martedì 9 luglio 2013

Paolo Rigotto-Tabù



Per pura casualità, o forse per un segno del destino, ho seguito alcune delle tappe dello strumentista, poi sfociato in cantautore, Paolo Rigotto, giunto al terzo album in tre anni: Corpi Celesti, Uomo Bianco e ora … Tabù.
Rigotto sceglie un iter tutto suo, forse dettato dal momento contingente, o frutto di precisa strategia di marketing, per lanciare il nuovo disco, attualmente in ascolto gratuito, e da settembre disponibile fisicamente. Ma è proprio Paolo che, rispondendo alla prima domanda, spiega i dettagli dell’operazione.
Oltre quaranta minuti di musica servono all’autore per raccontare l’evoluzione della sua musica, soprattutto del messaggio, che appare immutato, ma proposto utilizzando un’analisi che parte da un punto di vista nuovo: una casa la si può giudicare dall’esterno, rimanendo anche abbagliati dalla bellezza estetica, ma altra cosa è avere la chiave di ingresso e la possibilità di viverla.
E nel racconto della nostra ammalata società, Rigotto si espone, si mette in gioco e analizza i comportamenti personali, comparandoli allo standard.
Il suo modo di porsi è ancora una volta originale, dissacratorio e vincente.
Ricorda un po’ l’ultimo Rino Gaetano, molto meno pop, sicuramente rock, con la voglia di paradosso, acustico e visivo.
La sua proposta arriva al segno, e spesso fornisce tormentoni che non ti abbandonano per giorni interi, e questo non è un fatto trascurabile.
L’assorbimento di stili e influenze è cosa inconscia, legata a fattori spesso casuali, e ciò che Paolo Rigotto crea con buona parte dei suoi brani, attraversa le epoche musicali, soffermandosi su zone sonore che profumano di beat anni ’60 e di tipico rock seventies.
La parte visual è strettamente connessa e integra in modo perfetto parole e musica.
Brani come Sempre Peggio, Tabù, Ladro, ne sono l’esempio concreto.
L’uscita digitale dell’album è stata preceduta dal lancio di (Cosa) cerchi nel grano?, ovvero come esprimere profondità di pensiero con ironia e semplicità, e… spingere ad andare oltre la superficie: giusto utilizzare questo piccolo gioiello per aprire la strada al resto dell’album.
E Paolo Rigotto… cosa ne pensa?


L’INTERVISTA

E’ appena uscito il nuovo album TABù, che hai cercato di lanciare in modo anomalo, che è presentato in modo nuovo, che si può ascoltare uscendo dai normali schemi di fruizione: mi racconti la fase di pianificazione e l’iter realizzativo che  hai deciso di utilizzare?

Tabù, in realtà, vedrà la luce due volte: in formato “virtuale”, ovvero in ascolto gratuito sul web (dal 21 giugno) e in formato “fisico” a partire dal 21 settembre. La prima fase di promozione, quella legata al web e che si protrarrà per tutta l'estate, è totalmente pianificata da me, attraverso i piccoli mezzi che ho a disposizione e con l'aiuto esclusivo dei collaboratori più stretti e degli amici che, nei tempi e nei modi che ritengono opportuni, promuovono il disco virtuale attraverso Facebook, Youtube, web radio e quant'altro.
Questa fase di promozione è coadiuvata da una dozzina di immagini (chiamate in modo volutamente pretenzioso “immagini-icona”) che vengono condivise in rete non solo dagli amici ma talvolta da perfetti sconosciuti. Grazie.
A settembre, con la stampa e la messa in vendita del Cd fisico partirà anche il lavoro di promozione ed edizione del disco, grazie all'ufficio stampa delle edizioni New Model Label.

Mi descrivi il messaggio o le differenti tematiche che vuoi fare emergere con questo disco?

