lunedì 20 luglio 2009

Concerto dei Delirium e Cerchio d'Oro a Savona


Alcuni giorni fa avevo chiesto a Cinzia Bruzzone una collaborazione, un resoconto del concerto dei Delirium e Cerchio d'Oro, che si sarebbe tenuto il 17 luglio.
I motivi di questa richiesta erano due, la mia continua voglia di condivisione delle esperienze musicali, e l'impossibilità di segure l'evento nella mia solita maniera, essendo in parte occupato dall'aspetto organizzativo.
Cinzia Bruzzone è una "penna autorevole" di contrAPPUNTI, il giornale che si occupa di musica Progressive, e fa parte dello staff del "Centro Studi per il Progressive Italiano", coordinato da Riccardo Storti.
Chi meglio di lei poteva correre in mio aiuto?


Quando l’amico Athos tempo fa mi propose una collaborazione per il suo blog, in occasione del concerto dei Delirium a Savona, subito pensai a una cronaca più o meno dettagliata della serata, insomma, la classica recensione. Il 17 luglio ho dovuto ricredermi.
Innanzi tutto le condizioni meteo, non certo favorevoli, hanno contribuito non poco a compromettere un evento che avrebbe dovuto essere una vera e propria occasione di promozione del nostro amato prog a Savona, ma soprattutto un preludio a una stagione di concerti in questa città, per me ancora un po’ estranea, che vorrebbe risvegliarsi dal torpore.
Due gruppi sul palco a sfidare le intemperie (vento forte e una coltre di umidità), Il Cerchio d’Oro in apertura e i Delirium, giusto in tempo, prima del nubifragio di qualche ora dopo.
Non è certo facile rimanere obiettivi dopo aver assistito a questo concerto. Di sicuro non ha aiutato il volume fuori controllo della chitarra di Solinas o il gong di Di Santo, a ogni percussione del quale i timpani sembravano andare in pezzi! Né il fatto che le tastiere di Piccolini (padre e figlio) si sentissero poco o niente. E l’elenco potrebbe continuare. Restano da indagare le responsabilità; di certo i fonici hanno fatto il possibile, ma ormai il danno era stato fatto. E di questo inevitabilmente ha risentito anche la resa della performance, non è difficile capirlo.
Ma difendiamoli, questi artisti! Solleviamoli dal coro delle voci scontente, dalle continue occhiatacce di molti nel pubblico verso il banco di regia, dalla scelta, peraltro giustificabile, di chi ha lasciato la platea a metà concerto a causa del volume intollerabile e del sonoro pessimo (platea già di per sé decimata dal maltempo). La prima ondata di rabbia cede il passo alla consapevolezza, di chi questi gruppi li conosce bene e ha avuto altre -migliori- occasioni di ascoltarli dal vivo, che nonostante tutto hanno dato il massimo, come sempre; e di chi, nel frastuono, ha saputo cogliere la bellezza di un brano come Quattro mura o l’intensità di una Dolce acqua. D’altronde sono cose che capitano, non lasciamo che un inconveniente scalfisca l’immagine che abbiamo di questi musicisti, o peggio ancora, il nostro interesse nei loro confronti: ci saranno altre opportunità e la grinta e la bravura di certo non mancheranno, come non sono mai mancate.

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