Era il più giovane dei tre fratelli dei Gentle Giant
ed era considerato il collante che teneva insieme l'incredibile musica della
band. L'influenza del bassista e violinista Ray Shulman può essere
ascoltata in tutti i lavori più noti del gruppo, che includono The Power And
The Glory, Free Hand e Octopus.
La sua morte, avvenuta all'età di 73 anni, ha lasciato
un'eredità impressionante per gli aspiranti artisti che preferiscono che la
loro musica abbia una vena più soddisfacente.
In un modo o nell'altro, Ray Shulman era destinato ad avere
una vita nella musica. Nato l'8 dicembre 1949, è conosciuto soprattutto come
membro dei Gentle Giant, ma avrebbe potuto facilmente diventare una star del
violino nel mondo classico.
Ray era un talento musicale prodigioso, abile sia con il
violino che con la chitarra. I suoi genitori non vedevano l'ora che entrasse a
far parte dell'Orchestra Nazionale Giovanile della Gran Bretagna, ma il
fratello Derek aveva altre idee. Elettrizzato dall'arrivo dei Beatles, iniziò a
forgiare la propria eredità musicale, formando la sua prima band con gli amici
del liceo. Un giorno, mentre provavano nella sala d'ingresso degli Shulman, Ray
iniziò a strimpellare il suo violino. Notando che suo fratello era chiaramente
il musicista più talentuoso nella stanza, Derek gli chiese di unirsi a lui.
"Questo è stato l'inizio del viaggio dei fratelli
Shulman nel sordido ma incredibile mondo della musica popolare", dice
Derek Shulman. "Ho pensato: 'Se i Beatles ce la fanno, beh, posso
farcela anch'io!' Con grande sgomento dei nostri genitori, Ray preferiva
suonare musica R&B e soul piuttosto che suonare Bach e Bartók. Dovrei
essere dispiaciuto, ma onestamente non lo sono, perché se non fosse stato per
Ray niente di quello che è successo sarebbe potuto accadere".
Parto da una canzone per raccontare un importante episodio legato alla sfera affettiva di un grande
musicista,Eric Clapton, e di alcuni “suoi
amici”.
Sto parlando di
"Layla", che
vediamo/ascoltiamo a fine post in una versione “antica”, che vede Clapton
accompagnato da amici vari (qualcheStones,Winwoodecc.) e, a seguire, in una
rivisitazione più recente, unplugged, come ancheio ho avuto modo di vedere
nell'estate del 2006 a Lucca.
Ma vediamo cosa c'è dietro al brano.La leggenda vuole che
"Layla" sia stata ispirata daPattie Boyd, la donna allora
divisa tra "Slowhand" e il suo grande amicoGeorge Harrison,amante del primo,
moglie del secondo.
Clapton
definisce la canzone come "una storia d'amore accaduta un centinaio
d'anni fa".
Chi
era... chi é Patty?Ecco
come è descritta.
È stata la musa dei miti rock, ha sposato George
Harrison ed Eric Clapton, con loro e molti altri ha diviso sesso, droghe,
alcol e triangoli sentimentali ad alto rischio. Per lei sono nati brani immortali
come "Something" dei Beatles e "Layla" di Eric
Clapton. Patricia Ann Boyd raccontò tutto senza censura,
nella biografia "Wonderful
Today".
Negli
anni '60 della Swinging London, dell'estate dell'amore e della controcultura,
con la sua figura esile ed aggraziata, Pattie divenne un mito, un'icona di
bellezza proprio come la contemporanea indossatrice Twiggy. Tanto
fascino non passò inosservato fra le divinità del rock e la Boyd fu amica (per
molti anche amante) di Mick Jagger e John Lennon, ma fece scalpore
soprattuttoil tormentato triangolo tra lei, George Harrison ed Eric
Clapton.
Proprio
i dettagli su questa liaison sono quelli che destano maggiore scalpore. Pare
che Eric Clapton, pazzo d'amore per la Boyd, allora moglie del suo miglior amico
Harrison, arrivò a minacciare di distruggersi con l'eroina se
lei non fosse fuggita con lui. "Sei pazzo? risposi" si legge
in "Wonderful Today", "no, è proprio così, è finita disse Clapton". Non
lo vidi più per tre anni, fece quello che aveva detto, divenne schiavo
dell'eroina. Ma lui e noi tutti prendevamo già un sacco di roba: cocaina,
marijuana, stimolanti, tranquillanti".
Dietro
l'estate dell'amore, i capelli lunghi e i camicioni hippie, dietro inni alla
vita come "Here Comes The Sun", si nascondevano gli eccessi
tossici e l'infedeltà. "George mi suonava Something in cucina",
scrive la Boyd, "ma poi si infilava in camera da letto con
Krissie, moglie di Ron Wood, Maureen, moglie di Ringo, e molte altre. Era
ossessionato dal dio indù Krishna , sempre circondato da mille
concubine. Voleva essere così".
