venerdì 25 febbraio 2022

Esce oggi "Uomini di Sabbia", terzo album dei Nathan: ce ne parla uno degli autori, Piergiorgio Abba


Esce oggi “Uomini di Sabbia”, terzo album dei Nathan

In attesa del mio commento, che arriverà a breve, pubblico l’intervista realizzata con Piergiorgio Abba, tastierista storico della band e autore dei brani assieme a Bruno Lugaro

 

Il progetto Nathan ruota da sempre attorno a due nomi, a maggior ragione da quando la band savonese si è messa in proprio votandosi all’amato prog, non più preso in prestito dai fari illuminanti di una vita ma quello creato di sana pianta.

Bruno Lugaro e Piergiorgio Abba danno ora vita al terzo album di cui scriverò a breve in altro spazio, cercando di mettere in relazione elementi oggettivi e mio commento.

Il titolo è “Uomini di Sabbia”.

Ho chiacchierato in modo approfondito con entrambi, ma quella che riporto è la lunga, esaustiva e interessante intervista realizzata con Abba, tastierista di lungo corso.

Dalla lettura è facile comprendere come nessun critico/musicofilo sarebbe in grado di entrare così in profondità senza l’ausilio dei protagonisti creativi, e tale livello di approfondimento, oltre a soddisfare i “tecnici”, può avere funzione didattica verso chi, speriamo giovane, volesse avvicinarsi ad una musica così complessa.

Le parole a seguire possono quindi rappresentare la didascalia che accompagna l’ascolto delle tracce in successione.

Partiamo dalla genesi del vostro terzo album, e visto che sarà sicuramente figlio del momento atipico che stiamo vivendo, ti chiedo di sottolineare le differenze realizzative rispetto ai due lavori precedenti.

Fondamentalmente il processo realizzativo di “Uomini di sabbia” è stato analogo quello dei due lavori precedenti: tra gli appunti ho trovato una tracklist relativa al terzo CD risalente al 19 settembre 2019, per cui i brani erano già pronti a quell'epoca, con tanto di pre-mix provvisori; la tracklist non comprendeva “L'acrobata”, che abbiamo deciso di inserire qualche mese dopo; comunque a dicembre 2019 avevamo già in mente la strutturazione del disco, con eventuali tagli (“Uomini si sabbia” ha una durata vicina ai sessanta minuti) e spostamenti già “studiati” per una eventuale stampa su vinile. Con ciò intendo dire che la scrittura dei brani era praticamente terminata, e rimaneva da far suonare ed incidere le varie parti degli strumenti (anche qui ho trovato una chicca tra gli appunti storici: una prima versione della parte di batteria di “Madre dei sortilegi” mi era già stata inviata da Luca Grosso il 17 agosto 2018!).

Già che ho accennato ai dischi pregressi vorrei sapere se esistono legami concettuali e musicali tra i tre album.

Dal punto di vista musicale c'è da osservare il cambio del chitarrista: qui tutti i brani sono suonati da Giulio Smeragliuolo, dopo avere timidamente cominciato con il chitarrista dei due lavori precedenti, Daniele Ferro, che però non riusciva a seguire lo sviluppo del nostro progetto; inoltre le batterie sono suonate da Luca Grosso (a parte un brano che ha suonato il “nostro” Fabio Sanfilippo); le linee di basso, che in “Nebulosa” ed “Era” sono state suonate tutte da Mauro Brunzu (che ritroviamo ancora in un brano di “Uomini di sabbia”), sono state affidate ad altri due amici di vecchia data, Dino Cerruti e Fabio Zunino. Inoltre, da tempo ci tenevo a realizzare una suite “vera”, cioè con le varie parti collegate musicalmente e così è nata “EGOS”, sviluppata non come tante entità separate, ma proprio come “flusso” sonoro unico, inserendo opportunamente anche idee provenienti da “appunti” solitari.

