Per il 27 gennaio prossimo è previsto un grande
evento, di quelli a cui non si dovrebbe
mancare. Parlo del 1° raduno italiano dedicato a Janis Joplin dopo la
sua morte, e sarà pertanto l'atto più importante in suo onore.
Della data ho detto… il luogo è il Naima Club Forli - LA CASA DEL BLUES.
Tara Degl'Innocenti, leader dei The Rose,Tributo a Janis che ha suonato insieme alla BBHC band originale di Janis
il 1 novembre 2010 al Druso Circus di Bergamo.
Tutta l'Italia per lei... in memoria di lei... in onore di lei…
Cos'e' il raduno Janis Joplin at Naima Club Forlì del 27 gennaio 2012?
E’ il più grande raduno
italiano dedicato a Janis, è un evento
che vede tutti i fan della regina per uno speciale dal vivo”The Rose on stage”
a lei dedicato; ci saranno video, foto ed un presentatore/presentatrice che vi
racconterà la sua favola breve ma intensa con aneddoti, curiosità, aforismi e
molte altre cose. Troverete un... banco dedicato alla… sua oggettistica ," riproduzioni fedeli
delle cose che le piacevano di più e potrete farei tante foto e filmati
indossando queste riproduzioni.
Ci saranno anche delle danze e altre sorprese che non vi sveliamo…
dovrete scoprirle! Quel giorno festeggeremo anche il suo compleanno ( 19
gennaio 1943).
Ad aprire lo show sarà la Stay Free Band di Roberto Uggiosi che vi
sorprenderà con un'intensa interpretazione di un paio di brani di Jimi Hendrix,
e poi il talentuoso bluesman toscano vi
farà ascoltare la musica delle regine ispiratrici della grande Janis.
I The Rose e la Stay Free Band vi aspettano!
Per chi viene da lontano, la zona è piena di B&B molto economici!
Per info : www.Naimaclub.It
L'evento sarà così strutturato:
- Racconto della storia di Janis da parte della presentatrice Matilde Massaini,
scorrerà dietro di lei un video con immagini e spezzoni video su Janis, molto suggestivo durata 20 minuti
circa. - A seguire la Stay Free Band di Roberto Uggiosi
che eseguirà un paio di pezzi di Jimi Hendrix e poi del Blues delle grandi
cantanti nere che hanno influenzato Janis, Bessie Smith, Etta James, Tina
Turner ecc... durata 45 minuti ci saranno due cantanti donne ( ovviamente) - segue un video con il testo a scorrere della
canzone The Rose colonna sonora del film di Bette Midler e canterà la
presentatrice Matilde Massaini, che introduce poi noi The Rose, e da li parte
il concerto. - durante il brano Piece of my Heart ci sarà una
grande ballerina. - saranno esposti la riproduzione dei vestiti, accessori di
Janis, e foto nostre che tutte le persone potranno indossare per farsi le foto.
BIO
THE ROSE
"I The Rose capitanati dalla
cantante Tara Degl'Innocenti sono il Tributo Internazionale di Janis Joplin più
autorevole, e conosciuto d'Italia; la
band ha un attivo di circa 100 show all'anno in tutto il paese e anche
all'estero.
Tara Degl'Innocenti è stata recensita e definita dalle più importanti testate
di giornale Italiane e Svizzere come la migliore Interprete di Janis Joplin,
oltre alla straordinaria somiglianza al timbro vocale della Leggendaria Janis,
Tara carpisce l'anima della Joplin e la fa rivivere nella sua verve e nello
straziante dolore che la Regina Acida trasmetteva nota per nota, toccando il
Blues più torrido dell'anima.
I Big Brother and The Holding Company band originale di Janis Joplin si sono
complimentati pubblicamente con i The Rose ( disponibile il commento sul sito
della bandwww.therose.it) Tara insieme al Gruppo ha suonato proprio con i Big
Brother and The Holding Company il 1° Novembre 2010 presso il locale Druso
Circus di Bergamo in uno show organizzato dalla cantante.
Tara Degl'Innocenti si è esibita a settembre 2009 nello show Woodstock
all'Emiliana insieme al chitarrista Andrea Braido, quest'ultimo omaggiava Jimi
Hendrix e Tara Janis Joplin.
Lo show dei The Rose è ad alto impatto, la band cura minuziosamente ogni minimo
particolare dal sound fedele a quello magico degli anni '60 all'aspetto visivo,
i musicisti sono vestiti a tema hippie e Tara possiede costumi fatti su misura
identici a quelli di Janis oltre ovviamente ai leggendari accessori come occhiali
rotondi, boa, bracciali ecc. Fra i prestigiosi locali e festival che ospitano i
The Rose si ricorda: L' Hard Rock Cafè Bucarest,Zurigo Festival, Blues to Bop
di Lugano, Sashall Firenze, Woodstock Fest Osoppo Udine e molti altri
ancora"
" Non tutte le leggende si narrano davanti al camino... per qualcuna serve
la Musica" The Rose Janis Joplin's International Tribute.