Un
triangolo di autodistruzione, con Harrison schiavo della cocaina "che
gli cambiò la personalità, era sempre depresso", e Clapton
che dopo essersi ripulito dall'eroina annegava nella vodka. "Mi voleva
portare in una direzione che non avrei certo voluto", si legge ancora
nelle memorie di Pattie Boyd, "ma quando mi cantò Layla e mi resi conto
di aver ispirato tanta passione e creatività, caddi fra le sue
braccia". E furono nozze e colossali bevute.
Pur non
essendo la classica groupie che vive per far sesso con le rockstar, fra una
tirata di coca e una sbronza al whisky, Pattie si trovò presa nel turbine. Come
quella volta tra le 25 camere da letto della villa vittoriana di Clapton, a Friar
Park, descritto come "un manicomio, dove tutti erano
ubriachi e andavano con tutti". E quei tutti hanno nomi celebri, come
gli altri tre Beatles, il manager Brian Epstein, Keith
Richards degli Stones, Joe Cocker,Jimmy Page degli Zeppelin,
gli amici invasati dell'induismo e dell'Oriente, John Riley, medico
di Harrison a cui preparava il caffé con l'Lsd.
A me
piace pensare a "Layla" come ad una bella canzone, in qualsiasi
salsa la si proponga, cercando di obliare che dietro ad un riff indovinato, e a
parole d'amore, si celi tanto dolore...
La pagina
ufficiali del festival di Cropredy conferma una terribile notizia:
R.I.P. Gerry Conway
Riposa in pace Gerry Conway
Ci è appena giunta la notizia che il nostro caro amico Gerry Conway è morto.
Gerry era un musicista incredibile e il suo impressionante curriculum
è iniziato molto prima che si unisse ai Fairport Convention.
Batterista e percussionista in tante registrazioni di Cat
Stevens e Fotheringay, il suo nome si è diffuso in lungo e in largo e non c'è
un solo musicista vivente che non invidia il suo percorso.
Ha portato ai Fairport Convention un'impeccabile comprensione
del 'feeling' e del cameratismo, in più, quando abbiamo iniziato a fare i tour
acustici più tranquilli, un senso unico di sottigliezza e comprensione di ciò
che era richiesto.
I nostri pensieri e le nostre condoglianze vanno alla sua
compagna Jacqui e alla sua famiglia.
L'attuale line-up dei Lindisfarne
annuncia anche un massiccio tour di 60 date nel Regno Unito
I folk proggers Lindisfarne hanno annunciato un enorme tour
di 60 date nel Regno Unito che va da aprile fino al tradizionale spettacolo
stagionale di fine tour della band all'O2 City Hall di Newcastle il 21
dicembre, e include apparizioni al Tredegar House Folk Festival di Newport, al
Weyfest di Guildford e al Lindisfarne Festival.
"La gente continua ad amare i Lindisfarne e mentre
questo movimento prosegue noi andiamo avanti", ride Rod Clements,
membro fondatore e unico membro originale. "Ogni anno sembra di
organizzare più spettacoli di quello precedente e siamo entusiasti di
aggiungere l’02 City Hall nostro itinerario nel 2024".
Allo stesso tempo, un nuovo cofanetto di tre dischi, Brand
New Year: The Mercury Years 1978-1979, sarà pubblicato dalla Cherry Red
Records il 24 maggio. Il cofanetto include tutte le registrazioni della band
per Mercury, con 15 tracce inedite su CD.
La formazione 'classica' dei Lindisfarne si riunì nel 1978
dopo che la band si era presa una pausa di due anni e firmò per l'etichetta
Mercury, per la quale registrarono il doppio album dal vivo “Magic In The
Air”, registrato all'originale spettacolo di reunion al Newcastle City
Hall, e due album in studio, “Back And Fourth” del 1978, che generò la
hit Run For Home.e il meno riuscito “The
New”s del 1979.
Una raccolta di quattro dischi di Alan Hull,
l'antologia di 90 tracce Singing A Song in the Morning Light, che
contiene 77 brani inediti, con diverse dozzine di titoli precedentemente non
documentati, è ora disponibile per Cherry Red Records.