Dopo Uomo Bianco, che era in effetti un'interpretazione personale della nostra società, ho provato ad entrare in ciò che succede dentro i membri che ne fanno parte. Ho voluto parlare, insomma, di  ciò che si muove dentro le persone; per forza di cose ho provato a parlare anche di cosa succede dentro me, che rimango a tutt'oggi l'essere umano con cui passo la maggior parte del tempo.
Quindi Tabù è un disco “dentro”, a differenza di Uomo Bianco che era un disco “intorno”.
Ciò non toglie che anche in questo lavoro le tematiche sociali ci siano e siano fondamentali, un po' come raccontare una storia d'amore vissuta durante la guerra. La guerra si sente ma non si vede.

Nella tua fase di avvicinamento hai voluto utilizzare un brano rappresentativo, ma con la rotazione delle immagini. Quanto è efficace il mezzo  visivo… quanto aiuta a raggiungere l’obiettivo?

Il mezzo visivo ha molto spesso la stessa importanza del mezzo sonoro. Questa idea può non piacere, io stesso per un sacco di anni ho faticato ad accettare il fatto che in moltissimi casi musica e immagine non possano fare a meno l'una dell'altra. Ma è così. Molto raramente sono riuscito ad innamorarmi di musiche o artisti senza sapere che volto avessero i loro autori, o che copertina avessero i loro dischi, o che personaggi fossero su un palco. L'arte, qualunque essa sia, non può secondo me relegarsi al solo senso che prevalentemente impegna. Nel nostro caso l'udito.
La musica contemporanea senza immagine è comprensibile quanto il gusto delle lasagne con il raffreddore.

Ho ascoltato in alcuni casi sonorità che riportano al passato, che unite alla tua particolare vena interpretativa producono qualcosa di estremamente originale: da dove trai la massima ispirazione quando crei musica?

Probabilmente viviamo in un'epoca in cui qualsiasi musica si cerchi di fare, è già stata fatta. Può sembrare il più grosso ostacolo, in realtà trovo sia assolutamente liberatorio poter suonare ciò che si vuole, per astruso che possa risultare, e trovare comunque qualcuno che vi si riconosce perché lo ha già vissuto. Il rock ha attinto nella sua storia in qualunque tipo di musica, dalla classica al jazz, dalle avanguardie più “difficili” alla dance. Quando creo musica non faccio altro che attingere ai suoni che mi appartengono e che possono meglio veicolare il messaggio che intendo trasmettere.
Quindi l'ispirazione, o idea, non la cerco nella musica; viceversa è la musica che viene ispirata da un'idea. E l'idea, molto spesso, non è nemmeno volontaria.

Come e quando verrà presentato dal vivo TABù?

Stiamo già dando “assaggi” di Tabù con la mia band, i prossimi live saranno il 13 luglio al pioppeto di Devesi – Ciriè (To) dove ci piacerebbe realizzare anche un video live, e il 21 luglio alle Case Gescal di Settimo Torinese, un'area popolare nella quale porteremo non solo il nostro live ma anche quello di alcune delle giovani band più interessanti nel movimento “underground di provincia”, desiderose di imporsi innanzitutto sul proprio territorio attraverso situazioni autogestite come questa.
La presentazione “ufficiale” di Tabù sarà invece a settembre a Torino, il posto c'è, la data ufficiale non ancora ma la saprete presto.
La mia fidata e fiduciosa band è formata da Elvin Betti alla batteria, Silvio Vaglienti alle chitarre e ai cori, Francesco Borello al basso elettrico, cori e modernità varie. E io che canto e inveisco sulla chitarra elettrica.
Peraltro potete incontrarci anche in situazione “duo eccentrico” (Io e Borello), le date in duo sono più estemporanee e improvvise, quindi meglio se ci si aggiorna sul web.


TRACK LIST 

-Che devo capire?
-Sempre peggio
-Niente da perdere
  -Bellissimo
Nonviolenza
-Vivalafrica
-(Cosa) cerchi nel grano?
Lira di Dio
 -Tabù
-Non c'è campo
-La vita eterna (Correre)
Ladro (Rubare)
Modernità liquidata