venerdì 7 aprile 2023

Sophya Baccini - “ANIMATESI”: commento all'album e intervista all'artista

 


Sophya Baccini - “ANIMATESI”

CD 


Chi conosce musicalmente Sophya Baccini sa anche che ogni suo nuovo progetto, in sequenza o parallelo ad altri, potrà fornire uno dei tanti volti dell’artista napoletana, ma sarà difficile trovare una copia di qualcosa di esistente. Accade la stessa cosa quando si esprime su di un palco.

“Presence” e “Aradia” sono i suoi ensemble di riferimento, ma è facile trovarla inserita in contesti prog di terzi, collaborazioni pregiate alle quali alterna nuove idee, proposte alternative che mettono in rilievo una grande versatilità che trova soddisfazione sia all’interno di un gruppo (l’ultimo è totalmente al femminile) che nella versione autarchica.

Ma Sophya Baccini è sinonimo di voce e pianoforte, e proprio attraverso questi elementi nasce “Animatesi”, così sintetizzato dall’autrice:

Con questo nuovo disco torno al mio amore primitivo - pianoforte e voce -, portando con me tutto l’inestimabile bagaglio di viaggi, esperienze e collaborazioni con musicisti, autori, produttori e discografici, durante decenni indimenticabili di musica, e un pizzico di follia.”

Non è completamente sola Sophya, perché il suo nuovo viaggio trova appoggio nella poetessa e scrittrice Viviana Pernetti che, dopo essere diventata all’improvviso non vedente a causa di una malattia, ha trasformato il suo handicap in un punto di forza, e in questa occasione ha firmato gran parte dei testi.

Dieci brani musicali, dieci poesie musicate, dieci riflessioni che è possibile comprendere appieno - e ascoltare cliccando sui titoli della tracklist - leggendo il pensiero di Sophya attraverso l’intervista che propongo a seguire.

Il contesto nel quale si muove normalmente Sophya ha a che fare con il rock contaminato, ma esiste per ogni musicista la necessità di proporre l’essenza della musica, che è azione soggettiva, e che in questo caso significa mettere in rilievo strumenti di riferimento, come la voce e il pianoforte, unendo al tutto la potenza della lirica, una miscela che, al di là dei gusti personali, appare in questo caso trasversale e di assoluta qualità.

Un cantato in lingua italiana nel quale si aprono un paio di segmenti anglofoni, giusto per omaggiare miti musical-culturali come Jimmy Page, Bob Dylan e Joan Baez, tutto all’insegna della bellezza estetica e sostanziale.

Ma mi piace sottolineare la valenza del titolo, quell’”Animatesi” che è l’unione di due termini, “anima” (denominazione originaria) e “matesi”, vocabolo desueto che ha a che fare con l’apprendimento e la “disposizione ad imparare”, concetto che l’autrice definisce così: “La vera democrazia dell’anima, il pensiero figurativo ma anche scientifico senza condizionamenti e senza sovrastrutture”.

Non resta che leggere ed ascoltare, sarà impossibile rimanere indifferenti!



La chiacchierata con Sophya Baccini…


Mi racconti come nasce il tuo nuovo album, “Animatesi”?

ANIMATESI è un lavoro nato dal mio amore per il pianoforte e per il bel canto, che sono stati il mio primo vero approccio alla musica fin da quando ero piccolissima. Mio padre, che era stato un tenore in gioventù, mi mise sul pianoforte quando avevo cinque anni e da allora tutte le mie scoperte, tutto il significato della musica mi sono arrivati proprio dal rapporto intensissimo col mio pianoforte, sempre lo stesso che mi ha seguita in tutti i traslochi, e su quello sono nati poi tutti i miei brani, a cominciare dai dischi dei Presence passando poi per Aradìa, il mio primo album solista, per la collaborazione con i Delirium, fino a BIG RED DRAGON ed al prossimo lavoro con le Sophya Baccini’s Aradia, il mio gruppo di prog tutto al femminile. Il pianoforte insomma ha catturato un po’ della mia anima, ma negli ultimi anni mi ero dedicata maggiormente allo studio della voce alla composizione, ed alle registrazioni con l’aiuto dei suoni campionati. Durante il primo lockdown, quando non si poteva uscire di casa, in quei pomeriggi strani e silenziosi che nessuno di noi dimenticherà, ho ritrovato con stupore e con piacere il mio antico rapporto col pianoforte, e mi sono resa conto che nel mio percorso mancava proprio questo aspetto fondamentale della mia formazione. Così mi sono messa a scrivere, a suonare, a suonare e a cantare riscoprendo sensazioni dimenticate, ed arricchite da tutte le esperienze vissute in tantissimi anni di professionismo e collaborazioni… è stata come una ripartenza, come chiudere un cerchio.

