This Is Odd – Lorenzo Cellupica Quartet
Etichetta: Ma.Ra.Cash Records
Anno: 2025
Con This Is Odd,
il Lorenzo Cellupica Quartet firma un’opera che è al tempo stesso
dichiarazione d’intenti e manifesto sonoro.
L’album si muove con disinvoltura tra le coordinate del jazz
contemporaneo, ma non si accontenta di restare nei binari: li piega, li
contamina, li reinventa.
Tutte le composizioni portano la firma di Lorenzo Cellupica, pianista e compositore dalla formazione solida e trasversale, capace di fondere la fruibilità melodica con strutture complesse e stratificate. Il titolo stesso, This Is Odd, gioca con l’ambiguità: “odd” come dispari, ma anche come strano, fuori dal comune. E in effetti, l’album è un invito a perdersi in territori sonori inaspettati, dove ogni brano è una piccola esplorazione.
Il quartetto opera con coesione e libertà, dimostrando un interplay maturo e dinamico. I brani alternano momenti di lirismo a passaggi più frastagliati, con improvvisazioni che non sono mai puro virtuosismo, ma parte integrante del discorso musicale. Il pianoforte di Cellupica guida con eleganza, ma lascia spazio agli altri strumenti per respirare e dialogare.
L’album è attraversato da echi di Jazz
moderno, Progressive rock, Musica
classica contemporanea, Fusion e latin.
Questa pluralità non è mai forzata, ma è parte organica del
linguaggio del quartetto, che riesce a far convivere complessità e
immediatezza.
This Is Odd è un album maturo che non cerca di stupire con
effetti speciali, ma conquista con la sua profondità, coerenza e raffinatezza
espressiva. È jazz che pensa, ma anche jazz che sente. Pur nella sua natura
sofisticata e nella complessità strutturale che lo rende, a prima vista, un
prodotto di nicchia, sorprende per la capacità di coinvolgere anche
l’ascoltatore meno avvezzo al jazz contemporaneo. La bellezza melodica e la
fluidità narrativa rendono l’ascolto piacevole e accessibile, al punto da far
pensare che questo disco possa parlare a un pubblico trasversale, curioso e
aperto, ben oltre i confini della musica “colta”. Un’opera che dimostra come la
profondità non debba mai escludere la fruibilità.


