Oggi, 23 maggio 2025, ricorre il ventitreesimo anniversario della morte di Umberto Bindi, compositore raffinato e pioniere della scuola genovese
Oggi, 23 maggio 2025, ricorre il ventitreesimo
anniversario della morte di Umberto Bindi, un artista che ha lasciato il segno per quanto
riguarda la storia della canzone d'autore italiana, pur rimanendo, in vita, in
parte ai margini dei riflettori che altri suoi colleghi, a lui debitori, hanno
saputo conquistare.
La sua scomparsa, avvenuta nel 2002, ha privato la
musica italiana di un compositore raffinato e di un interprete sensibile,
capace di dipingere con le note e le parole paesaggi emotivi di rara
delicatezza.
Nato a Bogliasco nel 1932, Bindi è stato uno dei pionieri
della cosiddetta "scuola genovese", pur distinguendosi per uno stile
e una poetica personali che lo rendevano unico. La sua musica, spesso
caratterizzata da melodie malinconiche e arrangiamenti orchestrali sontuosi, si
fondeva con testi introspettivi e profondi, capaci di esplorare le sfumature
dell'amore, della solitudine e della riflessione esistenziale.
Brani come "Arrivederci", "Il nostro concerto"e "Non mi dire chi sei"sono solo alcune delle gemme che ci ha lasciato. Canzoni che,
pur diventate successi nella voce di altri grandi interpreti (su tutti Mina e Ornella
Vanoni), conservano l'anima e la sensibilità del loro creatore.
Bindi non fu solo un compositore per sé stesso; la sua
generosità artistica lo portò a collaborare con molti altri cantanti,
arricchendo il repertorio di quel periodo d'oro della musica italiana.
La sua carriera, tuttavia, fu segnata da alti e bassi, da
momenti di grande popolarità alternati a periodi di maggiore isolamento, forse
anche a causa di una certa ritrosia personale e di una sensibilità che mal si
conciliava con le logiche, talvolta spietate, del mercato discografico. Ma è
innegabile che Bindi abbia dovuto affrontare anche significative ostilità e
incomprensioni, a causa della sua omosessualità, in un'epoca in cui la società
e il mondo dello spettacolo erano ben lontani dall'essere inclusivi. Queste
difficoltà non solo limitarono la sua esposizione mediatica e le opportunità di
carriera, ma gli crearono anche non pochi problemi personali.
Nonostante la sua straordinaria capacità compositiva e il
successo duraturo di molte delle sue canzoni (che hanno generato ingenti
guadagni per altri), Umberto Bindi morì in condizioni di grave
indigenza. Una triste e amara ironia per un artista di tale calibro, che
sottolinea le ingiustizie e le fragilità di un sistema che spesso premia
l'apparire più che l'essere, e che può dimenticare chi ha donato tanta
bellezza. La sua fine in povertà, nonostante abbia donato al patrimonio
musicale italiano capolavori di inestimabile valore, rimane una macchia
dolorosa nella storia della nostra musica.
Ma l'eredità di Umberto Bindi è più viva che mai. La sua
musica continua a essere riscoperta e amata da nuove generazioni, che ne
apprezzano la profondità e l'eleganza senza tempo. Bindi non è stato solo un
cantautore, ma un vero e proprio "pittore di emozioni", un artista
che, con la sua discrezione, il suo talento e la sua resilienza di fronte alle
avversità, ha saputo arricchire il panorama musicale italiano con opere di
inestimabile valore.
