Qualche settimana fa,
a seguito della mia pubblicazione di un post dedicato a Charles
Manson e alla sua
family, Ezio Guaitamacchi mi aveva informato
che nel caso avessi voluto approfondire, lui aveva scritto un libro che
trattava l’argomento, inserito nel contesto “1969”.
Ho
captato un po’ di titubanza nel suo proporsi, quasi fosse sconveniente
pubblicizzare un proprio lavoro, ma io ho colto al volo l’occasione, attratto
dall’argomento e in procinto di partire per un viaggio oltreoceano, e quindi
con molto tempo da dedicare alla lettura.
Chi
si occupa regolarmente di musica sa chi è Guaitamacchi e per chi non lo
conoscesse, propongo un piccola biografia a fine post.
Io
lo conosco di vista da anni, essendo lui un organizzatore/presentatore del “Just Like a Woman”
savonese, evento a cui partecipo regolarmente.
Questa
estate però l’ho notato in un contesto diverso, a Bergamo, a inizio luglio, a
un concerto dei Jethro Tull. Quando alcuni
giorni dopo l’ho ritrovato in via Pia, a Savona, in fase di preparazione di un
concerto cittadino, non ho potuto resistere e l’ho avvicinato.
Io
sono tendenzialmente molto “orso” e l’unica cosa che fa cadere le mie barriere
personali è la musica.
In
nome della musica mi trasformo.
Abbiamo
scambiato quattro chiacchiere e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che il
concerto di Verona degli Who, nonostante gli
avvenimenti sfortunati, sia stato uno dei migliori della nostra vita.
L’ho
poi rivisto il giorno in cui ho conosciuto Pamela Des Barres… grande
momento.
Il
motivo per cui racconto tutte queste cose che possono apparire marginali, è che
raramente trovo persone su cui la musica di quei giorni lontani è riuscita a
lasciare un segno profondo.
Spesso
mi ritrovo a parlare in maniera entusiastica di certi aspetti, gruppi,
personaggi, e mi accorgo che gli interlocutori, nel migliore dei casi, non
capiscono e probabilmente mi giudicano un maniaco.
Insomma,
trovare gente che pensa e parla con passione di certi avvenimenti non è
semplice.
Queste
mie considerazioni mi hanno spesso portato a recriminare su un fatto assurdo:
essere troppo giovane.
In
questo periodo della vita, in cui un cinquantatreenne come me, farebbe carte
false per arrestare il tempo, la stessa analisi relativa al campo musicale
assume contorni diversi.
Nel
1969, anno trattato da Ezio nel libro, io avevo tredici anni, già influenzato
dagli avvenimenti importanti di quei giorni, ma troppo giovane per avere la
libertà di muovermi.
Bastavano
cinque anni in più e magari potrei ora raccontare della mia presenza a
Woodstock.
Tutti
gli avvenimenti trattati nel libro mi hanno colpito, assieme a molti altri, e
se nel caso di Woodstock erano la musica e lo
stile di vita che mi intrigavano, se nel caso di “Easy Ryder” era la ricerca
della libertà, se nel caso di Bryan Jones erano gli Stones e la
morte per droga del loro fondatore, nel caso di Manson e la family l’aspetto
“morboso”, la violenza, la tragedia mi penetrarono nell’intimo.
A
quell’età non si è in grado di fare riflessioni serie, basate su dati
analitici, ma l’impatto emotivo è stato devastante, grazie anche alla grande
documentazione fotografica che ricordo di aver letteralmente divorato.
Rileggendo
la prima parte del libro ho provato forti emozioni che immagino pochi possano
capire… tra questi sicuramente Guaitamacchi.
Perché
evidenzio la prima parte? Perché le prime ottanta pagine?
Solo
perché sono quelle che ho letto nella mio viaggio di andata verso gli USA.
Situazione
perfetta.
Un
aereo che vola verso Atlanta, un libro che parla dei “miei anni” e in
sottofondo la musica del mio mp3 che ho caricato di fretta, senza sapere bene
il contenuto.
La
casualità ha fatto sì che la lettura abbia coinciso con “The Best of Donovan”, ovvero un menestrello di quegli anni,
e “Angel Eggs"
dei Gong, un po’ fuori contesto
geografico, ma disco che si addice a viaggi mentali.
“Avevo 12 anni e sei mesi. Non abitavo in
California e nemmeno a Londra. Non sapevo l’inglese, non avevo visto Easy Rider
e nemmeno Woodstock, né avevo la più pallida idea di chi fossero Charles
Manson, Sharon Tate o Roma Polanski”.
Questo
è l’inizio del racconto di Ezio.
Io
avevo pochi mesi di più, non sapevo l’inglese, sapevo poco di Easy Rider,
sapevo però tutto il possibile su Woodstock e la family di Manson.
Sfumature.
In
un periodo infinitamente piccolo, in proporzione agli eventi, sono accadute
cose estremamente significative, almeno per chi ama e si occupa di musica.
“Figli dei Fiori, Figli
di Satana”
è un approfondimento di quegli eventi, talmente “vivo” che rimane l’impressione
che sia il racconto fatto da chi era “sul posto”, da chi ha vissuto in prima
persona avvenimenti lontani nello spazio e nel tempo.
E’
anche un libro che provoca un effetto domino e che induce a nuove ricerche, e a
differenti punti di vista.
Vorrei
essere capace di descrivere ciò che ho provato leggendo le già citate 80 pagine
iniziali, ma sono emozioni difficili da spiegare e forse dettate da un insieme
di fattori fortunati, difficilmente ripetibili. Nondimeno credo che questo
appassionato racconto possa essere una colonna portante della libreria musicale
di tutti quelli che come me hanno vissuto, seppur di rimbalzo, un’epoca
irripetibile.
E
ringrazio Ezio per il suo “timido consiglio”.
Ezio
Guaitamacchi è nato a Milano nel 1957. La musica è la passione della sua vita.
Giornalista, scrittore, musicista, autore e conduttore radiotelevisivo, è fondatore del mensile “Jam”, direttore del “Master in Giornalismo e Critica Musicale” presso il CPM di Milano, creatore e direttore artistico dei festival internazionali “ Just Like a Woman” e “Milano Guitar Festival”. Ha condotto programmi televisivi e show radiofonici. Ha diretto diverse collane di libri musicali per Arcana (dal 1995 al 1999) e per Editori Riuniti (dal 2000 al 2007) ed è autore di alcuni libri tra cui “Peace & Love”. Nell’agosto del 1994 era a Saugerties, NY, PER IL 25° anniversario del Festival di Woodstock.
Giornalista, scrittore, musicista, autore e conduttore radiotelevisivo, è fondatore del mensile “Jam”, direttore del “Master in Giornalismo e Critica Musicale” presso il CPM di Milano, creatore e direttore artistico dei festival internazionali “ Just Like a Woman” e “Milano Guitar Festival”. Ha condotto programmi televisivi e show radiofonici. Ha diretto diverse collane di libri musicali per Arcana (dal 1995 al 1999) e per Editori Riuniti (dal 2000 al 2007) ed è autore di alcuni libri tra cui “Peace & Love”. Nell’agosto del 1994 era a Saugerties, NY, PER IL 25° anniversario del Festival di Woodstock.
1 commento:
Guaitamacchi me lo ricordo per "Good Vibrations", un programma di musica (ottimo in vero) che conduceva sulla vecchia canalplus in chiaro.
Cheerio
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