Lindisfane Live Dates
Apr 4: Leicester O2 Academy
Apr 5: Newbury Arlington Arts Centre
Apr 6: Emsworth St James' Church
Apr 7: Bournemouth 02 Academy
Apr 13: Clitheroe The Grand
Apr 14: Wetherby Folk Club (The
Engine Shed)
May 10: Bradford-On-Avon Wiltshire
Music Centre
May 11: Pontardawe Pontardawe Arts
Centre
May 12: Newport Tredegar House Folk
Festival
May 17: Whitby Whitby Pavilion
May 18: Morpeth West Benridge Farm
May 24: London Cadogan Hall
May 25: Canterbury Colyer-Fergusson
Hall
May 26: Banbury The Mill Arts Centre
July 14: Newcastle Upon Tyne Palace
of Arts at Wylam Brewery
Aug 10: Edinburgh The Queen's Hall
Aug 16: Farnham Weyfest
Aug 23: Chepstow Castell Roc 2024
Aug 25: CottinghamFolk Festival
Aug 30: Beal (Northumberland)
Lindisfarne Festival
Sep 1: London O2 Shepherd's Bush
Empire (Fully seated)
Sep 12: Sunderland The Fire Station
Sep 13: Bowness-On-Windermere The Old
Laundry Theatre
Sep 14: Bowness-On-Windermere The Old
Laundry Theatre
Oct 3: Stockton-On-Tees ARC -
Stockton Arts Centre
Oct 4: Lowdham Village Hall
Oct 5: Grantham Guildhall Arts Centre
Oct 6: Bury St Edmunds The Apex
Oct 19: Stroud Subscription Rooms
Oct 20: Frome Cheese and Grain
Oct 29: Milton Keynes The Stables
Oct 30: Halifax Victoria Theatre
Halifax
Oct 31: Settle Victoria Hall
Nov 1: Settle Victoria Hall
Nov 2: Lytham St Annes Lowther
Pavilion
Nov 17: Worcester Huntingdon Hall
Nov 27: Carlisle Old Fire Station
Nov 28: Carlisle Old Fire Station
Nov 29: Morecambe The Platform
Nov 30: Forfar Angus - The Reid Hall
Dec 1: Aberdeen Lemon Tree
Dec 6: Kinross Backstage at the Green
Hotel
Dec 7: Kinross Backstage at the Green
Hotel
Dec 13: Manchester The Stoller Hall
Dec 14: Liverpool Liverpool
Philharmonic - Music Room studio
Dec 15: Liverpool Liverpool
Philharmonic - Music Room studio
Per l’ottava volta in undici anni mi
appresto a commentare un album di Valerio Billeri, e ciò mi serve per
sottolineare che ho avuto modo nel tempo di assistere ai cambiamenti che caratterizzano
la vita di un musicista che, grazie alla sua arte, riesce a fissare per sempre
e per tutti le tappe di una normale evoluzione personale.
Il filo conduttore che lega l'insieme dei suoi progetti, e che va oltre i contenuti, è la ricerca del minimalismo espressivo, tipico
del blues - genere che mi ha permesso di avvicinarmi a Valerio molti anni fa -, idea che spesso cozza con l’esuberanza giovanile, quella che spinge verso la
ricerca della complessità a tutti i costi, tanto per “rimirarsi allo
specchio”. Il concetto di composizione/proposizione che muove i progetti di
Billeri non prevede fiocchi di abbellimento formali, perché la grande bellezza
risiede nel contenuto, ed è questo un modus propositivo che sfida le leggi
della comunicazione.
Bluesman, folkman, chitarrista,
poeta, sempre in equilibrio tra passato e attualità, Valerio Billeri ci propone
ora “Verso Bisanzio”, album realizzato assieme a Fabio Mancini. Per conoscere
un po’ della loro storia e info sull’album cliccare sul link a seguire….
Sono sette i brani che compongono
l’album, con la presenza di una cover, la finale “Summer in a solitary beach”
di Battiato. Mancini è autore dell’unico brano strumentale “Finis Terrae”.
Siamo di fronte ad una città divina
ed a un sogno lungo un’eternità e i personaggi che si muovono nel disco chi
attraverso o la morte o il sogno o la brama di un ritorno a casa o di una nuova
terra la scorgono per un attimo… meravigliosa, accecante un miraggio. (Billeri)
Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul…
un viaggio in quella terra… in quelle terre… provoca azione catartica
inaspettata, e in questo caso faccio riferimento ad esperienza personale.
Il viaggio di Billeri, recente o
lontano, reale o immaginato, porta a tracciare un percorso interiore composto
da riflessioni e figure che prendono forma nel corso dell’ascolto, mantenendo
sempre il modus minimalista che si sintetizza nella triade voce/chitarra/violino.
Ed è proprio quest’ultimo strumento che crea atmosfere orientaleggianti che
evocano la cultura mediterranea e il profumo magico della storia rivisitata e
sognata secondo un disegno personalizzato e ragionato.
Il fil rouge di questo concept album riporta
a considerazioni legate allo sgomento procurato dal buio, inteso come metafora del “non
conosciuto”, un limite, superato il quale ci si troverà di fronte
l’impossibilità di gestire il futuro, ammesso che questo esista. Ogni
cambiamento reca in sé insicurezza e disagio, ma appare complicata l’accettazione
di una totale fine materiale a favore di un nuovo inizio intangibile, verso
orizzonti che appaiono dai diversi contorni in funzione del grado di fede che
ci accompagna.
