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Ed ecco la settimana che non ti aspetti!
Raccontarla esaurientemente in un solo post non è cosa facile…. si rischia di perdere le infinite sfumature, a volte più importanti dell’evento principale.
Metterò alla prova la mia capacità di sintesi( ma so già che fallirò miseramente).
LA NOTIZIA
E’ un sabato di luglio , sono sulla spiaggia , sotto all’ombrellone,e mia moglie mi fa notare come nel quotidiano che sta leggendo sia presente un inserto che , tra le altre cose, parla di una settimana dedicata all’apprendimento del mandolino.
Come non approfittare di simili occasioni?
Da qualche anno avverto a Savona un occhio di riguardo per particolari iniziative a carattere culturale, e se parliamo di musica rock, la mia prima “malattia seria”, dal 2003 ad oggi evidenzio che parecchi miti ,universalmente riconosciuti, hanno “toccato” la mia città.
Ma la settimana che qualcuno ha deciso di regalare ai cittadini savonesi ha qualcosa di diverso.
E’ aperta a tutti, non è richiesta nessuna destrezza o conoscenza particolare, non è necessario possedere lo strumento,è praticamente gratuita.
Gli orari di lezione sono flessibili, in funzioni delle esigenze personali .
L’iter prevede l’apprendimento delle nozioni di base, con il simpatico risvolto della formazione di una piccola orchestra (credo 30 allievi, di ogni età) che nella serata finale dovrà esibirsi sul palco del Teatro Chiabrera, ricordando a tutti i presenti che con la passione e con l’impegno, i risultati arrivano sempre e comunque.
IL PROTAGONISTA
Ma chi è l’artefice di tutto questo?
Sicuramente toglierò qualche merito organizzativo, per mancanza di informazione, ma alla base della manifestazione c’e’ Carlo Aonzo che, assieme ai suoi collaboratori, ha permesso che tutto ciò potesse avere luogo.
Ma chi è Carlo Aonzo?
Senza scomodare biografie ufficiali, che tutti possono reperire in rete, penso di poter dire che è il top dei mandolinisti , ed è famoso a livello internazionale, per la sua arte non comune..
Alcune cose mi legano a lui , anche se praticamente l’ho conosciuto solo nel corso di questa settimana.
Un paio di anni fa, la Comunione delle nostre figlie ci ha portato …sullo stesso ”palco”, l’altare appunto, dove abbiamo accompagnato il momento solenne con i rispettivi strumenti, lui il mandolino ed io , indegnamente accnto a lui, la chitarrra.
Francamente non sono riuscito a comprendere chi avessi realmente vicino, proprio non avevo idea di chi fosse e quale importanza avesse, in ambito musicale.
Casualmente abbiamo un amico comune, un mio collega di Parigi che insieme alla moglie persegue la via dei concerti ed è cultore dello strumento.
Alla fine tutto si collega e ci si fa un’idea più precisa.
Ma potevo rinunciare a questa occasione?
Chi mi conosce bene sa che il mio attaccamento alla musica , in senso lato, è quasi maniacale.
Quotidianamente ne scrivo, ne parlo e mi diletto con ogni strumento mi capiti in mano.
Poco importa che io non abbia il talento dell’artista, la mia soddisfazione è comunque assicurata.
Gli amici sanno anche che ho dovuto adattare un garage al contenimento degli strumenti , che crescono e non trovano spazio in casa.
Ora ho anche un mandolino elettrico ,acquistato nel corso della settimana , a cui collegherò un multieffetto, e da cui farò uscire tutto ciò che potrò.
LE LEZIONI
Ma come si presenta una lezione tipo?
Prendiamo come riferimento un giorno di metà settimana, momento in cui gli allievi raggiungono un minimo di confidenza con l’attrezzo del mestiere.
Chi può, arriva prima dell’ora di inizio lezione, approfittando così dell’attesa per esercitarsi.
A seconda del grado di apprendimento raggiunto ci si divide in differenti aule, sotto la guida dei diversi docenti (io ne ho visti tre).
Lettura delle note sul pentagramma, scale, accordi e la preparazione del brano da presentare a fine corso.
Sto parlando di “Dance Tonight” , di Paul McCartney (facilmente trovabile su youtube).
Dopo 30 minuti i gruppi si uniscono, con piccole prove generali che evidenziano , a mio parere, il grande risultato raggiunto da tutti.