Lavoro “solitario” con un’eccezione, l’importante partecipazione in veste autorale della poetessa/scrittrice Viviana Pernetti: come è nata la vostra collaborazione?

Inizialmente proprio per i motivi che ti ho detto il disco doveva chiamarsi “Anima”. Poi mi sono ricordata che anni fa una mia amica, plurilaureata ed appassionata di musica e di letteratura, mi aveva mandato alcune sue poesie che mi erano piaciute moltissimo. Nel frattempo, avevo già scritto qualcosa, tre brani per l’esattezza, ma non volevo una cosa troppo uniforme ed inoltre a me piace molto la collaborazione in generale, per cui ho pensato di unire musica e poesia per rendere il lavoro più vario ed anche in qualche modo unico. Ho contattato Viviana, questa mia amica, e lei ha accettato con entusiasmo. Quindi è cominciato un vortice creativo che ci ha coinvolte tutt’e due in maniera potente. Lei mi chiedeva l’argomento, e dopo un po’ mi arrivava il testo per posta, ed anche questo mi piaceva moltissimo. Aspettare e ricevere il pacchetto. Tutto scritto a mano, lei tra l’altro è diventata ipovedente a causa di una malattia ma riesce a scrivere benissimo, lo ha fatto per anni essendo un’insegnante, ed ha reso questo suo handicap un punto di forza dedicandosi alla scrittura. Quindi, dicevo, tutto scritto a mano, tutto suonato in diretta e con uno strumento vero, emozioni uniche, antiche e nuove. Io le ho spiegato che volevo intitolare il disco “Anima” e il perché, e lei che è appassionata di cultura greca mi ha parlato della Matesi, che è praticamente la vera democrazia dell’anima, il pensiero figurativo ma anche scientifico senza condizionamenti e senza sovrastrutture. Allora abbiamo pensato di unire i due termini e di creare “ANIMATESI”, che meglio di qualsiasi altra parola descrive il contenuto e la genesi dell’album. Quando poi lei mi ha mandato il testo mi sembrava così bello che non poteva essere altro che la title track.

Pianoforte e voce, un ritorno alle origini: è questa la tua vera dimensione espressiva?

Questa è una bella domanda… probabilmente sì, perché quando mi siedo davanti al pianoforte è come se il resto del mondo scomparisse, e comincia un viaggio che non so dove mi porterà.

Possibile sintetizzare in un unico messaggio le liriche? Si può trovare una certa concettualità?

Sì, ed è tutto nel titolo. “Animatesi”, teoria dell’anima, discorso del profondo.

Un paio di brani sono in lingua inglese: me ne parli?

Sono due dei tre brani scritti interamente da me, l’altro è il brano che apre l’album, “C’era la luna”. Il primo, “Jimmy”, parla di quei rapporti tossici e deleteri che bisogna avere il coraggio di eliminare, per quanto affascinanti, ma quando ho cominciato a scriverlo, già dai primi accordi mi sono resa conto che il filo conduttore è stato il mio amore e la mia ammirazione per Jimmy Page.

