Per me, come per tanti appassionati di progressive rock, Alberto Gaviglio non è stato solo un nome, ma una
presenza vivida, dal momento che ho avuto la fortuna di conoscerlo e di osservarlo sul palco più volte, testimone della sua arte e della sua passione che
sprigionava in ogni concerto. Vederlo imbracciare la chitarra o suonare il
flauto, con quella luce negli occhi, non lasciava indifferenti.
Oggi, 25 maggio, nel giorno in cui avrebbe festeggiato
il suo compleanno, ricordo Alberto Gaviglio con un misto di affetto e
malinconia. La sua figura di musicista e uomo straordinario, e l'eredità che ha
lasciato, rimangono centrali nel panorama del progressive rock italiano.
Gaviglio è stato uno dei fondatori e l'anima poetica di La
Locanda delle Fate, storico gruppo astigiano e protagonista indiscusso di
una stagione creativa irripetibile alla fine degli anni '70. Il loro album, "Forse le lucciole non si amano più", è un capolavoro intramontabile che ha
segnato un'epoca e che, grazie alla sua visione, continua a risplendere nel
firmamento del progressive rock.
Flautista, chitarrista e soprattutto autore di quasi tutti i
testi della formazione, Gaviglio ha saputo intessere mondi sonori e lirici di
rara bellezza. Sua è stata l'invenzione suggestiva delle "lucciole",
una metafora di sogni e speranze che ha dato il titolo e il senso profondo
all'album che li ha resi celebri.
Oltre al suo fondamentale contributo artistico, Alberto Gaviglio era anche un architetto e ha dedicato molti anni all'insegnamento presso l'Istituto d'Arte "Benedetto Alfieri" di Asti (oggi Liceo Artistico), trasmettendo la sua passione e il suo sapere alle nuove generazioni. La sua versatilità si estendeva anche al di fuori della Locanda delle Fate, come testimonia la pubblicazione del singolo "Qualcosa Resterà / Vacci Piano" nel 1981, un piccolo ma significativo tassello della sua produzione solista.
Il suo legame con la Locanda delle Fate è rimasto
indissolubile. Gaviglio ha partecipato con entusiasmo alle reunion della band,
suonando ad Asti Musica nel 2010 e regalando ai fan un'ultima, memorabile
performance nel concerto d'addio al Teatro Alfieri nel dicembre 2017. Ogni sua
apparizione era un omaggio alla storia e all'amicizia che lo legava ai compagni
di viaggio.
Il ricordo di Alberto è intriso di affetto e profonda stima
da parte di chi lo ha conosciuto e ha condiviso con lui il percorso musicale. I
suoi compagni di band lo descrivono come un "autore-poeta", un amico
e un grande artista che ha contribuito a realizzare un sogno. Evocando la sua
capacità di "inventare favole" e far "volare" le lucciole
della fantasia, sottolineano come la sua figura vada ben oltre il musicista,
incarnando la persona che ha reso possibile un album così apprezzato.
Nel giorno in cui avrebbe compiuto gli anni, il ricordo di Alberto Gaviglio resta vivo, un faro di creatività e sensibilità che continua a illuminare il panorama musicale italiano. La sua eredità, intrisa di sogni e melodie, resterà scolpita nel tempo, proprio come le lucciole che, grazie a lui, non smetteranno mai di amarsi.
