martedì 6 agosto 2024

Porto Antico Prog Fest-8° edizione-3-4 agosto 2024

 


Genova-Porto Antico Prog Fest 2024

Immagini fornite da Guglielmo Barranco


L’ottava edizione del Porto Antico Prog Fest è andata in scena nei giorni 3 e 4 agosto e come consuetudine provo a tracciare il percorso delle due serate.

Sottolineo come siano queste le occasioni in cui, a mio parere, sia necessaria una cronaca pura, che mette in rilievo i protagonisti e la loro presenza in linea cronologica, così come è bene evidenziare che i video/medley hanno la mera “funzione ricordo”, senza la pretesa di proporre la qualità che un cellulare non è in grado di fornire.

Come sempre esiste un oscuro e pesante lavoro organizzativo e gestionale, e quindi onore alla Black Widow Records (Massimo, Pino e Laura) che anche quest’anno è riuscita a portare sul palco musica di qualità, ma in questo caso coagulata da ulteriore legame, cosa di cui parlerò a seguire.

Immagino ci sarà da ricordare il management del Porto Antico, ma sono particolari che non conosco per cui mi limito ad elogiare tutte le persone che ho visto lavorare duramente al contorno, partendo dalla security e approdando al serviceVIBRASERVICE”, un pool di giovani molto professionali e disponibili. Impossibile dimenticare il direttore di palco, Enrico Lanciaprima, sempre sul pezzo e dedito alla cura dei dettagli.

Il compito di agevolare sul palco i vari cambi di set, tra interviste e introduzione delle band è spettato ad una coppia “nuova”, quella formata dalla brava e professionale Linda Dell e dallo scrivente. Il palco è diventato quindi un luogo di incontri e ulteriori presentazioni di artisti che elenco in ordine sparso nella speranza di non dimenticare nessuno: Melting Clock, Pino Sinnone, Massimo Villa, Louis de Ny, Chiara Daino, Black Pie, Mauro Serpe, La Janara, Roberto Gottardi, La Fabbrica dell’assoluto. Nuovi libri, nuovi progetti musicali, storie di passioni che si intrecciano, donne e uomini che vanno alla ricerca della sottolineatura del proprio lavoro, che sarebbe, forse, meno bello se non ci fosse la possibilità di condividerlo.

Un pubblico non solo locale quindi - erano presenti, francesi, inglesi, svizzeri… - a testimonianza di come l’appuntamento di metà estate organizzato da BWR abbia assunto una grande importanza all’interno del movimento prog.

Ma in questo preciso caso sarebbe riduttivo parlare solo di un genere specifico, perché è sgorgato spontaneo - per il pubblico - un sottotema, quello del “cinema”, ovvero la commistione tra musica e film - horror ma non solo - , e a questo proposito lo schermo alle spalle dei musicisti ha avuto un ruolo fondamentale, guidando verso la fruizione migliore possibile, che ha permesso di unire gli aspetti sonori a quelli visuali, con un pregio aggiunto, quello di far diventare il tutto uno stimolatore della memoria. Immagini in bianco e nero in taluni casi, frammenti “splatter” in altri, ma credo che sia emersa la centralità dell’idea “musica da film e rock”.

Ad aprire il Festival gli HORROR BACH, progetto che nasce da una passione specifica, quella per il cinema horror a cui sono state spesso legate colonne sonore spettacolari (Goblin docet).

Rock e metal al servizio di un’ampia filmografia disponibile, omaggiando i grandi del passato ma proponendo un sound molto personale e coinvolgente.

Da quanto ho potuto vedere e ascoltare, la dimensione live esalta la proposta, ma è questa una considerazione che si può allargare a tutto quanto visto nella due giorni.

Cito due musicisti in particolare, solo perché saliranno sul palco anche la seconda serata, in quanto Diego Banchero e Paolo Serboli rappresentano la sezione ritmica de Il Segno del Comando.

Per loro, e per tutti gli altri gruppi, propongo momenti di performance.

A seguire Delirio and the Phantoms, ovvero Freddy Delirio (e la sua band), la cui attività/storia è impossibile intrappolare in queste poche righe e la sua band.

