli affetti più vicini e ai
tanti conoscenti coltivati nel corso di mezzo secolo e oltre, ma è privilegio
di certi artisti rimanere vivi per sempre, perché ogni volta che partirà l’arpeggio
di “Una miniera” o il rock di “Davanti agli occhi miei” ci sarà
qualcuno che immediatamente idealizzerà un palco, una televisione, un locale,
in cui Vittorio e i suoi compagni di avventura continuano a suonare e a far
sognare.
Tra le mie tante carenze formative in campo musicale (invidio
quelli che a 30 anni non hanno più nulla da imparare!) sicuramente c’è la
figura di Beth Hart -suggeritami dall’amico
Claudio Lazzari - musicista con un curriculum e una discografia impressionanti.
Hart è una cantautrice
statunitense con una voce potente e un'interpretazione emotiva che l'hanno resa
una delle figure di spicco del blues contemporaneo.
Scopriamo qualcosa in più prima di passare alla visione di
qualche sua performance.
Le origini e gli inizi
Nata a Los Angeles nel 1972, Beth ha iniziato a suonare il
piano fin da piccola, mostrando un talento innato. La sua passione per la
musica l'ha portata a esplorare diversi generi, dal blues al rock, dal jazz al
gospel. Già adolescente, si esibiva nei locali della sua città, affascinando il
pubblico con la sua voce intensa e la sua energia sul palco.
La svolta e il successo
internazionale
La svolta nella carriera di Beth è arrivata con il singolo
"LA Song (Out of This Town)", che è diventato la
colonna sonora di un episodio di "Beverly Hills 90210". Questo
successo l'ha portata all'attenzione di un pubblico più ampio e le ha permesso
di firmare un contratto discografico.
Da allora ha pubblicato numerosi album, collaborando con
musicisti di fama mondiale. I suoi concerti sono sempre eventi molto attesi,
grazie alla sua capacità di creare un'atmosfera intima e coinvolgente.
Lo stile musicale
La musica di Beth Hart è caratterizzata da una forte
componente blues, ma con influenze che spaziano dal rock al soul. Le sue
canzoni sono spesso introspettive e trattano temi universali come l'amore, la
perdita e la ricerca di sé. La sua voce, potente e versatile, è in grado di
trasmettere una gamma emotiva molto ampia, dal dolore più profondo alla gioia
più intensa.
Beth Hart è un'artista genuina e sincera, che mette tutta sé
stessa nella sua musica, utilizzando la sua voce che è uno strumento unico, in
grado di emozionare e coinvolgere anche gli ascoltatori più scettici.
Le sue performance sono sempre cariche di passione ed
emozione, con testi che raccontano storie vere.
Beth Hart è un'artista che mette anima e cuore nella sua
musica, e ciò si riflette anche nella sua vita privata. Nonostante sia una
figura pubblica, l'artista ha sempre cercato di mantenere un certo grado di
riservatezza sulla sua sfera personale.
Negli anni, Beth ha parlato apertamente delle sue lotte
contro la dipendenza e il disturbo bipolare. Queste sfide hanno profondamente
segnato la sua vita e la sua musica, conferendole un'autenticità e una
profondità che hanno conquistato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo.
Tuttavia, accanto alle ombre, ci sono state anche molte luci.
Beth è sposata con Scott Guetzkow, un uomo che l'ha sostenuta
incondizionatamente nel suo percorso artistico e personale. Il loro amore è
stato una fonte di forza e ispirazione per l'artista, aiutandola a superare
momenti difficili e a ritrovare sé stessa.
Nonostante le difficoltà, Hart ha sempre considerato la
musica come la sua più grande passione e il suo rifugio. La sua carriera è
stata costellata da successi e riconoscimenti, ma è stata anche caratterizzata
da momenti di incertezza e di ricerca.
Oltre alla sua carriera musicale, Beth è anche una madre e
una moglie devota. La sua vita privata, così ricca di sfaccettature,
contribuisce a rendere la sua figura ancora più affascinante e complessa.
Conoscere la vita privata di un artista ci permette di
comprendere meglio la sua musica e le sue emozioni. Nel caso di Beth Hart, la
sua storia personale è profondamente intrecciata con la sua arte, e questo
rende la sua musica ancora più toccante e autentica.
