giovedì 19 giugno 2014

Il Segno del Comando-Il Volto Verde



Il Segno del Comando arriva alla terza opera, Il Volto Verde.
L’intervista realizzata con Diego Banchero chiarisce ogni dubbio, permette di entrare nel dettaglio e racconta l’evoluzione di un percorso iniziato diciannove anni fa.
Strana storia quella della band genovese, nata dalla necessità di riprodurre attraverso la musica un film fatto di immagini provenienti da un periodo che è sempre caratterizzato da fatti significativi e fondamentali per il prosieguo del cammino, quello della estrema giovinezza.
Ma come accade in ogni team, gli equilibri, per solidi che appaiano, nascono per essere messi alla prova, che spesso non si supera, e al tirar delle somme il ventennio di potenziale attività ha permesso di dare alla luce tre soli album, nati in studio, con una dinamicità di line up a cui si sta cercando di dare ora un buon sistema di arresto.
A vedere dall’esterno pare che la spinta decisiva sia il frutto delle convinzioni e del pieno accordo di intenti tra la Black Widow e uno dei fondatori, vera anima della band, il già citato bassista e autore Diego Banchero.
Il Volto Verde riporta all’omonima opera dello scrittore austriaco Gustav Meyrink, ed è un concept album carico di sgnificati, che utilizza la “forma romanzo” per trascendere e superare il terreno del pragmatismo a favore di analisi che non restano mai fini a se stesse, ma spingono ad agire con l’obiettivo di modificare/migliorare ciò che ci circonda, e quindi noi stessi. Argomento affascinante.
Nello svolgimento del percorso, Banchero è in compagnia di ottimi musicisti, e di ospiti stratosferici, da Caludio Simonetti a Gianni Leone, da Sophya Baccini a Martin Grice, da a Paul Nash a… tanti altri, elencati nelle righe a seguire.
Credo che mai come in questo caso, la musica “oscura” del Il SdC debba essere presa in toto, assorbendo i suoni che si mischiano alle liriche e a ad una serie incredibile di immagini di altri tempi, quelle contenute nel booklet. Era un mondo in bianco e nero, fatto di sceneggiati della domenica sera, di racconti fantasiosi, di ombre e freddo, davanti ad uno schermo che sembrava incapace di restituire un po’ di luce. Tutto ciò è mi è ritornato alla mente - con buona dose di tristezza - ascoltando questo nuovo disco, impregnato di suoni dark, di un tessuto progressivo, di uno spazio musicale infinito in cui convivono gli stilemi del rock, nessuno escluso.
Fondamentali le vocalizzazioni della new entry Maethelyia, di cui parla Diego a seguire.
Cambi di ritmo e di atmosfere, angoscia e tensione musicale dalle forti impennate e dai repentini cali, virtuosismo accentuato, per un album che appare maturo sotto ogni punto di vista, con la peculiarità di saper far opera di compenetrazione tra diversi mondi, fatti di musica, letteratura, fotografia, storia e cinema… in una singola parola…. cultura.
Un grande lavoro di squadra che deve assolutamente trovare sbocco nella performance live, uscendo dalla perfezione da “studio”, alla ricerca del pathos da palco: la risposta terminale di Diego è quasi una promessa!



L’INTERVISTA A DIEGO BANCHERO

Puoi provare a sintetizzare la storia della band dalle origini sino ad oggi?

Il Segno del Comando è nato nel 1995 per iniziativa del sottoscritto e del primo cantante-compositore del gruppo, Mercy, che avevo conosciuto negli anni ‘80 e con cui avevo condiviso l’esperienza di altri due progetti precedenti (Zess e Malombra). L’intento, all’epoca, era quello di dar vita ad una band che ci permettesse di sviluppare idee relative a sonorità vicine al dark sound italiano, al rock progressivo oscuro, al soundtrack horror. Volevamo, in sostanza, svolgere un’opera di ricerca tra i suoni e le immagini della nostra infanzia. Tra queste ultime, un posto di rilievo era ricoperto, per l’appunto, da tutto il repertorio degli sceneggiati Rai degli anni settanta (con le sue musiche) che aveva alimentato i nostri maggiori incubi infantili. Venne a Mercy l’idea di utilizzare il nome de Il Segno del Comando (che era stato il più importante serial di tutta la produzione italiana dell’epoca). Dopo aver realizzato il primo album omonimo, assieme ad un manipolo di musicisti che a quel tempo ci erano vicini, c’è stato un periodo di silenzio in cui il progetto è proseguito esclusivamente grazie ad alcune raccolte prodotte dalla stessa Black Widow Records che aveva prodotto il disco di esordio. Questa fase di stand-by si è interrotta nel 2000, quando abbiamo ripreso i lavori e abbiamo realizzato un nuovo album, dal titolo “Der Golem”, con una line up profondamente modificata. Ne è seguita una nuova fase di inattività durata circa dieci anni. Visto che una riunione del nucleo compositivo storico era ormai impossibile, su richiesta della Black Widow Records, ho ripreso da solo in mano le redini del progetto realizzando questo nuovo album (“Il Volto Verde”) che è stato pubblicato sul finire dello scorso anno e nel quale ho curato anche la scrittura dei testi.

