giovedì 15 maggio 2014

Ghost Mantra-Chandrabindu

L    

La giovane band Ghost Mantra, dopo due Ep arriva al primo LP dal titolo Chandrabindu.
Formatisi a Lecco nel 2009, miscelano rapidamente le esperienze scolastiche ad altre vissute sul campo, ed evolvono verso un genere ben definito che mantiene alla base la durezza del rock di forte impatto.
L’intervista a seguire è utilissima per riassumere il cammino sin qui fatto, e per sintetizzare alcuni elementi realizzativi di non immediata fruizione, se ci si limita al mero ascolto e alla lettura del booklet allegato.
Un album che presenta elementi legati alla mitologia indiana si presta per una buona concettualità capace di legare i vari episodi - in questo caso otto - ma come viene evidenziato a seguire, il “disegno unico” non è stato pianificato preventivamente, ma come spesso accade in campo musicale, quando si hanno in mano i vari fotogrammi definiti, il montaggio segue un iter naturale ed obbligato; in questo caso il concetto antico si presta ad una notevole modernità, con un punto di partenza che si dipana in senso circolare, trattando nel tragitto i grandi temi delle nostre esistenze, qualunque sia l’epoca di riferimento, per poi tornare al punto di partenza, chiudendo il loop, musicale e vitale, passo dopo passo, goccia (Bindu) dopo goccia.
Un tema affascinante, pregevole che sia di pieno interesse per giovani anime.
   
Cantano in lingua inglese i Ghost Mantra, l’idioma più appropriato per il rock, qualunque sia la sfumatura di contorno.
Poco opportuno tracciare comparazioni, ma a volte servono per aiutare a comprendere chi si avvicina per la prima volta ad una nuova band.
La ritmica, la potenza e il tipo di vocalità mi porta a pensare ad un mix tra passato e attualità, un contenitore fatto di Zeppelin, Black Sabbath e Nickelback, una bomba sonora che colpisce e stordisce, e porta ad immaginare una situazione live di estremo coinvolgimento.
Non conosco la produzione pregressa, ma Chandrabindu mi è apparso all’impatto un disco maturo, una prima sintesi di un percorso musicale fatto di chiarezza di idee, di obiettivi ben precisi e di necessità di ricercare una via originale ed una collocazione ben definita nell’universo sonoro, quadro che si dimostra spesso nebuloso quando si parte armati di talento e passione e niente più: un tempo forse erano qualità sufficienti per emergere, oggi è richiesta una visione più ampia e una soddisfacente suddivisione dei compiti.
Ma che significa emergere? E’ davvero necessario?
Si inizia a suonare per se stessi, ma diventa un bisogno vitale la successiva condivisione, e se tutto questo passa attraverso i contenuti e una buona capacità di stare on stage, le soddisfazioni, per band e audience, saranno assicurate.
I Ghost Mantra mi danno l’impressione di cavalcare l’onda giusta, anche se l’ascolto di un CD, seppur ripetuto, è un po’ poco per tranciare un giudizio globale ed esaustivo.
Mi piacciono i ragazzi di Lecco, mi prende il loro sound e mi riporta a suoni antichi con cui sono cresciuto.
Le parole della band a seguire, ed il video annesso al post, potranno meglio riassumere il mio pensiero.

    http://www.ghostmantra.it/


L’INTERVISTA

      Dove e come nascono i Ghost Mantra? Che tipo di formazione musicale avete alle spalle?

Siamo nati nel 2009 nelle sale prova della L’Officina della Musica di Lecco. Suonavamo tutti e 5 in diversi gruppi della provincia: alcuni di noi si conoscevano bene, altri un po’ meno. Questo incontro è stato reso possibile soprattutto grazie alle conoscenze che si fanno quando si frequentano scuole di musica, centri di aggregazione culturale o comunque contesti dove si suona e girano molti musicisti. La maggior parte di noi ha frequentato la scuola di musica C.R.A.M.S. di Lecco e la scuola di musica Lofficina, sempre di Lecco.

Dopo due EP arrivate al vostro primo LP: che tipo legame esiste tra i vostri lavori? Percepite il senso dell’evoluzione?

Nel primo Ep (Foetus Ep, del 2011) abbiamo sperimentato molto e infatti ogni canzone esprime uno stile musicale diverso, anche se nella nostra testa il sound stava già prendendo una direzione abbastanza precisa. Nel Death by water Ep (2012), invece, le idee stavano iniziando a diventare molto più chiare e si può trovare un filo conduttore che lega le tre canzoni che fanno parte dell'Ep. Con il passare del tempo siamo riusciti a migliorare le nostre capacità compositive, raggiungendo uno stile più definito e omogeneo e un suono più riconoscibile. Il risultato è il nostro ultimo album, Chandrabindu, che mostra l’ultima evoluzione sonora che abbiamo raggiunto.