Ritornando agli aspetti artistici…
Beth Hart è nota per le sue collaborazioni di grande successo
con altri musicisti. Queste collaborazioni hanno arricchito la sua carriera e
hanno permesso al pubblico di apprezzare la sua versatilità vocale e
interpretativa in diverse sfumature.
La collaborazione con Joe Bonamassa è forse la più
nota e proficua. Beth, insieme a Joe, ha pubblicato diversi album, tra cui
"Don't Explain" e "Seesaw", che le sono valsi anche una
nomination ai Grammy. La loro alchimia musicale è evidente in ogni nota e ha
dato vita a interpretazioni blues di grande intensità.
Beth ha collaborato anche con Slash nel brano
"Mother Maria", incluso nell'album solista del chitarrista dei Guns
N'Roses. Questa collaborazione ha ulteriormente ampliato il suo pubblico e ha
dimostrato la sua capacità di adattarsi a stili musicali diversi.
Nel 2005, Beth ha avuto l'opportunità di collaborare con due
leggende della musica come Les Paul e Neal Schon nel brano
"I Wanna Know You", esperienza unica che l'ha avvicinata ai grandi
maestri del rock.
Con Toots Thielemans, celebre armonicista belga, ha
inciso "I Gotta Right to Sing the Blues", un duetto che ha messo in
luce la sua passione per il blues più tradizionale.
La partecipazione di Beth al Kennedy Center Honors, insieme a
Jeff Beck, ha aperto le porte a una collaborazione con Buddy Guy,
un'altra leggenda del blues.
Gli Honeybus, gruppo
musicale britannico, si fece notare per il sound eclettico, che spaziava dal
pop al rock, con un tocco di umorismo e sperimentazione. La band si formò a
Londra nel 1967 e rimase attiva sino al 1973.
Il loro sound era un mix inusuale di pop melodico, rock
psichedelico e influenze barocche. Questo li rendeva piuttosto unici nel
panorama musicale dell'epoca.
Gli Honeybus non si prendevano troppo sul serio e spesso
inserivano elementi umoristici nelle loro canzoni e nei loro spettacoli dal
vivo, disposti a sperimentare con diversi generi musicali e strumenti,
creando un sound originale e riconoscibile.
Il grande successo arrivò col singolo “I Can't Let Maggie Go”
- ripreso dall’Equipe 84 col titolo “Un angelo blu" - chegiunse sino al n. 8 delle classifiche
inglesi, restando nelle Top 40 per oltre due mesi.
Gli Honeybus ebbero, in sintesi, un successo moderato nel Regno Unito, ma la loro influenza si
estese ben oltre la durata della band e il loro sound eclettico li rese un punto di riferimento per molti artisti
successivi. Tuttavia, da lì in avanti, tra cambi di formazione ed una
direzione musicale alquanto incerta, non furono più in grado di ripetere quel
successo nonostante la produzione copiosa di 45 giri.
Prima di sciogliere il gruppo, incisero l'album “Story”,
pubblicato postumo nel 1970, lavoro di modesto impatto commerciale seppur molto
acclamato dalla critica inglese.
Il gruppo si riunì nel 2003 per una fugace apparizione in una
televisione olandese, ma resta in ogni caso il marchio di One-hit wonder,
cioè il tipico gruppo capace di sfornare un solo vero grande successo senza la
capacità di saperlo replicare.
La più nota formazione della band
comprendeva:
Pete Dello (vero nome, Peter Blumson, 1943, Highbury, North
London) — (voce, tastiere, chitarra)
Ray Cane (vero nome Raymond Byart, 1945, Hackney, East
London) — (voce, basso, tastiere)
Colin Hare (vero nome, Colin Nicholas Nicol, 4 giugno 1946,
Combe, Bath, Somerset) — (chitarra ritmica, voce)
Pete Kircher (vero nome, Peter Kircher, 21 gennaio 1945,
Folkestone, Kent) — (percussioni, voce)
Jim Kelly (vero nome, James Kelly, 19 dicembre 1946, Dundee,
Scozia – deceduto 26 dicembre 1995, Dundee, Scozia — (chitarra, voce)
Discografia
Album
Story (1970)
Recital (1973, mai pubblicato)
Raccolte
Honeybus at Their Best (1989)
Old Masters, Hidden Treasures (1993)
At Their Best (1997)
The Honeybus Story (1999)
She Flies Like a Bird: the Anthology
(2002, contenente anche inediti)
The Hollies è stato un gruppo musicale inglese fondato
agli inizi degli anni Sessanta.
