mercoledì 6 novembre 2024

Presentazione della chitarra "Jimmy Page 1964 SJ-200"


Presentazione della Gibson Custom Jimmy Page 1964 SJ-200: una chitarra leggendaria rinata in due modelli in edizione limitata


Pochi chitarristi hanno plasmato il corso della storia del rock come il leggendario Jimmy Page. Durante la registrazione dell'iconico album di debutto dei Led Zeppelin, la chitarra acustica scelta da Jimmy era una Gibson SJ-200 della metà degli anni '60, uno strumento distintivo che si sente in diverse tracce di quel disco monumentale.

Ora Gibson Custom, in stretta collaborazione con Jimmy Page, presenta le ricreazioni della chitarra acustica dietro queste leggendarie esibizioni e registrazioni, la Jimmy Page 1964 SJ-200 e la Jimmy Page 1964 SJ-200 Collector's Edition.

Jimmy Page usò la sua SJ-200 della metà degli anni '60 nel primo album dei Led Zeppelin e successivamente per la sua brillante performance solista al Julie Felix Show nel 1970, tenendo una masterclass con "White Summer/Black Mountain Side", guadagnandosi il suo posto nella storia del rock.

La nuova versione è stata realizzata in stretta collaborazione e con il contributo significativo di Jimmy Page su tutto, dal carattere sonoro e dall'usura alla suonabilità, questa ricreazione molto speciale presenta:

• Fondi e fasce in acero fiammato AAA altamente figurato, nonché top in abete Sitka AAA con Murphy Lab Light Aging

• Il Jimmy Page 1964 SJ-200 presenta un'etichetta della buca armonica firmata a mano da Jimmy Page, mentre il Jimmy Page 1964 SJ-200 Collector's Edition è stato suonato personalmente e autografato da Jimmy Page sul retro della paletta.

• Una custodia rigida Gibson Custom con il famoso logo Zoso di Jimmy Page all'esterno e un pacchetto di caramelle.


Il famoso Murphy Lab di Gibson Custom ha applicato tecniche personalizzate di invecchiamento leggero a questo modello, ricreando l'aspetto e la sensazione della chitarra originale.






martedì 5 novembre 2024

Frammenti di Gilbert O'Sullivan: musica elegante sottovoce

 


Esistono cantautori di cui mi sono interessato poco e di cui ho perso le tracce nel tempo, nondimeno, alcune canoni restano intrappolate, tra ricordi e sensazioni di vasta gamma e intensità. 

Oggi ricordo Gilbert O'Sullivan, pseudonimo di Raymond Edward O'Sullivan.

Cantautore nato il 1° dicembre del 1946, è conosciuto soprattutto per le sue canzoni dei primi anni Settanta.

Irlandese di Waterford, inizia la sua carriera musicale negli anni '60, ma è solo nei primi anni '70 che ottiene un successo internazionale.

Canzoni come "Alone Again (Naturally)", "Clair" e "Get Down", sono diventate vere e proprie hit, scalando le classifiche in tutto il mondo e rimanendo nel cuore di milioni di ascoltatori.

La musica di O'Sullivan è caratterizzata da melodie orecchiabili, testi introspettivi e arrangiamenti raffinati, che lo hanno fatto annoverare tra i cantautori più apprezzati della sua generazione.

Le sue canzoni affrontano temi universali come la solitudine, l'amore e la perdita, rendendole particolarmente toccanti e rilevanti nel tempo, attraverso una voce calda e melodica, uno dei suoi tratti distintivi, ma è la piacevolezza da “delicato tormentone” che ala fine lascia la tracci aindelebile.

Nonostante le sue creazioni siano spesso molto semplici nella struttura, i testi nascondono una profondità e una sensibilità che gli hanno permesso di conquistare il pubblico di tutto il mondo.

Anche se il periodo di maggior successo è ormai passato, O'Sullivan continua a essere attivo nel mondo della musica, pubblicando nuovi album e tenendo concerti.

Che emozione risentirlo oggi!






Bruce Springsteen: il 5 novembre del 1973 usciva "The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle"


"The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle" è il secondo album in studio di Bruce Springsteen, pubblicato il 5 novembre del 1973 dalla Columbia Records.

Il disco rappresenta un passo importante nella carriera del Boss, in quanto contribuì a consolidare il suo stile distintivo e ad affermare la sua posizione come uno dei più grandi artisti rock.

Il ’73 è l’anno di debutto del cantautore americano, che a gennaio aveva già rilasciato l’esordio “Greetings from Asbury Park, N.J.,” ma non appena le vendite di quest’ultimo iniziarono a calare (forse mai decollate) ecco arrivare un nuovo progetto, il cui successo allontanerà le nubi grigie plafonate sulla testa di artista e label. E alla Columbia Records si ricrederanno in fretta.

L'album è una miscela di diversi generi musicali, tra cui il rock, il folk, il soul e il rhythm and blues. È caratterizzato da testi intensi e narrativi, che raccontano storie di personaggi marginali, sognatori e giovani ribelli che cercano una via di fuga dalla loro realtà. Springsteen dipinge quadri vividi e coinvolgenti con le sue parole, trasmettendo un senso di energia e di speranza.

