martedì 6 maggio 2025

Giacomo James Caliolo- "Bad Top Dog"-INTERVISTA!


 

Giacomo James Caliolo- "Bad Top Dog"

 


"Bad Top Dog", il nuovo album di Giacomo James Caliolo, rappresenta un'evoluzione stilistica marcata rispetto al precedente "Undefined Dialogs" (2021), spostandosi con decisione verso un blues dalle sonorità moderne e contaminate. Il disco, frutto di un processo di registrazione itinerante tra Liguria, Puglia, Piemonte e Messico, culminato nel Jamestudio di Brindisi e rifinito dal mixaggio di Marco Biggi a Genova, si presenta come un lavoro eclettico e ricco di sfumature, pronto per la sua imminente presentazione al Bitonto Blues Festival che avverrà il 6 settembre.

L'album si apre con la title track, "Bad Top Dog", un delta blues robusto e irrobustito da un'elettricità graffiante. Il testo si erge come un monito ai potenti che maltrattano i popoli, rivelando una coscienza sociale e un'attitudine ribelle che serpeggia sotterraneamente nell'opera. L'amalgama tra la tradizione blues del delta e un'energia rock contemporanea crea un impatto sonoro immediato e potente, stabilendo un tono energico per l'ascolto.

"All I Wanna Do" offre un cambio di registro tematico, dedicando un ironico e auto-riflessivo inno ai musicisti "buoni a nulla" e scansafatiche. L'organo Hammond di Alfredo Pellizzari si intreccia con la ritmica solida di Marco Biglieri, creando un groove che oscilla tra la consapevolezza disincantata e una velata celebrazione di uno stile di vita alternativo, tipico di chi vive per la musica al di fuori delle convenzioni.

Con "I Miss You", l'album si addentra nelle profondità emotive del blues lento, affrontando il tema universale della perdita di una persona cara, che sia un genitore, un partner, un amico o persino un animale. La voce intensa e commovente di Chiara Furgu si fonde con il lamento bluesy della chitarra di Giacomo Caliolo e le pennellate evocative dell'hammond e del piano di Alfredo Pellizzari, creando un'atmosfera di malinconica introspezione che tocca corde profonde.

"Lonely Heart" rappresenta una riuscita e audace ballata fusion blues. La voce versatile di Chiara Furgu si muove con agilità su un tappeto sonoro che intreccia le radici blues con elementi più contemporanei e sofisticati, dimostrando un'apertura stilistica e una volontà di esplorare territori sonori meno convenzionali per il genere. L'apporto delle tastiere di Caliolo arricchisce ulteriormente la trama sonora.

La breve parentesi acustica strumentale "Around the Yellow Flowers" offre un delicato interludio country-blues, ispirato dalle campagne piemontesi dell'Ovadese. La chitarra acustica di Giacomo Caliolo dipinge paesaggi sonori evocativi e intimi, fornendo un contrasto ben calibrato con l'energia elettrica che caratterizza gran parte dell'album, dimostrando la versatilità dell'artista.

Il ritorno a sonorità blues più dirette avviene con "How Many Times", un brano dallo shaffle moderato. La solida e dinamica sezione ritmica fornita dalla batteria di Marco Biggi e dalle tastiere di Alfredo Pellizzari crea un terreno fertile per la voce e la chitarra di Caliolo, che qui si esprimono con una convincente aderenza al linguaggio blues tradizionale, pur mantenendo una freschezza interpretativa.

"Let Me Talk" introduce una decisa svolta stilistica con un funky-blues dedicato a Julian Assange. L'ingresso incisivo del sax tenore di Giampaolo Galasso aggiunge una timbrica ricca e dinamica, creando un groove trascinante e coinvolgente che ben si sposa con il messaggio di libertà di parola e denuncia sociale che anima il brano.