Avete cambiato qualcosa dal punto di vista pratico? Mi riferisco solo alla parte creativa, quella che da sempre ti compete assieme a Bruno…

Anche dal punto di vista creativo l'atteggiamento non è cambiato; ci scambiavamo i “provini” con Bruno, cercando di capire la realizzabilità delle varie idee, che comunque sono tutte state sviluppate con gli opportuni software musicali (io uso ancora il Sonar 6.0), che consentono una “comoda” base per ragionare sulla struttura dei brani, dei suoni, degli arrangiamenti delle parti e delle tonalità più adatte.

Da quanto ho capito la sezione musicale è stata largamente una tua gestione mentre Lugaro si è concentrato maggiormente sui testi: mi racconti di più?

Sì, è così; avendo la possibilità di creare ed “aggiustare” tutte le varie parti (intendo proprio chitarre, basso e batteria) con il software, si può avere l'idea di come potrebbe suonare il brano: se “suona bene” con suoni e strumenti midi, sicuramente risulterà ancora più d'impatto una volta affidato a musicisti “veri”.

Chi ha partecipato al disco e come sono nate le scelte dei collaboratori?

Veniamo ai musici: il primo contattato (in ordine di tempo) è stato Luca Grosso, batterista conosciuto ed apprezzato durante la militanza nei Projecto, band metal-prog con la quale abbiamo inciso due lavori con la Underground Symphony tra il 1997 e il 2001; le chitarre sono state tutte suonate da Giulio Smeragliuolo, chitarrista dei Mind Light, anche loro band di prog-metal; per capire le sue qualità basta ascoltare il primo brano (“Fatti non foste”), dove tira fuori un assolo notevole; per le linee di basso ci siamo affidati a Fabio Zunino, che era il bassista dei Projecto - quindi stessa militanza di Luca - e a Dino Cerruti, con il quale avevo condiviso i palchi alla fine degli anni '80, suonando cover rock-pop; da allora é diventato un musicista di professione e mi ha fatto molto piacere che abbia accettato di suonare in diversi brani del CD, cimentandosi con le sue “vecchie” passioni progressive e filtrando le parti con la sua sensibilità oramai praticamente jazzistica; i vari brani sono stati “assegnati” in relazione alla sensibilità personale in funzione dell'atmosfera e della resa del brano; in “Delirio onirico” invece troviamo la “nostra” sezione ritmica, Mauro Brunzu al basso e Fabio Sanfilippo alla batteria.

Mi parli dei significati e dei messaggi di un disco che mi sembra all’impatto molto elaborato?

Una delle cose con cui mi piace cimentarmi è lo scrivere parti con metriche, diciamo anomale, che comunque risultino “orecchiabili”, ovvero non faticose neanche all'orecchio non abituato al prog; per questo aspetto è davvero ottima la collaborazione melodica di Bruno (Lugaro), che individua le linee vocali migliori anche in contesti diciamo genericamente “dispari” (da ascoltare “Fatti non foste”, dove su una scrittura in 25/8 (ebbene sì!) la melodia risulta fluida, per non parlare della linea vocale del ritornello, che trovo grandiosa, e anche “Il pianto del cielo” - la quarta traccia -, dove la parte cantata, su arpeggio di chitarre e pianoforte in 5/4, suona splendidamente: sembra davvero fatta apposta! Mentre lo strumentale successivo è in 7/8, dove trovo interessanti le linee congiunte di chitarre e synth.

Già che ci sono ti indico qualche altra caratteristica degli altri brani (cliccare sul titolo per ascoltare):

traccia 1 - “Fatti non foste: ti ho già accennato alla particolare scrittura (ma nel brano sono anche presenti sezioni in un più “tradizionale” 6/8, tipo sull'assolo di chitarra), ma mi sono ricordato di una tua domanda che mi avevi posto in un'intervista live fatta al pub Van der Graaf, nella quale mi chiedesti i versi che mi avevano colpito di più (allora parlavamo di “Era”): quel giorno non avevo “sotto mano” i testi per rispondere in maniera adeguata; ecco, per questo nuovo album scelgo… “Tu che ricami parole, donaci l'immortalità”, coda del ritornello di “Fatti non foste”, che è davvero evocativo e perfetto per il contesto.