Uno dei punti di forza di questo album è la potenza delle performance musicali. La E Street Band, la band di accompagnamento di Springsteen, suona con una passione e una maestria eccezionali, creando una colonna sonora coinvolgente per le storie raccontate nelle canzoni. L'uso di strumenti come il sassofono e il pianoforte aggiunge un tocco di profondità e intensità alla musica.

Tra i brani più noti dell'album si trovano "Rosalita (Come Out Tonight)", una canzone piena di vitalità e di energia contagiosa, e "Incident on 57th Street", una ballata epica che mescola abilmente elementi di rock e jazz. Altri brani degni di nota includono "4th of July, Asbury Park (Sandy)" e "Kitty's Back", che mostrano la capacità di Springsteen di scrivere canzoni coinvolgenti e ricche di atmosfera.

"The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle" è un album che richiede una certa attenzione da parte dell'ascoltatore. Le canzoni sono articolate e ricche di dettagli, e le storie che raccontano sono complesse e ben sviluppate. È un album che si svela gradualmente, offrendo nuovi strati di significato ad ogni ascolto.

Complessivamente è considerato un capolavoro musicale e mette in rilievo un giovane Springsteen che dimostra da subito la sua abilità come compositore e cantante, mentre la E Street Band offre una performance straordinaria.

Imperdibile per gli amanti del genere.

Nel 2012 l'album è stato inserito alla posizione 133 nella lista dei 500 migliori album di tutti i tempi della rivista Rolling Stone.


CREDITI

Testi e musiche di Bruce Springsteen; edizioni musicali Laurel Canyon Music Ltd.


Lato A (cliccare sul titolo per ascoltare)

The E Street Shuffle – 4:31

4thof July, Asbury Park (Sandy) – 5:36

Kitty's Back – 7:09

Wild Billy's Circus Story – 4:47

Lato B

Incident on 57th Street – 7:45

Rosalita (Come Out Tonight) – 7:04

New York City Serenade – 9:55

 

Formazione

Bruce Springsteen – voce, chitarre, armonica a bocca, mandolino, percussioni

Clarence "Nick" Clemons – sassofono, cori

Garry Tallent – basso, basso tuba, cori

David Sancious – pianoforte, piano elettrico, clavinet, organo, assolo d'organo in Kitty's Back, arrangiamento d'archi in New York City Serenade, sassofono soprano in The E Street Shuffle, cori

Danny Federici – fisarmonica, pianoforte in Incident on 57th Street, organo in Kitty's Back, cori

Vini Lopez – batteria, glockenspiel, cornetta in The E Street Shuffle, cori

Albany "Al" Tellone – sassofono baritono in The E Street Shuffle

Richard Blackwell – congas, percussioni

 

Produzione

Mike Appel, Jim Cretecos – produzione

Louis Lahav – tecnico del suono

Jack Ashkinazy – remissaggio per le edizioni su CD

John Berg, Teresa Alfieri – design

David Gahr – fotografia


Ma come si proponeva nei live del 1973 il Boss?

Ecco un esempio: Bruce Springsteen era uno dei nuovi artisti della Columbia Records quando salì sul palco dell'Ahmanson Theatre il 1º maggio 1973 come parte della vetrina della label, nella manifestazione denominata "Week To Remember".

Il set è importante perché rappresenta il capitolo iniziale nell'incredibile carriera di Bruce. Springsteen esegue "Wild Billy's Circus Story".





lunedì 4 novembre 2024

Quincy Jones è morto a 91 anni.


Quincy Jones, produttore vincitore di un Grammy per Michael Jackson e compositore di colonne sonore, è morto a 91 anni.

Quincy Jones, che si è distinto nel corso di una carriera musicale lunga 70 anni come artista, bandleader, compositore, arrangiatore e produttore, è morto, a 91 anni, domenica sera nella sua casa nel quartiere Bel Air di Los Angeles. La causa della morte non è stata divulgata.

"Stasera, con i cuori pieni ma spezzati, dobbiamo condividere la notizia della scomparsa di nostro padre e fratello Quincy Jones. E sebbene questa sia una perdita incredibile per la nostra famiglia, celebriamo la grande vita che ha vissuto e sappiamo che non ci sarà mai un altro come lui", ha affermato la famiglia Jones nella dichiarazione. "Era davvero unico nel suo genere e ci mancherà moltissimo; siamo confortati e orgogliosi di sapere che l'amore e la gioia, che erano l'essenza del suo essere, sono stati condivisi con il mondo attraverso tutto ciò che ha creato. Attraverso la sua musica e il suo amore sconfinato, il cuore di Quincy Jones batterà per l'eternità".

Cresciuto nel mondo del jazz, Jones è diventato una delle figure più in vista della musica pop. Ha collezionato sei dei suoi 28 Grammy Awards per il suo album del 1990 "Back on the Block" ed è stato premiato tre volte come produttore dell'anno.