E poi consigli, richieste, domande, tutte cose che dimostrano interesse reale verso uno strumento che forse poco tempo fa sarebbe stato impensabile tenere tra le mani.
L’INTERMEZZO
Prendendo sempre il riferimento di metà settimana , segnalo una serata molto interessante.
Il tema era :“L’utilizzo del mandolino nel rock”.
Questa è musica per le mie orecchie!
Tra le tante mie passioni specifiche , ce n’e’ una che sovrasta le altre ed è l’amore per il gruppo che ho sempre definito “della vita”.
Sto parlando dei Jethro Tull, che spesso hanno utilizzato lo strumento in questione.
Ho quindi aderito con piacere all’iniziativa .
Da una vita non entravo al Filmstudio e alle 21.15, la piccola ma graziosa sala era pressoché piena.
A contribuire , artisti Israeliani,appena arrivati in Italia,e pronti ad esibirsi sul palco del Chiabrera , a fine settimana.
Mi riferisco a ,”The Israeli Plectrum Orchestra” , formata da trenta giovani orchestrali , ospiti della città.
È questa l’occasione per favorire il contatto tra differenti culture utilizzando, nello specifico, lo scambio tra musicisti e corsisti.
Sul piccolo palco del filmstudio, sono protagonisti , oltre ad Aonzo , che funge anche da traduttore, Ferdinando Molteni (credo che in questo caso sia predominante il suo amore per il rock rispetto alla “veste” ufficiale) e Sandro Signorile.
L’accostamento strumento/rock avviene attraverso i loro commenti ,coadiuvati dalla proiezione di filmati.
Si passa dai “miei “ Tull a Rod Stewart, dai Led Zeppelin ai R.E.M.
Ma come quotidianamente mi accade, scopro cose assolutamente nuove per me, quei particolari che mi spingono poi a ricerche infinite.
Ne elenco tre.
1)Rory Ghallagher …mai visto al mandolino…e che pezzo!!!
2)Ry Cooder….credevo fosse una chitarra umana, ma suonare così anche il mandolino …mi fa stare male !!!
3)John Hiatt . Appena arrivato a casa mi sono tuffato nella rete ed ho compilato un post per questo Blolg , che lo riguarda.
Un aneddoto su Aonzo ci viene raccontato da Molteni.
E’ un episodio rock e mi colpisce .
Pare che Carlo abbia avuto la possibilità di suonare assieme (o al suo cospetto, non mi è chiaro) a John Paul Jones, grande bassista dei Led Zeppelin.
Ecco un possibile dialogo.
“Tanks a lot Carlo”
“Why?”
“Because you showed me the Aonzo’s scale”.
La “Scala Aonzo” è una particolare sequenza di note “inventata dal padre di Carlo, anche lui noto musicista savonese, scala che ovviamente è stata tramandata al figlio.
Dovrò chiedere se esattamente è andata così, Carlo mi sembra molto riservato, e non incline a questo tipo di pubblicità, ma la sostanza resta.
La serata prosegue tra battute e scambi , in bilico tra italiano ed inglese, e si arriva alla piccola esibizione di tre giovanissimi e stanchissimi (appena arrivati a Savona) Israeliani , che danno dimostrazione delle loro qualità.
Mi alzo soddisfatto , il dibattito non c’è stato, ma sono personalmente molto contento, in attesa delle prove del sabato e, soprattutto, della performance, che di sicuro resterà come ricordo indelebile.
IL CONCERTO
Trovarsi sul palco dalla parte “misteriosa”, fa un certo effetto.
Si respira qualcosa di antico, si riflette sui personaggi illustri che hanno occupato i camerini, si respira l’aria delle prove, entrando in un alone di austerità che non è imposto da rigidi regole, ma emana spontaneo , in qualsiasi modo ci si ponga.
Gli spessi tendoni rossi,gli strumenti attorno a noi (la spinetta di Elena Buttiero basta da sola ad incutere estremo rispetto), persino le sedie, stanno lì a ricordarci che, per almeno un paio di minuti, metteremo da parte il divertimento, e ci impegneremo alla morte.
Quando niente ci divide più dalla platea, siamo pronti , a semicerchio, e si parte.
Di questo momento, di altri successivi, propongo immagini registrate da mano inesperta.
Chiedo venia, consolandomi col fatto che almeno il ricordo audio rimane.
In un lampo arriviamo al termine , credo soddisfatti, e godiamo della lettura dei nostri nomi .
