lunedì 25 ottobre 2010

Leone, Cattaneo e...


Gianni Leone racconta un suo recente incontro.


Roma, domenica 15 maggio 2010, ore 18.00

Poiché era non lontano da casa e avevo un paio di orette disponibili, sono andato incuriosito allo showcase di Ivan Cattaneo alla Fnac. Dopo aver attraversato con insofferenza la folla brulicante, inutile e fastidiosissima tipica delle domeniche pomeriggio al centro commerciale, giungo finalmente alla sala conferenze. Mi siedo e seguo prima l'intervista e poi l'esibizione dal vivo di una decina di brani. Alla fine, ci siamo istintivamente avvicinati l'uno all'altro quasi nello stesso momento. Con una spontaneità oramai rarissima - e per questo ancor più amabile - Ivan si è dichiarato un grande ammiratore del Balletto. Mi ha subito detto che ci vide dal vivo nei primi Anni '70, che rimase folgorato dalla mia immagine e che ricordava ancora i miei lunghissimi capelli tinti di biondo e l'abbigliamento glamour. Consultando il giorno successivo le mie leggendarie agendine (che partono dal 1971, arrivano fino ad oggi e continueranno...) e basandoci sui suoi ricordi, abbiamo poi dedotto che fu un concerto a Borno in provincia di Brescia il 22 luglio del '73 (il Balletto si sarebbe sciolto nel settembre successivo). Poi ha aggiunto di aver letto in rete il mio articolo sulla deludentissima esibizione di Patty Pravo al festival di Sanremo 2009 con ospite nientemeno che il genio Todd Rundgren, per niente valorizzato. Abbiamo scambiato opinioni sulla musica e soprattutto sulla squallida e triste realtà di questi ultimi anni, rigurgitanti di immondi neo-moralismi (neo?..) e censure che fin dagli Anni '70 e per il resto della nostra vita abbiamo tanto combattuto stando sempre in prima linea. Mi ha presentato ai suoi amici e musicisti del gruppo come "un pezzo di storia del rock italiano, il primo a fare quello che tutti gli altri hanno fatto anni dopo in materia di musica, provocazioni e immagine, uno dei miei maestri...". L'ho molto apprezzato, considerando che anche lui è stato proprio fra i primissimi a fare certe ardite sperimentazioni artistiche, certe scelte di "rottura" con onestà e coraggio, e per questo l'ho sempre rispettato e stimato senza remore. A differenza di tanti vili e meschini personaggi che vivono una vita intera di menzogne e coperture o -forse ancor peggio!- si adeguano a testa china all'attuale rivoltante e ipocrita corsa alla "moralizzazione", alla "normalizzazione", rinnegando il loro passato e se stessi senza batter ciglio, senza vergogna, solo perché oggi gli... "conviene" così, Renato Zero in testa, specie dopo le ultime deliranti ed esilaranti dichiarazioni ("Io amo le donne, ho sempre amato solo donne..."). Sì, sì, certo, come no! Il raccapricciante quanto innocuo ibrido fra Raffaella Carrà e la Sora Lella oramai ha irrecuperabilmente... "sbroccato", per usare un termine che userebbe lui.

Ma torniamo a Ivan. E' un artista davvero poliedrico. Simpatico all'ennesima potenza, dotato di un brillantissimo senso dell'umorismo, un vulcano di creatività. Certo, musicalmente abbiamo stili e linguaggi diversi, ma non per questo antitetici. Lui, infatti, agli inizi della sua carriera fece dei brani di pura ispirazione rock, new wave, perfino punk. D'altra parte, anch'io prefigurai e anticipai un ritorno agli Anni '60 quando registrai, già nel '79, una mia versione di Piangi con me dei Rokes, pubblicata nell'80 come retro del 45 gg. Strada e inserita nell'album Monitor dell'81.

A fine intervista, ha cantato alcune cover, fra le quali Amore disperato di Nada (per me una delle canzonette più sciocche e insulse dell'intera discografia italiana di tutti i tempi - sorry, Ivan!), Una zebra a pois di Mina (davvero una canzone folle e surreale per l'epoca!), Geghegé di Rita Pavone, Kobra di Rettore, oltre al suo Polisex. Ci siamo scambiati i rispettivi recapiti. Abbiamo fatto foto insieme. Mi ha proposto una "collaborazione" non meglio approfondita. Una curiosità: non molti ricordano che la PFM partecipò alla realizzazione del suo album Superivan del '79. A tal proposito mi ha rivelato che durante le registrazioni dovette faticare non poco per tenere a freno gli slanci prolissi e ampollosi - tipici di un certo progressive - a cui talvolta Di Cioccio, Pagani & Co. istintivamente tendevano. In quell'album appare il sublimemente perverso Male Bello, brano poi ben reinterpretato da una "cattaneeggiante" Patty Pravo e inserito nel suo Munich Album, anch'esso pubblicato nel '79 (quanti ricordi!...). Poi mi ha regalato il suo ultimo Cd di cover di brani Anni '80. Io, a mia volta, il Dvd del Balletto, di cui subito ha apprezzato la maschera riprodotta in copertina, una mia opera. Be', non per niente entrambi siamo diplomati al Liceo Artistico...

Non ci perderemo di vista.