www.therose.it
Sito:www.therose.it
Facebookdella bandThe Rose Janis Joplin Tribute
Facebook personaledella cantante dei The Rose:Tara Degl'Innocenti
Tara Degl’Innocenti BIO
Tara
Degl’Innocenti cantante professionista dichiarata più volte dalla stampa: MIGLIORE INTERPRETE ITALIANA DI JANIS
JOPLIN
Classe
1980 Tara inizia a cantare all’età di quattordici anni musica Irlandese con la
quale si cimenta nell’uso dei vari flauti dolci, e contemporaneamente arriva
per lei il rock. Intorno ai 18 anni inizia a prendere lezioni di canto da
insegnanti americani di gran rilievo, comincia ad incidere brani inediti e
scopre il mondo del Blues, del Soul e del R&B. La sua
carriera non incontra degli “stop” e si dedica interamente alla sua passione:
il canto della musica Rock/Blues interpretando covers e brani inediti
conquistando così pubblico e locali di tutta la Toscana e L’Emilia Romagna. La
forte attività live la porta a farsi conoscere sempre di più nel mondo della
musica. Da
sempre appassionata di Janis Joplin, Tara inizia ad inserire nel repertorio
alcuni dei suoi brani più celebri, i gestori dei locali ed il pubblico dicevano
di provare grandissime emozioni mentre Tara interpretava la musica di Janis ed
è così che nasce il progetto The Rose Tributo di Janis Joplin. I The
Rose sono il Tributo alla Joplin più attivo ed importante d’Italia e Tara
Degl’Innocenti è stata definita più volte da importanti testate di giornale
come la migliore interprete Italiana di Janis Joplin. I The
Rose ricevono i complimenti da parte della band originale di Janis Joplin i
BBHC, come si evince da questo sito e il 1° Novembre 2010 Tara organizza un
concerto proprio con la storica band presso il rinomato locale Druso Circus di
Bergamo. Il video è disponibile su youtube usando la seguente dicitura The Rose
+ Big Brother and The Holding Company. Tara
Degl’Innocenti ha capitanato varie band e adesso ha portato i The Rose a
diventare il Tributo Europeo di Janis Joplin I The
Rose sono appunto il Tributo Europeo di Janis Joplin e portano la musica della
leggendaria Dea bianca del Rock e del Blues in giro per tutta l’ Italia ed in
Europa esibendosi in locali e festival di gran prestigio, come Hard Rock Cafè
Bucarest nel Maggio del 2010 dove registrano il Sold Out, l’Italiano Brudstock
Festival di Fontanafredda (Pordenone ) che ha
visto riunite circa 6000 persone, lo storico Festival di Zurigo che
registra più o meno un milione di persone, ecc. Tara
Degl’Innocenti è stata scelta dal chitarrista Andrea Braido nel settembre 2009
per collaborare nel Festival denominato “ Woodstock all’Emiliana” nel quale il
celebre chitarrista esegue il repertorio di Jimi Hendrix e Tara Degl’Innocenti
quello di Janis Joplin. ( Disponibile l’articolo della Nazione di Modena nella sezione
“Rassegna Stampa” di questo sito) Nel
Giugno 2010 Tara con la sua band The Rose si esibisce al grande Festival di
Osoppo ( Udine ) denominato semplicemente “Woodstock” e ottiene una fantastica recensione dalla più
importante rivista di moto al mondo Bikers Life ( anche questo disponibile
nella sezione rassegna stampa di questo sito). La band
The Rose si presenta vestita a tema hippie e Tara possiede costumi fatti su
misura identici a quelli di Janis oltre ai suoi storici accessori come occhiali
rotondi, boa, bracciali ecc.
I complimenti ai The Roseda parte della band
originale di Janis Joplin, i BIG BROTHER AND THE HOLDING COMPANY.
In data 1° novembre 2010 i The Rose aprono il concerto ai BB nella città
di Bergamo, e Tara Degl’Innocenti si è esibita come ospite in due brani con la
storica band americana durante il loro show.
“The flight of
the Phoenix” è un album della band genovese
Sad Minstrel.
Non
è una nuova uscita, ma credo meriterebbe la visibilità che forse non ha trovato
una decina di anni fa, epoca in cui è
stato registrato.
Non
sarei forse mai arrivato a Fabio Casanova-è lui il depositario del progetto
S.M.- se non avessi assistito alla reunion della Nuova Idea al Tearo Verdi di
Sestri Ponente, poco tempo fa, evento il cui ricavato è stato destinato
all’Ospedale Gaslini di Genova.
Ad
aprire la serata la band di Casanova, facente parte della scuderia Black Widow
Records, organizzatrice della manifestazione.
Mi
sono bastati frammenti di ascolto per spingermi
ad un approfondimento, attraverso il CD disponibile al banchetto del
merchandising. Ma nel corso della performance sono stati proposti due soli
brani dell’album e quindi ho avuto modo di ascoltare molti inediti, che
probabilmente saranno ben presto ufficializzati attraverso il nuovo album.
Non
capita spesso di impattare una nuova band unendo ascolto e “ resa da palco”, e
nel caso specifico, il folk elettrico
associato alla figura di Fabio, molto simile ad un giovane Ian Anderson, mi ha
indirizzato verso un filone musicale che ha scandito tappe importanti della mia
vita. A completare il quadretto, il commento di un amico comune- mio e di
Fabio-, il musicista Giorgio Neri, che mi racconta di un talentuoso musicista un
po’ anticonformista… picture intrigante!
I
Sad Minstrel propongono una musica che ha a che fare con la tradizione e con il
folk. Profuma di “wood scozzese”, di
storie tramandate e condite con gli stilemi del rock. Le liriche, tra il
poetico ed il sociale, sono in lingua inglese,
con una sosta decisamente marcata, all’insegna della proposizione delle proprie
radici culturali espresse attraverso il dialetto genovese, utilizzato nel
brano “Canzone della bambina di Triora”, che presento a fine post. Ed è stupefacente vedere come il
matrimonio tra idioma locale ed una musica tipicamente d’oltremanica (almeno
nelle origini) possa dare tale risultato.
Ciò
che i Sad Minstrel realizzano è un sound che diventa caratterizzante, che
riporta a loro “non appena il brano parte”… e alla fine” l’age” dell’album
diventa mero fatto statistico, deducibile dalla sola lettura dello splendido
booklet (con i testi tradotti).
“The
flight of the Phoenix” rappresenta un tuffo nel passato, un’immagine di un periodo talmente ricco, musicalmente
parlando, che risulta un dovere rinfrescarlo con nuova linfa. A mio giudizio lo
si può catalogare nella sfera degli album atemporali, che è sempre bene avere a
portata di … ascolto.
Leggiamo
il pensiero di Fabio Casanova, stimolato dalle mie domande.
L’INTERVISTA
Mi occupo di musica (per passione)
quotidianamente e ho contatti col “mondo genovese” (BWR compresa) molto
frequenti. Non sapevo però nulla dei Sad
Minstrel sino a che non li ho visti “aprire” per la Nuova Idea. Eppure
uno dei lati positivi delle nuove tecnologie è proprio quello di dare la
possibilità di avere larga e capillare
pubblicità. E’ una precisa scelta la tua, legata magari alla tua filosofia di
vita, o manca la fiducia in quei mezzi che sanno dare estrema visibilità?
