Lunedì 6 ottobre, Ivan Graziani
(1945-1997) avrebbe spento ottanta candeline. Ricordiamo il chitarrista
abruzzese che ha unito la sensibilità del cantautore alla potenza del rock,
lasciandoci ballate come "Lugano Addio" e l'indimenticabile preghiera
laica "Il chitarrista"
Era il 6 ottobre quando l’Italia avrebbe dovuto
festeggiare gli ottant'anni di un artista atipico, un cantautore rock con il
gilet di pelle, la chitarra in spalla e la matita in tasca: Ivan Graziani.
Nato a Teramo, Ivan fu l'anello di congiunzione perfetto tra
la canzone d'autore più introspettiva e l'aggressività del rock. Non dipendeva
dai modelli anglosassoni, ma li assorbiva per dar vita a uno stile totalmente
originale, fatto di liriche surreali, ritratti provinciali e assoli elettrici
taglienti.
Ivan Graziani è stato, per molti, il primo vero cantautore
rock italiano. Era il chitarrista, l'uomo che non aveva paura di salire sul
palco del Club Tenco o di Sanremo brandendo una chitarra distorta. Il suo
virtuosismo era sempre al servizio della storia che stava raccontando, non un
esercizio sterile.
Questa sintesi di talento tecnico e narrativa si cristallizza
in canzoni come "Pigro" (1978), la fotografia sferzante e autoironica
di un carattere pigro e malinconico, un vero inno generazionale.
Ma l'essenza di Graziani è forse racchiusa nel capolavoro "Il chitarrista" (1983). Il verso che recita: "Signore è stata una
svista / Abbi un occhio di riguardo / per il tuo chitarrista" è
diventato un'autentica citazione di culto, una preghiera laica e ironica di chi
vive sull'orlo tra talento e sfortuna.
Ivan era anche un disegnatore e un grafico di talento (si diplomò in arti grafiche). Questa doppia anima, tra le corde e il pennello, lo rendeva un narratore visivo che disegnava i suoi personaggi – Agnese, Monna Lisa, Paolina – con pochi tratti essenziali e vividi.
Ivan Graziani ci lasciò prematuramente il 1° gennaio 1997, a
soli 51 anni. Ma non se ne andò a mani vuote: per sua volontà, fu seppellito
con la sua inseparabile chitarra Gibson (che chiamava "mamma
chitarra") e il suo iconico gilet di pelle.
Oggi, ventotto anni dopo la sua scomparsa e in occasione del suo ottantesimo compleanno mancato, il suo rock "d'autore e d'errore" continua a influenzare nuove generazioni. La sua musica resta un esempio di come si possa fare vero rock in italiano senza perdere poesia, ironia e un pizzico di geniale follia.