Sintetizzo…
Si parte verso un percorso onirico
alla ricerca della medicina che possa lenire il dolore e Bisanzio appare come
il luogo perfetto; i protagonisti sono anime comuni, magari figure perfette
rispetto ad occhi terzi ma cariche di segreti da custodire con tenacia.
Rifugiarsi nei sogni potrebbe essere una soluzione soddisfacente, ma a tempo
determinato, mentre cercare appagamento nell’arte e nell’impegno conseguente
unisce il giusto pragmatismo di cui si ha bisogno anche navigando mari
sconosciuti.
La fede e il credere in un qualsiasi
Dio aiuteranno e permetteranno di sopportare ogni tipo di intemperia.
Forse arriverà il momento del ritorno
ai passi iniziali, come un circolo che deve chiudersi a tutti i costi, e dopo
l’approdo arriverà una nuova partenza, perché “il viaggio” alla ricerca di
nuovi mondi - e di sé stessi - è caratteristica imprescindibile dell’essere
umano.
Billeri e Mancini propongono sette
tessere di un mosaico dalla bellezza estetica e contenutistica uniche.
Brani asciugati e scarni, privi di
orpelli, ma carichi di sonorità coinvolgenti che diventano il carburante per il
passaggio di pensieri profondi, di alta valenza culturale, argomenti che
accompagnano la nostra vita ma la cui importanza si acuisce nel periodo
della maturità.
È questo il
cantautorato che preferisco e che consiglio!
Questo nuovo album di Valerio Billeri è vecchio. Nel senso di
antico, non di stanco. Anzi, c'è un'energia possente, vigorosa, in queste
poche, scarne, canzoni, l'energia quella vera, quella trattenuta.
È antico questo album perché è “originale”, risale su o se
vogliamo indietro, verso la fonte, l'origine. Sto parlando delle origini del
cammino musicale di Billeri che ha sempre amato ripercorrere i grandi miti
poetici e letterari, pensiamo all'album Pequod, ma anche le origini del mondo,
o almeno dell'Occidente, che si trovano proprio lì, a Bisanzio, cioè in Asia,
in Medio Oriente, a metà strada tra Roma e Atene da una parte e Gerusalemme
dall'altra. E qui c'è Bisanzio sin dalla prima canzone, la title track, e c'è
Gerusalemme. Verso Bisanzio, che prende lo spunto da Yeats, cioè verso Ilio,
Troia. Che è il luogo da cui si parte per tornare a casa, come raccontavano gli
antichi poeti e come canta oggi Billeri in Nostos (appunto: ritorno).
Le due canzoni si richiamano in modo circolare, aprendo e
chiudendo simbolicamente l'album; se in Verso Bisanzio lo sfondo, il colore, è
quello del tramonto (“scendi dal cielo/ tramonto d'oro”) in Nostos la luce è
quella dell'alba (“guarda dove s'alza il sole”) e se in Verso Bisanzio le vele
sono in amme, in Nostos “spinge il vento le tue vele”, tutto a indicare una nuova
ripartenza, e allora forse il navigante non è tanto Ulisse ma Enea che fa vela
verso la nuova/antica patria, Roma, così amata dal cantautore.
Ma non solo la Grecia e Roma, qui c'è anche Gerusalemme,
ovvero la spiritualità, il sacro: già nella prima canzone dell'album Billeri
deve ammettere che è necessario togliersi “le
scarpe da lavoro”. Ed entriamo con lui nella cruna della
storia, nel crocevia del tempo, dove umano e divino si incontrano e
misteriosamente si abbracciano.
Tutto questo è lo Stabat Mater di Billeri, secondo brano
dell'album che ci dona versi come questi: “Stava la madre / davanti a suo glio
/ contorto come un rovo / sul freddo legno / e malgrado gli angeli / cantassero
il Gloria / stava la madre / con la sua memoria”. Canzone vertiginosa anche a
livello teologico, con il mix tra il Venerdì Santo e il Natale (con il Gloria cantato
dagli angeli), tra la morte e la nascita, ma canzone che anche detta la
sonorità di tutta la raccolta. Una sonorità che può essere riassunta in quel
“contorto come un rovo”.
C'è un suono torvo, livido, in queste canzoni che sembrano
fatte di “sabbia e sale” come Billeri canta nella title track. E qui troviamo
anche le altre origini, quelle del cammino musicale di Billeri che in questa
nuova opera prosegue nel lavoro michelangiolesco di “ablatio”, di scavare e
togliere.
Il cantautore si inoltra nel bosco di cui canta in Electra,
in un “cuore scuro”, dove la conoscenza si ferma e deve lasciare spazio ad
altro.