Per molti, è probabilmente più noto per le sue collaborazioni di produzione con Michael Jackson, iniziate nel 1979 con l'album solista del cantante "Off the Wall", che ha venduto circa 20 milioni di copie a livello internazionale.

Il suo seguito di successo in classifica "Thriller" (1982) — per il quale Jones vinse il premio di album dell'anno, più un trofeo di disco dell'anno per il brano "Billie Jean" — rimane l'album più venduto di tutti i tempi, con vendite mondiali stimate in oltre 110 milioni. Jones continuò a lavorare con Jackson per la sua uscita numero 1 del 1987 "Bad".

Nel 1985 salì alla ribalta internazionale come produttore di "We Are the World" degli USA for Africa, il singolo dedicato agli aiuti alla carestia in Africa.

Jones è stato il primo afroamericano a scrivere la colonna sonora per un film importante, "The Pawnbroker" del 1964, e ha ricevuto sette nomination agli Oscar per la migliore colonna sonora e canzone originali. Nel 1995, ha ricevuto il premio umanitario Jean Hersholt dell'AMPAS, un'altra prima volta per un artista nero.

Si è fatto notare in TV come produttore esecutivo della sitcom della NBC degli anni '90 "The Fresh Prince of Bel-Air", che ha portato alla ribalta come attore il rapper Will "Fresh Prince" Smith. Oltre al reboot del 2022 di "Bel-Air", in seguito è stato produttore esecutivo delle serie comiche "In the House" e "MadTV"; il documentario di 10 ore del 1995 "The History of Rock 'N' Roll"; il documentario del 2014 "Keep on Keepin' On"; e l'adattamento del 2023 di "The Color Purple" diretto da Blitz Bazawule.

Nel 2006 Jones ha ricevuto una nomination al Tony Award come produttore dell'adattamento musicale di "Il colore viola".

Nel mondo dell'editoria, ha fondato la rinomata rivista hip-hop Vibe, da cui è nato uno spin-off televisivo nel 1997.

In riconoscimento della vasta gamma di cause a cui ha contribuito, Jones è stato nominato filantropo dell'anno da Variety nel 2014.

Sposato e divorziato tre volte, lascia un fratello, due sorelle, sei figlie, tra cui l'attrice Rashida Jones, e un figlio.





Ricordando Vittorio De Scalzi nel giorno della sua nascita


Nasceva il 4 novembre del 1949 Vittorio De Scalzi e vorrei ricordarlo con un evento concreto a cui partecipai nel luglio 2019 a Genova, una bella esibizione di una delle tante diramazioni dei New Trolls - La storia dei NEW TROLLS - che chiudeva il Prog Fest.

Ho sottolineato “una delle tante diramazioni” perché i New Trolls che conobbi nell’adolescenza, nel corso degli anni hanno subito tantissimi cambiamenti e frammentazioni di cui non posso dare giudizio, certo è che non è mai stato semplice per me risalire alle origini e ridisegnare l’albero genealogico corretto.

Quando penso a Vittorio - e ai New Trolls - mi ritornano alla mente momenti precisi della mia vita, stimolati da tracce musicali che sono state per me riferimenti continui.

Parto dal 1968: il brano è “Visioni”, un rock psichedelico che mi colpì come un macigno, nonostante avessi solo 12 anni!



Dopo tre anni, la fase prog prevaleva sul rock precedente e nasceva “Concerto Grosso”…



E arriva il pop di qualità, quello trasversale, che tocca tutto il pubblico diventando un must senza tempo, e come simbolo cito “Aldebaran” e… “Quella carezza della sera”.



Come si fa a condensare così tanta musica in un articolo!

Ad ognuno il proprio ricordo e un diverso abbinamento tra trame sonore e memoria, lasciando spazio al pensiero personale, sottolineando un legame con l’artista scomparso… tutto lecito, comprensibile, umano.

Vittorio mancherà fisicamente, agli affetti più vicini e ai tanti conoscenti coltivati nel corso di mezzo secolo e oltre, ma è privilegio di certi artisti rimanere vivi per sempre, perché ogni volta che partirà l’arpeggio di “Una miniera” o il rock di “Davanti agli occhi miei” ci sarà qualcuno che immediatamente idealizzerà un palco, una televisione, un locale, in cui Vittorio e i suoi compagni di avventura continuano a suonare e a far sognare.




domenica 3 novembre 2024

Beth Hart, Janis Joplin del nuovo millennio?

 


Tra le mie tante carenze formative in campo musicale (invidio quelli che a 30 anni non hanno più nulla da imparare!) sicuramente c’è la figura di Beth Hart - suggeritami dall’amico Claudio Lazzari - musicista con un curriculum e una discografia impressionanti.

Hart è una cantautrice statunitense con una voce potente e un'interpretazione emotiva che l'hanno resa una delle figure di spicco del blues contemporaneo.

Scopriamo qualcosa in più prima di passare alla visione di qualche sua performance.