traccia 2 - “Monoliti”, è nata su un'idea di Bruno (accordi di organo con pedale costante in La e ritornello molto cantabile), che mi aveva inviato con il titolo già proposto: qui davvero mi sono immaginato ad osservare queste “opere”, scrivendo di getto tutto lo strumentale centrale (spero che renda l'idea anche all'ascoltatore) e la coda, dove ho mantenuto la traccia di suoni “dal futuro” per finire il brano in maniera più... inquietante.

traccia 3 - “Delirio onirico”: praticamente tutto il brano in 6/4, nato da un arpeggio di organo (si riconosce nell'intro e poi dagli stacchi; anche qui melodia accattivante su un 6/4; gli appassionati di prog “storici” ritroveranno una parte centrale strumentale (introdotta da un inciso di pianoforte) che è in 9/8 (ti ricorda niente?), ripresa poi nel finale del brano; da segnalare un altro assolo di Giulio decisamente interessante.

traccia 4 - “Il pianto del cielo”: ti ho già accennato qualcosa; aggiungo una mia sensazione sul testo, che trovo molto efficace e ben inserito nel brano.

traccia 5 - “Madre dei sortilegi”: nata da un riff di accordi di organo (preceduto da un intro di atmosfera, basato su una bella frase di basso) che si sviluppa poi nella strofa la cui stesura armonica e arrangiamento di pianoforte ha subito ispirato Bruno. Ritornello molto corale e cantabile; la sezione strumentale, almeno nella prima parte, ha un andamento terzinato vagamente hard-rock, dove si intrecciano chitarre ritmiche e linea di organo.

traccia 6 - “Nel giardino di Maria”: nata da una idea di Bruno al pianoforte, quella che si ripete dall'inizio del brano; è il pezzo più atipico del nostro stile, ma interessante anche proprio per questo; dopo l'esplosione nel ritornello (“ruvida, ruvida…”), interviene una parte “soave” di pianoforte e voce che sfocia in uno strumentale “distorto”, al cui termine viene ripreso il tema dell'inizio.

traccia 7 - “L'acrobata”: “ma guarda che è un bel brano”: è questo il commento di Giulio che, dopo aver visto la prima track-list dell'album si accorse che mancava “L'acrobata”; è un brano decisamente melodico, condotto dal pianoforte, con una interessante parte vocale centrale in un’atmosfera più cupa e tesa; lo strumentale procede con varie intuizioni (mi piace molto il solo di organo) fino alla ripresa del tema dell'inizio.

traccia 8 - “EGOS”: Quando sono andato a vedere il “log file” di EGOS, non credevo ai miei occhi: “versione pseudo-definitiva” datata 29 aprile 2009!

Poi effettivamente mi sono ricordato della questione: avevamo pensato di inserire nella track-list un brano strumentale nato nel periodo “Nebulosa”, con “Crescendo in Si7+” come titolo provvisorio (ed è ancora “provvisoriamente” intitolato così), che terminava con una modulazione nella tonalità di re minore, decisamente adatta a confluire nella nuova idea che si stava formando. A questo brano, unito a quella che sarebbe diventata “EGOS”, avevamo in effetti già dato un titolo (Paralleli), e siamo arrivati al novembre 2018, quando, essendo uscito ad aprile il nostro secondo CD “Era”, stavamo appunto raccogliendo le idee per il terzo lavoro, che diventerà poi “Uomini di sabbia”. Alla fine, abbiamo deciso di concentrarci sulle nuove idee create (ma su “Crescendo in Si7+” abbiamo un nuovo arrangiamento, tanto che vorremmo utilizzarla nel successivo lavoro); all'inizio di aprile del 2019 abbiamo staccato questa prima parte, e nasce ufficialmente “EGOS” nella struttura che si può ascoltare sull'album. A seguire il dettaglio:

I) Uomini di sabbia: apertura della suite molto “intima”, con arpeggi cadenzati di chitarre acustiche e 12 corde, viene arricchita dalla linea vocale e da frasi di pianoforte e flauto, con quest'ultimo che esegue un tema nell'ultima parte, contrappuntato successivamente da un synth morbido.

