mercoledì 21 marzo 2012

Il silenzio del mare-"Il primo giorno"



Il primo giorno” è l’album di debutto de Il silenzio del mare, un progetto ideato-parole e musica- dal fiorentino  Giovanni Del Giudice come  espressione solista, e diventato cammin facendo il prodotto di una band, rigorosamente acustica.
Basta un solo ascolto per capire il motivo dei vari riconoscimenti ottenuti, in breve tempo, da Giovanni.
L’album è gradevole senza bisogno di eccessive analisi, nel senso che sembra la sintesi di ciò che sia in grado di piacere a chiunque ami la  musica, qualunque sia il genere, e ascoltandolo non ho potuto fare a meno di pensare alle tante canzoni che ci vengono propinate da big e falsi big in importanti festival, manifestazioni in cui Il silenzio del mare, se ci fosse una giustizia musicale, potrebbe assumere posizioni di prestigio con uno qualunque dei brani de “Il primo giorno”.
Non ho motivi di interesse che mi spingono ad elogi così totalizzanti, e la colonna sonora della mia vita non prevede tappe fondamentali sul cantautorato, ma in una fase di critica oggettiva occorre dire, obbligatoriamente, che siamo al cospetto di un gran bell’album.
Cerco sempre di cogliere un personale significato, una chiave di lettura che, anche se non corrisponde perfettamente all’idea di chi ha “creato”, serve a dare qualche suggerimento al potenziale lettore.
Le dieci tracce sono ciò che Del Giudice potrebbe presentare da solo, con la su chitarra, davanti al suo pubblico… il tipico cantautore che regala i propri messaggi. Il vestito che viene dato nell’occasione prevede invece una band che mi pare talentuosa e, soprattutto, di estremo gusto. Aggiungiamo una voce “pulita”, ma caratteristica, per pensare di avere gli ingredienti  vincenti, capaci di fondersi con testi significativi, con un tocco di ermetismo, ma toccanti e, soprattutto in cui ci si può riconoscere; il tutto senza cadere mai nella banalità.
Belli anche certi tocchi prog, che sgorgano dal DNA di Giovanni, e ascoltare “Canzone delle stelle”, ad esempio, riporta ad atmosfere alla King Crimson e a suoni del vandergraafiano David Jackson (ascoltare il brano a fine post).
Le liriche, parte fondamentale della musica de Il silenzio del mare, sono curate nei dettagli, maniacalmente, perché forniscano anch’esse dei suoni. Il mondo è pieno di sfortunati addetti ai lavori che non percepiscono il suono delle parole!!!

A ben vedere, il quotidiano che ci viene raccontato è intriso di frammenti di speranza, ma essendo la rappresentazione della realtà, della nostra realtà, la tristezza impera (percezione personale?), e se è vero che la parte musicale in genere è in grado di “raddrizzare” gli umori, la chiarezza di messaggio di Del Giudice pennella immagini con tinte azzurro pallido… giornate fatte di sopravvivenza, a volte serene, quasi mai felici.
Si segnala all’interno della track list un brano di Don Backy, la splendida “Sognando”.
Esordio confortante, e grande voglia di verificare che tipo di emozione possa scaturire in fase live.
Per ogni dettaglio- e per l’ascolto- visitare il sito:





L’INTERVISTA

Leggendo la tua biografia ufficiale emerge come il tuo venire allo scoperto sia recente. Quando nasce però la tua esigenza di raccontarti attraverso parole e musica?
Scrivo canzoni da una vita, in realtà. Ma solo negli ultimi tre o quattro  anni sono giunto alla conclusione che – ovviamente a parere mio e di qualche mio compagno d'avventura musicale– la cosa cominciava a riuscirmi sufficientemente bene per tirare su un progetto serio ed ambizioso. E così nel 2009 partecipo per caso ad un concorso per autori e lo vinco, piuttosto inaspettatamente. Nasce allora “IL SILENZIO DEL MARE”, la volontà di curare nei dettagli che l'ensemble permette, gli arrangiamenti e le 'forme', la scrittura di nuovo materiale, il lavoro incessante sul testo.

