giovedì 16 aprile 2009

Quella Vecchia Locanda



Quella Vecchia Locanda fu un gruppo romano costituito da sei musicisti molto preparati, i quali riuscirono con abilità a unire la musica classica con gli stilemi del rock, del folk e della canzone tradizionale.
L’omonimo album affida l’apertura al brano "Prologo" cui segue il rock di "Un Villaggio Un Illusione", dove si odono echi lontani dei Jethro Tull, responsabile il largo impiego del flauto.
Il terzo brano, "Realtà", è un elegante collage sonoro tratteggiato dall’arpeggio della chitarra, dai contrappunti del piano, dalla raffinata dolcezza del flauto che insieme si occupano di sorreggere e dirigere l’esile canto.
Raramente si respira un aria solenne o pomposa, forzatamente epica; semmai lo spirito colto di questa musica risiede nella trasposizione stilistica di cose molto più vicine alla romanza che non alla musica sinfonica; ciò mette in evidenza la propensione del gruppo a proporre un rock progressivo tutt’altro che di maniera.
Una situazione a tutto vantaggio dell’intero lavoro che perciò non si contorce su se stesso come in una sorta di compiacimento puramente estetico formale dettato da manie di magniloquenza, piuttosto si rende agile, snello, capace di mettere in campo una freschezza che ancora oggi è facilmente riscontrabile.
"Il Cieco" si presenta con un ritmo etno-tribale improvvisamente surclassato dal morbido mantello di suoni delle tastiere, dei flauti e del violino al quale è successivamente affidato l’intenso finale del brano. Non manca lo strumento principe del prog, il moog, che si occupa di introdurre "Dialogo", brano che si apre di li a poco ad una esuberante vena jazzata.
Uno dei pezzi più significativi dal punto di vista della compenetrazione di diversi e opposti stili è ben rappresentato dal brano "Verso La Locanda"; qui musica colta, folk, rock e canzone trovano la loro quintessenza applicativa. Il canto è sempre in bella evidenza, cortese e non urlato sembra quasi non voler turbare gli equilibri occupandosi semplicemente di declamare versi in perfetta sintonia con le variazioni armoniche. Il brano finale, "Sogno Risveglio e…", si avvale di una forma espositiva che riporta alla mente certa musica da camera riuscendo a trasmettere evidenti sensazioni di serenità; improvvisamente il suono del violino si fa secco e asciutto, un po’ alla “Paganini”, e ci riporta indietro nel viaggio fino a ripercorrere il tema principale con il quale hanno preso il via le danze (Prologo).
L’epilogo è affidato alle languide note del piano che trasmettono una dolce sensazione di malinconia. Un grande esempio di musica ad alto contenuto emotivo, dal grande valore artistico.
Quella Vecchia Locanda nel 1974 pubblicherà un altro album dal titolo Il Tempo Della Gioia di ottima fattura ma un tantino al di sotto dell’omonimo esordio.

(Note reperite online)

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