Cantante, tastierista, performer, ingegnere del suono, carico di prestigiosi punti di arrivo in carriera, mi ha colpito per la tipologia dei suoni proposti, per le atmosfere create, per le visioni che riportano a sonorità psichedeliche, a tratti distopiche. Le maschere e i trucchi che la band utilizza sono il giusto corredo al tema di giornata.

Teatro e Dark Rock, ma una cosa mi ha colpito oltre gli aspetti musicali, come ho avuto modo di dire a Freddy sul palco, perché la soddisfazione di vedere padre e figlio accomunati nella stessa passione, con gli stessi intenti, è una bellezza riproponibile in ogni rappresentazione del quotidiano, non solo nel campo musicale.

Facciamo i migliori auguri al batterista Chris Delirio.

Quando cala la sera entra in scena La Maschera di Cera, e credo che per chi segue il prog - soprattutto se di Genova - entrare nei dettagli della loro storia sia superfluo.

Il quintetto Zuffanti/Corvaglia/Macor/Orlando/Grice è super conosciuto - così come tutti i loro progetti collaterali - e nella serata presentano il prog che ci si aspetta da loro - aggiungo meraviglioso -, tanto da apparire quasi… troppo ortodossi rispetto al resto dei gruppi, ma si rifaranno il giorno successivo, come svelerò a seguire.

Una grande performance, as usual, con la proposizione di frammenti della loro storia, con il pubblico che ha apprezzato, e non poteva essere altrimenti.

Grandi musicisti, grandi idee, grande feeling. Una citazione per il monumentale Martin, sempre carico di energia unita a talento cristallino.

E arriva la novità, almeno per me, e da subito mi accorgo che Fabio Frizzi, col suo progetto “FRIZZI 2 FULCI” dedicato a Lucio Fulci, è in grado di suscitare un entusiasmo nei presenti che si manifesta ancora prima dell’inizio del festival, attraverso una grande richiesta di firme/autografi/acquisti e una voglia di farsi immortalare in quello che risulta il primo concerto genovese del compositore romano.

L’approvazione anticipata trova conferma mentre la musica avvolge il pubblico e le immagini, per molti conosciute, riportano al genere “horror”, quello che Frizzi alimentò come compositore in accoppiata al regista Lucio Fulci, maestro della provocazione.

Trattasi di una vera orchestra che rivisita in chiave rock colonne sonore di film che sono entrati nella storia del cinema.

Difficile dare conto di quanto accaduto sul palco, perché il mood che si è venuto a creare spontanemente ha trovato terreno fertile nella sollecitazione dei ricordi che, uniti a sonorità rock, hanno portato a vivere momenti unici, trasversali, oltre ogni catalogazione della musica.

A seguire il medley della prima giornata, tanto per farsi un’idea!

Il secondo appuntamento prevedeva una band in più, 5, ed essendo uguale il tempo a disposizione i vari set sono stati ridotti.

Alle 18.30 in punto partono i GOTHO, un duo il cui album “Mindbowling!” era stato recensito da MAT2020 nel mese di giugno.

Partirei dalla fine, cioè da quando nel corso dell’intervista di fine set il tastierista Fabio Cuomo minimizzava sull’originalità della proposta.

Un duo, dicevo, e oltre a Fabio troviamo Andrea Peracchia alla batteria.

Tastiere e batteria è già di per sé una deviazione rispetto alla concezione di band prog, ma essendo il genere basato, anche, sulla sperimentazione spinta, si può dire che il sound GOTHO è davvero qualcosa che mancava, sicuramente una novità - davvero godibile - per chi scrive. Vederli poi da vicino, direttamente dal palco, mi ha permesso di catturare tutta la perizia tecnica, la fantasia unita alla “follia”, e lo scorcio compreso nel prossimo video renderà meglio l’idea.

Arriva per la prima volta a Genova La Grazia Obliqua, band romana, che viene presentata ufficialmente come propositrice di un suono Art-wave, contenente una buona varietà di espressioni artistiche che rappresentano il paradigma delle caratteristiche - e del credo - dei singoli e il tutto incide sul risultato finale, che risulta omogeneo.

Ho avuto l’impressione di trovarmi davanti a grandi professionisti, che dopo aver attinto dai mostri sacri del prog hanno trovato una via personale tendente al dark e alle situazioni teatrali e distopiche.

Grande piacere ascoltarli.