L'umore si fa più ironico e legato al contesto recente con la strumentale "Before 22 o'Clock Crazy", un blues che riflette in chiave musicale sulle ridicole restrizioni post-pandemia relative al rientro notturno. La sinergia tra le chitarre, l'hammond e il basso di Caliolo, sostenuta dalla batteria di Marco Biggi, crea un'atmosfera quasi caricaturale, un blues sardonico che traduce in suono un sentimento diffuso con un tocco di humor amaro.

Una delle scelte stilistiche più interessanti che emerge dall'ascolto di “Month of May” risiede in un passaggio cruciale in cui il tema principale è affidato interamente alla chitarra, scelta che esalta la melodia attraverso di essa, una proposta strumentale che, posta alla fine dell’album, lascia all'ascoltatore uno spazio di interpretazione emotiva più aperto e personale.

La produzione dell'album, distribuita su diverse location geografiche e finalizzata con la meticolosa supervisione di Marco Biggi, denota una cura del suono e un'attenzione al dettaglio che valorizzano le diverse anime musicali presenti. La scelta di musicisti con background ed esperienze eterogenee arricchisce l'album di sfumature e colori, pur mantenendo Giacomo Caliolo come solido fulcro creativo e strumentale.

In conclusione, "Bad Top Dog" si presenta come un album di blues moderno maturo e sfaccettato, che non teme di esplorare diverse declinazioni del genere, innestando elementi funky, fusion e country senza mai tradire la sua essenza blues. L'abilità di Giacomo Caliolo come polistrumentista, cantante e compositore, unita alla qualità degli ospiti coinvolti, rende questo lavoro un ascolto stimolante e appagante per gli appassionati del blues che apprezzano le contaminazioni intelligenti e una prospettiva contemporanea sul genere. La sua imminente presentazione al Bitonto Blues Festival rappresenta una meritata vetrina per un album che dimostra vitalità, originalità e una chiara evoluzione sonora nel percorso artistico di Giacomo Caliolo.

La pubblicazione in digitale sarà curata da Arteviva.

 


La chiacchierata con Giacomo Caliolo


Definisci "Bad Top Dog" un album indirizzato verso un "blues moderno" rispetto al precedente "Undefined Dialogs": quali sono gli elementi chiave che distinguono questo nuovo lavoro in termini di sonorità, arrangiamenti e approccio musicale?

La mia musica affonda le radici nel blues, ma non si limita a ripercorrerne i sentieri battuti. Esploro armonie inattese, allontanandomi dal canone per dare vita a un blues personale e contemporaneo. Credo sia sterile la mera imitazione dei grandi maestri; la vera sfida è far evolvere il linguaggio del blues con la propria voce.

L'album è stato registrato in diverse location, tra cui Liguria, Puglia, Piemonte e Messico. Come ha influenzato questa "dispersione geografica" il processo creativo e il suono finale dell'album?

Quando il privilegio è collaborare con musicisti eccellenti, il processo diventa sorprendentemente semplice. Basta fornire loro la base e la loro straordinaria musicalità prende il volo. Penso alle incredibili linee di armonica e sax che Giampaolo Galasso mi ha inviato dal Messico – pura eccellenza! – e alla sensibilità di Alfredo Pellizzari, di Genova, senza dimenticare la pulsante energia ritmica di Marco Biggi e Marco Biglieri.

Hai lavorato con Marco Biggi sia alla registrazione che al mixaggio. Come si è sviluppata la vostra collaborazione e qual è stato il suo contributo specifico al risultato finale?

Con Marco Biggi collaboriamo da anni, anche per altri artisti, e siamo molto in sintonia avendo tanta stima reciproca ed amicizia.

La presenza di diversi musicisti con svariati strumenti (armonica, sax, tastiere) arricchisce notevolmente le sonorità dell'album. Come hai gestito l'integrazione di queste diverse voci strumentali negli arrangiamenti?