Un album antiilluminista si potrebbe dire, perché fatto di
materia, carne e sangue e di un lavoro di lima che riduce tutto all'essenziale,
per far splendere il “marmo” di queste canzoni ruvide, aspre e levigate. Viene
in mente l'album Nebraska di Springsteen, o The Boatman's call di Nick Cave. O
forse qualcosa ancora più folk, scritto oggi ma che risale a millenni fa,
contemporaneo di qualche aedo greco o profeta veterotestamentario, e tutto sta
insieme, passato e presente, concentrato in pochi semplici accordi e
nell'abbraccio fatto di parole/pensieri/ricordi di Maria, la Mater che tiene e
trattiene “attimi e anni”.
Andrea Monda
Valerio Billeri, cantautore romano con 11 dischi all'attivo. Una carriera
musicale che inizia nei primi anni ’90 e va dal blues e al folk americano delle
origini al rock, fino alla musica elettronica.
Durante il suo percorso, Billeri ha ricevuto diversi
riconoscimenti, uno fra tutti, la targa per il secondo posto al Premio De
André.
Emblematico della sua visione artistica è l’album
"Giona” (2016): un lavoro dai suoni essenziali che esplora con forti
immagini evocative un mondo fatto di migrazioni, lavoro e caccia alla balena
bianca.
Valerio, appassionato di storia, ha inoltre musicato nel 2019
le poesie di Gioachino Belli in chiave folk/blues nel disco“Er tempo bbono”
edizioni Folkificio.
Nel 2020 esce il nuovo lavoro in studio "La
trasfigurazione di delta blind billy" con la collaborazione dello
scrittore e giornalista Rao Vittorio Giacopini, l'album nella prima settimana
raggiunge la top 50 classifica album ITunes.
Nel 2022 vede la luce il secondo album incentrato sui sonetti
di Giuseppe Gioachino Belli:il titolo è "Er Tempo Cattivo".
Nel 2023 Billeri lavora al progetto "Electra" e
partecipa, insieme a grandi nomi dello spettacolo italiano come Antonella
Ruggiero, Ascanio Celestini e Flavio Insinna, al triplo album "Sharida.
Tracce di libertà" a sostegno del Centro Astalli per i rifugiati.
Fabio Mancini inizia da giovanissimo a suonare in gruppi di musica
originale e non come violinista, per poi perfezionarsi anche come cantante,
chitarrista acustico e flautista. Nell'arco di più di un decennio è stato (come
membro fisso e come ospite) in numerosi progetti che vanno dal folk irlandese e
dalla world music al rock, al country, al blues, al cantautorato italiano.
Scrive e arrangia pezzi da circa dieci anni. Ha pubblicato due album in inglese
come The Lefthander e due album e un EP in italiano col proprio nome
all'anagrafe; ha prestato violino, chitarra, voce e/o arrangiamenti all'album
d'esordio dei Sottotraccia, al primo singolo di Simone Ruggiero (vincitore del
premio Aquara Music Fest) e in diverse occasioni a Valerio, con cui si è
trovato anche diverse volte sul palco.
Al momento vive a Vienna e suona con la dublinese Susan Shea,
interprete della tradizione folk, e il talentuoso songwriter londinese Dan
Raza, oltre a unirsi spesso a formazioni jazz/blues locali e a portare avanti
la sua dimensione solista chitarra e voce.
Il tour di presentazioni del libro “1973, l’anno cruciale della musica raccontato in 73 dischi leggendari”, approda a Parma, città “amica” essendo il
luogo di vita di Andrea Pintelli, uno degli autori del book. Gli altri
due curatori sono Angelo De Negri e Athos Enrile.
Orario inusuale quello proposto dalla Feltrinelli -
ore 11 della domenica mattina - all’interno di un contesto che ha a che fare
col concetto di “domenica mattina in rock”.
Come è avvenuto quasi sempre nelle occasioni pregresse, le
parole che da sempre caratterizzano questo tipo di eventi sono state
accompagnate da alcuni brani musicali suonati in acustico, estrapolati dalle
tante set list che il book propone; nello specifico parliamo di quattro titoli:
“Desperado” e “Doolin Dalton” degli Eagles, “I’m one” dei
The Who e “Simple Man” dei Lynyrd Skynyrd.
Tra gli autori presenti Andrea Pintelli e Athos Enrile guidati
da Roberto Ceresini e Pierangelo Pettenati, mentre la sezione
musicale era composta dal driver Roberto Storace, da Marco Briano e
Athos Enrile.
Il video di una trentina di minuti che propongo a seguire
sintetizza quanto accaduto, ma anticipo che, nonostante l’orario e la
celebrazione della Domenica delle Palme, si è registrata una buona partecipazione di pubblico,
all’interno di una location dalle dimensioni extralarge, molto vissuta e pregna
di cultura.
Musica, letteratura, arte, ma… anche il cibo è cultura, e la
guida del parmense Pintelli è risultata preziosa anche su questo versante….
