giovedì 14 febbraio 2013

Marchesi Scamorza-La Sposa del Tempo


La Sposa del Tempo è il primo album dei ferraresi Marchesi Scamorza. A fine post propongo alcune note biografiche della giovane band.
Giovane dicevo, ma con le idee chiare ed una certa dose di coraggio, che in casi come questi significa trasformazione della passione e della purezza degli ideali musicali in realizzazioni che, obtorto collo, troveranno una collocazione di nicchia.
La musica progressiva, seppur stia suscitando rinnovato interesse, è obiettivamente - sfortunatamente -  lontana dall’ascolto di massa, e questo è un fatto noto, ma ciò non rappresenta un minimo freno alle volontà espressive dei M.S.
Credo che il sogno di ogni band che decide di affrontare un percorso figlio dei fasti degli anni ’70 sia quello di realizzare un concept album, e magari lasciare ai posteri una splendida copertina in stile vecchio vinile.
Come si evince dall’intervista a seguire, la concettualità dell’album esiste, anche se non è preventivata a tavolino, ma emerge col passare del tempo, quando i “vecchi” brani riarrangiati si uniscono alle nuove creazioni.
Ed è proprio l’elemento “tempo” il filo conduttore, una dimensione trattata senza particolare misura, dove anche ciò che è normalmente codificato - il susseguirsi delle stagioni ad esempio - non presenta  coordinate temporali, ma lascia spazio ad interpretazioni personali e ad una certa partecipazione attiva.
La musica che i M.S. propongono è la sintesi degli ascolti e degli amori giovanili, e anche in questo caso non esiste allineamento temporale, se si pensa al gap generazionale esistente tra i modelli dichiarati (soprattutto il prog italico dei seventees) e l’epoca in cui vengono creati, ma quella sorta di immortalità che il movimento progressivo si è ormai guadagnato, sulla scia della musica classica, giustifica ampiamente ogni nuova/antica proposta.
Dall’utilizzo di una strumentazione tipica del rock - la grande famiglia che raggruppa svariati generi - e attraverso l’impiego della lingua italiana, si arriva ad un discreto tuffo nel passato, fatto di BANCO, ORME, PFM e molto altro, con una chiarezza di testi che aiuta a comprendere gli intenti compositivi della band.
Avere linee guida da seguire non significa copiare, ma piuttosto trarre ispirazione e mettersi in discussione accettando il giudizio di chi inevitabilmente si divertirà nell’arte della comparazione. Ma di tutto questo i Marchesi Scamorza non devono essere spaventati.
Molto bello l’art work, e l’immagine di copertina, carica di significati per gli ideatori, fa immediatamente venir la voglia di una trasposizione per vinile.
Un bel primo album per una band di cui sentiremo ancora parlare.  



L’INTERVISTA

La band è di recente formazione, il 2009. Chi erano precedentemente i Marchesi Scamorza? Che tipo di esperienze musicali avete alle spalle?

Principalmente eravamo già tutti amici, musicalmente veniamo da esperienze totalmente diverse: due di noi (Lorenzo e Paolo) suonavano già insieme in un gruppo rock, il batterista Alessandro suonava in una cover band di rock classico e il cantante militava in una metal band, come il tastierista.

Un comune denominatore che lega molte giovani prog band con cui vengo a contatto è la voglia, la quasi necessità di esprimersi attraverso arti differenti, non completamente appagati da musica e testi. Siete anche voi attratti da variegati modi espressivi?

Abbiamo voluto curare in modo del tutto singolare l’aspetto grafico del nostro album, grazie anche alla collaborazione di Giulia Pasetti e Jacopo Regulti. Molto utile a tale proposito è stato ritrovarsi nella band una persona legata a un’altra corrente artistica, ovvero Lorenzo, il nostro chitarrista-pittore.

Avete registrato il videoclip di “Autunno”. Quanto è importante secondo voi, l’essere visti, e non solo ascoltati?

E’ importantissimo. Il nostro scopo con la pubblicazione del video era quello di avvicinare le persone alla nostra musica, attraverso il connubio tra quest’ultima  e le immagini.

Che cosa apprezzate maggiormente della fase live, e  cosa di quella in studio?

Dal vivo riusciamo a essere più diretti ed energici, anche nello svolgimento di quei brani che non lo richiederebbero, e questo aiuta anche nel rapporto con il pubblico. In studio apprezziamo molto la possibilità di essere precisi, e rendere ogni brano completo e curato nei dettagli.

I vostri brani sono cantati in lingua italiana: voglia di far comprendere immediatamente i vostri testi o scelta estetica/costruttiva legata alla vostra proposta musicale?

Innanzitutto siamo particolarmente legati alla dimensione italiana del progressive rock. Del resto la scelta è comunque costruttiva perchè la lingua italiana permette di creare particolari atmosfere che si legano perfettamente al nostro modo di interpretare la musica.