No, ne una ne l’altra, è solo una disgraziata mancanza
di competenze e di collaboratori competenti in merito, e che abbiano voglia di
interessarsi. Francamente, all’atto della pubblicazione dell’album contavo
sulla collaborazione di Black Widow per promozione e diffusione, ma questo è
avvenuto solo negli ultimi tempi a forza di insistere, mentre in precedenza ho
registrato una quasi totale assenza, salvo proprio all’inizio (2003), all’epoca
dell’uscita e della prima vendita. In effetti deve essere per questo, e mi dispiace che non ti abbiano mai parlato del
mio progetto prima che tu ci abbia visti. Di mio comunque devo dare atto che
solo ora sto cercando di organizzare il progetto via siti, facebook, blog e
propaganda varia, perché solo da poco ho capito come ci devo lavorare. Fino a
un anno fa per la verità non ne ero capace, e anche adesso mi ci vorrà del
tempo per far le cose come si deve. Come vedi, questione di capacità, mi ci
vorrà il tempo di imparare.
Vedendoti sul palco, la prima cosa
che mi ha colpito, ancor prima che iniziassi a suonare, è la somiglianza con un
certo Ian Anderson di 40 anni fa. Ho letto nella biografia che proponete anche
materiale dei Jethro Tull e sul palco ho sentito certi passaggi acustici che mi
hanno riportato al “gruppo della mia vita”. Al di là dell’utilizzo del flauto
traverso, quanto c’è di quel mondo nella tua musica?
Abbiamo in scaletta
giusto un pezzo dei Jethro, “Locomotive Breath”, la volta che tu ci hai sentito
non l’abbiamo suonato, ma lo proponiamo spesso. Per la verità il tuo è un
paragone che mi viene proposto sovente, e in effetti è vero, somiglio ad
Anderson, ma davvero non lo faccio apposta, non è il mio obiettivo
somigliargli. Anzi sia musicalmente che come scenografia ciò che mi piacerebbe
ottenere sarebbe il Peter Gabriel di “Foxtrot” o di “Selling England”, quello
delle maschere del fiore o della volpe. Poi magari funziono meglio da
Menestrello, a volte Triste, giusto perché mi è più naturale, e in verità a me
piace andare in scena proponendo ciò che sono senza recite, non sono così
istrione e teatrante come richiederebbe un’Unifauno o nemmeno un Folletto. E
allora finisce che sembro Ian Anderson senza volerlo perché (ma ti assicuro che
è solo questione di attitudine e non di calcolo) probabilmente il menestrello
mi viene bene. Prova a venirmi a sentire nelle mie serate da solo e dimmi se posso
dare l’idea. Molti mi dicono di sì.
E’ passato molto tempo dall’uscita
del vostro album. Cosa ti ha impedito di essere più prolifico e produttivo,
tenuto conto che buona parte dei brani presentati il 15 ottobre erano inediti?
Esclusivamente il fatto che mi tocca affrontare il
progetto Sad Minstrel come hobby, visto che economicamente non mi permetterebbe
di mettere assieme il pranzo e la cena, e perciò ci posso dedicare solo i
ritagli di tempo al di fuori del lavoro. Ma può darsi che in futuro le cose cambino,
si tratta di organizzarsi in un altro modo. Sapessi quanta roba ancora ho da
sfornare!
Ricevo una buona quantità di musica
di giovani gruppi e trovo che ci siano in giro molte buone idee e tanta voglia
di non “buttarsi via” alla ricerca del successo a tutti i costi. Cosa manca in
questo mondo musicale per dare, a chi si
impegna e ha talento, il corretto
spazio?
Discorso molto bello da affrontare ma altrettanto lungo,
vedrò se riesco a sintetizzare. Il fatto è che secondo me esiste un “Potere”,
in senso musicale ed in senso assoluto, che ha interesse a fare in modo che le
teste dei ragazzi crescano vuote, per poterle riempire con ciò che vogliono, e
impone a tutti i media, e di conseguenza al gusto medio della gente, di fare
ascoltare ed imparare solo stupidaggini, che impongano di non pensare, di non
farsi delle opinioni proprie, in modo di dare poi il proprio apprezzamento,
politico, economico o quant’altro, solo a ciò che al Potere può andar bene. In
fondo, se ci pensi, Berlusconi ha cominciato la scalata con Cecchetto e il suo
gioca-jouer. Non so cosa si può fare per invertire la tendenza. Agli
ascoltatori posso proporre di ascoltare quanto più sia possibile ascoltare via
internet indipendente, ai gruppi musicali di farsi il più possibile ascoltare
via internet indipendente, rinunciando alle remunerazioni, tanto ormai quello è
il destino per tutti, anche per noi. In ogni caso, l’ideale sarebbe buttarlo
tutto per aria, questo attuale mondo musicale, e ricominciare da zero con altri
mezzi di comunicazione.
Hai presentato (ed è nell’album) un
brano in dialetto genovese, che ricorda un momento serio e doloroso del
passato. La lingua inglese, che piaccia o no, è ideale per l’applicazione
metrica e si adatta perfettamente alla “nostra” musica rock. Che tipo di
difficoltà si incontra quando si vuole abbinare un dialetto locale ad una
musica universale?