E arriva il momento degli Universal Totem Orchestra, da Rovereto, con il loro jazz rock molto raffinato, con richiami ai Magma, agli Area e ai Colosseum.

Sottolineo questi riferimenti perché nel corso del loro set, sollecitato dal sound, ho avvertito la necessità di ricorre con la memoria a quegli esempi.

Superlativi, e anche in questo caso la visione diretta dal palco - per quel poco che ho potuto - mi ha permesso di catturare particolari tecnici interessanti.

Gli UTO hanno fatto un dono al festival lasciando spazio ad una ospite che è di casa da queste parti, Sophya Baccini, e sì che loro posseggono già una grande voce femminile, quella di Ana Torres! E sarà proprio il magnifico duetto Torres/Baccini che impreziosirà la performance degli UTO.

Gruppo incredibile!


Con L’Ombra della Sera arriva finalmente qualche straniero!

È un gioco a cui tutti si prestano con piacere on stage - ma qualcuno era davvero affascinato dall’idea di vedere artisti stranieri -  e che cela un gruppo già presente la sera precedente, ovvero La Maschera di Cera, che in questa occasione, oltre a cambiare il nome utilizza dei nickname” e, cosa più importante, presenta un progetto che si fonda su concetti differenti: cambia il genere, cambia il nome della band, ma restano gli stessi musicisti, super conosciuti da queste parti.

Anche in questo caso, come accaduto la sera precedente con Frizzi 2 Fulci, la proiezione delle immagini diventa fondamentale per una fruizione corretta.

Trattasi di un omaggio alla filmografia anni ’70, “horror e noire”, sceneggiati con cui molti dei presenti - il pubblico non era certo giovane! - hanno dovuto fare i conti nella loro giovinezza, e non è un caso che, nel poco tempo a mia disposizione, sia rimasto incollato allo schermo mentre scorreva il mio passato in bianco e nero. E mentre musica e immagini si fondevano perfettamente, elaboravo una domanda finale per Fabio Zuffanti, perché il dubbio mi è nato spontaneo: “È la vostra musica che funge da didascalia alle scene da film o viceversa?”.

Certo che, se qualche insegnante illuminato comprendesse il valore di certi progetti, i giovani ne trarrebbero enorme vantaggio!

Da rivedere al più presto.

Ci si avvia alla conclusione e arrivano gli headliner di serata, Il Segno del Comando, e ritroviamo due componenti degli HORRO BACH, Diego Banchero e Paolo Serboli.

Superfluo evidenziare la loro storia, che parte molti anni fa, e che registra sul percorso lunghe soddisfazioni, quelle che hanno trovato conferma nell’entusiasmo dei tanti followers scatenanti che hanno scandito i testi dei brani, mostrando buona predisposizione alla dinamicità.

Anche in questo caso il tema “cinema” è rimasto centrale - con un nome così non poteva essere il contrario! - e gli aspetti dark rock misti ai concetti esoterici sono restati sospesi nell’aria avvolgendo palco e pubblico.

Più “diligenti” di Frizzi 2 Fulci, riescono a terminare entro il tempo stabilito, e mentre lo spettacolo va a scemare, trovano i loro fans ad accoglierli.

E arriviamo al secondo medley…

La “due giorni di musica” che ho appena descritto era stata anticipata, il giorno 2, dal tributo dedicato a tre grandi band: Doors (Riders on the storm) Beatles (Gleemen) e Pink Floyd (Empty Spaces), il tutto presentato da Carlo Barbero.

Non ero presente per cui mi limito a seganlare l’evento.

Che altro aggiungere, una nuova esperienza, vecchie conoscenze e nuovi incontri, e tra questi ultimi metto al primo posto Lind Dell, molto professionale e competente, con cui ho condiviso le presentazioni/interviste da palco.

Concludo con un pensiero di Massimo Gasperini 

Tanti stranieri presenti da ogni parte del mondo e questo è stato bellissimo. Grazie a Giorgio Nasso, Giampaolo Galluzzi (amico e socio), Vilma Bonezzi, Carlo Barbero, Linda Dell e Athos Enrile, Claudio Gambaro, Francesco Franchini, Louis de Ny, Renaud Koidneuf, Gareth Page ed a tutti i giornalisti che hanno fatto ottimi servizi, grazie alla RAI. 

Alla prossima!!!