Dal 2009 ad oggi hai subito una discreta evoluzione, dal momento che sei passato dalla presenza solitaria all’unione con una band. Che tipo di esigenza personale ti ha portato su questa strada?
Ho sentito forte il bisogno di lavorare subito con qualcuno sulle canzoni che ritenevo veramente valide in quel periodo. Insieme a Daniele Galanti, che con  me ha curato gli arrangiamenti e la produzione artistica del disco, abbiamo cercato di dare anima ad un suono, ad un'idea di canzone non innovativa ma piuttosto 'tradizionale', dandogli quel sapore acustico che tuttora investe fortemente le mie canzoni.

Sempre parlando della band ho visto la sottolineatura “acustica… per ora”. Esistono dei paletti espressivi, dei cliché, che ti hanno impedito, sino ad oggi, di essere più elettrico e magari ben disposto verso la nuova tecnologia strumentale o di registrazione / produzione?
Francamente in questo momento sono più orientato ad un suono acustico, magari maggiormente orchestrato, con più voci di fiati, percussioni, e le prime canzoni che ho scritto dopo la registrazione del disco vanno piuttosto in quella direzione. Ma sono sicuro che a un certo punto riattaccheremo qualche spina, non so quando. Non so cosa.
Quanto può contare per te una musica priva di lirica?

Se per lirica intendi la parte letteraria in questo momento il testo è un elemento centrale ed importantissimo nelle mie canzoni. Cerco sempre di trovare il giusto compromesso tra la lingua (e la lingua italiana è un vero e proprio miracolo 'in fieri') e il suono della parola. Per fare questo, lavoro tantissimo di cesello sui miei testi, che talvolta rimaneggio e arrangio nel corso di mesi, se non addirittura anni. L'italiano è una lingua meravigliosa per le canzoni, anche se non è facile da gestire rispetto all'inglese, ad esempio, che suona sempre bene.

Mi potresti dire qualcosa sulla figura del cantautore, pensando al cambiamento avvenuto dai tempi di Guccini e De Gregori ad oggi? In cosa ti senti diverso, messaggi a parte?
Cantautore è un sostantivo che oggi in Italia si lega istantaneamente all'immagine di un tizio con la chitarra acustica, un'armonica tenuta abilmente su dal baffo, il capotasto mobile eccetera eccetera. E' francamente un'immagine poco stimolante di questi tempi, in cui quasi più nessuno arriva ad acchiappare l'essenza della canzone, ma spesso la stragrande maggioranza degli ascoltatori che ti captano si fermano ostili alla 'produzione' del tuo pezzo. Personalmente con l'ensemble IL SILENZIO DEL MARE cerco di dare una forma musicalmente intrigante ed elegante ad una parte letteraria che reputo centrale nella costituzione del pezzo. In questo senso non mi reputo diverso dai miei maestri se non nella discrepanza qualitativa, che pure è immensa.

Come nasce il tuo progetto “il silenzio del mare”? E’ un tuo primo bilancio personale  o mera osservazione del mondo che ti circonda?
Mettersi in gioco con materiale proprio è sempre e costantemente un bilancio personale. Un'esigenza, direi. E il mondo intorno a noi è un insieme di immagini, forme e storie così affascinanti, anche nella loro banalità, che pescarvi a casaccio risulta essere un piacere unico a volte. Direi che comunque scrivere canzoni è un'esigenza, più ancora un'urgenza. Adesso non manca che dare concretezza e spessore stilistico a questa urgenza, crescendo costantemente e cercando di non mollare proprio ora, anche se il momento storico è fortemente avverso.

Cosa significa per te il termine “performance live”? Quanto ami il confronto con il pubblico?
Adoro la dimensione del concerto. Molto più dello studio. Ho suonato tanto dal vivo in passato, con veri progetti. Ultimamente, prendendo la strada della musica originale, gli spazi disposti a 'rischiare' su un progetto come il mio sono decisamente meno rispetto a qualche anno fa, e quindi suono molto meno dal vivo e con maggiori difficoltà perché il pubblico medio vuole sentire cose che conosce già. Sembra che la curiosità in questo paese non abbia più un gran valore, ma non mi scoraggio: semplicemente mi tocca trasformarmi ogni volta in un gran comunicatore per convincere i gestori di locali a fidarsi di noi e darci una serata.