Premessa:
secondo me, e lo metto come postulato, la melodia e l’armonia di una canzone
sono più importanti del resto, sono quelle che comandano, e la struttura della
composizione dipende da queste, compreso il linguaggio da usare. Se una melodia
o un’armonia richiedono il genovese piuttosto che il piemontese, il gaelico, lo
slavo o l’yddish, penso che il pezzo vada scritto in quell’idioma e basta. Poi
uno se ne accorge subito, se quello che ha scritto ha più senso in inglese o in
genovese. Se poi vogliamo affrontare il rapporto di tutto questo con il rock,
boh, credo sia questione di metrica e basta. Per i pezzi rock, diciamo quelli
adatti all’inglese, in genere il dialetto va benissimo perché la maggior parte
dei dialetti italiani, o comunque tutti quelli che conosco io, finiscono la più
parte delle frasi con parole tronche, che chiudono la frase con qualcosa di
accentato sull’ultima sillaba. L’italiano in questo senso è molto più fetente e
ci si lavora peggio che col dialetto. Le parole che finiscono con l’accento,
cioè quelle che ci vorrebbero, adatte alle linee melodiche più comuni nel rock,
sono poche e di solito rendono il discorso irreale o scontato, per esempio la
classica rima “cuor/amor” oppure certe
tragiche assonanze “fa / qua / là / trallallà ” (chi ha voglia di farsi del
male controlli certe rime di Mino Reitano)…. In effetti per fare un testo
memorabile in italiano ci vuole un vero poeta, mentre per farlo in inglese,
francese o un qualsiasi dialetto basta molto meno. Però è anche vero che
cantare in dialetto richiede di solito un certo tipo di atmosfera musicale che
non va molto d’accordo con i canoni del rock. Il massimo sarebbe riuscire ad
arrivare al compromesso, a qualcosa che per musica ed atmosfera abbia senso
come rock cantato in dialetto. Una parola…
Cosa rappresenta per te la perfomance
live? Che tipo di interazione riesci ad ottenere?
La
performance live è il compimento del tutto. Solo in quel contesto si vede se
ciò che hai messo su ha un senso oppure se era solo un tuo sogno. Se il live
non funziona, hai sbagliato tutto ed è meglio che lasci perdere e ti dai
all’agricoltura. Credo che un giorno ci scriverò su un concept, sulla questione.
Riguardo all’interazione con la gente, oggi come oggi noi siamo davvero troppo
burbe per poterti rispondere qualcosa in merito. Per adesso, Sad Minstrel ha
bisogno di crescere. Tra un po’ di concerti, quando ci saranno, rifammi la
stessa domanda e ti dirò. Però posso raccontarti cos’è l’interazione con la
gente riguardo alle mie serate lavorative, quando chiedo a chi mi ascolta cosa
vorrebbe che gli suonassi e se la so gliela suono. E lì davvero mi piace
interagire, fare in modo che la scaletta la facciano gli spettatori, per poter
ridere piangere e far casino assieme a loro. Spero un giorno di arrivare a fare
qualcosa di simile anche con Sad Minstrel.
Da quanto ho visto e letto sei tu il
depositario del progetto “Sad Minstrel”, ma a suonare siete in molti. Che tipo
di legame esiste tra voi? Siete un gruppo di lavoro alla pari o sei lo … Ian Anderson della situazione?
Direi
mezzo e mezzo. All’inizio ho radunato una band per metter su i miei pezzi così
com’erano, e tra l’altro ho dovuto buttare tutto per aria un paio di volte, il
che in parte giustifica i miei ritardi di uscita e pubblicazione. Ma poi, una
volta trovati quelli giusti, (almeno spero per la maggior parte), la band si è
consolidata ed è diventata qualcosa che va al di là della prova e del concerto,
è diventata un’entità a sé stante, che comprende anche me senza però più essere
il capo, e sforna musica anche indipendentemente da me. Così a questo punto c’è
lo spazio per il mio ruolo diciamo di Anderson, che compone tutte le parti e
poi le fa suonare ai ragazzi, e per quello della band in propria autonomia, con
me membro tra i sei componenti... Sono due cose diverse e coesistenti, pian
piano ve le chiariremo. Ah, a proposito della band è doveroso citarne i
componenti : in ordine di entrata, c’è il “Tuffa”, Luca Tuffanelli, che suona
chitarra e mandolino, Lele Traverso alle tastiere e voce, Stefano Toaldo alla
batteria, la “Chicca” Giulia Carlini al flauto traverso e voce e Fabrizio
Nuovibri al basso. Bravi cristi, potresti fare due domande anche a loro.
Se dovessi indicarmi un
artista/gruppo che ti ha spinto sulla via della musica, chi nomineresti?
Beh, due categorie: i cantautori italiani anni ’70 e il
rock progressivo inglese della stessa epoca. Per fare nomi e cognomi, Fabrizio
De Andrè e Francesco Guccini (ma anche molti altri) in Italia, e Genesis e Pink
Floyd (ma anche altri) all’estero. Non posso risponderti esaurientemente
sull’argomento senza raccontarti qualcosa dei miei progetti futuri. Il che non
avrebbe senso finché non li avrò realizzati, giusto? Porta pazienza e se ci
riesco vedrai e ascolterai e ti farai un’idea.
Giorgio Neri, seduto accanto a me mentre suonavi, mi
parlava, positivamente, del tuo essere alternativo nella vita di tutti i
giorni. Ma qual è la filosofia musicale e di vita di Fabio Casanova?
Giorgio
è un amico e un testone (in senso buono), presto cercheremo di fare qualcosa
assieme e quella volta sarai il primo che informeremo. Quando mi definisce
“alternativo” credo che Giorgio si riferisca al mio stare al mondo un po’ fuori
dai canoni e non certo agli “alterna” modaioli da movida. Probabilmente
incuriosisce il fatto che io possa abitare in mezzo al bosco, in un vecchio
rudere, e vivere, e anche discretamente bene, delle storie che racconto alla
gente, che devo dire se le lascia raccontare di buon grado. Io faccio il
musicista di lavoro e quando faccio una serata, da solo o in compagnia, Sad
Minstrel o altre formazioni, voglio che la gente se ne vada contenta. E la
prossima volta che mi vede, magari perché mi incontra in fila al supermercato,
sia contenta di incontrarmi, mi chieda come va, quali balle gli racconteremo la
prossima volta e poi andarsene tutti quanti a bersi un bianchino al bar. Credo che in fondo la mia filosofia musicale e
di vita sia questa. Poi ogni tanto posso raccontare storie un po’ più profonde,
difficili e non sempre troppo comprensibili, per musica o per testo. Ma ci
tengo a non dare mai l’idea del predicatore dal pulpito, perché non vorrei mai
esserlo. Mi fa un gran piacere lo sconosciuto che mi ha sentito magari per la
prima volta e viene a fare due chiacchiere alla fine del concerto. Mi spiace
solo che in genere non riesco a dar retta a tutti per questioni di tempo.
