lunedì 11 giugno 2012

Naked Eye-Live in Voltri


Difficile spiegare a parole cosa significhi essere accompagnati per tutta una vita da un certo tipo di musica, da determinate artisti capaci di creare ciò che resterà per sempre del loro significativo passaggio terreno. C’è poco di razionale in tutto questo… accade e basta. Ricordi e malinconie di uomini “antichi”? Forse, ma molteplici dubbi nascono quando un pugno di giovani decidono di dedicare tutto il loro tempo libero a rielaborare e riproporre brani nati quarant’anni fa, con un entusiasmo e una devozione paragonabile a quella di chi ha avuto la possibilità di vivere la storia un po’ più in “real time”. Questione di età! Ma certa musica è sempre attuale, e l’energia che sprigiona la musica dei The Who è assolutamente immutata.
Un paio di mesi fa Roger Daltrey, di passaggio in Italia, ha rammentato a chi lo avesse dimenticato come stanno le cose.
I Naked Eye sono un neo gruppo di Genova, e ho assistito al loro secondo concerto come tribute band degli Who.
La musica, come spesso dico e scrivo, è un’arte imbattibile nella cancellazione delle barriere anagrafiche, e quando lo scorso anno ho conosciuto casualmente Matteo Malvezzi, leader dei N.E., ho trovato immediata empatia. Troppo bello e sincero il suo amore per gli Who per passare inosservato.
In quell’occasione estiva, la band era impreziosita dalla presenza di un pezzo di storia della musica italiana - Martin Grice dei Delirium, padre di Jonathan, il bassista-, e dalla vocalist Selene Schirinzi, oltre al batterista Alessandro Paolessi, il Keith Moon dei Naked Eye.
La formazione attuale prevede quattro elementi: Matteo, Jonathan, Alessandro e la new entry Cristian Lo Re alla voce.
Per conoscere nei dettagli un po’ di storia può essere utile il filmato a seguire:



Venerdì 8 giugno erano di scena al “Mare di Note”, un locale un pò decentrato nella zona di Voltri.
Non semplicissimo da trovare, necessita di una buona pubblicità, perché potrebbe diventare un punto di riferimento per la musica live di qualità in Liguria… i luoghi mancano davvero.
Pubblico contenuto - elemento caratteristico della maggior parte degli eventi live- ma la voglia di suonare porta a superare ogni difficoltà e così i N.E. si esibiscono in un vasto repertorio Who che ripercorre la storia della band inglese.
Vedendoli suonare ho immaginato a cosa poteva accadere a Londra e dintorni alla fine degli anni ’60.  E in quel locale, venerdì, esisteva una continuità che non si può trascurare.
Tra i presenti Martin Grice, che ha avuto la fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, attorno ai vent’anni, uno che ha visto gli albori del rock che, come diceva Townshend, è nato nel Regno Unito, utilizzando una base di stampo americano.
Grande grinta e prova di forza e di incisività, soprattutto considerando che si tratta di una genesi e che ogni meccanismo va oliato.
Volumi forse alti per il luogo -chiuso- ma per suonare brani come My Generation occorre spingere al massimo. Matteo conosce probabilmente tutto degli Who, e utilizza dei protettori auricolari, perché alla sua età non c’è il rischio di sentirsi dire da Pete: “It’s too late… it’s too late!”.
Dal punto di vista prettamente tecnico tutti e quattro presentano un’ottima preparazione, ma il talento personale non basterebbe da solo a dare certezza di buon amalgama e di risultato soddisfacente. Ciò che però riescono a “tirare fuori” i N.E. piace, ed è incoraggiante, soprattutto per loro che acquisteranno fiducia ed efficacia espressiva.
Forse mancava una cosa per clonare al massimo antiche situazioni… la distruzione della Gibson ma, di questi tempi, chi possiede una nuovissima SG la deve coccolare con le dovute attenzioni.  Una questione di rispetto!