Paola Tagliaferro arrives at the second recording experience dedicated to
"Mr. Voice" Greg Lake, but "FOR THE LOVE OF GREG LAKE"
is the first production as an artist of Manticore Records, a symbolic
and historical label that needs no introduction for those who have fresh
memories of the progressive music of the 70s, for all the others it will be
easy to fill the gaps with some targeted visits on the net.
Incidentally, the Manticore landmark is currently Regina
Lake.
Paola Tagliaferro is not looking for copy paste, but gives
the personalization of existing art. However, unlike what any musician could
do, perhaps rightly eager to give a tribute to some genius of the past
certainly studied in detail for the occasion, Paola lives Greg Lake on a daily
basis... It's in his home, in his existence, in his way of thinking.
Listening, song after song, gave me a feeling that was
difficult to explain, as if I were in the presence of new music, brand new, but
of which I already had brief knowledge.
I'll leave aside any kind of technicality to say that I was
really excited, and this is enough for my current way of conceiving music.
The team work, enclosed in the name "La Compagnia
dell'Es", reveals itself as a true ensemble that forms a single body with
the frontwoman.
It is not a given, these are the cases in which we tend to
imagine that good, very good musicians, can be the mere technical support for
those who lead the project; I don't think this is the occasion, because the
sound I perceived is that of a real band, and that's what you expect, for
example, during a live show, and this overcomes any kind of personal need that
only those who have the ownership of the project know in detail.
I think at this point it's clear that I'm very satisfied with
an album that I've listened to three times, which is necessary for a basic
metabolization.
Let's come to a minimum of story, song after song, an action
that also allows us to remember - or discover - immortal music.
The screening of the tracks must not have been easy, because
the amount of material available is truly remarkable, but Paola tells how she
was totally free in her choice, with Regina's only desire to "fish"
in the solo Greg's box as well. It is therefore to be imagined that the songs
are the result, above all, of personal involvement and generic technical
possibilities.
To look for objectivity, before this comment of mine, I
listened to the two versions of each piece, the original one and the
revisitation, and I must say that I had no difficulty in curbing the sterile
exercise of comparison, because the new face contains the characteristics of
Paola Tagliaferro, which means much more than a work of covering.
It starts withIT HURTS,taken from the self-titled album of Greg Lake's solo debut, released
in 1981.
Originally a sort of ballad, very suitable for that temporal
context, but Tagliaferro's version appears as updated, intended as wide-ranging
pop rock, a sort of song representative of the spirit of the project, and I
don't think it's a coincidence that a video was made...
This was followed by WATCHING OVER YOU,a lullaby written by Lake, with the help of Pete Sinfield for
lyrics, and contained in "Works Volume 2", ELP's eighth album in
1977.
Paola maintains the acoustic and intimate dimension,
preserving the original spirit but providing a passionate and heartfelt
interpretation, accompanied by the trusty Pier Gonella on acoustic guitar and
Gino Ape on xylophone. Also on this occasion it is possible to show the video.
With the third episode, my mind flies backwards and the time spaces tighten.
STONES OF YEARSis a fragment of the Tarkus suite, taken from the 1971 album
of the same name.
In this case I felt the need to maintain a certain aulicity,
an atmosphere that in my opinion had to be preserved beyond any
personalization, and I must say that PT is very skilful and sincere in his
interpretation. I imagine that Luca Scherani, in his piano passages, had to
carry on his shoulders all the weight of the history of prog!
A beautiful version that Paola draws from the vast repertoire
of ballads, a reinterpretation that gives a specific atmosphere, a seventies
perfume that goes beyond the genres of which Lake was the standard-bearer.
I didn't remember this piece and captured it with great
pleasure.
THE ONLY WAYis another track that releases sacredness and that sees in
the foreground the intertwining of voice and keyboards, with the cumbersome
initial authorial presence of a certain J. S. Bach.
Also in this case the container from which to extract is
Tarkus, and even if in these cases we focus more on the musical and
interpretative aspects, Greg's message is very current and appears a perfect
dress for Paola's exhibition, being a song that explores the themes of
spirituality, the search for truth and answers about the universe and human
existence. A dress that the author wears perfectly, elegantly and respectful of
the proposed themes and those who wrote them.
Track number six draws on a more recent repertoire compared
to the glories of ELP.
AFFAIRS OF THE HEARTwas written by Geoff Downes in addition to Lake, and was
included on ELP's eleventh album, Black Moon, released in 1992, that is, in the
post-punk era, a period in which the progressive rock scene was evolving and
incorporating influences from post-punk and new wave music.
The meanings could be different, not only the most obvious
ones related to the man/woman relationship that has always animated the musical
world, but Paola's way of exposing imposes a sentimental image, at times
poignant, certainly channeling emotions.
WithI TALK TO THE WIND,we are given the opportunity to go back to Greg's origins,
when King Crimson officially - and I think unconsciously - inaugurated the era
of progressive music with their In the Court of the Crimson King: it was 1969!
