lunedì 27 ottobre 2014

Roberto Fedriga


Roberto Fedriga, dopo una buona e produttiva gavetta si regala l’album di debutto, omonimo, dieci brani che disegnano un’immagine precisa di quale sia la sua filosofia musicale e il suo modo di concepire e proporre canzoni.
Gli intenti si svelano prima ancora di mettere il disco sul piatto, almeno per chi ha la possibilità e la voglia di preparare l’ascolto leggendo qualcosa su di lui, perché sapere che il suo attuale maestro è Boris Savoldelli significa afferrare al volo quanto sia importante per Fedriga l’utilizzo del mezzo vocale per regalare varietà interpretativa.
Se poi si aggiunge che il suo mito ed esempio da seguire è un certo Tim Bukley, uno dei cantanti più innovativi della storia della musica, il quadro si completa in modo definitivo.
Ma i buoni propositi e i grandi maestri non bastano per arrivare alla costruzione di un prodotto di qualità, dove l’insegnamento del passato viene utilizzato per creare originalità, un tocco personale che diventa il brand caratterizzante di un buon artista.
Roberto Fedriga riesce nell’intento, confezionando episodi emozionanti, conditi con il giusto ermetismo, cripticità che, indipendentemente dal volere dell’autore, garantisce una certa interazione legata alla possibile interpretazione strettamente personale da parte di ogni ascoltatore.
Jazz, rock, folk, sussurro intimistico e quadretti che si susseguono brano dopo brano, come quelli incredibilmente belli contenuti nel booklet a commento di ogni canzone.
Al secondo ascolto, non me ne voglia Fedriga, ho realizzato che la Musica di “Roberto Fedriga” avrebbe una sua ragione di esistere anche se il lato B dell’ipotetico vinile fosse privo di liriche, tanto sono  affascinanti e coinvolgenti le melodie e le trame proposte.
Ma chi sono i compagni di viaggio di Roberto?
Luca Finazzi alla batteria, Andrea Lo Furno alla chitarra, Francesco “Cico” Benedetti al piano, Nik Mazzucconi al basso, Guido Bombardieri al sax e al clarinetto, Lorenzo Melchiorre alla chitarra, Teo Marchese alle percussioni.
Ho accennato all’artwork, davvero pregevole, e dalle note di copertina si evince che il merito della parte grafica è da attribuire a Armando Bolivar (Alessandro Ducoli), mentre le immagini sono tratte da un volume della British Library che la stessa ha voluto regalare al mondo. La serigrafia del disco è invece un omaggio a Renoir, che Fedriga  eleva a “ ideale di Artista votato alla raffigurazione del bello”.
Fare centro al primo colpo non è risultato che tutti ottengono, ma Roberto Fedriga riesce a raggiungere l’obiettivo miscelando varie componenti emozionali che si sintetizzano in una semplicità di base che lascia il segno, sempre più evidente con il ripetersi degli ascolti.
Un giovane da far conoscere, una Musica da condividere.



Biografia

Roberto Fedriga nasce a Lovere (BG) nel 1984. La sua avventura musicale inizia con la partecipazione come cantante in varie rock band locali. Allievo del vocal performer rock-funk-sperimentale Boris Savoldelli, si affaccia allo studio del canto jazz. Dal 2008 al 2014 gestisce gli studi Undersound.
L’ascolto di autori come Tim Buckley, Tom Waits, Nick Drake e John Martyn lo influenzano profondamente nella tecnica ma soprattutto nella ricerca dell’interpretazione come obbiettivo principale dell’espressione musicale. Il suo album d'esordio Roberto Fedriga esce nel settembre del 2014 e vede la collaborazione di importanti musicisti dello scenario jazz bergamasco come Nik Mazzucconi e Guido Bombardieri.