Il secondo, “Dylan and Joan”, come puoi immaginare è dedicato a Bob Dylan e Joan Baez. Anche loro sono per me un mito, specialmente lei, che ho ascoltato tanto perché mi piaceva la sua voce e la sua tecnica; non sapevo che avessero avuto una storia, e non sapevo nemmeno che lei era già famosa prima di lui, ed è stata lei a farlo conoscere portandolo in giro nei suoi concerti, che poi per entrambi sono diventati veri e propri bagni di folla ed eventi indimenticabili. Anche questo brano è un ringraziamento, è riconoscenza per aver creato un mondo e per essere stati capaci di cambiare le cose, di fermare una guerra con la musica, di influenzare positivamente la vita e l’immaginario di quattro, cinque generazioni.

Io sai, credo che il compito di un’artista, oltre che esprimersi con la musica, sia anche quello di celebrare delle storie rendendole eterne… la scrittura si può purtroppo perdere, una canzone può dare immortalità.

La label e la distribuzione riportano a tuoi “amici” tradizionali…

Sì, l’etichetta è AFRAKA’ di Lino Vairetti, cantante e leader degli Osanna. Ho collaborato a lungo con loro, sia in studio che dal vivo, e Lino è stato ospite in due dei miei album. Anche Irvin Vairetti, suo figlio, ha cantato un brano in “Big Red Dragon” delle Sophya Baccini’s Aradia, il mio gruppo prog tutto al femminile. Quando ho terminato le registrazioni di “Animatesi” mi è sembrato naturale chiedergli se gli avrebbe fatto piacere farlo uscire con la sua label, e lui ha accettato dandomi una grossa mano anche a livello pubblicitario, elaborando il comunicato stampa e diffondendolo sui social. Anche con lui, come nel caso di Viviana, è nato uno scambio molto intenso, proficuo, e a tratti divertente! Lino è una persona eccezionale oltre che un grandissimo musicista, ed è sempre pronto ad aiutare chi cerca di fare qualcosa di nuovo in ogni ambito della cultura. Infatti, io credo che il maggior punto di forza di “Animatesi” sia proprio la novità di presentarsi senza rete e senza alibi, senza effetti e senza sovra incisioni, in un momento in cui la tecnica digitale la fa da padrona.

La distribuzione è affidata alla mia etichetta storica con cui sono usciti la maggior parte dei miei lavori, la Black Widow Record di Genova.

Musica intimistica che richiede atmosfera adeguata: pensi sia proponibile una proposizione live, scegliendo location corrette?

Sicuramente sì, come giustamente dici scegliendo le location corrette; ho anche elaborato un piccolo spettacolo con l’aiuto di immagini e la presenza di un attore/mimo per rendere il tutto più dinamico, e mi piacerebbe fare qualche diretta in streaming proprio per accentuare il concetto di musica vera senza artifici.

Un’ultima cosa, tra le dieci tracce ne esiste una a cui sei più legata? Se sì, perché?

Sì, c’è, ed è “C’era la Luna”, perché è stato il primo brano che ho scritto e che mi ha fatto venire l’idea di creare un disco pianoforte e voce. Avrei potuto arrangiarlo per vari strumenti ma poi mi sono resa conto che forse lo avrei snaturato, oppure che altri suoni sarebbero risultati inutili. “Less is more” ... mai come in questo caso l’adagio inglese mi sembra che spieghi tutto.

Il CD, pubblicato su Etichetta “Afrakà Records” di Napoli e distribuito dalla “Black Widow” di Genova, è disponibile in versione fisica e on line in streaming sulle piattaforme digitali dal mese di gennaio 2023. La grafica della bellissima copertina è realizzata da Roberto Boemio con foto di Davide Visca.


Le 10 tracce di “Animatesi”, rigorosamente registrate pianoforte e voce, sono in sequenza: 


1 – C’ERA LA LUNA

2 – ANIMATESI

3 – NON VALE UNA GUERRA

4 – ANGELICA

5 – JIMMY

6 – DYLAN AND JOAN

7 – ALLODOLA

8 – LAMED

9 – BARUC

10 – PONENTE