Fin dal principio, avevo una precisa immagine sonora del brano, una sorta di blueprint musicale che guidava la scelta degli strumenti. Realizzare questa visione è stato un processo sorprendentemente semplice, grazie alla maestria di musicisti straordinari come Giampaolo Galasso (Messico, armonica e sax), Alfredo Pellizzari (Genova), e i batteristi Marco Biggi e Marco Biglieri. Come già sottolineato, la sintonia con Marco Biggi, in particolare, è frutto di anni di collaborazione, nutrita da stima e amicizia reciproca in diversi progetti musicali. Un ringraziamento speciale va anche a Chiara Furgu, la cui voce ha arricchito splendidamente due dei miei brani.

Entriamo nei brani… "Bad Top Dog" si presenta come un delta blues "irrobustito elettricamente" con un testo di monito ai potenti. Come è nato questo specifico brano e qual è stata la scintilla che ha acceso il desiderio di affrontare questo tema in musica?

La mia prolungata avversione per le politiche dei potenti, alimentata da rabbia e indignazione, si è tradotta in un'espressione vocale di un sentimento che auspico sia comune.

In "All I wanna do" c'è un tono autoironico nei confronti dei musicisti. Quanto di personale c'è in questo pezzo e qual è il messaggio che spera arrivi al pubblico, in particolare ad altri musicisti?

L'esperienza di chi fa della musica la propria professione offre una comprensione diversa rispetto a chi la vive come un diletto, per quanto fortunato possa essere. Questo pezzo riflette molto della mia storia personale.

“I miss you" è un blues lento dedicato alla perdita. Senza entrare nello specifico, c'è una particolare emozione o esperienza che ha guidato la composizione di questo brano?

Certamente. È un sentimento universale, destinato a incrociare il cammino di tutti: quella malinconia che, in modo controintuitivo, ci offre gli strumenti per elaborare la sofferenza.

“Let me talk" è dedicato a Julian Assange. Cosa ti ha spinto a dedicare un brano a questa figura e come si lega il funky-blues al messaggio che vuole comunicare?

Ho scelto di non cavalcare l'onda mediatica riguardante la situazione di Julian Assange per un preciso senso di rispetto. L'opportunismo di trarre visibilità dalla sua prigionia sarebbe stato per me inaccettabile. Non aggiungo altro, il mio disagio morale è fin troppo chiaro.

Il brano strumentale "Around the yellow flowers" è ispirato dalle campagne ovadesi. Può descriverci l'atmosfera o le immagini che ti hanno portato a comporre questo pezzo?

Era primavera e mi trovavo ad Ovada, un borgo a breve distanza da Genova. Ricordo vividamente la passeggiata che mi condusse, quasi inaspettatamente, in un'immensa distesa di girasoli che si stendeva a perdita d'occhio nella campagna…

Il Bitonto Blues Festival rappresenta la cornice ideale per presentare questo lavoro, un palcoscenico autorevole che ne valorizza l'essenza blues. Le mie aspettative per questa occasione sono semplici e universali: desidero che la nostra musica risuoni con il pubblico, creando un'esperienza emotiva condivisa. Suonare tecnicamente ineccepibile è un prerequisito, ma l'anima della performance risiede nella capacità di emozionare chi ci ascolta.

Dopo "Undefined Dialogs" e ora "Bad Top Dog", come vedi evolvere il tuo percorso musicale e quali sono i tuoi prossimi progetti o direzioni artistiche?

Ho già in cantiere un altro album, questa volta di rock strumentale, realizzato con Barbara D’Alessio, una straordinaria batterista genovese con cui ho collaborato in passato. Attualmente, questo progetto è in fase di missaggio. Come è noto, la mia esplorazione musicale non si limita a un singolo genere e, dopo i concerti dedicati a questi due lavori, potrei dedicarmi a un progetto acustico, oltre a continuare a seguire i due cantautori con cui lavoro da anni. Fortunatamente, dopo cinquant'anni di musica, la mia bussola è il piacere personale, non le logiche di convenienza altrui.