Prova ad
esprimere un desiderio musicale da far avverare entro tre anni.
Se
te ne dico uno personale faccio la figura dell’egocentrico. Allora a livello
assoluto vorrei che, entro i prossimi tre anni, venisse lavata l’anima, a tutti
gli italiani al di sotto dei quarant’anni, da tutto ciò che gli è stato
propinato via media in questi recenti anni di merda. Che potessero riscoprire
lo stupore, l’ingenuità, il piacere di scoprire e di imparare, e magari la
gioia di far casino una sera, senza altri additivi che non siano ciliegie o
castagne, secondo la stagione. Per me, magari, un aiuto ad organizzare, sempre
entro i prossimi tre anni, una serata prog con noi, il Tempio delle Clessidre e
la Locanda delle Fate, e magari anche Giorgio Neri se ci sta. Dovunque. Sarei
già contento così.
Biografia
SAD MINSTREL – progressive rock
Sad
Minstrel è
il nome del progetto solista che Fabio Casanova, polistrumentista, autore e compositore, ha ideato dopo lo
scioglimento di Malombra, il gruppo di cui ha fatto parte
fino al 1999.
Fabio suona e compone musica fin dall'adolescenza,
interessandosi ai generi musicali più svariati, dalla canzone d'autore e la
new-wave negli anni '80 al progressive rock negli anni '90 alle incursioni
nella musica etnica, con particolare risalto al folk celtico e a quello
popolare della Liguria, nel nuovo secolo. Oggi è un affermato musicista che
propone serate acustiche nei locali e nelle feste di paese, a base di
cantautori anni '70, musica dialettale ed altro. Nell'ambito del rock, però, il
ruolo in cui è maggiormente conosciuto è quello di tastierista della formazione
Malombra, di cui è stato co-fondatore e con
cui ha pubblicato due album, "Malombra" nel 1993 e "Our Lady of the Bones" nel 1996.
Dopo lo
scioglimento della formazione, Fabio ha ripreso parte del materiale che aveva
composto per il gruppo, lo ha rielaborato e ci ha aggiunto alcune composizioni
più recenti, ma soprattutto ha cercato di dare al lavoro un'atmosfera più
possibile vicina alle sue principali influenze musicali, mescolando il rock con
il folk, le ballate acustiche con un po' di psichedelia e un po' di dark, e
così è nato il progetto Sad
Minstrel con l'album "The Flight of the Phoenix". Fabio lo
ha proposto all'etichetta discografica Black Widow, che lo ha
pubblicato nel 2003 come CD e LP.
In
"The
Flight of the Phoenix", Fabio ha cantato, suonato la chitarra elettrica ed
acustica, le tastiere, il tin whistle e effettuato la programmazione MIDI
per basso, batteria e percussioni,
realizzando completamente da solo tutti i pezzi.
Dopo lunghe vicissitudini, Fabio è recentemente riuscito a
dare una dimensione live al progetto Sad Minstrel, che ha fatto il suo esordio
dal vivo nel 2009, a Genova e dintorni. Alle atmosfere rarefatte e fatate del
progressive si è aggiunta una solida base ritmica tipicamente rock.
La formazione comprende : Fabio alla voce, chitarra elettrica
ed acustica e flauto irlandese - Luca Tuffanellialla
chitarra elettrica e mandolino - Lele Traversoalle
tastiere e voce - Stefano Toaldoalla batteria - Giulia Carlinial
flauto traverso e voce - Fabrizio Nuovibrial
basso.
Il repertorio live è costituito, oltre che dai brani di
"The Flight of the Phoenix", da alcune composizioni nuove, un omaggio
a Malombra e la cover di un pezzo dei Jethro Tull, una delle band che maggiormente ispirano il sound di Sad
Minstrel. La durata del concerto è di circa 2 ore e mezza.
Non avevo
nessun apparente buon motivo per un viaggio Savona-Alba in un giovedì prenatalizio. Scuole finite, cene a go go e difficoltà nel convincere i miei cari che
anche stasera “dovevo” dedicare un po’ di spazio alla musica. Che famiglia
comprensiva la mia!
La Piazza Cristo Re non ha quasi più
bisogno di un navigatore, tante sono le volte che mi hanno visto in zona, nella
sala Ordet. Ma nell’occasione la location è la UnderKing, di dimensioni ridotte
rispetto al locale adiacente, ma accogliente e con una buona acustica. Da qui,
pochi giorni fa è passato un mostro sacro della chitarra, il mio amico Tolo Marton, che ha potuto contare
sulla presenza di una… ventina di persone!
Questo è un
fatto tragico, il mitico Tolo, premiato dal Al Hendrix (padre di Jimi) come
vincitore del “Jimi
Hendrix Guitar Festival” di Seattle, unico chitarrista europeo che può
vantare un simile traguardo, con scarso pubblico.
Non sto
divagando, questa citazione a Tolo mi consente un aggancio al concerto del 22 dicembre,
perché era di scena una band il cui leader è un giovane e grande chitarrista, Marcello Chiaraluce
(Marcello Chiaraluce Band), che al
ruolo di “Guitar Hero” ha dedicato un brano del primo album, suonato
nell’occasione.
Per chi
volesse conoscere i dettagli relativi al gruppo, rimando al sito ufficiale:
Sul palco
molte facce conosciute: oltre a Marcello
e a Kenny Valle,
rispettivamente il chitarrista e il tastierista che ho maggiormente visto in
fase live in tutta la mia vita, essendo parte integrante della Beggar’s Farm, e quindi dell’intero
“circuito Taulino”, ho buona conoscenza di Mauro Mugiati-polistrumentista apprezzato assieme
ad Andrea Vercesi- e ho da poco visto il batterista Luca Grosso,
di scena con la Beggar’s a Genova, il 9 dicembre.
Novità per
me sono stati il bassista Daniele Piglione e i due vocalist, Serena Torti
e Davide Spalla.