Con un repertorio
costituito prevalentemente da canzoni di musica beat e pop rock ottennero un notevole successo commerciale, specialmente fino agli anni Settanta, quando portarono ai primi posti delle classifiche di vendita della Gran Bretagna
diversi dischi singoli.
Minore successo ebbero negli Stati Uniti e negli altri paesi del mercato discografico europeo,
anche se contribuirono a creare la cosiddetta British Invasion. Nel 1967
parteciparono al Festival di Sanremo in coppia con Mino Reitano con la canzone
"Non prego per me", di Battisti e Mogol.
Il gruppo fu fondato da Allan Clarke, Tony Hicks e Graham Nash.
Successivamente Nash,
in seguito a disaccordi sulla linea musicale che il complesso intendeva
seguire, emigrò negli Stati Uniti, iniziando una brillante carriera
solista, partecipando inoltre al supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young.
Dalla loro fondazione
gli Hollies cambiarono più volte i componenti del gruppo.
A metà degli anni Settanta
alcuni dei dischi, tra cui “Hollies”, furono affidati alla produzione di Alan
Parsons.
Nel loro repertorio
figurano diverse cover da canzoni di Bob Dylan eseguite in chiave pop con un
nuovo arrangiamento, spesso arricchito da sezione di fiati e violini, fra cui “Blowin'
in the Wind” e “My Back Pages”.
Si consiglia l’ascolto
di tutto il repertorio del gruppo di Manchester, senza tralasciare nulla degli
anni ’60.
La Famiglia degli Ortegaè stato un gruppo
musicale italiano di rock progressivo, attivo principalmente nella prima metà
degli anni Settanta. Formatasi a Genova come collettivo, si distinse per un
sound originale e variegato, che spaziava dal rock psichedelico al folk,
passando per sonorità più sperimentali.
Il gruppo si mette in luce per la prima volta nel 1972 a
Sanremo facendo da backing-choir ai Delirium durante la loro mitica apparizione
al Festival con “Jesahael”.
Nonostante la formazione numerosa e l'entusiasmo iniziale, la band pubblicò
un solo album omonimo nel 1973, oggi piuttosto raro
e ricercato dai collezionisti, e considerato un classico del rock progressivo
italiano.
Nel disco, oltre a sette loro composizioni, vi è un riarrangiamento del
canto tradizionale inglese John Barleycorn, già riproposto nel 1970 dai
Traffic nel loro album John Barleycorn Must Die.
L'album aveva una copertina apribile, molto curata e originale, che
contribuì a renderlo un oggetto da collezione.
La Famiglia degli Ortega vantò all'epoca collaborazioni con musicisti di rilievo
della scena italiana dell'epoca, come Agostino Marangolo e i
percussionisti Tullio De Piscopo e Paolo Siani.
Nel 1974/75, il gruppo si trasferì negli Stati Uniti per un'esperienza
musicale, ma in seguito si sciolse.
In sintesi, la loro musica era un mix di diverse influenze, dal rock psichedelico al
folk, con elementi sperimentali e arrangiamenti complessi, dovuti anche alla presenza di ben 12 membri, il che permetteva una grande varietà
timbrica e una ricca strumentazione.
Alcuni membri della band continuarono a fare musica in altri progetti, come
Biggi, Canepa e Martini che formarono l'Assemblea Musicale Teatrale. La
Famiglia degli Ortega, tuttavia, rimase un capitolo unico e affascinante della
storia del rock progressivo italiano.