II) Avanti signori: la frase di pianoforte fa da sfondo ad un riff di chitarra, sul quale si innestano gli accordi di organo, con ingresso della voce); nella seconda parte della sezione ho inserito una frase di pianoforte su un giro di basso (solo toniche), che viene arricchito da intrecci chitarra e tastiere; interessanti i suoni di chitarra scelti da Giulio, azzeccati per l'atmosfera di tutto il brano.

III) L'indovino: sezione costruita su due frasi (la prima in re minore, la seconda in do minore) ricorrenti eseguite con il suono di un Wurlitzer: la costruzione della frase e delle “risposte” con la mano sinistra hanno ispirato sia il titolo provvisorio (GG, che una... sigla), sia la stesura della parte vocale, inserita bene sugli accenti anomali del piano elettrico; molto “cantabile” anche il solo di Moog dell'ultimo giro, che si conclude con una parte principale di chitarra ad “incastro”.

IV) Tempi bui: sezione strumentale, condotta su un riff di organo un po' distorto, giocato sulle tonalità in mi minore e do# minore, che si sviluppa con ingresso di piano elettrico (adoro l'accentazione di questa frase) sul secondo giro, ed infine la chitarra sul terzo giro. Un bridge con un arpeggio intrecciato chitarra-pianoforte in 7/8 introduce la 5^ sezione

V) La danza dei tiranni: brano in 5/4, strutturato in maniera più “classica”, la cui parte vocale sottolinea l'atmosfera degli accordi; conclude la sezione un assolo di Moog, con le chitarre ritmiche che si fanno un po' più distorte; il solo di Moog porta il brano ad un'apertura su accordi ariosi di pad di voci e strings, su stacchi sui quali Luca dimostra tutta la sua tecnica e fantasia.

VI) La culla del sapere: seconda sezione di EGOS solo strumentale; il primo blocco è basato su un riff di organo (anche qui un po' distorto), che viene sottolineato da una chitarra distorta, che nell'ultimo giro lascia il posto ad un solo di synth; il secondo blocco (in 7/4) ha il tipico andamento di cadenza, introdotta dal basso, che si arricchisce ad ogni giro con idee ed arrangiamenti (da segnalare la linea di “canto” del Mellotron); un successivo arpeggio di pianoforte, sempre innestato sulla cadenza, porta ad una “esplosione” (ascoltandolo, mi sembra di essere arrivato sulla cime di una montagna ad osservare più da vicino la luce ed il cielo) con corposi pad ed una splendida frase di chitarra solista, molto cantabile; un terzo blocco (sempre in 7) rende di nuovo l'atmosfera più “intima”: chitarra solista su arpeggio di tastiere e un breve solo di Moog che sfocia molto naturalmente all'ultima sezione.

VII) Siamo l'aria ferma e il vento: ecco il “gran finale”, riff ossessivo in 7/8, suonato all'unisono da basso e chitarra e all'inizio anche dal synth, sul quale si innesta la linea vocale fino ad arrivare a “Siamo l'aria ferma e il vento”, con un crescendo anche nell'arrangiamento di tastiere; finale in fade out (anche se la versione originale aveva un finale “live”)

Credo che, ancora più che nel passato, la tecnologia abbia avuto un ruolo determinante: mi racconti qualcosa sulle difficoltà che si trovano nel costruire a distanza musica così complessa?