Due i motivi
che mi hanno spinto verso una fredda trasferta infrasettimanale, un po’ di
voglia di atmosfera nataliza- e il programma dava indicazioni in tal senso- e
la voglia di vedere Chiaraluce in una veste nuova- magari è la sua abituale-,
di cui spesso avevo sentito parlare, ma non avevo esperienza diretta.
La prima
volta che vidi Marcello era il 2006, alla Convention dei Jethro Tull di Novi
Ligure, ed è rimasta per me indelebile l’immagine del suo “trovarsi a proprio
agio” e della sua fedeltà di riproduzione dei suoni, nel corso dell’esecuzione
di Aqualung, e al suo fianco c’era un certo Ian Anderson che probabilmente si
sarà domandato chi fosse mai quello sconosciuto così bravo da poter duettare
con lui senza dimostrare emozione. Questo è quello che la mia mente ha
elaborato nell’occasione e va quindi preso come feeling del momento.
Da quel
giorno in poi ho visto la Beggars’ decine di volte, e in tutte le occasioni
c’erano Chiaraluce e Valle, per citare i protagonisti dell’ UnderKing, affianco
a mostri sacri del rock internazionale di tutti i tempi.
Ciò che si
dice nell’ambiente è che la Beggars’ Farm sia una sorta di gruppo perfetto per
chiunque… Vairetti, Leone, Jackson,
Lanzetti arrivano, attaccano la spina e la magia si compie, come accadeva
ai tempi di PFM e Battisti.
Bene, ma
oltre ad essere tutti talentuosi, meravigliosi artisti, capaci di realizzare i
sogni degli altri, come si comportano se si muovono da soli, senza alcuna
presenza esterna di richiamo?
Ed ecco che
le prime risposte arrivano nel concerto del 22… in fondo le occasioni occorre
andarsele a cercare!
Il concerto
a cui ho assistito è stato un mix avente una ben precisa finalità
musicale/temporale, e cioè festeggiare il Natale in musica. La scaletta ha
quindi avuto intermezzi adatti solo all’occasione, ma sicuramente godibili. Sto
parlando dell’usuale portato on stage,
da Lennon a Mariah Carey, passando per la tradizione più pura e per uno
scherzoso gioco di squadra che credo sia una peculiarità della band, in
qualsiasi occasione, e che tende ad
un’opera di sdrammatizzazione.
La
sensazione è che questi giovani possano proporre in maniera assai soddisfacente
tutto ciò che esiste in ambito rock e non solo: dai Dire Straits ai Led Zeppelin,
dai The Knack
ai Deep Purple, dai Queen ai Stevie Wonder.
C’è anche spazio per un medley di prog italico, che
evidenzia un’emozionante terna Osanna-Orme-PFM.
Tutto quanto appena scritto riporta ancora
una volta ad ottimi musicisti, capaci di intrattenere e soddisfare ogni tipo di
folla, ma la sorpresa è arrivata dalle creazioni personali.
Non sono molti in brani tratti dagli album
della band, a memoria quattro, ma mi sono bastati per capire molto del sound
del gruppo e delle potenzialità di Marcello Chiaraluce dal punto di vista della
composizione personale.
Liriche in lingua inglese, come si conviene
ad una rock band, e riff basati sull’elettrica di Marcello che duetta con la
splendida voce di Serena Torti.
Sezione ritmica incisiva e precisa, e vincente gioco di tastiere tra Valle e
Mugiati, quest’ultimo ottimo anche alla chitarra e alla voce.
Sono composizioni che colpiscono i presenti, fatto non certo scontato-
accade anche con le star- quando si parla di novità assolute.
Segnalo anche la presenza di Davide Spalla come cantante aggiunto (non ho idea di quale sia
il suo normale ruolo) che ha dimostrato
doti canore fuori dal comune, tra falsetti e improbabili (per altri) note alla Freddy Mercury. A fine post
riporto una sua piccola biografia, non
essendo rilevabile dal sito ufficiale, dove al contrario trovano spazio quelle
degli altri musicisti.
Tutto questo ben di Dio è stato organizzato ancora una volta da l’associazione
Jethro’s Friends ed ha avuto risvolti benefici, come sempre accade quando c’è
di mezzo l’amico Felice Prunotto, a cui è dedicata la “tulliana” Wind Up.
Una bella serata, tante belle sorprese e qualche nuova conoscenza,
come i gestori dell’UnderKing, giovani che si danno molto da fare per portare la
buona musica al cospetto della gente.
E io, che amo la buona musica, farò la mia piccola parte per segnalare
a tutti i miei contatti che ad Alba
(CN), in Piazza Cristo Re, nella sala
UnderKing, si propongono eventi di grande qualità.
Bio Davide Spalla
Inizia a studiare
canto all'età di 18 anni presso Bruna Vietri dell'accademia musicale di Alassio.
Nel 2004 partecipa al musical Grease e Jesus Christ Superstar, la cui serata
viene ripresa dalle telecamere di Lucignolo.
Nel 2005 entra a far parte degli Anamnesy (una band cover hard rock anni 70-80)
.La band partecipa a Sanremo OFF nel febbraio 2006.
Nello stesso anno diventa il singer dei savonesi Karnak Band che propongono un
tributo ai Dream Theater. Nel 2009 entra nei
THE NEXT TUESDAY band con cui partecipa tuttora.
Nel frattempo continua lo studio della voce in ambito lirico, rock e jazz. Frequenta i corsi di canto di Piero
Leporale (60-70) e Sandra Fantino, con cui apprende la tecnica VOICECRAFT, e Michele Luppi, con cui tuttora collabora
attivamente ed insegna canto con il suo metodo.
Nel 2010 prende parte alla stesura di un brano di Steve Foglia (allievo di
Roberto Gualdi e Christian Meyer) nel disco "Revenge", con il quale
figura il virtuoso frontman statunitense Mike Vescera ( ex Malmsteen, Loudness).