Formazione
Alberto Canepa: voce,
percussioni
Ruben Ortega:
chitarra, percussioni
Nestor Ortega:
chitarra, percussioni
Giorgio Buganza:
basso
Gianni Martini
chitarra, voce
Bruno Biggi: chitarra
Isabella Lombardi:
voce solista femminile
Pierfranco Ledda:
voce
Iolanda Andreoli,
Gianna Ducci, Delia Ducci: cori
Discografia
33 giri
1973: La Famiglia
degli Ortega (Carosello, CLN 25029, ristampato in CD da (Vinyl Magic, VM 062))
45 giri
1973: Awamalaia/Sogno
di una casa (Carosello, CI 20349)
1974: Stanlio e
Ollio/Una vecchia corriera chiamata "Harry Way" (Carosello, CI 20374)
I Bachman-Turner Overdrive(chiamati anche BTO) sono un gruppo rock
canadese formatosi a Winnipeg nel 1972. Sono famosi per il loro sound potente e
bluesy, caratterizzato da riff di chitarra memorabili e testi diretti. Il loro
nome deriva dai cognomi di due dei membri fondatori, Randy Bachman e Fred
Turner.
Bachman è conosciuto come membro fondatore del gruppo rock
The Guess Who negli anni '60-'70, famoso per il brano “American Woman”.
Il loro stile musicale può essere definito genericamente rock.
Le loro canzoni sono spesso caratterizzate da ritmi incalzanti, assoli di
chitarra energici e melodie orecchiabili.
Hanno pubblicato numerosi album, tra cui il loro omonimo debutto del 1973, che li ha portati al successo.
Ma sono ricordato soprattutto per il singolo You Ain't
Seen Nothing Yet, uscito nel 1974, che raggiunse la prima posizione nella
Billboard Hot 100.
I Bachman-Turner Overdrive hanno influenzato molte band rock
successive, sia in Canada che negli Stati Uniti.
Le loro canzoni sono diventate parte della cultura popolare e
sono state utilizzate in film, pubblicità e videogiochi.
Nonostante i numerosi cambi di formazione, i Bachman-Turner
Overdrive hanno continuato a registrare e a esibirsi dal vivo per molti anni,
dimostrando la loro longevità e la loro passione per la musica.
Meddle è il sesto album in studio dei Pink Floyd, pubblicato il 31 ottobre del 1971,
e merita un minimo di analisi, essendo un punto di svolta nella discografia
della band, un ponte tra il loro sound psichedelico iniziale e le
sperimentazioni più mature degli anni a venire.
Il disco rappresenta un passo avanti nella maturazione del
sound dei Pink Floyd, con arrangiamenti più complessi e una maggiore attenzione
ai dettagli sonori, con l'uso di effetti speciali, strumenti inusuali e
paesaggi sonori ambientali. L'atmosfera generale dell'album è onirica,
introspettiva e a tratti malinconica, capace di creare un'esperienza d'ascolto
unica e coinvolgente.
Vediamo le tracce…
Lato A
One of These Days – 5:57
A Pillow of Winds – 5:07
Fearless – 6:05
San Tropez – 3:40
Seamus – 2:15
Lato B
Echoes – 23:31
Formazione
David Gilmour: voce principale, cori, chitarra
elettrica, chitarra acustica, lap steel guitar, effetti sonori, armonica
Richard Wright: organo Hammond e Farfisa,
pianoforte, voce, effetti sonori
Roger Waters: basso elettrico, chitarra acustica,
voce, effetti sonori
Nick Mason: batteria, percussioni, piatti,
effetti vocali, effetti sonori
Accenno superficialmente ai vari tasselli, nella speranza di
stimolare la curiosità o la memoria… cliccare sui titoli blu per ascoltare l'audio.
Echoes: parto dalla fine, la traccia che occupa tutta la seconda facciata, il
pezzo forte dell'album, un'epopea sonora di oltre 23 minuti che si snoda
attraverso atmosfere oniriche, momenti di intensa emotività e sperimentazioni
sonore. È un viaggio introspettivo che invita l'ascoltatore a perdersi nella
musica.
One of These Days è un brano più aggressivo e ritmico, con un basso pulsante e
la celebre frase di Roger Waters. Un contrasto interessante rispetto alla
dolcezza di altri brani.
Pillow of Winds è una delicata ballata con la voce di David Gilmour che si
fa strada su un tappeto di armonie vocali e chitarre acustiche.
Fearless, brano sperimentale, con suoni ambientali e effetti sonori
che creano un'atmosfera misteriosa.
San Tropez, più ritmato e leggero, con un testo ironico che descrive
un'esperienza di vacanza.
Seamus, traccia particolare, un blues, con il cane di Steve Marriott (chitarrista degli
Humble Pie) che ulula come strumento musicale.
