La storia di un artista che ha
trasformato la sua fragilità in forza, lasciando un'eredità musicale e umana
indimenticabile: il 4 giugno ricorre l'anniversario della scomparsa di Ronnie
Lane, anima di Small Faces e Faces, e pioniere di una lunga battaglia contro la
sclerosi multipla
Il 4 giugno 1997, il mondo della musica perdeva una
delle sue figure più autentiche e toccanti: Ronnie
Lane. Bassista, cantautore e carismatico fondatore di due delle band
più influenti del rock britannico degli anni '60 e '70, gli Small Faces
e i Faces, Lane è stato molto più di un semplice musicista. È stato un
poeta della quotidianità, un pioniere dell'indipendenza artistica e un esempio
di resilienza di fronte a una malattia devastante.
Nato Ronald Frederick Lane il 1° aprile del 1946 a Plaistow,
East London, Ronnie si affermò rapidamente come una forza creativa. Con gli Small
Faces, la sua ritmica pulsante al basso e il suo contributo autoriale (spesso
in tandem con Steve Marriott) furono fondamentali per plasmare il suono
mod-soul-pop che li rese celebri, da "Itchycoo Park" a "Ogdens'
Nut Gone Flake". La sua abilità nel fondere melodia e groove era
inconfondibile, conferendo alle loro canzoni una leggerezza e una profondità
rare.
Dopo lo scioglimento degli Small Faces, Lane co-fondò i Faces
con Rod Stewart, Ronnie Wood, Ian McLagan e Kenney Jones. Qui, la sua estetica
musicale si fece più robusta, radicata nel blues e nel rock'n'roll, ma sempre
intrisa di quell'autenticità che lo contraddistingueva. Le sue composizioni per
i Faces, pur spesso in ombra rispetto alle hit di Stewart, erano gioielli di
storytelling e sentimento, come la celebre "Ooh La La", da lui
cantata con una disarmante sincerità.
La sua carriera solista e il progetto Ronnie Lane's Slim
Chance videro Lane esplorare nuove direzioni, abbracciando sonorità folk,
country e il fascino bohémien di un circo itinerante, incarnando uno spirito
libero e anticonvenzionale. In questo periodo, la sua arte raggiunse vette di
poesia e introspezione, con album come Anymore for Anymore e Rough Mix, un'indimenticabile collaborazione con Pete Townshend degli Who.
Fu proprio durante la realizzazione di Rough Mix che
la vita di Ronnie Lane prese una svolta drammatica. Nel 1977, gli fu
diagnosticata la sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa progressiva.
La notizia avrebbe potuto spezzare lo spirito di molti, ma non quello di Lane.
Nonostante la malattia lo avesse gradualmente privato della capacità di suonare
il basso come un tempo, e poi di muoversi autonomamente, Ronnie continuò a
lavorare. La sua voce divenne più fragile, ma il messaggio, la melodia e il
cuore delle sue canzoni rimasero intatti.
Negli anni '80, si trasferì in Texas, cercando un clima più
mite che potesse alleviare i sintomi della malattia, e continuò a registrare e
a partecipare a concerti benefici. La sua battaglia contro la sclerosi multipla
non fu solo personale; divenne un alfiere per la causa, organizzando l'ARMS
(Action Research into Multiple Sclerosis), un tour benefico che nel 1983 riunì
stelle del calibro di Eric Clapton, Jeff Beck, Jimmy Page e lo stesso Pete
Townshend, raccogliendo fondi e sensibilizzando l'opinione pubblica su questa
malattia poco compresa.
Ronnie Lane ha continuato a lottare con coraggio e dignità
per oltre vent'anni, fino alla sua scomparsa il 4 giugno 1997, all'età di 51
anni. La sua eredità è complessa e multiforme: un bassista innovativo, un
cantautore profondamente empatico, un'icona di stile e, soprattutto, un uomo la
cui resilienza ha ispirato milioni. La sua musica, intrisa di una malinconia
agrodolce e di un'autenticità disarmante, continua a risuonare, ricordandoci la
bellezza della fragilità umana e la forza inesauribile dello spirito. Ronnie
Lane rimane una figura luminosa, un nomade del rock che, nonostante le
avversità, non ha mai smesso di camminare sulla sua strada.