Le origini e gli inizi

Nata a Los Angeles nel 1972, Beth ha iniziato a suonare il piano fin da piccola, mostrando un talento innato. La sua passione per la musica l'ha portata a esplorare diversi generi, dal blues al rock, dal jazz al gospel. Già adolescente, si esibiva nei locali della sua città, affascinando il pubblico con la sua voce intensa e la sua energia sul palco.

La svolta e il successo internazionale

La svolta nella carriera di Beth è arrivata con il singolo "LA Song (Out of This Town)", che è diventato la colonna sonora di un episodio di "Beverly Hills 90210". Questo successo l'ha portata all'attenzione di un pubblico più ampio e le ha permesso di firmare un contratto discografico.

Da allora ha pubblicato numerosi album, collaborando con musicisti di fama mondiale. I suoi concerti sono sempre eventi molto attesi, grazie alla sua capacità di creare un'atmosfera intima e coinvolgente.

Lo stile musicale

La musica di Beth Hart è caratterizzata da una forte componente blues, ma con influenze che spaziano dal rock al soul. Le sue canzoni sono spesso introspettive e trattano temi universali come l'amore, la perdita e la ricerca di sé. La sua voce, potente e versatile, è in grado di trasmettere una gamma emotiva molto ampia, dal dolore più profondo alla gioia più intensa.

Beth Hart è un'artista genuina e sincera, che mette tutta sé stessa nella sua musica, utilizzando la sua voce che è uno strumento unico, in grado di emozionare e coinvolgere anche gli ascoltatori più scettici.

Le sue performance sono sempre cariche di passione ed emozione, con testi che raccontano storie vere.

Beth Hart è un'artista che mette anima e cuore nella sua musica, e ciò si riflette anche nella sua vita privata. Nonostante sia una figura pubblica, l'artista ha sempre cercato di mantenere un certo grado di riservatezza sulla sua sfera personale.

Negli anni, Beth ha parlato apertamente delle sue lotte contro la dipendenza e il disturbo bipolare. Queste sfide hanno profondamente segnato la sua vita e la sua musica, conferendole un'autenticità e una profondità che hanno conquistato il cuore di milioni di fan in tutto il mondo.

Tuttavia, accanto alle ombre, ci sono state anche molte luci. Beth è sposata con Scott Guetzkow, un uomo che l'ha sostenuta incondizionatamente nel suo percorso artistico e personale. Il loro amore è stato una fonte di forza e ispirazione per l'artista, aiutandola a superare momenti difficili e a ritrovare sé stessa.

Nonostante le difficoltà, Hart ha sempre considerato la musica come la sua più grande passione e il suo rifugio. La sua carriera è stata costellata da successi e riconoscimenti, ma è stata anche caratterizzata da momenti di incertezza e di ricerca.

Oltre alla sua carriera musicale, Beth è anche una madre e una moglie devota. La sua vita privata, così ricca di sfaccettature, contribuisce a rendere la sua figura ancora più affascinante e complessa.

Conoscere la vita privata di un artista ci permette di comprendere meglio la sua musica e le sue emozioni. Nel caso di Beth Hart, la sua storia personale è profondamente intrecciata con la sua arte, e questo rende la sua musica ancora più toccante e autentica.

Ritornando agli aspetti artistici…

Beth Hart è nota per le sue collaborazioni di grande successo con altri musicisti. Queste collaborazioni hanno arricchito la sua carriera e hanno permesso al pubblico di apprezzare la sua versatilità vocale e interpretativa in diverse sfumature.

La collaborazione con Joe Bonamassa è forse la più nota e proficua. Beth, insieme a Joe, ha pubblicato diversi album, tra cui "Don't Explain" e "Seesaw", che le sono valsi anche una nomination ai Grammy. La loro alchimia musicale è evidente in ogni nota e ha dato vita a interpretazioni blues di grande intensità.

Beth ha collaborato anche con Slash nel brano "Mother Maria", incluso nell'album solista del chitarrista dei Guns N'Roses. Questa collaborazione ha ulteriormente ampliato il suo pubblico e ha dimostrato la sua capacità di adattarsi a stili musicali diversi.

Nel 2005, Beth ha avuto l'opportunità di collaborare con due leggende della musica come Les Paul e Neal Schon nel brano "I Wanna Know You", esperienza unica che l'ha avvicinata ai grandi maestri del rock.

Con Toots Thielemans, celebre armonicista belga, ha inciso "I Gotta Right to Sing the Blues", un duetto che ha messo in luce la sua passione per il blues più tradizionale.

La partecipazione di Beth al Kennedy Center Honors, insieme a Jeff Beck, ha aperto le porte a una collaborazione con Buddy Guy, un'altra leggenda del blues.

Che altro aggiungere… ascoltiamola/guardiamola!







Gli Honeybus: un tocco di dolcezza nel rock psichedelico di fine anni Sessanta


Gli Honeybus, gruppo musicale britannico, si fece notare per il sound eclettico, che spaziava dal pop al rock, con un tocco di umorismo e sperimentazione. La band si formò a Londra nel 1967 e rimase attiva sino al  1973.

