Oggi, 9 agosto, a due anni esatti dalla sua scomparsa,
il mondo della musica ricorda una delle sue figure più influenti e visionarie: Robbie Robertson. Chitarrista leggendario,
cantautore, produttore e compositore, Robertson non è stato solo il cuore
pulsante dei The Band, ma anche un artista la cui opera ha ridefinito il
suono e la narrazione del rock 'n' roll, lasciando un'impronta indelebile nella
cultura americana e oltre.
Nato a Toronto, in Canada, nel 1943, Robertson ha radici che
si estendono ben oltre i confini del suo paese natale. Con un padre di origini
ebraiche e una madre dei Six Nations of the Grand River, Robertson portava in
sé un'eredità culturale complessa e ricca, che ha permeato in modo sottile ma
profondo la sua musica. Questa dualità, tra l'immaginario del Sud degli Stati
Uniti che avrebbe poi raccontato e le sue origini indigene, ha reso la sua
prospettiva unica.
La sua ascesa alla fama iniziò con Ronnie Hawkins e gli
Hawks, dove incontrò quelli che sarebbero diventati i suoi compagni di una
vita: Levon Helm, Rick Danko, Richard Manuel e Garth Hudson. Insieme,
diventarono la band di supporto di Bob Dylan nel suo tour storico
del 1965-66, un periodo di transizione epocale in cui Dylan passò dalla
chitarra acustica a quella elettrica, suscitando la disapprovazione di molti
puristi. Robertson e i suoi compagni si trovarono al centro di questa
rivoluzione sonora, affinando il loro stile in condizioni di
"pressione" estrema.
Dopo l'esperienza con Dylan, il gruppo si ritirò in una casa
a Saugerties, New York, nota come "Big Pink", dando vita a The Band.
Fu qui che nacque una delle discografie più celebrate della storia del rock.
Album come Music from Big Pink (1968) e The Band
(1969) non erano semplici dischi, ma affreschi sonori che dipingevano
un'America rurale e arcaica, fatta di personaggi malinconici, di lotte
quotidiane e di storie di guerra civile. Brani come "The Weight",
"The Night They Drove Old Dixie Down" e "Up on Cripple Creek" non erano solo canzoni, ma racconti vividi, quasi come brevi
film musicali. La voce di Robertson come principale autore e compositore del
gruppo fu fondamentale in questa narrazione.
Il suono dei The Band, caratterizzato da un'interplay vocale
e strumentale unico, era un mix di folk, country, blues, gospel e R&B.
Robertson, con il suo stile chitarristico, inconfondibile e mai ridondante,
serviva la canzone con maestria, usando la sua Stratocaster per creare
atmosfere piuttosto che per sfoggiare virtuosismi. Non era il chitarrista più
veloce, ma era uno dei più espressivi e intelligenti.
L'ultimo concerto di The Band, "The Last Waltz",
nel 1976, fu un evento epocale, un addio grandioso che vide la partecipazione
di un parterre di stelle come Bob Dylan, Neil Young, Joni
Mitchell, Eric Clapton e Van Morrison. Diretto da Martin
Scorsese, divenne uno dei film-concerto più iconici di sempre, un
testamento all'importanza della band e al genio di Robertson, che fu il
principale artefice dell'evento.
Dopo lo scioglimento di The Band, Robertson iniziò una
carriera solista di successo e una proficua collaborazione con il cinema, in
particolare con il suo amico di lunga data Martin Scorsese. Ha curato le
colonne sonore di molti dei film più celebri del regista, tra cui Toro
scatenato, Casinò, The Wolf of Wall Street e, più
recentemente, Killers of the Flower Moon. Il suo lavoro per il cinema ha
dimostrato la sua capacità di tradurre emozioni e storie in musica, un talento
che aveva già affinato con i The Band.
La sua opera solista, che include album come Robbie Robertson (1987) e Storyville (1991), ha esplorato nuove
sonorità, incorporando elementi etnici e tecnologici, ma mantenendo sempre il
suo inconfondibile tocco narrativo.
Robbie Robertson non è stato solo un chitarrista, un compositore o un produttore. È stato un narratore, un pittore di suoni che ha saputo catturare l'anima di un'epoca e di un'America mitica. A due anni dalla sua morte, la sua musica continua a risuonare, le sue storie continuano a essere raccontate e la sua eredità vive in ogni accordo di chitarra che cerca di raccontare una storia. Il suo genio, la sua sensibilità e la sua visione rimangono una fonte d'ispirazione per generazioni di artisti. Addio, Robbie, e grazie per la musica.