Quali sono i motivi della lunga pausa, dodici anni, e quali gli stimoli che vi hanno spinto a riprendere in mano il progetto?

Dopo l’uscita dell’album “Et In Arcadia Ego” di Zess, si è praticamente determinata la conclusione dei rapporti di collaborazione tra il nucleo di musicisti che aveva lavorato alla realizzazione di “Der Golem”. Da questa pubblicazione in poi, infatti, ognuno di noi ha preferito sviluppare propri progetti alternativi e a poco a poco sono venuti meno i presupposti indispensabili per poter tornare a lavorare assieme. La prospettiva di una nuova pubblicazione firmata da Il Segno del Comando si è fatta sempre più inconsistente malgrado i numerosi tentativi operati dalla Black Widow Records per riunire la band e riportarla in studio. Dopo l’ennesima dichiarazione di indisponibilità manifestata da Mercy, la label mi ha chiesto se fossi interessato a procedere da solo. Superata un’iniziale titubanza, ho pensato che questa nuova avventura poteva rivelarsi una sfida molto interessante e, visto che il mio affetto per il progetto era rimasto vivo, ho deciso di accettare ed ho iniziato a scrivere un nuovo album. La gestazione che ha portato a questa nuova partenza ha richiesto diversi anni.

L’album uscito da pochi mesi è “Il Volto Verde”: mi racconti l’essenza del concept? Quali i messaggi e le tematiche?

“Il Volto Verde” è ispirato all’omonimo romanzo dello scrittore austriaco Gustav Meyrink; opera già individuata molto tempo fa proprio con lo scopo di realizzare il concept album successivo a “Der Golem”. Da appassionato lettore e studioso dell’autore ho sempre amato questo suo scritto che mi ha colpito in modo particolare anche per i ricchi spunti che offre dal punto di vista esoterico. Malgrado contenga una storia sviluppata sotto forma di romanzo, esso contiene al suo interno un vero e proprio manuale di istruzioni necessarie ad acquisire il controllo del pensiero e il raggiungimento del cosiddetto “stato di veglia superiore” che è una condizione fondamentale, oltre che per imparare a controllare le emozioni, per modificare la realtà e raggiungere una condizione di “illuminazione”. Ogni brano dell’album è stato sviluppato in modo tale da riassumere il racconto stesso e compiere un ulteriore lavoro di riflessione sui contenuti più interessanti estrapolati da esso; anche grazie a collegamenti, approfondimenti, ricerche, studi e riflessioni che ho compiuto in questi anni relativamente a queste tematiche.

A impreziosire il tutto una serie di ospiti da capogiro: come sono nate le collaborazioni?

Le varie collaborazioni con questi eccezionali musicisti hanno seguito percorsi differenti, ma sono principalmente frutto di un paziente lavoro svolto dal sottoscritto assieme all’amico Massimo Gasperini che, con grosso impegno e pazienza, è riuscito a fare in modo di coinvolgerli nel disco. Con Claudio Simonetti ero già entrato in contatto ai tempi di “Der Golem” e già allora si era cercato di ospitarlo ma, per questioni di tipo organizzativo, la cosa non era andata in porto. In questa occasione invece sono riuscito a realizzare questo mio sogno grazie anche alla maggiore agilità che consentono gli attuali sistemi di “hard disk recording”. Gianni Leone è passato subito all’azione registrando prima di tutti gli altri ospiti illustri. Con lui ho avuto modo di compiere un’esperienza stupenda anche per la mia crescita artistica in quanto, oltre a registrare delle parti ricche e straordinarie dal punto di vista qualitativo, ha voluto seguire le fasi di missaggio facendomi dono di consigli che sono stati di grande insegnamento e utilità. Freddy Delirio è entrato in gioco nelle fasi finali del lavoro realizzando una stupenda intro (dopo aver avuto modo di ascoltare i mix definitivi del disco) ed occupandosi successivamente di realizzare il master. Un altro ospite straordinario è stato Paul Nash (il leggendario chitarrista dei The Danse Society) che ho conosciuto grazie a Maethelyia, la quale, oltre ad essere la nuova cantante de Il Segno del Comando, è anche la singer dello storico gruppo inglese. Ho realizzato un altro grande desiderio nell’ospitare Martin Grice e Sophya Baccini: due musicisti che apprezzo e stimo da molti anni e che ho potuto avvicinare grazie alla Black Widow. Di grande importanza sono stati, poi, gli interventi degli altri musicisti che già conoscevo da tempo e che hanno partecipato al disco. Ricordo di seguito i loro nomi: Maethelyiah, Fernando Cherchi, Roberto Lucanato, Davide Bruzzi, Maurizio Pustianaz, Vinz Aquarian, David Krieg, Giorgio Neri e Alessio Panni.

