giovedì 29 maggio 2014

Samuele Puppo-Road to Mountains


Sono circondato da adolescenti che, dopo aver incontrato la Musica ed essersene innamorati, decidono di assumere un ruolo attivo, applicandosi nello studio o semplicemente scegliendo di esprimersi attraverso uno strumento o con ciò che la natura ha loro regalato, la voce. Anche a me capito così, con scarsa fortuna, attorno ai sedici anni.
Tutti sono autorizzati a trovare soddisfazione nel creare o nel proporre qualcosa che obbligatoriamente andrà poi condiviso, ma tutto questo niente ha a che vedere con il talento, con la capacità di applicazione e la giusta attitudine, tutte qualità che a volte esistono, ma la maggior parte delle volte latitano.
Ho conosciuto casualmente Samuele Puppo, musicista di sedici anni, presentatomi da una fonte autorevole che ne esaltava le qualità. Ho però voluto andare più a fondo, attraverso l’ascolto in rete di Road to Mountains - il suo primo EP appena uscito - e la visione di alcuni filmati.
Tanto mi è bastato per rispolverare il vecchio luogo comune che abbina il successo personale all’occasione, l’essere “al posto giusto nel momento giusto”.
Immaginando un libero effetto di traslazione, nel tempo - tornando agli anni ’70 - e nello spazio - la West Coast - si potrebbe ipotizzare per Samuele un futuro luminoso, ciò che in Italia, nel duemila inoltrato, appare invece complicato, per lui e per chiunque voglia uscire dal modello di riferimento, comunque  difficile da proporre e valorizzare.
Gli amori sono il blues, il country, il folk, elementi sintetizzati nel suo disco, ma ciò che emerge, quello che appare evidente guardando oltre, è la sua straordinaria maturità musicale che, a quell’età, sa tanto di dono piovuto dal cielo, e colto immediatamente, con rigore e passione.
La famiglia alle spalle conta, e il passaggio di intenti da padre a figlio è un veicolo che spesso funziona, ma difficilmente porta a simili risultati. E la coesione del nucleo trasforma il team in situazione manageriale, laddove il termine “manager”, spesso abbinato ad esempi negativi, diventa solo sinonimo di organizzazione, pianificazione e protezione verso chi, seppur talentuoso, necessita di guide autorevoli.
Samuele Puppo suona la chitarra e canta, un abbinamento abbastanza usuale nella sua forma, ma il melange che ne deriva è sorprendente.
I maestri sono di alto rango - vedere intervista a seguire - ma occorre sottolineare che il repertorio proposto è frutto di creazione personale, con l’aggiunta di una difficoltà supplementare, la scrittura delle liriche in lingua inglese.
Road to Mountains è composto da cinque brani - circa diciassette minuti di suoni e parole - sufficienti per inquadrare gli intenti e per esaltare le peculiarità di un nuovo cantautore in erba, dalle potenzialità non comuni e dalle caratteristiche uniche, una sorta di cosmopolita musicale dalle belle speranze.
L’augurio è quello che i piedi rimangano ben saldi per terra, che lo studio e l’applicazione proseguano ininterrotti e che la passione resti la molla che determina ogni azione.
Se così sarà, Samuele Puppo potrà prendersi le soddisfazioni che merita, magari fuori dai nostri confini, come accade a tutti quelli che, in ogni settore lavorativo, percepiscono muri di impenetrabile spessore ad ogni angolo di strada.
Ma leggiamolo, ascoltiamolo e vediamolo…


L’INTERVISTA

Da dove nasce la tua passione per la musica?
La passione è nata grazie all'ascolto di tanta bella musica in casa mia. E' stato mio padre (bassista e contrabbassista) ad invogliarmi a suonare la chitarra e ad insegnarmi i primi accordi. La mia prima passione è stato il blues.

Abbastanza anomalo che un ragazzo della tua età si proponga con blues, country e folk: che cosa ti ha fatto scattare la molla?
A otto anni avevo, appunto deciso di studiare blues. Ho ascoltato Eric Clapton, John Lee Hooker, BB King, Jimi Hendrix e molti altri. I primi passi sono stati in quella direzione. Suonavo soprattutto la chitarra elettrica. Crescendo e studiando mi sono avvicinato al pop e a molti altri generi musicali, fino a quando ho scoperto John Mayer, prima in versione elettrica, poi acustica. Da lì ho iniziato ad amare l'acustica e il folk, dal più tradizionale al contemporaneo.

Che tipo di studi musicali hai fatto e continui a fare?
Ho sempre studiato privatamente o in seminari estivi con ottimi chitarristi. Il primo in assoluto è stato Paolo Bonfanti, a seguire Matteo Cerboncini, Daniele Franchi, Marco Cravero. Per quanto riguarda il canto (studio solo da un anno, prima mi rifiutavo di cantare) Emanuele Dabbono. Ho frequentato seminari con Beppe Gambetta, Mike Dowling, Chris Newman.

Il connubio voce e chitarra nel tuo caso mi sembra inscindibile: hai una preferenza espressiva tra le due che ho evidenziato?
Nasco come chitarrista, successivamente ho scoperto il canto e mi sono messo a scrivere brani miei. Proponendo un mio repertorio sento di esprimermi meglio con chitarra e voce.