Raccontare la storia del rock non sarebbe per nessuno un compito
agevole, e neppure breve, in particolare per chi decidesse di analizzarne le
vicende dal lato prevalentemente musicale. Meglio allora selezionare un certo
numero di gruppi e di singoli musicisti, qualche concerto o festival
memorabile, un po’ di dischi, una manciata di libri, e concentrarsi solo su di
essi. Il risultato è Storie di Rock,
nel quale l’autore, oltre ad analizzare in modo originale (come da sua
abitudine) fatti e musiche riferiti a nomi e formazioni ormai classici, si
propone di riportare alla luce l’attività di importanti gruppi e musicisti per
lo più trascurati, e in qualche caso addirittura dimenticati, da una certa
storiografia – specialmente italiana – non sempre all’altezza del suo compito.
Il libro è arricchito da saggi critici e, per la prima volta in Italia, da un’ampia
panoramica sulla musica della San Francisco Bay Area, meglio nota come San
Francisco Sound.
Dall’introduzione:
In Italia, rispetto al rock, non si scrivono, in generale, libri di musica, ma libri attorno alla musica. Così “attorno” che i musicisti bravi rischiano
di non essere neppure notati o di venir dimenticati in fretta, a tutto
vantaggio di quelli semplicemente famosi, quasi sempre tali per ragioni che
nulla hanno a che vedere con la capacità di suonare in modo brillante e
originale uno o più strumenti. Per dirla tutta credo che il rock sia l’unico
genere musicale nel quale ci si ricorda a oltranza dei mediocri e si gettano
nell’oblio i capaci. Io però nei miei libri, per molti versi controcorrente ma
coerenti con la visione che ho della musica, ho sempre preferito parlare dei
musicisti bravi, indicando quali sono attraverso nomi, cognomi e nazionalità e
spiegando inoltre che cosa hanno fatto insieme alle loro rispettive band. [...]
Il lettore interessato, oltre a nomi più noti, si imbatterà perciò in gruppi
come Colosseum, Family, Tempest, Bakerloo, Funkadelic, Bonzo Dog Doo/Dah Band,
Cold Blood, It’s A Beautiful Day e Acqua Fragile, tutti composti da musicisti
tecnicamente validi e con diverse punte di eccellenza. Penso sia ora che gli
storici “ufficiali” del rock, soprattutto italiani, comincino ad occuparsi
seriamente anche di queste – come di altre – formazioni.
Innocenzo Alfano (Cosenza, 1971) si è laureato in Scienze
Politiche e in Cinema Musica Teatro presso l’Università degli Studi di Pisa. È
autore dei seguenti volumi: Fra
tradizione colta e popular music: il caso del rock progressivo. Introduzione al
genere che sfidò la forma canzone (Aracne, 1ª ed. 2004, 2ª ed. 2010); Verso un’altra realtà. Cenni di strategia
compositiva e organizzazione dei brani nella musica rock, da Jimi Hendrix al
rock progressivo (Aracne, 1ª ed. 2006, 2ª ed. 2010); Argentina e Brasile: quale politica comune? Tentativi di strategia
politica unitaria dalla presidenza Frondizi al Mercosur (Il Coscile, 2006);
Effetto Pop. Uno
sguardo critico sulla musica più diffusa degli ultimi cinquant’anni (Aracne, 1ª ed. 2008, 2ª ed. 2010); La crisi infinita. Problemi e contraddizioni
del mondo attuale (Aracne, 2009).
La 1° Rassegna Musicale “ Oltre la Musica”, organizzata nel Teatro di Città
a Cairo Montenotte (Savona), è
iniziata con un buon successo di pubblico, nonostante la contemporaneità della
“Notte Bianca”.
Ad esibirsi,
nella prima delle cinque serate, i “Max Gallo e i Dinamici”, band che propone musica
swing e che … giocava in casa, essendo quasi tutti musicisti della provincia.
Per sapere
qualcosa in più su di loro rimando al link a seguire:
Come
evidenziato nelle dichiarazioni di rito nel corso del siparietto iniziale, si è cercato di
“disegnare” l’organigramma pensando ad una comunità varia, fuggendo dal ben più
semplice “Festival a tema unico”, nel tentativo di accontentare le differenti
fasce di età e i molteplici gusti musicali.
I presenti
all’evento hanno avuto la possibilità di godere al contempo di due fattori che dovrebbero sempre fare la differenza, grande
professionalità e ambiente familiare.
Ecco gli ingredienti base:
“service”
perfetto, sia dal punto di vista delle apparecchiature disponibili sia per conoscenze/abilità tecniche.
Servizio
fotografico e ripresa video, fatti non sempre scontati, ma presenti
nell’occasione con il mero senso della “testimonianza
per sempre”.
E poi la
ripresa diretta in streaming, andata in onda su Yastaradio (www.yastaradio.com).
Anche la
presentazione è stata inusuale, e dopo le parole del delegato alla cultura Guillermo Fierens (lui sì, abituato a
palchi prestigiosi!) è venuto il
momento dell’autopresentazione di Sergio Babboni,
alias Max Gallo, che ha spiegato ad un ipotetico spettatore di passaggio,
lontano dalle vicende musicali, cosa sia la musica swing e cosa rappresentasse
la band che di lì a poco si sarebbe esibita.
Nove
elementi sul palco che propongono una musica scevra da risvolti tecnologici,
quei tools che, se impiegati, potrebbe anche facilitare le cose a Babboni e
soci e magari ridurre il personale, come avviene puntualmente in tutte le
aziende tecnologiche, ma che farebbero perdere ogni significato ad una proposta
musicale basata sulla purezza e sulla fedeltà ad un genere che è anche stile di
vita.
Max Gallo lo
ricorda a tutti, sottolineando che lo swing è anche felicità e capacità di
prendere la vita in modo gioioso e giocoso, senza però eccedere, come accadde
al grande Fred Buscaglione, troppo
immedesimato nella parte e quindi arrivato con anticipo, e ad eccessiva
velocità alla tappa finale, quella a cui nessuno può sottrarsi.
In scena una
grande sezione fiati, una fantastica sezione ritmica, un piano che non ha
bisogno di artifici e la chitarra di Federico Perrone, vecchio compagno di viaggio di
Babboni, che con lui costruisce gag e siparietti che fanno parte dello spettacolo, scenette
che appartengono ad un mondo che non
esiste più e che si fa molto presto a rimpiangere.