A seguire Elena Buttiero , alla spinetta, e Carlo Aonzo.
Non ho nessuna competenza specifica per commentare, ma rilevo un gradimento assoluto, derivato anche dalla scoperta di un abbinamento strumentale per me sconosciuto.
Dopo l’intervallo l'attesa esibizione degli ospiti, vale a dire il concerto della “The Israeli Plectrum Orchestra”.
Nel filmato di presentazione che propongo, sono evidenziate le peculiarità degli abitanti della città israeliana da cui gli orchestrali provengono, luogo di cui non ricordo il nome.
Lo spettacolo è davvero notevole.
Trenta mandolinisti (e in un paio di occasione una cantante eccezionale) che, guidati da un maestro carismatico sciorinano brani che “penetrano” anche i profani come io purtroppo sono.
Il pubblico ascolta in religioso silenzio e sottolinea ad ogni fine brano il gradimento,con insistiti applausi.
C’e’ agitazione ora dietro ai tendoni rossi.
Tutti si salutano, si complimentano, si ringraziano ed io trovo l’occasione per parlare con la capogruppo dell’orchestra , scambiando poi con lei l’indirizzo mail.
Questo si che è un vero contatto tra mondi diversi!!!
Siamo fuori adesso e continua a piovere.
Carlo propone un ultima foto mista davanti all’entrata principale.
E’ l’ultima fatica, prima di un gelato savonese che pare sia particolarmente apprezzato dai nostri nuovi amici.
LO SCOPO
Inserisco come atto terminale i propositi dichiarati di Carlo Aonzo.
L’occasionale lettore potrà quindi giudicare autonomamente, dopo la mia descrizione, se lo scopo è stato raggiunto.
Quello che penso io credo sia chiaro, ma in qualità di “addicted to music” non posso rappresentare l’oggettività fatta persona.
Ma in una manciata di giorni mi sono avvicinato ad uno strumento nuovo , ho iniziato ad usarlo con soddisfazione e sicuramente proseguirò e approfondirò , passando altri input ai miei figlioletti, come sempre faccio.
Forse,a questo punto, dovrebbe esprimersi Carlo, raccontando l’esperienza dal suo punto di vista.
Proverò a chiedere…..tra qualche giorno.
Ed ecco il sunto del suo pensiero ante corso.
“Il mandolino caratterizza una delle grandi tradizioni italiane.
Molte famiglie posseggono, magari in un angolo nascosto , un vecchio mandolino, ricordo della ricca attività musicale tipica di tutta Italia.
Fino a tempi molto lontani , infatti, la musica del mandolino era protagonista nelle feste ed il suo studio era una costante dei momenti liberi, per distrarsi, dopo magari una giornata di lavoro.
Nel tempo questa tradizione si è purtroppo dispersa , incalzata dai ritmi di vita e nuove abitudini , ma non per questo , il suo fascino è minore.
Il mandolino, infatti rimane sempre un compagno fedele per chi lo sa apprezzare: versatile, istintivo da imparare e in grado di creare un’atmosfera magica , con il suo suono semplice ma dalle infinite sfumature espressive.
Ecco perché il mandolino è uno strumento di famiglia , quasi un parente che si è un po’ allontanato, ma che merita di essere riscoperto , ed ecco perché abbiamo pensato a provocare questo tipo di coinvolgimento: il mandolino unisce, è facile da imparare ed è molto divertente.”
Io una risposta la devo dare, utilizzando il mio pensiero radicale , conosciuto dai miei più vicini compagni di viaggio musicale, e proponendo un’ immagine della giornata di sabato.
Credo che poche cose come la musica abbiano la capacità di far socializzare gli uomini e di azzerare le differenze di qualsiasi tipo.
Ho diversi esempi di come , al cospetto di un evento musicale, possano convivere persone di colore diverso, il “nobile “ ed il meno nobile , il povero ed il ricco, l’uomo felice e l’infelice, che nell’occasione riesce a mutare il proprio stato d’animo.
Fuggo sempre dalla retorica e da i luoghi comuni e scrivo solo ciò in cui realmente credo.
A confortare le mie parole , un piccolo episodio accaduto ieri.
Nel corso delle prove generali del mattino, una corsista che avevo conosciuto nei giorni precedenti,comunica che non sarà presente alla sera, nell’occasione finale.
Mi dice poi alla fine della prova che alla base della sua rinuncia c’è la difficoltà di incastrare tutti gli impegni familiari.
Come la capisco!