Il loro sound era un mix inusuale di pop melodico, rock psichedelico e influenze barocche. Questo li rendeva piuttosto unici nel panorama musicale dell'epoca.

Gli Honeybus non si prendevano troppo sul serio e spesso inserivano elementi umoristici nelle loro canzoni e nei loro spettacoli dal vivo, disposti a sperimentare con diversi generi musicali e strumenti, creando un sound originale e riconoscibile.

Il grande successo arrivò col singolo “I Can't Let Maggie Go” - ripreso dall’Equipe 84 col titolo “Un angelo blu" - che giunse sino al n. 8 delle classifiche inglesi, restando nelle Top 40 per oltre due mesi.

Gli Honeybus ebbero, in sintesi, un successo moderato nel Regno Unito, ma la loro influenza si estese ben oltre la durata della band e il loro sound eclettico li rese un punto di riferimento per molti artisti successivi. Tuttavia, da lì in avanti, tra cambi di formazione ed una direzione musicale alquanto incerta, non furono più in grado di ripetere quel successo nonostante la produzione copiosa di 45 giri.

Prima di sciogliere il gruppo, incisero l'album “Story”, pubblicato postumo nel 1970, lavoro di modesto impatto commerciale seppur molto acclamato dalla critica inglese.

Il gruppo si riunì nel 2003 per una fugace apparizione in una televisione olandese, ma resta in ogni caso il marchio di One-hit wonder, cioè il tipico gruppo capace di sfornare un solo vero grande successo senza la capacità di saperlo replicare.


La più nota formazione della band comprendeva:

Pete Dello (vero nome, Peter Blumson, 1943, Highbury, North London) — (voce, tastiere, chitarra)

Ray Cane (vero nome Raymond Byart, 1945, Hackney, East London) — (voce, basso, tastiere)

Colin Hare (vero nome, Colin Nicholas Nicol, 4 giugno 1946, Combe, Bath, Somerset) — (chitarra ritmica, voce)

Pete Kircher (vero nome, Peter Kircher, 21 gennaio 1945, Folkestone, Kent) — (percussioni, voce)

Jim Kelly (vero nome, James Kelly, 19 dicembre 1946, Dundee, Scozia – deceduto 26 dicembre 1995, Dundee, Scozia — (chitarra, voce)




Discografia 

Album

Story (1970)

Recital (1973, mai pubblicato) 

Raccolte

Honeybus at Their Best (1989)

Old Masters, Hidden Treasures (1993)

At Their Best (1997)

The Honeybus Story (1999)

She Flies Like a Bird: the Anthology (2002, contenente anche inediti)






sabato 2 novembre 2024

The Hollies


The Hollies è stato un gruppo musicale inglese fondato agli inizi degli anni Sessanta.

Con un repertorio costituito prevalentemente da canzoni di musica beat e pop rock ottennero un notevole successo commerciale, specialmente fino agli anni Settanta, quando portarono ai primi posti delle classifiche di vendita della Gran Bretagna diversi dischi singoli.


Minore successo ebbero negli Stati Uniti e negli altri paesi del mercato discografico europeo, anche se contribuirono a creare la cosiddetta British Invasion. 

Nel 1967 parteciparono al Festival di Sanremo in coppia con Mino Reitano con la canzone "Non prego per me", di Battisti e Mogol.


Il gruppo fu fondato da Allan Clarke, Tony Hicks e Graham Nash.
Successivamente Nash, in seguito a disaccordi sulla linea musicale che il complesso intendeva seguire, emigrò negli Stati Uniti, iniziando una brillante carriera solista, partecipando inoltre al supergruppo Crosby, Stills, Nash & Young.

Dalla loro fondazione gli Hollies cambiarono più volte i componenti del gruppo.


A metà degli anni Settanta alcuni dei dischi, tra cui “Hollies”, furono affidati alla produzione di Alan Parsons.

Nel loro repertorio figurano diverse cover da canzoni di Bob Dylan eseguite in chiave pop con un nuovo arrangiamento, spesso arricchito da sezione di fiati e violini, fra cui “Blowin' in the Wind” e “My Back Pages”.

Si consiglia l’ascolto di tutto il repertorio del gruppo di Manchester, senza tralasciare nulla degli anni ’60.





venerdì 1 novembre 2024

La Famiglia degli Ortega

 


La Famiglia degli Ortega è stato un gruppo musicale italiano di rock progressivo, attivo principalmente nella prima metà degli anni Settanta. Formatasi a Genova come collettivo, si distinse per un sound originale e variegato, che spaziava dal rock psichedelico al folk, passando per sonorità più sperimentali.

Il gruppo si mette in luce per la prima volta nel 1972 a Sanremo facendo da backing-choir ai Delirium durante la loro mitica apparizione al Festival con “Jesahael”.

Nonostante la formazione numerosa e l'entusiasmo iniziale, la band pubblicò un solo album omonimo nel 1973, oggi piuttosto raro e ricercato dai collezionisti, e considerato un classico del rock progressivo italiano.