Inutile
sottolineare l’abilità di questa band, capace di rinverdire la musica Buscaglione, Carosone, Caputo,Bubblè,
Gelato, Prima e molti altri. Forse il termine “rinverdire” non è il
più adatto, perché è musica che appartiene a tutti, da sempre, assimilata anche
inconsciamente attraverso chi ha vissuto in diretta certi momenti del passato.
Ma la cosa piacevole è scoprire ad ogni start di un nuovo brano che, se il
titolo ha qualcosa di oscuro, così non si può dire per la canzone.
Tutti abili,
tutti “professori” i nove sul palco, ma il frontman è sempre quello che
colpisce il pubblico per il contatto diretto tra i due poli.
E’ stato
detto inizialmente come il titolo “Oltre la Musica” sia legato al concetto di
evento live perfetto, quello dove si compie una magia che coinvolge tutti, al
di là della perfezione tecnica.
Babboni/Gallo ha avuto ruolo determinante (mi perdonino
gli altri musicisti ma il vocalist ha da sempre questo privilegio!), perché ha
condotto pubblico e band per due ore e mezzo, realizzando quell’interattività
che è il cuore di ogni performance on stage.
Al
preventivato triplo bis se ne aggiungerà un quarto ma… i presenti non dimostreranno nessuna fretta di alzarsi.
Proseguendo
sul filone dell’ambiente familiare e della conduzione inusuale, si cerca di coinvolgere il
pubblico e, non essendoci domande (fatto normalissimo per effetto della nota
“sindrome da microfono”!), si chiedono giudizi che, con qualche “forzatura”,
arrivano.
Grande
soddisfazione per tutti, con differenti sfaccettature. Ne scelgo una a caso,
fatto a cui non sempre si pensa: la funzione “didattica” che Max Gallo e i
Dinamici hanno dimostrato di poter esercitare, ricordando a tutti, attraverso
la musica l’esistenza di alcuni valori di vita da cui non si può prescindere,
se si vuole arrivare ad affrontare le difficoltà del quotidiano con serenità.
Difficoltà
reali che sono state utilizzate per giustificare il regalo simbolico consegnato
sul palco alla band, un'unica maglietta ( per nove artisti), recante la sostanza
della rassegna “Oltre la Musica”.
Come è noto,
le magliette dei concerti si indossano raramente, ma restano per sempre
nell’immaginaria vetrina dei ricordi, e ad ogni visione salterà alla mente un
suono, un particolare, un momento lieto.
E’ questo
l’obiettivo ed è questo che ci si augura per il proseguio della manifestazione: momenti di sana spensieratezza per
tutti, in un frizzante contesto culturale.
In attesa
del filmato del concerto, ecco uno spezzone di pochi secondi.
In occasione
dell’arrivo del Natale
mi viene sempre voglia di abbracciare tutti i miei conoscenti, quelli con cui
ho qualcosa in comune, quelli a cui sono
legato da un rapporto che non posso certo chiamare “ amicizia”, ma “legame
disinteressato”.
Idealmente
vorrei trovarmi con tutti, per una lunga serata piena di serenità, tra musica,
elementi materiali -vedi cibo adeguato-
e un po’ di spiritualità, per miscelare al meglio gli ingredienti su cui
fondiamo il nostro quotidiano.
Quando
scrivo in prima persona ho sempre il timore che le mie parole vengano scambiate
per retoriche, cosa che non gradisco, ma essendo palese che da questo post non
posso trarre alcun beneficio personale, mi lascio andare a ruota libera.
Il mio 55°
anno di età, il 2011, mi ha regalato un concentrato di situazioni positive come
mai mi era capitato in passato, e da marzo a dicembre ho annotato sul taccuino
almeno sei episodi super significativi, di quelli da ricordare per sempre, cose
che mai avrei potuto immaginare di realizzare.
E ora sono
in attesa di vedere … cosa c’è dietro l’angolo, quale sarà la contropartita,
cosa mai dovrà accadere di così terribile da controbilanciare tanti momenti
significativi! Forse sarà vero che la fine del 2012 porterà verso qualcosa di
tragico? Forse la situazione sociale degenererà a tal punto da renderci
disperati? Speriamo che le previsioni di
maghi e streghe siano errate.
Ma a chi
possono interessare le mie vicende private?
Il mio modo di concepire le cose prevede
sempre un grande coinvolgimento, una condivisione illimitata e, magari
marginalmente, un piccolo aiuto, riesco a fornirlo. Solo per questo mi…
sbilancio.
Registro un
bel giudizio ricevuto, a cui ho dato il premio 2011 :” … il tuo entusiasmo è contagioso!”
Ecco di cosa
abbiamo bisogno, di un po’ di entusiasmo, di solito generato dalla
soddisfazione, dalla motivazione, dalla voglia di fare delle cose insieme.
Non posso
certo dimenticare il momento storico in
cui viviamo, e la cosa frustrante è che non so nemmeno contro chi imprecare, o
meglio lo intuisco, ma sono talmente tanti coloro a cui farei passare il resto
della loro vita in miniera che starei ore a battere i tasti del PC.
Però sento
che abbiamo tutti delle chance, e questo mio “folle sentimento” trova conforto
in ciò che ho avuto la possibilità di “registrare” pochi giorni fa (cercare nel
menu a destra)a Genova, a Piazza Adriatico, una delle zone colpite
dall’alluvione di novembre. La forza di uomini e donne uniti negli intenti, se nulla può contro il volere divino, riesce invece a contrastare e
prevalere sul’ingordigia, stupidità e cattiveria dei propri simili. La
fregatura è che il nostro enorme potenziale emerge spesso nei momenti di
disperazione, e non in forma… preventiva.
La musica,
come sempre dico, ha una funzione largamente superiore a quello che la gente
pensa, perché non conosco niente di più aggregante di un evento live, e se non
c’è di mezzo il businnes -anche quello della musica è un mondo pieno di
pescecani-un concerto regalerà momenti di vera felicità che supereranno le due
ore di palco e coinvolgeranno una moltitudine di persone.
Ed è alla
musica che mi aggrappo per terminare con le mie considerazioni, ed è con la
musica che spero di continuare a convivere per i mesi a venire.