Meddle è considerato uno dei capolavori del progressive rock,
un album che ha influenzato generazioni di musicisti, fondamentale nella
discografia dei Pink Floyd, un punto di riferimento per tutti gli appassionati del
genere.
L'album ha segnato l'abbandono definitivo delle
sperimentazioni psichedeliche più estreme degli esordi, aprendo la strada a un
sound che è poi quello che ha caratterizzato il loro periodo più prolifico.
Pur non avendo avuto un successo commerciale immediato come
alcuni album successivi, "Meddle" ha contribuito ad accrescere la
popolarità della band, soprattutto nel Regno Unito.
Con questo lavoro i Pink Floyd trovano
la loro strada, creando un progetto su cui lavorare e spostando la forza
creativa dei singoli verso una direzione chiara. Tutti hanno la possibilità di
brillare di mettersi in mostra e certificare le loro skills, e ciò che ne esce
fuori è, a mio giudizio, un grande album, un must per chiunque apprezzi la
musica di qualità all’interno della variegata famiglia del rock. Ma questo è
molto di più!
"Stiamo entrambi diventando
un po' scricchiolanti, ma sicuramente faremo qualcosa l'anno prossimo"
Sebbene gli Who non
siano stati attivi come gruppo nell'ultimo anno, il co-fondatore della band, Pete Townshend, afferma che ci sono buone notizie
all'orizzonte per i fan.
In un'intervista con la pubblicazione britannica The London
Standard, Townshend ha stuzzicato il potenziale delle attività della band nel
2025. "Ho incontrato Roger per pranzo un paio di settimane fa",
ha rivelato. "Siamo in buona forma. Ci amiamo. Stiamo entrambi
diventando un po' scricchiolanti, ma faremo sicuramente qualcosa l'anno
prossimo".
Sebbene tali piani possano sembrare legati a nuova musica o a
una serie di spettacoli dal vivo, Townshend ha spiegato che al momento
propendono per la seconda opzione, invertendo un precedente commento di Roger
Daltrey sullo stress finanziario delle esibizioni dal vivo.
"Il lato album... Roger non è entusiasta",
ha detto Townshend. "Ma mi piacerebbe fare un altro album e potrei
provare a intimidirlo su questo. Gli ultimi grandi tour che abbiamo fatto sono
stati con un'orchestra completa, il che è stato glorioso, ma ora siamo
impazienti di fare rumore, fare confusione e commettere errori".
All'inizio di quest'anno, Daltrey ha eseguito con successo un
tour da solista "semi-acustico" che ha toccato 11 città nel corso di
un mese, che forse è servito da ispirazione per altri spettacoli come team.
In un'altra parte dell'intervista, il chitarrista ha
condiviso la sua prospettiva su un'altra reunion di alto profilo, dicendo di
essere "deluso" nel sentire che gli Oasis sono tornati insieme per i
prossimi spettacoli dal vivo. "Mi piacciono molto i loro album da
solista", ha spiegato.
Ci sarà un
motivo se “White Rabbit” è
diventato un brano manifesto del rock psichedelico!
Persino Marty
Balin, successivamente "rivale" di Grace Slick nelle
dinamiche interne dei Jefferson, riconobbe al brano la statura di vero
"capolavoro".
Sì, sto
parlando dei Jefferson Airplane e del masterpiece scritto dalla Slick e
inserito in “Surrealistic Pillow”, album licenziato nel 1967 e divenuto
un disco imprescindibile quando si parla di rock in termini generali. Se poi si
volesse scendere nel filone della psichedelia, beh, in quel caso ci sarebbe da indagare
ed esaltare un manifesto di quei giorni.
La canzone
divenne famosa dopo la presentazione al Festival di Woodstock nel ’69 e fu
scritta dalla vocalist quando era ancora nei The Great Society. Quando il
gruppo si sciolse, nel 1966, la Slick fu invitata ad entrare nei J. A. in
sostituzione della cantante Signe Toly Anderson che aveva lasciato il gruppo
dopo la nascita del figlio.
Di quell’album
mitico, il primo al quale partecipò la Slick coi Jefferson Airplane, fa parte
un’altra canzone celebre, “Somebody to Love”, composta con il cognato
Darby Slick ed incisa con il titolo “Someone to Love” dai Great Society.