Nothing brainy and complex, but this is a song that appears
as a blank canvas that takes color and shape as you approach the end. Giulia
Ermirio's viola contributes to the poetic creation and Paola materializes an
action that is easy to understand, that "talking to the wind" symbol
of an impossible communication, in search of answers that will hardly be found.
Wonderful.
And we come toALL I WANT IS YOU, written by Greg Lake and Peter Sinfield, a song from
"Love Beach", the ninth album by Emerson, Lake & Palmer, released
in 1978.
Tagliaferro chooses another rock ballad and the guidelines
can be guessed from the title, which refers to the concepts of love and desire.
The text describes the intensity and depth of the protagonist's feelings
towards the loved one, and the state of mind springs spontaneously during the
listening, from which one benefits, also, for the accuracy of the purely musical
aspects.
The temporal context is also clear, as each piece refers to a
precise musical period.
The album ends with a top piece,THE GREAT GATES OF KIEV,estratto dall'album “Pictures at an Exhibition” (1971).
Greg Lake joins forces with Mussorgsky to tell the story of
the triumphal entry into the Great Gate of Kiev, a symbol of Russia's power and
grandeur, with the aim of making us reflect on the cyclical nature of life and
the hope for a better future: more than fifty years have passed but some lyrics
seem to have just been written!
This could probably have been the most complicated choice, a
track of absolute beauty - and importance - that requires a vocal performance
that can excite and a complicated and adequate musical section.
Paola Tagliaferro manages to hit the target and her working
group demonstrates its professionalism and the state of aggregation in place.
The piece itself gives the idea of the closing of the circle,
of the completion of the project... I applaud the choice and the consequent
result.
I would also like to point out the work of Dario Canepa, a
musician I don't know personally but who convinced me for his elegance and
measure, knowing how to tiptoe into such a delicate project was not easy.
A special mention goes to Pier Gonella, who has been involved
in Paola's projects for years, a sound engineer, in this case also on bass, as
well as electric and acoustic guitar.
Paola Tagliaferro offers a beautiful work, which makes it
easier for the oldest souls to travel backwards that everyone, or almost
everyone, needs from time to time; But alongside the celebrations - of a myth
and "his" music -, as well as a result linked to empathy between
different souls, we can/will have to look at everything from a less romantic,
more technical/musical point of view, "limiting" ourselves to
enjoying an album that, thanks to a great teamwork, should fully satisfy every
type of sensitive and virtuous listener.
Well done Paola, your spirit guide will be very happy with
you!
The Company of the Id that collaborated on this project was
formed as follows:
Paola Tagliaferro (vocals), Pier Gonella (guitar and bass),
Luca Scherani "piano and keyboards", Giulia Ermirio (viola), Dario
Canepa (drums) and Gino Ape (xylophone).
All the musicians wrote the arrangement of the parts assigned
to their instruments.
The album was recorded and mixed by Pier Gonella and Paola
Tagliaferro, with the Artistic Production of Paola Tagliaferro and the Artistic
Co-Production of Regina Lake who is also the Cover Design.
They are all very good professional musicians, qualified and
enthusiastic about the project. Pier Gonella has been an important collaborator
of mine for eight years, with him I have made three albums as a musician and as
a sound engineer.
Giulia Ermirio has recorded her viola in some songs contained
in my last three albums.
Luca Scherani is on his first album with La Compagnia
dell'ES.
Dario Canepa is at his first experience with La Compagnia
Dell'ES.
Gino Ape of Enten Hitti is the second time that he
collaborates with La Compagnia Dell'ES, guest in some songs.
Nuovo sontuoso cofanetto per i The
Samurai of Prog, intitolato “Omibus 3”,
un nuovo riassunto dell’immenso lavoro di questa compagnia musicale allargata,
fatta di talento e di amore per il genere specifico.
Cliccando sul link a seguire è possibile trovare le fondamenta
della storia dei Samurai…
Il materiale presente su “Omnibus 3” - ben 4 CD - è già stato
rilasciato in passato, ma si aggiungono ora tracce nuove e quindi proverò a
fare un riepilogo del contenuto, aiutandomi con le note inserite nel
meraviglioso cofanetto fornito con la musica.
I quattro
album riproposti sono “The Lady And The Lyon”
(2021), “The White Snake” (2021), “The Spaghetti Epic 4” (2022) e “Anthem To The Phoenix Star" (2022).
Sono state inserite 5 bonus track inedite, il che porta ad
aggiungere 40 minuti di musica "nuova".
Vado per ordine, fornendo descrizione sommaria ma aggiungendo
il link alla mia recensione fatta in occasione delle singole uscite.