”Chandrabindu” è un album concettuale? Mi raccontate i significati e l’iter realizzativo?

Inizialmente abbiamo realizzato le canzoni senza pensare di dare una continuità narrativa all’album e l’idea da cui nasce anche il titolo “Chandrabindu” è arrivata in seguito. Secondo la mitologia indiana, infatti, i suoni dell’Universo furono generati da una goccia d'acqua (Bindu) che colpì la Luna (Chandra). L’album cerca di avere uno svolgimento circolare, cominciando con la rappresentazione di questa Genesi sonora, per poi districarsi in sette tracce che affrontano temi esistenziali (dalla religione, all’amore e sofferenza), fino a culminare in un nuovo Caos primordiale che viene distillato in un’altra goccia, che chiude il disco.

Da cosa è motivata la scelta della lingua inglese?

La caratteristica della lingua inglese è quella di avere la fruizione di un linguaggio più serrata, immediata e gestibile all’interno di un brano rock. Per il nostro genere è una lingua che ci permette il miglior compromesso possibile tra la ricerca melodica e la scrittura di testi significativi. In più, miriamo ad esportare la nostra attività live anche all’estero, dove c’è una maggior attenzione a questo modo di fare musica.

Che cosa accade nei vostri spettacoli live?

Il nostro obiettivo è quello di lasciare qualcosa a chi ci sta sentendo. La botta sonora dei nostri brani, unita alle parti strumentali curate e ai testi molto profondi, permette a diverse fasce di pubblico di godersi il nostro spettacolo. Noi sul palco ci divertiamo e intratteniamo il pubblico, che salta, balla e si diverte, o rimane fermo per ascoltare con più attenzione. L’emozione più forte rimane sempre sentire la gente che canta le nostre canzoni con noi.

Che cosa pensate delle possibilità derivanti dalla rete, applicate al mondo musicale?

Internet è un gran mezzo di diffusione per la propria musica: un link nel posto giusto permette a gente dall'altra parte del mondo di scoprire la tua musica. E grazie ai social network riusciamo a stringere legami con i nostri fan, che possono rimanere informati sulla nostra attività musicale. Inoltre è un mezzo comodissimo per conoscere altre band, organizzatori di eventi e gestori di locali. In questo modo riusciamo a organizzare delle belle serate anche lontano da Lecco, senza dover affrontare troppi spostamenti. Dietro a tutta la comodità della rete si nascondono però degli svantaggi. Se per promuovere musica basta un PC e una connessione a internet, tutti possono divulgare la loro musica in ugual modo. Il risultato è che gli utenti vengono bombardati di nuove canzoni, videoclip, e siti web di migliaia e migliaia di band. Questo può diminuire la voglia di concentrarsi ad ascoltare un nuovo artista e di seguirlo con attenzione. Quindi, siamo convinti che internet sia molto importante per la promozione di musica emergente, e una band attuale deve essere presente sulla rete, ma tutto questo non basta: è necessario suonare, farsi vedere e parlare con fan, musicisti e gestori dei locali, che, in un secondo momento andranno a vedere con più piacere e attenzione i contenuti presenti sul web.

 Come pubblicizzerete il vostro album?

Stiamo cercando di farlo ascoltare al maggior numero di persone possibile. Siamo partiti facendolo sentire a professionisti del settore (maestri di musica, fonici, amici competenti). Abbiamo inviato svariate copie di dischi via posta a radio e riviste specializzate, oltre ad aver inviato molte email con il disco in formato elettronico. Cerchiamo di partecipare a programmi radiofonici o a canali in rete dove si ha la possibilità di presentare la propria musica. Ma prima di tutto questo cerchiamo di suonare in giro il più possibile, in modo da farci conoscere facendo quello che ci piace di più.

Che cosa vorreste vi accadesse, musicalmente parlando, entro i prossimi tre anni?

Sarebbe molto interessante comporre un altro CD e offrire uno spettacolo ancora più preciso e completo. Speriamo di trovare il supporto di un’agenzia seriamente interessata a promuovere la nostra musica, in modo da riuscire a suonare in situazioni ben più grosse, anche al di fuori dell'Italia.


Traking list

Chandrabindu
Shape to Burn
Aphelion
Dopeself
Shelter in Hell
Knife the Saint
Sterilize
Swamp the Earth


Line up

Pablo Cammello-Voce e cori
Frank Cassinelli-Chitarra elettrica, Sitar elettrico e Cori
Macs D-Chitarre elettriche e Acustiche
Maurizio Cambianica-Basso elettrico
Matteo Canali-Batteria e Percussioni