Alla fine lascia una porta aperta , promettendo di provare ad essere presente almeno per quei pochi minuti di palco.
La ritrovo alla sera nel backstage, e commentando entusiasticamente l’esperienza fatta, mi dice :”Sai, sarebbe bello che Carlo ci desse l’opportunità di proseguire, magari una volta a settimana, con orari di comodo, e poi…se lui è in giro per il mondo, pazienza possiamo vederci lo stesso e strimpellare tra di noi!”
Carlo , forse un seme lo hai gettato ……nel campo giusto.
Un ultima cosa per la serie "The last but not the least".
Probabilmente le persone da ringraziare sono tante ed io non ne sono al corrente, ma rimarco l’importanza di Piera, moglie di Carlo,che ha lavorato duramente nella zona oscura, fuori dai riflettori, e con una cospicua prole da sostenere.
Sì, proprio una settimana da ricordare…..
che esistono da una vita e che io non conosco.
Girando per la rete si trova anche ciò che non si cerca, come accade nei centri commerciali, dove entri per quello che realmente necessita ed esci col superfluo. Ma se parlo di musica l'aggettivo superfluo è bandito.
Una di queste "perle nascoste" si chiama "Better Man" .
Ho trovato queste notizie .
Better Man (qualche volta scritta come Betterman) è una canzone dei Pearl Jam, scritta Eddie Vedder quando era ancora al liceo, performata dal vivo dalla sua prima band, i Bad Radio. Considerata "apertamente una grande canzone pop" , i Pearl Jam erano riluttanti nel registrarla e rifiutarorono di inserirla in "VS" a causa della sua accessibilità. Better Man appare sull'album "Vitalogy". Mai rilasciata come singolo (una pratica della band per incoraggiare le vendite dei CD), divenne comunque una delle canzoni dei più suonate e mandate in onda per le radio. La canzone raggiunse la prima posizione della Mainstream Rock Tracks chart di Billboard, il secondo sulla Modern Rock Tracks chart, e la numero tredici nella Top 40 Mainstream. Rimase per ben otto settimane in cima alla Mainstream Rock Tracks chart. Al tredicesimo ASCAP Awards, Better Man fu citata come una delle canzoni più performate del 1955.
Nei concerti dei Pearl Jam, il verso lento di apertura viene cantato spesso sia dal pubblico che da Vedder. La canzone spesso viene proposta in un medley con la canzone "Save It For Later" della band Beat. Nell'ultimo concerto del tour "Vote for Change", nel 2004, Vedder apparve sul palco con Bruce Springsteen e cantò "Better Man" su richiesta di Springsteen; numerosi nel pubblico cantarono con lui.
La canzone fa parte del cosiddetto "Man Trio" ("Better Man, "Nothingman"" e "Leatherman") suonata occasionalmente nei concerti.
Significato del testo .
Sebbene ci siano molte idee differenti riguardo l'origine della canzone, variando da un possibile relazione abusiva nella quale un uomo è coinvolto oppure ad una donna, spesso si è pensato che la canzone fosse dedicata al suo patrigno.
Prima di suonare la canzone durante lo show di Atlanta il 3 aprile 1994, Vedder disse chiaramente:
« È dedicata al bastardo che sposò mia madre. »
BETTERMAN
Aspettando, guardando l'orologio,Sono le quattro, bisogna fermarlo Diglielo, non aspettare ancoraLei prova a dirlo tra sé e séLui apre la porta Lei si gira dall'altra parteFinge di dormire mentre si voltaFino a quando lui non prova a guardarlaLei mente dicendo che lo ama.Non può trovare un uomo miglioreLei sogna a colori, sogna in rossoNon può trovare un uomo migliore Parla con sé stessa Non c'è nessun altro Che abbia bisogno di saperlo Lei lo dice tra sé e sé I ricordi ritornano a quando era coraggiosa e forte E aspettava che il mondo arrivasse Lei giura che lo sapeva Ora maledice che lui se ne sia andato Lei mente dicendo che lo ama Non può trovare un uomo migliore Lei sogna a colori, sogna in rosso Non può trovare un uomo migliore Lei lo amava Non vuole abbandonare questa abitudine Lo difende Ecco perché lei tornerà indietro Non può trovare un uomo migliore.
Le ultime parole famose:
"E' ormai chiaro che non ci sara' in questo secolo alcuna riunificazione della Germania". (Flora Lewis, New York Times, 1984)