Nel disco, oltre a sette loro composizioni, vi è un riarrangiamento del canto tradizionale inglese John Barleycorn, già riproposto nel 1970 dai Traffic nel loro album John Barleycorn Must Die.

L'album aveva una copertina apribile, molto curata e originale, che contribuì a renderlo un oggetto da collezione.

La Famiglia degli Ortega vantò all'epoca collaborazioni con musicisti di rilievo della scena italiana dell'epoca, come Agostino Marangolo e i percussionisti Tullio De Piscopo e Paolo Siani.

Nel 1974/75, il gruppo si trasferì negli Stati Uniti per un'esperienza musicale, ma in seguito si sciolse.

In sintesi, la loro musica era un mix di diverse influenze, dal rock psichedelico al folk, con elementi sperimentali e arrangiamenti complessi, dovuti anche alla presenza di ben 12 membri, il che permetteva una grande varietà timbrica e una ricca strumentazione.

Alcuni membri della band continuarono a fare musica in altri progetti, come Biggi, Canepa e Martini che formarono l'Assemblea Musicale Teatrale. La Famiglia degli Ortega, tuttavia, rimase un capitolo unico e affascinante della storia del rock progressivo italiano.

 


Formazione

Alberto Canepa: voce, percussioni

Ruben Ortega: chitarra, percussioni

Nestor Ortega: chitarra, percussioni

Giorgio Buganza: basso

Gianni Martini chitarra, voce

Bruno Biggi: chitarra

Isabella Lombardi: voce solista femminile

Pierfranco Ledda: voce

Iolanda Andreoli, Gianna Ducci, Delia Ducci: cori

 

Discografia

33 giri

1973: La Famiglia degli Ortega (Carosello, CLN 25029, ristampato in CD da (Vinyl Magic, VM 062))

 

45 giri

1973: Awamalaia/Sogno di una casa (Carosello, CI 20349)

1974: Stanlio e Ollio/Una vecchia corriera chiamata "Harry Way" (Carosello, CI 20374)





Bachman-Turner Overdrive, una grande rock band


I Bachman-Turner Overdrive (chiamati anche BTO) sono un gruppo rock canadese formatosi a Winnipeg nel 1972. Sono famosi per il loro sound potente e bluesy, caratterizzato da riff di chitarra memorabili e testi diretti. Il loro nome deriva dai cognomi di due dei membri fondatori, Randy Bachman e Fred Turner.

Bachman è conosciuto come membro fondatore del gruppo rock The Guess Who negli anni '60-'70, famoso per il brano “American Woman”. 

Il loro stile musicale può essere definito genericamente rock. Le loro canzoni sono spesso caratterizzate da ritmi incalzanti, assoli di chitarra energici e melodie orecchiabili.

Hanno ottenuto un grande successo negli anni '70, soprattutto con brani come "You Ain't Seen Nothing Yet", "Takin' Care of Business" e "Let It Ride", diventate dei veri e propri inni rock e sono ancora oggi molto popolari.

Hanno pubblicato numerosi album, tra cui il loro omonimo debutto del 1973, che li ha portati al successo.

Ma sono ricordato soprattutto per il singolo You Ain't Seen Nothing Yet, uscito nel 1974, che raggiunse la prima posizione nella Billboard Hot 100.

I Bachman-Turner Overdrive hanno influenzato molte band rock successive, sia in Canada che negli Stati Uniti.

Le loro canzoni sono diventate parte della cultura popolare e sono state utilizzate in film, pubblicità e videogiochi.

Nonostante i numerosi cambi di formazione, i Bachman-Turner Overdrive hanno continuato a registrare e a esibirsi dal vivo per molti anni, dimostrando la loro longevità e la loro passione per la musica.







giovedì 31 ottobre 2024

Pink Floyd: il 31 ottobre del 1971 usciva "Meddle"

 


Meddle è il sesto album in studio dei Pink Floyd, pubblicato il 31 ottobre del 1971, e merita un minimo di analisi, essendo un punto di svolta nella discografia della band, un ponte tra il loro sound psichedelico iniziale e le sperimentazioni più mature degli anni a venire.

Il disco rappresenta un passo avanti nella maturazione del sound dei Pink Floyd, con arrangiamenti più complessi e una maggiore attenzione ai dettagli sonori, con l'uso di effetti speciali, strumenti inusuali e paesaggi sonori ambientali. L'atmosfera generale dell'album è onirica, introspettiva e a tratti malinconica, capace di creare un'esperienza d'ascolto unica e coinvolgente.

Vediamo le tracce…

 

Lato A

One of These Days – 5:57

A Pillow of Winds – 5:07

Fearless – 6:05

San Tropez – 3:40

Seamus – 2:15

Lato B

Echoes – 23:31

 


Formazione 

David Gilmour: voce principale, cori, chitarra elettrica, chitarra acustica, lap steel guitar, effetti sonori, armonica

Richard Wright: organo Hammond e Farfisa, pianoforte, voce, effetti sonori

Roger Waters: basso elettrico, chitarra acustica, voce, effetti sonori

Nick Mason: batteria, percussioni, piatti, effetti vocali, effetti sonori

 

Accenno superficialmente ai vari tasselli, nella speranza di stimolare la curiosità o la memoria… cliccare sui titoli blu per ascoltare l'audio.