Questi due
brani, assieme a “Volunteers”, resero famosi i Jefferson Airplane ai
quali sarebbero rimaste associate per sempre.
L’album uscì
nel mese di giugno e “White Rabbit” fu pubblicato come secondo singolo
estratto e raggiunse la posizione numero 8 nella classifica statunitense
Billboard Hot 100.
Fu una delle
prime canzoni scritte dalla Slick, composta a fine 1965 o inizio 1966, ispirata
dai libri di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso
lo specchio, utilizzando elementi come il cambio di dimensioni dopo aver
assunto pillole o liquidi sconosciuti, aggiornandoli alla luce della
controcultura anni Sessanta per descrivere gli effetti di un viaggio sotto LSD.
È un brano profondamente influenzato dalla cultura delle droghe di quegli anni,
l'LSD e i funghi allucinogeni. Ovviamente il coniglio bianco del titolo
("White Rabbit") è proprio quello del racconto di Carroll,
trasfigurato come metafora della psichedelia.
Per il movimento
hippie le droghe erano elemento essenziale per l'espansione della mente e la
ricerca interiore. Con il suo enigmatico testo, White Rabbit fu una
delle prime canzoni con riferimenti alla droga a passare in radio senza cadere
vittima della censura.
Dal punto di
vista musicale, in un'intervista rilasciata al The Wall Street Journal Grace
Slick menzionò altre influenze, e cioè "il bolero" usato da Miles
Davis & Gil Evans per il loro album del 1960 Sketches of Spain. Infatti, il
brano è essenzialmente un lungo crescendo simile a quello del famoso Boléro di
Ravel.
L’incidenza più
evidente è comunque quella derivante dalle opere di Carroll, metafora delle
esperienze lisergiche della California dell'epoca; i celebri romanzi dedicati
al mondo fantastico e inquietante della piccola Alice dei quali nel testo del
brano vengono espressamente citati personaggi come:
il
bianconiglio
il
bruco che fuma il narghilè
il
catastrofico cavaliere bianco
la
collerica regina rossa
il
sonnolento ghiro
Come già
scritto il brano uscì come 45 giri e sul retro era presente “Plastic
Fantastic Lover”.
La
formazione dei J.A. era la seguente:
Grace Slick - voce
Jack Casady - basso
Spencer
Dryden - batteria
Paul
Kantner - chitarra ritmica
Jorma
Kaukonen - chitarra solista
Ecco
cosa accadde a Woodstock…
Dall'anno di uscita ad oggi il brano è stato coverizzato una cinquantina di volte, reinterpretato e adattato ad ogni genere musicale. Ho scelto alcune versioni comparative più recenti che mi sono piaciute particolarmente, quella degli Elephant
Revivale dei Grece Potter and the
Nocturnals, oltre ad un esempio corale.
La più recente, corale...
Testo e traduzione di “White Rabbit”
One pill
makes you larger,
and one pill
makes you small
And the ones
that mother gives you,
don't do anything at al
Una pillola ti fa diventare più
grande,
e una pillola ti rimpicciolisce
E quelle che ti dà tua madre,
non hanno alcun effetto
Go ask Alice,
when she's
ten feet tall
Prova a chiederlo ad Alice,
quando è alta
dieci piedi
And if you go
chasing rabbits,
and you know
you're going to fall
Tell 'em a
hookah-smoking caterpillar
has given you the call
E se tu vai a caccia di conigli,
e ti accorgi che stai per cadere
Dì loro che un bruco che fuma il
narghilè
ti ha mandato a chiamare
And call Alice,
when she was
just small
E chiama
Alice,
quando è
proprio piccola
When the men
on the chessboard
get up and
tell you where to go
And you've
just had some kind of mushroom,
and your mind
is moving low
Quando gli uomini sulla scacchiera
si alzano e ti dicono dove devi
andare
E tu hai appena preso qualche specie
di fungo,
e la tua mente sta affondando
Go ask Alice,
I think
she'll know
Prova a chiedere ad Alice,
penso che lei saprà (la risposta)
When logic
and proportion
have fallen
sloppy dead
And the white
knight is talking backwards
Quando la logica e le proporzioni
(delle cose)
sono cadute come morte al suolo
E il cavaliere bianco sta parlando
all'incontrario