Mi spiegate la concettualità dell’album “La Sposa del Tempo”?

La concettualità dell’album si è scoperta strada facendo, alcuni brani sono stati scritti anche diversi anni fa, poi riarrangiati; man mano che le registrazioni si completavano ci siamo accorti che tra i temi sicuramente ricorrenti c’era “il passare del tempo”. Il tempo nel nostro album viene considerato come statico, ad esempio nel “Castello delle stagioni” si elencano le stagioni ma non c’è una convinzione del passaggio tra una stagione e l’altra, il tempo resta fermo in preda ai ricordi. ”Nelle notti più lontane” la storia del veliero potrebbe anche essere inventata, nel senso che non si sa nemmeno sè questo è partito o è ancora in porto.

Che tipo di rapporto avete con le nuove tecnologie, applicate alla vostra musica e alla diffusione del vostro lavoro?

Pur non essendo cinque persone amanti della tecnologia, riconosciamo che per la diffusione della nostra musica la tecnologia ci è fondamentale, sia dal punto di vista della diffusione sia della vendita. Grazie alla rete abbiamo anche la possibilità di diffondere un altra opera riguardante l’album ovvero il nostro videoclip girato per il brano “Autunno”.

 Spesso si parla di “regionalità”, di musica influenzata dal posto in cui si è nati o in cui si vive. Che cosa vi ha regalato e vi regala la vostra terra?

Siamo tutti molto legati alla nostra terra, in particolare alla campagna che si ritrova in alcuni nostri servizi fotografici, come è visibile all’interno del nostro album. Senza dubbio Ferrara contribuisce al processo compositivo, regalandoci idee, immagini ed esperienze.

Immaginate di poter scegliere un qualsiasi musicista esistente, italiano e straniero, da ospitare nel vostro prossimo album? Riuscite e mettervi d’accordo?

Sarebbe molto difficile mettersi d’accordo, ma rimanendo nel campo della tradizione progressive italiana una scelta comune ricadrebbe su uno dei componenti della Premiata Forneria Marconi.

Che cosa hanno pianificato i M.S. per l’immediato futuro?

Un concerto il 24 di questo mese in Veneto, la partecipazione a una compilation di brani ispirati al Decameron di Boccaccio, che si vanno ad aggiungere al processo compositivo per il secondo album che continua da qualche mese.Vi invitiamo a seguirci sulla nostra pagina face book:


e sul nostro sito:




BIOGRAFIA

Nel maggio 2009 nella campagna ferrarese cinque ragazzi, Lorenzo Romani (chitarra elettrica), Alessandro Padovani (batteria), Paolo Brini (basso),  Chiara Scaglianti (tastiere), Enrico Bernardini (voce e chitarra acustica) – tutti provenienti da esperienze musicali completamente diverse – decidono di intraprendere un progetto unico per l'ambiente musicale ferrarese. Nascono i Marchesi Scamorza, progressive band che ripropone brani della Premiata Forneria Marconi e di Fabrizio De André.
Dopo un’estate passata tra cover e classici decidono di ricercare una propria identità musicale con la stesura del loro primo brano originale L’Uomo Dall’Ombra Lunga. Nella primavera successiva registrano un demo che, benchè prematuro, li sposta verso propri brani progressive. All'inizio dell'estate 2010 Chiara lascia la band e viene sostituita, a stagione concertistica iniziata, da Enrico Cazzola, che spinge i Marchesi alla scrittura; a settembre si contano tre nuovi brani, di un livello decisamente alto.
Nel febbraio 2011 esce il primo EP Sentieri di Carta: le sonorità e i pregnanti testi in italiano rivelano quello che diventerà il vero intento della band, ossia abbracciare un genere non più in voga, almeno in contesti giovanili. L'estate è molto utile ai Marchesi che, tra concorsi e serate, si fanno notare nel contesto ferrarese e regionale. Le idee volano in fretta e, aiutati dalla tranquillità di una rustica sala prove campagnola, a febbraio 2012 inaugurano le registrazioni del nuovo album La Sposa Del Tempo. Il lavoro è lungo, la musica evolve in modo repentino, stregando tutti quelli che aiutano i Marchesi in questo pazzo ma soddisfacente progetto. I brani sono 8, più un Intro ideato per contestualizzare l'album.
L'estate continua a essere amica dei Marchesi, che trionfano nel concorso San Patrizio Rock, portando a casa il primo premio e il trofeo per l'originalità dei brani. Nel contesto ferrarese emergono discretamente, affermandosi a pieni voti tra le preferenze locali. Nell'ottobre 2012 iniziano le riprese del primo videoclip di Autunno, pezzo di chiusura del disco d’esordio La sposa del tempo, che esce alla fine del 2012.