Echoes: parto dalla fine, la traccia che occupa tutta la seconda facciata, il pezzo forte dell'album, un'epopea sonora di oltre 23 minuti che si snoda attraverso atmosfere oniriche, momenti di intensa emotività e sperimentazioni sonore. È un viaggio introspettivo che invita l'ascoltatore a perdersi nella musica.

One of These Days è un brano più aggressivo e ritmico, con un basso pulsante e la celebre frase di Roger Waters. Un contrasto interessante rispetto alla dolcezza di altri brani.

Pillow of Winds è una delicata ballata con la voce di David Gilmour che si fa strada su un tappeto di armonie vocali e chitarre acustiche.

Fearless, brano sperimentale, con suoni ambientali e effetti sonori che creano un'atmosfera misteriosa.

San Tropez, più ritmato e leggero, con un testo ironico che descrive un'esperienza di vacanza.

Seamus, traccia particolare, un blues, con il cane di Steve Marriott (chitarrista degli Humble Pie) che ulula come strumento musicale.

Meddle è considerato uno dei capolavori del progressive rock, un album che ha influenzato generazioni di musicisti, fondamentale nella discografia dei Pink Floyd, un punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere.

L'album ha segnato l'abbandono definitivo delle sperimentazioni psichedeliche più estreme degli esordi, aprendo la strada a un sound che è poi quello che ha caratterizzato il loro periodo più prolifico.

Pur non avendo avuto un successo commerciale immediato come alcuni album successivi, "Meddle" ha contribuito ad accrescere la popolarità della band, soprattutto nel Regno Unito.

Con questo lavoro i Pink Floyd trovano la loro strada, creando un progetto su cui lavorare e spostando la forza creativa dei singoli verso una direzione chiara. Tutti hanno la possibilità di brillare di mettersi in mostra e certificare le loro skills, e ciò che ne esce fuori è, a mio giudizio, un grande album, un must per chiunque apprezzi la musica di qualità all’interno della variegata famiglia del rock. Ma questo è molto di più!


 


mercoledì 30 ottobre 2024

Pete Townshend dice che gli Who torneranno nel 2025


"Stiamo entrambi diventando un po' scricchiolanti, ma sicuramente faremo qualcosa l'anno prossimo"

 

Sebbene gli Who non siano stati attivi come gruppo nell'ultimo anno, il co-fondatore della band, Pete Townshend, afferma che ci sono buone notizie all'orizzonte per i fan.

In un'intervista con la pubblicazione britannica The London Standard, Townshend ha stuzzicato il potenziale delle attività della band nel 2025. "Ho incontrato Roger per pranzo un paio di settimane fa", ha rivelato. "Siamo in buona forma. Ci amiamo. Stiamo entrambi diventando un po' scricchiolanti, ma faremo sicuramente qualcosa l'anno prossimo".

Sebbene tali piani possano sembrare legati a nuova musica o a una serie di spettacoli dal vivo, Townshend ha spiegato che al momento propendono per la seconda opzione, invertendo un precedente commento di Roger Daltrey sullo stress finanziario delle esibizioni dal vivo.

"Il lato album... Roger non è entusiasta", ha detto Townshend. "Ma mi piacerebbe fare un altro album e potrei provare a intimidirlo su questo. Gli ultimi grandi tour che abbiamo fatto sono stati con un'orchestra completa, il che è stato glorioso, ma ora siamo impazienti di fare rumore, fare confusione e commettere errori".

All'inizio di quest'anno, Daltrey ha eseguito con successo un tour da solista "semi-acustico" che ha toccato 11 città nel corso di un mese, che forse è servito da ispirazione per altri spettacoli come team.

In un'altra parte dell'intervista, il chitarrista ha condiviso la sua prospettiva su un'altra reunion di alto profilo, dicendo di essere "deluso" nel sentire che gli Oasis sono tornati insieme per i prossimi spettacoli dal vivo. "Mi piacciono molto i loro album da solista", ha spiegato.







"White Rabbit", il manifesto psichedelico dei Jefferson Airplane

Ci sarà un motivo se “White Rabbit” è diventato un brano manifesto del rock psichedelico!

Persino Marty Balin, successivamente "rivale" di Grace Slick nelle dinamiche interne dei Jefferson, riconobbe al brano la statura di vero "capolavoro".

Sì, sto parlando dei Jefferson Airplane e del masterpiece scritto dalla Slick e inserito in “Surrealistic Pillow”, album licenziato nel 1967 e divenuto un disco imprescindibile quando si parla di rock in termini generali. Se poi si volesse scendere nel filone della psichedelia, beh, in quel caso ci sarebbe da indagare ed esaltare un manifesto di quei giorni.

