venerdì 6 giugno 2014

Il mio incontro con Eddie Kramer

Fotografia di Enrico Rolandi

La recente partecipazione al FIM, Fiera Internazionale della Musica, mi ha lasciato un grande ricordo, quello legato all’incontro musicale probabilmente più importante della mia vita, quello con Eddie Kramer.
Sono molto sensibile a questi aspetti un po’ fanciulleschi, ma occorre pensare che Kramer ha realmente inciso sulla storia degli ultimi cinquant’anni, nel suo ruolo principale di “ingegnere del suono”, termine che racchiude molto più di una definizione tecnica, e che, almeno nel suo caso, significa “… interpretare la visione dell’artista e fornirgli la tavolozza acustica per realizzare i suoi sogni…”.
Bello come obiettivo, ma da realizzare con chi?
Basta dire qualche nome come … Beatles, Stones, Zeppelin, Bowie?
Meglio aggiungere anche Hendrix? O forse è bene sottolineare come sia stato uno degli artefici attivi di Woodstock?
E sono ancora pochi i nomi, ma per la lista completa risulterà facile documentarsi in rete.
Gli interventi previsti erano due, il più importante atteso per la giornata di sabato, una vera lezione di un paio di ore, utili per la sintesi di dieci lustri.
Ma la premessa era l’incontro sul Palco Verde, il venerdì, per la consegna di un premio che anticipava la Jam Session dedicata a Jimi Hendrix, con Tolo Marton, Marco Zoccheddu, Andrea Cervetto e molti altri.
Nell’occasione avrei dovuto porgli un paio di domande, giusto pochi minuti per rispettare il copione.
Un’ora prima dell’ora X mi avvisano che Eddie è arrivato e che è il momento giusto per conoscerlo.
L’unica persona con cui mi era capitato di parlare, che fosse stata realmente legata ai nomi storici del rock internazionale del passato, è Pamela Des Barres, ma come è noto la sua frequentazione del mondo rock era di altra natura, per sua stessa ammissione.
Incontro dunque Kramer, con molta emozione, e mi trovo davanti un uomo minuscolo, più giovane dell’età anagrafica, con una bella moglie che lo accompagna. E’ cordiale, semplice, alla mano, e non appare disturbato quando chiedo di poter fare una fotografia. Lui di rimando mi chiede di scrivere su di un foglio il mio nome e quello di Verdiano e Linda, responsabili della manifestazione, tanto per poter ricambiare i ringraziamenti dal palco.
Pochi minuti di chiacchiere e rimando l'incontro ufficiale alle 21.30.
Ci siamo, è il momento, lo devo chiamare, e in questi casi mi piace improvvisare.
Le gambe mi tremano mentre si affianca a me, e in quel momento capisco che il mio inglese sta per essere influenzato, negativamente, da quel genio che … tutto ha visto, e forse ancor di più.
Due convenevoli banali sulla sua permanenza a Genova, una domanda su Woodstock - che lui ricorda esattamente con queste parole: “Drug and Hell”- e l’ovvia discesa verso Jimi, con la sottolineatura che Eddie è l’unico che ha accesso alla sua musica mai pubblicata, in pieno accordo con la famiglia Hendrix, con la new che prossimamente uscirà un “nuovo album”, dopo la sua “manipolazione”, in piena solitudine, in una stanza a cui solo lui ha accesso.
Finisce qui la permanenza da palco, con la premiazione da parte di Verdiano Vera, ma per alcuni minuti la sua minuta figura si aggirerà ai lati del palco, perché la sua cordialità lo porterà a concedersi per le fotografie di rito e perché sarà lui stesso ad usere la sua camera per immortalare la jam in corso, e per portare con sé il ricordo del fotografo Enrico Rolandi. Mentre on stage, un grande dipinto di Jimi si materializzava...


E arriviamo al sabato, e il seminario di Kramer è uno dei focus della giornata.
Seguitissimo, più basato sui ricordi che sulle tecniche che qualcuno avrebbe voluto “rubare”, ma occasione unica per sentire dalla voce di chi c’era come sono andate realmente le cose in quei luoghi … segreti.
Non ho tempo per ascoltare, sto “lavorando” sul palco,  e chiedo al mio amico Franco Piccolini di catturare qualche immagine, ma non resisto, e appena posso mi avvicino alla gradinata.
Sono lì anche nel momento conclusivo e trovo il coraggio di richiedere un clic, visto che in molti lo fanno. Prenoto la macchina fotografica a Lorenzo Tagliafico, che vola a prenderla e mi segue nei miei spostamenti. Mi avvicino a Eddie, pensando che nemmeno si ricorderà di me e invece… mi viene incontro cordiale, oltrepassando la gente in coda, e ci posizioniamo davanti al ritratto di Jimi, quello che la sera prima era sul palco.
Mi propone di porre le dita “a V”, della serie “Peace & Love”, e lo scatto parte.
Ho dato la mano e toccato la spalla a Eddie Kramer, e per induzione ho toccato … Lennon, Jimi, Jagger, Page e tutto il mondo rock che, da quando ero bambino ha accompagnato i miei sogni… fantasie che a volte possono diventare realtà!