martedì 19 giugno 2012

Alessandro Di Maio-The Dark Side of the Moon



Tratto dalla tesi di Alessandro Di Maio.

Pink Floyd – The Dark Side of The Moon




The Dark Side of the Moon è l'ottavo album dei Pink Floyd.
Registrato negli studi di Londra della EMI tra il giugno 1972 e il febbraio 1973, uscì il 17 marzo 1973 negli Stati Uniti e il 24 marzo 1973 in Europa.
L'opera, diversa dallo stile e dal sound delle precedenti produzioni del gruppo, è considerata da molti la migliore opera dei Pink Floyd.
L’idea iniziale dell’album era parecchio ambiziosa: creare un concept album di 24 ore nel quale un giorno di un uomo riassumesse la vita dell'uomo stesso.
Naturalmente, ai tempi dei dischi in vinile, sarebbe stato impossibile. Così hanno deciso di rimpicciolire l'album, lasciando intatta l'idea.
Si presenta con un titolo intrigante e con una copertina con un’ immagine molto semplice, molto minimalista, ma ricca di significati, il prisma rimane bene impresso nella memoria, e ogni volta che lo si vede non si può fare a meno di pensare ai Pink Floyd.
Alan Parson è l’ingegnere del suono che ha prodotto l’album, e si guadagnò un Grammy Award per il miglior album prodotto, come tecnico del suono, del 1973.
Durante le sessioni di registrazione si utilizzarono le tecniche più sofisticate dell'epoca: lo studio era in grado di missare fino a sedici tracce, caratteristica che offriva un alto livello di flessibilità, anche se la band arrivò a usare molte più tracce, al punto che dovettero copiare i nastri.

Analisi dei brani
Speak to me / Breathe: è il primo brano ed inizia con il battito del cuore, che corrisponde alla nascita dell’uomo (questo battito lo ritroveremo all’ultimo brano, Eclipse, corrispondente al battito che cessa, ovvero la morte).
Questo viene messo insieme al rumore di registratori di cassa, macchinari industriali, per mettere in evidenza il fatto che si parte già immersi nella materialità, a discapito della crescita spirituale.
On The Run: il tema trattato è quello della vita in corsa, ma la parte da analizzare è soprattutto l’elaborazione sonora, innovativa e brillante per l’epoca. I Pink Floyd utilizzano per la prima volta un sequencer (dispositivo utilizzato per creare e riprodurre delle sequenze di segnali). In questo brano ci sono all’incirca 40 tracce, un numero spaventoso per l’epoca (la media era di 8/10 tracce). Il lavoro fatto con gli effetti, i panpot, e il mix dei suoni è stato davvero innovativo. La sensazione di spazialità è davvero ben definita, ed è davvero difficile pensare che questo brano risale a 40 anni fa circa, vista l’atmosfera futuristica che ci trasmette. Un vero capolavoro dell’ingegneria del suono.
Time: il brano parla ancora del valore del tempo e di quanto venga sprecato. Il ticchettio degli orologi all’inizio del brano sono stati registrati da Alan Parson in un negozio d’antiquariato.
L’uso di suoni inconsueti è molto frequente nell’album, caratteristica molto innovativa per quel periodo. Il coro di voci in questo brano è effettato particolarmente, attraverso l’uso di phaser, flanger e tremolo. Questo tipo di lavorazione sulle voci non era mai stato fatto prima.
The Great Gig in The Sky: nasce come improvvisazione strumentale di pianoforte e chitarra slide, ma Alan Parson decise di aggiungerci un assolo di voce. Venne chiamata Clare Torry, che con una sola improvvisazione, che riteneva penosa, stupì l’intero gruppo.
Money: si prende gioco dell'avarizia e del consumismo, con un testo ironico ed effetti sonori relazionati alla ricchezza. Gli effetti sonori di Money vennero alla luce unendo le registrazioni casalinghe di monete tintinnanti di Waters, il rumore di fogli strappati e quelli di un registratore di cassa e di una macchina calcolatrice, creando un loop.
Us and Them: parla dell'etnocentrismo e del confronto. Anche qui l’uso degli effetti da parte di Alan Parson è egregio, dall’uso del delay sulla voce all’uso del leslie (organo blues con amplificatore a ventola, che dà la tipica rotazione del suono).
Any Colour you like: pezzo strumentale dell’album. Gli strumenti messi in rilevanza sono un moog con un delay molto accentuato, un synth e delle chitarre effettate con il tremolo.
Brain Damage: tratta della malattia mentale come risultato del porre la fama e il successo in cima alla lista delle necessità di un individuo.
Eclipse: brano finale dell’album, espone i concetti di alterità e unità, mentre forza l'ascoltatore a riconoscere le caratteristiche comuni a tutti gli esseri umani. Finisce con il battito del cuore che troviamo all’inizio di “Speak to Me”.
Il suono del battito cardiaco è stato creato equalizzando una grancassa.

Conclusione
I Pink Floyd con quest’album non avranno inventato nulla di nuovo sotto l’aspetto formale musicale, ma con quest’album hanno sicuramente rivoluzionato l’era dell’ingegneria del suono, con delle tecniche di missaggio e di sperimentazione del suono totalmente innovative, a tal punto da ispirare moltissimi gruppi di ieri e di oggi.