La canzone divenne famosa dopo la presentazione al Festival di Woodstock nel ’69 e fu scritta dalla vocalist quando era ancora nei The Great Society. Quando il gruppo si sciolse, nel 1966, la Slick fu invitata ad entrare nei J. A. in sostituzione della cantante Signe Toly Anderson che aveva lasciato il gruppo dopo la nascita del figlio.

Di quell’album mitico, il primo al quale partecipò la Slick coi Jefferson Airplane, fa parte un’altra canzone celebre, “Somebody to Love”, composta con il cognato Darby Slick ed incisa con il titolo “Someone to Love” dai Great Society.

Questi due brani, assieme a “Volunteers”, resero famosi i Jefferson Airplane ai quali sarebbero rimaste associate per sempre.

L’album uscì nel mese di giugno e “White Rabbit” fu pubblicato come secondo singolo estratto e raggiunse la posizione numero 8 nella classifica statunitense Billboard Hot 100.

Fu una delle prime canzoni scritte dalla Slick, composta a fine 1965 o inizio 1966, ispirata dai libri di Lewis Carroll Alice nel Paese delle Meraviglie e Attraverso lo specchio, utilizzando elementi come il cambio di dimensioni dopo aver assunto pillole o liquidi sconosciuti, aggiornandoli alla luce della controcultura anni Sessanta per descrivere gli effetti di un viaggio sotto LSD. 


È un brano profondamente influenzato dalla cultura delle droghe di quegli anni, l'LSD e i funghi allucinogeni. Ovviamente il coniglio bianco del titolo ("White Rabbit") è proprio quello del racconto di Carroll, trasfigurato come metafora della psichedelia.

Per il movimento hippie le droghe erano elemento essenziale per l'espansione della mente e la ricerca interiore. Con il suo enigmatico testo, White Rabbit fu una delle prime canzoni con riferimenti alla droga a passare in radio senza cadere vittima della censura.

Dal punto di vista musicale, in un'intervista rilasciata al The Wall Street Journal Grace Slick menzionò altre influenze, e cioè "il bolero" usato da Miles Davis & Gil Evans per il loro album del 1960 Sketches of Spain. Infatti, il brano è essenzialmente un lungo crescendo simile a quello del famoso Boléro di Ravel.

L’incidenza più evidente è comunque quella derivante dalle opere di Carroll, metafora delle esperienze lisergiche della California dell'epoca; i celebri romanzi dedicati al mondo fantastico e inquietante della piccola Alice dei quali nel testo del brano vengono espressamente citati personaggi come:

il bianconiglio

il bruco che fuma il narghilè

il catastrofico cavaliere bianco

la collerica regina rossa

il sonnolento ghiro


Come già scritto il brano uscì come 45 giri e sul retro era presente “Plastic Fantastic Lover”.

 


La formazione dei J.A. era la seguente:

Grace Slick - voce

Jack Casady - basso

Spencer Dryden - batteria

Paul Kantner - chitarra ritmica

Jorma Kaukonen - chitarra solista

 

Ecco cosa accadde a Woodstock…



Dall'anno di uscita ad oggi il brano è stato coverizzato una cinquantina di volte, reinterpretato  e adattato ad ogni genere musicale. Ho scelto alcune versioni comparative più recenti che mi sono piaciute particolarmente, quella degli Elephant Revival  e dei Grece Potter and the Nocturnals, oltre ad un esempio corale.




La più recente, corale...


Testo e traduzione di “White Rabbit”

 

One pill makes you larger,

and one pill makes you small

And the ones that mother gives you,

don't do anything at al

 

Una pillola ti fa diventare più grande,

e una pillola ti rimpicciolisce

E quelle che ti dà tua madre,

non hanno alcun effetto

 

Go ask Alice,

when she's ten feet tall

 

Prova a chiederlo ad Alice,

quando è alta dieci piedi

 

And if you go chasing rabbits,

and you know you're going to fall

Tell 'em a hookah-smoking caterpillar

has given you the call

 

E se tu vai a caccia di conigli,

e ti accorgi che stai per cadere

Dì loro che un bruco che fuma il narghilè

ti ha mandato a chiamare

 

And call Alice,

when she was just small

 

E chiama Alice,

quando è proprio piccola

 

When the men on the chessboard

get up and tell you where to go

And you've just had some kind of mushroom,

and your mind is moving low

 

Quando gli uomini sulla scacchiera

si alzano e ti dicono dove devi andare

E tu hai appena preso qualche specie di fungo,

e la tua mente sta affondando

 

Go ask Alice,

I think she'll know

 

Prova a chiedere ad Alice,

penso che lei saprà (la risposta)

 

When logic and proportion

have fallen sloppy dead

And the white knight is talking backwards

 

Quando la logica e le proporzioni (delle cose)

sono cadute come morte al suolo

E il cavaliere bianco sta parlando all'incontrario

 

And the red queen's off with her head

Remember what the dormouse said

Feed your head, feed your head

 

E la Regina di cuori ha perso la sua testa

Ricorda quello che aveva detto il ghiro

Alimenta la tua mente, alimenta la tua mente