Mirella Gregori-la ragazza
inghiottita dalla terra
True Crime-Runa Editrice
Di Fabio Rossi
Il 7 maggio del 1983 ero molto
giovane, da poco sposato. Nella testa la voglia di vivere e ancora forte
l’emozione per la vittoria ai Mondiali di calcio, in Spagna, avvenuta pochi
mesi prima e ancora molto “fresca” nella memoria collettiva.
Del mio recente viaggio di nozze era
- ed è - rimasta indelebile l’immagine di Papa Giovanni Paolo II che accarezza
mia moglie nel corso dell’udienza dedicata alle nuove famiglie che, almeno
all’epoca, si svolgeva di mercoledì. Quel momento fu ovviamente immortalato dai
tanti fotografi presenti, immagini che comprammo senza indugio e che ho
ritrovato nella stessa forma nel retro copertina di questo book, tanto da
pensare all’impatto che la protagonista fosse mia moglie!
A cosa serve questa incursione nella
mia vita privata? A chi può interessare e che legame potrebbe esistere con il
libro di Fabio Rossi?
Beh, se io posso essere considerato rappresentativo della popolazione media comune, quella che si informa attraverso i canali
tradizionali, mi viene da sottolineare come il nome di Mirella Gregori, scomparsa nel nulla
quel 7 maggio, sia rimasto per me uno come tanti, presto dimenticato, mai
associato a drammi famigliari. Potrebbe essere diverso il commento rivolto a
Emanuela Orlandi, concittadina e coetanea di Mirella, che poco più di un mese
dopo subiva la stessa sorte, una quindicenne la cui storia è nota a tutti, anche a
quelli nati negli anni Duemila.
Rossi abbandona la sua saggistica a
carattere musicale (recentemente era già successo), e si prefigge di raccontare
la storia di Mirella Gregori con
molteplici scopi: la ricostruzione
di un “giallo” che non ha mai trovato una conclusione - come nel caso di
Emanuela, non esiste un ritrovamento che possa definire una “fine indagini” -,
fornire apporto concreto attraverso atti giudiziari ormai sepolti dalla polvere
(il suo impegno professionale come Maresciallo dell’Arma dei Carabinieri ha
giocato il suo ruolo) e, ultimo ma non meno importante, tenere alta la tensione
su di un caso che ha sempre avuto poca amplificazione.
Sono passati quarant’anni e la banale
logica da salotto porterebbe a pensare che ciò che non è accaduto in un così
lungo tempo non potrebbe certamente trovare compimento oggi, ma la tecnologia attualmente
disponibile, la volontà e la tenacia del singolo - sia esso un giornalista o
un legame affettivo - potrebbero portare ad imboccare strade sorprendenti, tali
da poter far chiudere il cerchio di questo mistero nazionale.
Segreti di stato? Comune malvivenza? Intrighi internazionali?
L’autore si trasforma - ma forse è
parte del suo DNA - in investigatore, e ricostruisce in modo capillare tutta la
vicenda, attraverso l’allineamento dei fatti, la presentazione di documenti e
un ricco fascicolo fotografico.
Non manca certo il pensiero personale, ma sono questi i casi in cui l’oggettività deve regnare sovrana.
Provo a riassumere ciò che è
conosciuto.
Mirella Gregori, nata a Roma il 7
ottobre 1967, è la figlia minore dei titolari di un bar in via Volturno a Roma,
e vive con i suoi genitori e la sorella maggiore Maria Antonietta in via
Nomentana.
Nella ricostruzione dei fatti viene
descritta da tutti come una ragazza assolutamente normale, con buoni risultati
scolastici.
Il giorno della scomparsa, torna da
scuola attorno alle 14, dopo essersi intrattenuta in un bar vicino alla sua
abitazione assieme all'amica Sonia De Vito, successivamente più volte ascoltata
nell'ambito delle indagini, senza peraltro fornire informazioni decisive.
Tornata a casa, Mirella risponde al citofono: tale Alessandro le chiede di scendere ma Mirella inizialmente si rifiuta, non riconoscendo la persona che le sta chiedendo di incontrarla; prende tempo e propone di vedersi attorno alle 15:00. A quell'ora, la ragazza effettivamente esce, dicendo alla madre di avere un appuntamento presso il monumento al bersagliere di Porta Pia con un vecchio compagno di classe, il quale, ascoltato poi dagli inquirenti, dichiarerà e dimostrerà che quel pomeriggio era impegnato altrove. Da quel momento la famiglia non avrà più avuto notizie della figlia.
E ritorno al mio pensiero iniziale,
quello che sottolineava come gli aspetti mediatici, nel caso di Mirella, abbiano
avuto rilievo minuscolo rispetto ad un caso praticamente uguale - stessa età,
stessa città, stessa modalità, stesso momento -, quello di Emanuela Orlandi,
storia che ha a lungo viaggiato in parallelo, tanto da diventare un caso
giudiziario focalizzato su entrambi i nomi delle due giovani.
Resta il fatto che tutti conoscono la storia della cittadina vaticana Emanuela e ben pochi quella di Mirella.
L’ottimista Fabio Rossi aggiunge in
prima pagina: “Quarant’anni dopo la verità è ancora possibile”. Io, che
ottimista non sono, cambio il senso dell’assioma aggiungendo in via naturale un
punto interrogativo finale, perché in questo particolare caso sento nell’aria un
profumo sgradevole, sintesi di un misto di incapacità, mancanza di volontà e
negligenza consapevole.
Ma le mie sono appunto opinioni personali e nulla aggiungono a questo dramma di immani dimensioni.
Nel suo percorso ispettivo - e nel progetto editoriale - Fabio Rossi non è solo. Al suo fianco il giornalista freelance Tommaso Nelli, da tempo studioso del caso, e Maria Antonietta Gregori, che nella sua accorata prefazione disegna scenari personali e urla la sua voglia di libertà. A chiusura il parere tecnico, quello di Tonia Bardellino, sociologa, psicologa e criminologa.
Il “saggio investigativo” proposto dall’autore si basa su fatti concreti, su documenti e immagini suggestive, e ricostruisce la storia; al contempo riesce a creare il pathos che tanto appassiona il lettore modalità “noire”, elemento credo non voluto e poco importante in termini di obiettivo autorale, almeno in questo caso, ma ritengo che ogni mezzo utile a creare visibilità alla storia di Mirella vada utilizzato senza indugio.
Il libro di Rossi colpisce in modo
particolare i curiosi, quelli che attraverso l’effetto domino andranno alla
ricerca delle vie collaterali e parallele che si distaccano dal corpo centrale
della notizia per poi andarlo ad integrare.
E in una di queste escursioni sono capitato su di un video in cui Maria Antonietta racconta e ricorda, oramai l’unica in vita (o forse no...) di quella famiglia così normale, così italiana, così dignitosa… e la sua compostezza, il suo dolore ancora evidente, forniscono la dimensione di un dramma che necessita di una conclusione.
Fabio Rossi utilizza un paio di citazioni ad inizio del suo saggio, quella che preferisco è attribuita a George Orwell:
“In tempi di menzogna universale,
dire la verità è un atto rivoluzionario”
Amplifichiamo - parlandone - il caso
di Mirella, e chissà che la verità…
Fabio Rossi, sposato e padre di due
figli, è nato a Roma il 7 aprile 1961. Dopo trentasei anni di servizio nelle
Forze dell’Ordine, si è dedicato alla scrittura.