Oggi, 22 aprile, ricorre l'anniversario della nascita di Demetrio Stratos, nato Efstratios Demetriou a
Alessandria d'Egitto nel 1945. Anche se la sua vita terrena si interruppe
prematuramente nel 1979, la sua voce e la sua ricerca sonora continuano a
risuonare come un'eco potente e innovativa nel panorama musicale internazionale.
La sua comparsa non avvenne nel cuore pulsante della scena rock o pop, ma in una terra crocevia di culture, un presagio forse della sua successiva apertura a sonorità e linguaggi musicali eterogenei. L'infanzia trascorsa in Egitto, con le sue influenze arabe e mediterranee, contribuì a plasmare un orecchio sensibile alle sfumature timbriche e alle microtonalità che avrebbero caratterizzato la sua vocalità unica.
L'arrivo in Italia negli anni '60 segnò l'inizio di un percorso artistico singolare. Lontano dalle convenzioni del canto tradizionale, Demetrio Stratos intraprese un'esplorazione radicale delle potenzialità della voce umana. Non si limitò alle parole e alle melodie convenzionali, ma scardinò le barriere del suono, trasformando la sua gola in uno strumento capace di emettere un'incredibile gamma di vibrazioni, armoniche e suoni gutturali.
La sua militanza negli Area, una delle band più innovative e politicamente impegnate del panorama progressive italiano degli anni '70, fu il terreno fertile per questa sperimentazione vocale. Con gli Area, Stratos divenne un'icona, un frontman carismatico la cui voce si intrecciava con le sonorità jazz-rock del gruppo, elevando la loro musica a un livello di complessità e originalità senza precedenti. Album come Arbeit macht frei, Crac! e Maledetti (maudits) sono testimonianze di questa alchimia sonora, dove la sua voce non era solo un veicolo per il testo, ma un elemento strutturale, un colore primario nel dipinto musicale.
Ma la sua curiosità e la sua insaziabile sete di conoscenza lo spinsero oltre i confini del rock. Si immerse nello studio delle lingue, dell'etnomusicologia, delle tecniche di canto provenienti da diverse culture del mondo. Esplorò le vocalizzazioni dei pigmei, i canti difonici della Mongolia, le sonorità del Medio Oriente, integrando queste scoperte nel suo linguaggio vocale unico e inimitabile.
La sua ricerca non era un mero esercizio di virtuosismo tecnico, ma una profonda indagine sulle capacità espressive della voce come strumento primordiale di comunicazione e di connessione umana. Credeva nel potere del suono di trascendere le barriere linguistiche e culturali, di comunicare emozioni e significati a un livello più profondo.
Il ricordo del giorno della sua nascita, oggi, ci invita a riflettere sulla brevità della sua esistenza terrena, ma anche sull'immensità del suo lascito artistico. Demetrio Stratos non fu solo un cantante; fu un ricercatore, un innovatore, un esploratore delle infinite possibilità del suono. La sua voce, purtroppo spenta troppo presto, continua a ispirare musicisti e artisti di tutto il mondo, un monito a non aver paura di spingersi oltre i limiti convenzionali, di esplorare le frontiere sconosciute del suono e dell'espressione umana.
In questo giorno di nascita, celebriamo non solo l'uomo, ma
soprattutto l'eredità sonora infinita che perdura