Come definiresti la vostra musica, per chi non vi conoscesse e volesse avere un’idea preventiva del genere?

Per quanto sia indubbia la componente prog, ritengo che essa non sia preponderante rispetto alle influenze jazz-rock e soundtrack; che sono altrettanto presenti ed importanti per il sound del gruppo. Bisogna poi ricordare che le sonorità de Il Segno del Comando si rifanno ad una tradizione dark sound di gruppi come Antonius Rex, Goblin, Balletto di Bronzo, Black Widow e Demon Fuzz… solo per citarne alcuni. Ognuno dei tre dischi realizzati ad oggi è comunque un capitolo a sé e ha caratteristiche differenti in conseguenza di altrettanto differenti percorsi di ricerca espressiva ed influenze.

Avete pianificato delle esibizioni live per pubblicizzare il nuovo disco?

 “Il Volto Verde” è stato realizzato da una band radunata con il solo scopo di svolgere il lavoro di registrazione. Una volta terminato l’album, mi sono trovato con una squadra da ridefinire completamente. Per questo motivo non è stato ancora possibile pianificare esibizioni live. In questi mesi ho comunque lavorato per costituire una line up fissa e per preparare un repertorio da proporre dal vivo. Spero che a partire dal prossimo autunno il gruppo possa finalmente iniziare a fare concerti.

Le immagini dell’artwork sono molto suggestive. Puoi spendere qualche parola su di esso?

L’artwork è stato realizzato da Pino Pintabona e Danilo Capua. Quest’ultimo è un pittore genovese che già in passato aveva collaborato con Il Segno del Comando. Il quadro che appare nel front di copertina risale al periodo immediatamente successivo all’uscita di “Der Golem” (anche la grafica di quest’ultimo era stata curata da Danilo) ed era stato dipinto proprio in previsione di un imminente nuovo disco de Il Segno del Comando che, a dispetto delle previsioni, ha dovuto attendere diversi anni per essere pubblicato.

 “Il Volto Verde” può essere considerato l’inizio di un nuovo percorso?

La mia intenzione è proprio quella di realizzare altri album e portare Il Segno del Comando dal vivo (cosa mai avvenuta fino ad ora). Quindi la risposta alla tua domanda è affermativa. Siamo ripartiti per dare inizio ad un nuovo percorso e, a differenza di quanto è avvenuto in passato, per rendere l’attività dal progetto regolare; anziché legata a momenti e condizioni eccezionali.


TRACK LIST

ECHOES
LA BOTTEGA DELLE MERAVIGLIE
CHIDHER IL VERDE
TRENODIA DELLE DOLCI PAROLE
IL RITUALE
LA CONGREGA DELLO ZEE DICK
IL MANOSCRITTO
L’EVOCAZIONE DI EVA
RETROSPETTIVA DI UN AMORE
USIBEPU
L’APOCALISSE
EPILOGO

Il Segno del Comando:

DIEGO BANCHERO – Basso, tastiere
MAETHELYAH - Vocals
ROBERTO LUCANATO – guitars
MAURIZIO PUSTANAZ – Tastiere
DAVIDE BRUZZI – guitars
DAVID KRIEG – Voce
FERNANDO CHERCHI – Percussioni

CLAUDIO SIMONETTI – Tastiere
MARTIN GRICE – Sax & Flute
GIANNI LEONE - Tastiere
GIORGIO CESARE NERI – Guitars
SOPHYA BACCINI – Vocals
ALESSIO PANNI – Drums
PAUL NASH – Guitars