Che importanza hanno per te le liriche?
Scrivo testi in inglese e per riuscire ad essere credibile studio tantissimo e cerco di scrivere liriche non banali, utilizzando il più possibile modi di dire e un linguaggio attuale. Mi ispiro a Mayer, Passenger, Sheeran, Mumford & Sons, autori che apprezzo molto e sono in linea col mio gusto, anche musicale.

Il tuo EP è stato autoprodotto, ma osservando alcuni filmati mi pare di vedere un’ottima cura dei particolari: chi ti aiuta nella gestione globale della tua passione?
Per ora la produzione è totalmente Home-Made. Ognuno in famiglia è bravo in qualche cosa, ci aiutiamo e collaboriamo. In “Road to Mountains” ho curato personalmente arrangiamenti e cori, mio padre Luciano, oltre ad aver suonato il basso, ha mixato il disco con me, mio zio Fulvio Zacco è esperto in airbrush e ha realizzato la copertina, mia sorella Valeria ha fatto le foto, mia mamma Alessandra si occupa della comunicazione. Io... “me la canto e me la suono”.

Mi racconti il contenuto di  Road to Mountains? Che cosa lega i vari episodi?
Road to Mountains” è nato come progetto del trio acustico con Gianka Gilardi alle percussioni. Nelle mie intenzioni voleva essere ed è un percorso nel mondo musicale a me più vicino, una sorta di omaggio agli autori e ai generi che ho ascoltato nell'ultimo anno. Il primo brano “Paper Heart” è in stile vagamente Irish; “Sixty Miles Away” è più sul Pop; “Mary” (al violino Fabio Biale) è d'ispirazione country-folk; “Bottle of wine” è un mio omaggio al blues; “Road to Mountains” conclude il percorso nelle atmosfere country americane.

Come ti trovi on stage, a contatto diretto con il pubblico? Ti riesce facile interagire?
Ho talmente desiderio ed urgenza di suonare che sin dalle prime esperienze sul palco - a dieci anni i miei mi portavano alle jam di blues - non ho mai avuto imbarazzi. Offrire la propria musica ad un pubblico in ascolto è un privilegio ed una magia, che funziona solo se si è veramente se stessi e a proprio agio, cercando di coinvolgere, anche emotivamente, chi ascolta.

Banalità, ma alla tua età è lecito sognare: rimanendo con i piedi ben saldi a terra, che ruolo vorresti ritagliarti nel panorama musicale?
Nel mondo dei sogni mi piacerebbe avere successo ed essere apprezzato per le mie canzoni. So che in Italia  è praticamente impossibile riuscire ad essere ascoltati da un vasto pubblico se si canta e si scrive in inglese, ma io che compirò 16 anni tra poche settimane voglio ancora credere di poterlo fare. Se non qui, all'estero dove spero di andare a vivere e studiare una volta terminato il liceo. 


Biografia

Samuele Puppo nasce a Pietra Ligure il 5 giugno 1998. Vive a Celle Ligure. Frequenta il secondo anno del Liceo Classico-Linguistico G.Chiabrera di Savona.
Inizia a suonare la chitarra all'età di 8 anni manifestando da subito interesse per il blues. Le prime  tablature le studia sotto la guida del maestro Paolo Bonfanti (2008).
A seguire: Matteo Cerboncini e Daniele Franchi, suoi insegnanti dal 2009.
Nel 2010 e 2011 partecipa ai campus estivi dell'Accademia Lizard di Brescia dove vince, all'età di 12 anni, il 1° premio del “Contest di Improvvisazione”.
Nel 2011 partecipa alla prima edizione del “Sestri Guitar Festival”, dedicato ai nuovi talenti chitarristici, classificandosi al 2° posto. Dal 2012 studia canto e songwriting con Emanuele Dabbono, iniziando a comporre propri brani musicali. Nell'estate 2013 partecipa al “Beppe Gambetta 21st International Acoustic Guitar Workshop (Slovenia)”, studiando con Beppe Gambetta, Mike Dowling e Chris Newman. A fine corso si aggiudica, con un suo brano, il premio per il miglior arrangiamento.
Dal 2013 studia chitarra con Marco Cravero.
Nell'autunno 2013, selezionato tra centinaia di concorrenti italiani e stranieri, arriva tra i tre finalisti della categoria “Junior” nel concorso “Tour Music Fest – Festival Internazionale della musica emergente”, portando sul palco del Piper Club di Roma un suo brano originale.
Samuele, oltre ad esibirsi come solista, ha recentemente formato con Gianka Gilardi alla batteria e Luciano Puppo al basso, un trio acustico con il quale propone  brani inediti.
Periodicamente conduce, al “Count Basie Jazz Club” di Genova, session blues suonando con importanti professionisti della scena ligure.
Pur mantenendo solide radici nel mondo del blues, Samuele ha esteso la sua ricerca e produzione artistica verso un genere con forti influenze country e folk.
Paper Heart, Bottle of Wine, Road to Mountains, brani che fanno parte del suo primo EP, si posso ascoltare su soundcloud al link:  https://soundcloud.com/samuelofficialmusic

Marcello Milanese, tra i migliori bluesman presenti sul territorio nazionale, ha detto di lui:  “Samuele Puppo è forse l’unico talento (sotto i 20 anni) che ci tengo a segnalare; davvero da tenere d’occhio” (http://blog.bb-blues.com/2013/12/marcello-milanese-still-alive-intervista.html)


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