1-The Samurai
Of Prog - “The Lady And The Lyon” (And Other Grimm Tales-I)
L’album è ispirato alle storie dei fratelli Grimm. In quella
occasione ebbe ruolo importante Alessandro Di Benedetti, che partecipò
al progetto con due brani, e compare in questo
nuovo disco con altri due pezzi.
In origine Di Benedetti scrisse “White Skyes”, Steve
Unrhu aggiunse nuove parole e preparò un arrangiamento per una formula teatrale. Inoltre, Steve cantò con Valerie Gracious quella versione che divenne
“A Queens’ Wish”, che concludeva l’album. “White Skyes”
fu cantata da Daniel Fäldt. Per questo cofanetto sono state inserite entrambe
le versioni e Alessandro ha composto separatamente “Prologue for white skyes”.
Un’altra canzone di Di Benedetto, nuova rispetto al disco
originale, è “From midnight to Dawn”, realizzata con Ruben Alvarez,
Marek Arnold e Lauren Trew.
Nel corso della preparazione di “The Lady And The Lyon” rimasero
fuori molti brani e sembrava uno spreco non utilizzare delle canzoni importanti;
fu così decisa la realizzazione di un sequel, pertanto, il nuovo format contiene cinque
“storie Grimm” in più. Fu quella la prima collaborazione con Marco Grieco.
Nel disco originale Mimmo Ferri scrisse il brano “The
Devil with the three golden hairs” e per questo box ha preparato una nuova
traccia, “The three feathers”, tratta da un’altra storia Grimm.
I primi tre “The spaghetti epic albums” furono realizzati tra
il 2004 e il 2009 da Musea con Finnish Progressive Rock Association Colossus.
Come rivelato dal titolo l’album si ispira a film italiani inseriti nel filone
“Spaghetti western”, per cui la musica risultante è un prog col sapore dei
western italiani dell’epoca. Tutti gli album sono stati prodotti da Marco Bernard
e includono performance di vari artisti. Dopo 13 anni, era venuto il momento di
realizzare la continuità con i 3 precedenti e il 4° capitolo fu realizzato con
Seacrest Oy e sotto il nome di una sola band, i TSoP, che in ogni caso hanno
goduto di ospiti di talento.
Anche qui troviamo una novità, la traccia “Secondo
Millennio”.
L’album fu composto interamente da Marco Grieco che
qui aggiunge la bonus track “Rebirth”.
Le parole di Grieco: “L’album è un eccitante viaggio
musicale che esplora e sviluppa i più rappresentativi stili di rock progressive
dai ’70 ad oggi, risollevandosi molte volte dalle ceneri. “Anthem…” è un inno
corale di rinascita, l’ostinazione di non arrendersi mai, guardando con umiltà
al passato per costruire con coraggio un futuro migliore”.
Il pensiero di un altro Samurai, Kimmo Pörsti:
Abbiamo sempre avvertito che la nostra musica non è completa
senza un grande e fantasioso artwork e una confezione adeguata. L’artwok
supporta la musica e viceversa ed è questo il motivo per cui la nostra proposta
non si trova molto sulle piattaforme digitali. Ed Unitsky è il
responsabile del meraviglioso artwork di “Omnibus 3”.
E come sempre, non avremmo potuto realizzare questi progetti
senza l’inestimabile contributo dei “nostri” ospiti, compositori, musicisti e
strumentisti, e siamo grati di poter lavorare con simili talenti.
Parlando di “persone”, nel primo Omnibus scrissi: “Che si
tratti di cover o di originali, l’idea basica della musica dei TSOP è sempre
stata la stessa sin dall’inizio: fare musica di alta qualità con cuore e
sentimento aggiungendo il nostro suono e il nostro tocco. Sebbene le moderne
tecnologie vengano talvolta utilizzate, la musica è ancora creata e suonata da
esseri umani e non da macchine, e il concetto è ancora valido oggi come lo era
per i nostri primi lavori.
Continuo a pensare e a scrivere che sia questa la vera
musica, quella che, al di là delle etichette, io abbino al concetto di qualità
assoluta.
I TSoP propongono in ogni occasione il concetto di bellezza
(sonora, estetica, materiale) e la maniacale cura dei particolari esalta i
progetti che si susseguono, uno dopo l’altro, con qualche sosta di ricapitolazione
che ci ricorda che il pregresso non invecchia e non va dimenticato.
Ai loro progetti associo il significato di “piacere”, legato all’ascolto,
al tatto, alla visione e a tutti i particolari che mi colpiscono all’impatto quando
sono al cospetto di un loro lavoro.
Trovo che dei TSoP si possa parlare in termini di “perfezione”
concettuale, e sono certo che un ascolto intellettualmente onesto potrebbe
colpire positivamente chiunque, indipendentemente da gusti ed età.
Io mi godo il cofanetto, che dopo ascolto inserirò in spazio
apposito, quello esclusivo che ho dedicato alla multinazionale finlandese del
prog.
Altro progetto top che consiglio incondizionatamente!