Mi racconti qualcosa sui tuoi musicisti guida? Esiste qualcuno che ti ha seguito costantemente, dall’adolescenza ad oggi?
Ho ascoltato e ascolto tanta musica. È banale dirlo ma un po' di tutto. Alcuni capisaldi ci sono, però. Sono un 'beatlesiano' marcio, intanto, e in generale ancora molto legato ai gloriosi anni '60 e '70, in particolare il prog inglese dei Genesis e soprattutto dei King Crimson.  Ultimamente ho approfondito la musica italiana, soprattutto Conte, che costruisce le sue canzoni in maniera sublime, in cui niente è lasciato al caso.

L’ossimoro  “il silenzio del mare” mi permette di idealizzare immagini, e potenzialmente di scrivere fiumi di parole. Che cosa scatena in te la vena creativa?
Mi dispiace ma sono costretto a dare una risposta invero odiosa. Lo spunto o ispirazione che dir si voglia mi si manifesta in termini parimente angosciosi come solo il cosiddetto 'strizzone' sa fare. Com'è normale che sia raccolgo immagini e informazioni durante lo scorrere del quotidiano. Poi queste immagini si mescolano ben bene da qualche parte, dentro. Ed escono poi fuori mettendomi per un paio di giorni di malumore, e poi inscenando quella turperia di 'strizzone (di culo, per intendersi)' che mi fa buttar giù un giro di accordi, una melodia e una discreta traccia di testo. Allora torno allegro. Mi dispiace ma il mio scrivere è questo. Quanto al nome del progetto o gruppo che dir si voglia, IL SILENZIO DEL MARE, che è anche titolo di una traccia del disco, si tratta del titolo di un romanzo di Vercours. Una storia straordinaria, una poetica che ho trovato molto affine al colore della nostra musica.

Come mai la scelta di un brano di Don Backy? Esiste una forma di collaborazione?
No, nessuna. Il brano lo ha scelto ed arrangiato il batterista, Riccardo Cardazzo. Io non conoscevo questa canzone, quindi ho sentito l'originale già con in mano la partitura con il nuovo arrangiamento, che secondo me è meraviglioso per quel pezzo. E' una canzone drammatica ma con una linearità narrativa che definirei 'esatta' e commovente. Un testo straordinario. Spero di riuscire a far ascoltare questa versione a Don Backy.

Esprimi un desiderio, sogna, cosa vorresti ti accadesse nei prossimi 3 anni, dal punto di vista musicale?
Facile. Riuscire a suonare live il più possibile, far girare la nostra musica e il nostro spettacolo. Nel frattempo costruire le storie e le immagini del prossimo disco. Una volta che questo secondo passo sarà compiuto valuteremo a che punto siamo arrivati. Credo che lavoreremo molto sulle note e sugli arrangiamenti, cercando di migliorare la qualità di quello che facciamo. Vorrei che mi accadesse questo.

Biografia

Il silenzio del mare è un progetto di canzoni che nascono in un indefinito passato su parole e musiche di Giovanni del Giudice. Nell'estate del 2009, con una performance solitaria – chitarra e voce – Giovanni si aggiudica il primo premio di uno dei tanti concorsi riservati ad autori 'emergenti': il festival Poesia per musica di Serravalle Pistoiese (PT). Nell'inverno dello stesso anno incontra una band di rigorosa (per ora) matrice acustica con la quale costruisce e arrangia le sue canzoni. La band è finalista al Premio Biella 2010 e al Festival delle Arti 2010 (Bologna). Il 2011 è un anno di lavoro vecchia maniera. Tantissima sala prove, tanti spartiti scribacchiati, niente computers, un po' di concerti (mai abbastanza), una Demo dall'iniziatico titolo
Il silenzio del mare e – infine – l'album di debutto,
il primo giorno, registrato in presa diretta nel mese di novembre. Ed è più o meno così che il presente ha avuto inizio.