La questione tecnologica è davvero importante: le parti vanno registrate tutte a click su file midi (che è un formato che “capiscono” sia PC, sia Mac); ciascun musicista usa poi il software al quale è abituato: Luca, Giulio e Dino hanno usato Cubase, Fabio il Cakewalk by Bandlab (un'evoluzione della mia versione) e anche Mauro ha registrato su Cakewalk, mentre ad esempio le registrazioni delle parti vocali realizzate in studio da Edo Nocco (luglio/agosto 2020), la registrazione di “Delirio onirico” e qualche voce da Mazzitelli (maggio 2021) sono state effettuate con sistemi Mac (Logic).

Continua la collaborazione con AMS: che risposta avete avuto in questo caso?

La AMS si è dimostrata subito disponibile; avevamo inviato qualche premix dai quali si poteva intuire la potenzialità del lavoro; la gestione dei rapporti è stata davvero professionale (e fortunatamente anche “amichevole”) ... che dire, fa piacere avere a che fare con persone che, pur facendolo di professione, rimangono fondamentalmente appassionati di musica prog.

So che l’artwork vi è stato fornito dall’etichetta discografica: vi soddisfa a pieno? Puoi descriverne il significato?

È' esatto; l'artwork è stato realizzato basandosi sul titolo che abbiamo scelto per il CD, che si riferisce alla prima delle sette sezioni della suite “EGOS”, che si intitola appunto “Uomini di sabbia”; il grafico ha interpretato in maniera originale l'indicazione del titolo: ci è piaciuta l'idea dei profili umani che si ritagliano sulle sabbie in chiaro ed in ombra. Io ritengo più interessanti ed immediati gli artwork più… “essenziali”, e questo lo è (anche se sono comunque appassionato delle sleeve di LP storici, ad esempio dei Genesis - parlo di “Nursery Cryme” e “Foxtrot”, tanto per capirci - dove sono raffigurati tanti elementi legati ai contenuti dei brani).

Cosa si può dire della fase di “registrazione finale”, con l’intervento di Mazzitelli?

Mi piace di nuovo evidenziare la professionalità dei tecnici di studio con cui abbiamo avuto a che fare, che comunque è accoppiata alla passione per la musica; mi riferisco ad Alessandro Mazzitelli, musicista e fonico molto noto alle nostre “latitudini” (tra l'altro ha in studio una collezione di tastiere “vere” decisamente invidiabile), con il quale non ci sono mai stati problemi, ne tecnici (in particolare software) ne “concettuali”; i missaggi finali delle tracce sono avvenuti in pochi passaggi (nonostante la complessità dei brani). Professionalità e passione riscontrata anche nello studio di Edoardo Nocco - anche egli musicista e compositore - dove abbiamo registrato praticamente tutte le parti vocali; un grosso ringraziamento ad entrambi.

Temo di conoscere già la risposta ma ci provo. Immaginando che la situazione pandemica lo permetta, è ipotizzabile nel futuro prossimo immaginare una proposizione live, se non intera almeno con qualche sample del nuovo album?

La riproposizione in Live è sempre nel cassetto (in particolare abbiamo già suonato in sala prove “Delirio onirico” per dare una forma definitiva alle parti di batteria), ma dipende, oltre che dalla “situazione pandemica” anche da fattori di disponibilità di tempo: il nostro attuale chitarrista, il giovane e talentuoso Giacomo Repetto, studia al Conservatorio a Milano (quello della “Compagnia del Cigno”, per intenderci...), e quindi ha possibilità temporali limitate; sarebbero comunque brani da studiare per tutti noi.

So che l’album uscirà il 25 di febbraio: è prevista la preparazione di un teaser di pubblicizzazione?

C'è l'idea di fare un teaser (sulla falsa riga di quello di “Era”): ci dovremmo incontrare io e Bruno per decidere e definire i frammenti da inserire; ci sarebbe poi comunque la questione del lato “visivo” da proporre.

Ci sarà una presentazione ufficiale del disco?

L'idea è quella di fare una presentazione appena le condizioni “esterne” lo consentiranno; la speranza è quella di coinvolgere tutti i musicisti che hanno partecipato: i più “distanti” sono Mauro da Genova e Luca, che vive ad Ovada: sarebbe davvero emozionante.


In arrivo il mio commento...