sabato 5 luglio 2008

Concerto Jethro Tull, Teatro degli Arcimboldi, 2 luglio 2008



Per descrivere la serata del 2 luglio 2008 al Teatro degli Arcimboldi di Milano, ritorno indietro di una vita.


Ricordo Antico 

Scuola superiore, anni 70.

Momenti caldi, le bombe a Savona, il post ‘68, la morte di Moro, la mensa che non funziona, il sei politico.

Io, mediocre studente, immerso nella musica, per niente interessato da ideologie e culture imposte, mi lasciavo trascinare dall’onda e partecipavo a cortei e assemblee nell’aula magna.

Le opinioni di quelli che “avevano sempre il coraggio di parlare” erano spesso contrastanti e quando uno era preso di mira soccombeva… impossibile aprire bocca.

Come quel povero insegnante di religione, senza troppo nerbo, in balia di studenti pronti a sopraffare il più debole … quanta tenerezza mi faceva!

Tutta la mia mediocrità del momento aveva una nicchia positiva.

Quella che io chiamo “la mia sensibilità” mi impediva di prevaricare gli altri, e mi faceva stare male, estremamente male, interpretare lo stato d’animo di chi era subissato da fischi immotivati, in aula magna, o di chi non poteva esercitare il proprio mestiere in aula.

 

Prima della performance

I miei concerti iniziano con una certa precocità rispetto all’evento vero.

Dal momento in cui decido di acquistare un biglietto, incomincia un rito, che va dal comunicare al resto della famiglia la mia prossima assenza, al tentativo di coinvolgere moglie o figli, magari qualche amico.

E poi c’è la preparazione, la concentrazione e magari qualche ricerca in rete.

Sulla base di ciò posso affermare che un concerto per me inizia nel momento in cui opziono il posto a sedere, sino a due giorni dopo la fine dell’evento, quando il tutto è sulla via della metabolizzazione (ma non tutti i concerti hanno la stessa intensità).

La serata del 2 luglio a Milano finirà, forse, quando avrò pubblicato questo mio pensiero.


L’esterno del Teatro degli Arcimboldi

Mi ritrovo davanti all’entrata, circa un’ora prima.

Facendo le debite proporzioni, mi ricorda un po’ quel palazzo delle fiere di Novi Ligure, dove ho visto la mia prima e unica Convention dei Jethro, nel 2006.

Ciò è di buon auspicio”, dico tra me e me.

Vedo qualche faccia conosciuta, come Franco Taulino della Beggar’s Farm o Aldo Tagliaferro,  il Presidente del fan club dei Jethro Tull.

Entro appena possibile.

L’interno del Teatro

Poltrone vellutate rosse, disposizione ad anfiteatro.

Io sono al primo piano e decentrato, ma non patirò per questo.

Tra il palco e la prima serie di poltrone c’è molto spazio e noto un palchetto minore con microfono. Non c’è il pienone, forse 2000 persone, ma il colpo d’occhio soddisfa.

Il fattaccio (dal qualsiasi parte lo si guardi)

Ciò che sto per descrivere si riallaccia al “ricordo antico” iniziale ed ha per me assoluta valenza, se è vero che ha condizionato il mio modo di pormi verso Ian e soci, nei minuti successivi.

Che sia giusto o sbagliato, che io sia complicato o pretenzioso, quello che ho visto, mi ha fatto stare male. E mi ha rovinato il concerto.

Una giovane donna (credo sia Elisabetta Sgarbi, ma non ne sono sicuro) sale sul palchetto ed illustra ciò che era sconosciuto, credo, alla maggior parte della gente.

La celebrazione del quarantesimo dei Jethro Tull è l’atto finale di una serata a tema, inserito in un contesto di assoluta valenza culturale.

Ci viene spiegato che nell’edizione 2008 de “LA MILANESIANA”, con l’aiuto di letteratura, musica e cinema, si tratterà l’argomento “I quattro elementi: Fuoco, Aria, Terra e Acqua”.

In particolare, la serata del 2 luglio è dedicata a “I comportamenti sulla terra delle cose e degli uomini (fuoco)”.

Dunque, prima dei Tull, sono previste una serie di letture e documentazioni che sposteranno di un ora lo start alla musica.

Partono i primi fischi.

Chi è sul piccolo palco, sicuramente dotato di carattere, commette forse l’errore di rispondere con energia (io avrei fatto molto peggio) raccontando che il tutto era stato ampliamente pubblicizzato. Non so quale sia la verità, ma certamente chi ha preso il biglietto on line, nei siti dedicati, non sapeva del particolare contesto.

Ma non è una valida giustificazione.

Si arriva sino alla fine delle presentazioni senza capire una parola, tanti sono i fischi.



Tutto questo mi demoralizza, ma… siamo solo all’inizio.

Il prologo è dello scrittore Antonio Scurati.

Sale i gradini un po’ abbattuto, pensando forse a come scendere indenne.

L’argomento che tratta è di estrema attualità e dovrebbe essere lo stimolo alla tregua.

Parlare della guerra, utilizzando una semplice foto, commentandola, stimolando alla riflessione, doveva indurre i "cecchini" a riporre il fucile.

Così come la visione delle “Torri Gemelle l’11 settembre”.

Niente da fare.

Un organizzatore sale sul palco, interrompendo l’irritato Scurati, e si prende la sua buona dose di invettive.



Lo scrittore riprende ed accelera.
Dicendo testualmente” Ce la possiamo fare…siamo qui per motivi diversi, ma ce la possiamo fare”.


Quei pochi minuti saranno stati per lui ore… immagino.

Provo una certa vergogna… è la verità.

Siamo così impazienti, così intransigenti, da non poter ascoltare argomenti di cui siamo quotidianamente paladini?

Cambio di attore.

È ora la volta di David Leavitt, scrittore di fama internazionale che, ispirandosi ad un quadro di Arcimboldo rappresentante l’elemento “fuoco”, propone “In fiamme”.

A complicare le cose la lettura in inglese, che seppur proiettata, con tanto di traduzione, irrita maggiormente i più …predisposti.

Anche lui ha l’acceleratore al massimo e riesce ad arrivare al fondo.

"The last, but not the list", un premio Nobel per la fisica, Robert Betts Laughlin, che tenterà di raccontare una favola a sfondo scientifico.

Qui si tocca il culmine perché il povero fisico smette senza poter terminare, sfiancato dall’attesa e dai fischi crescenti dei più impazienti.

Con tutti il rispetto per i miei amati Tull, un microspazio per uno scienziato (musicista) che si rivolgeva a noi musicofili, lo si poteva trovare.

E invece bordate su bordate, sino all’annientamento di un uomo, che aveva la sola colpa di regalarci pochi minuti della sua scienza.

In quel momento ho sognato che Anderson sbucasse da dietro al tendone per calmierare le tensioni.

Ma probabilmente non gli è arrivato niente di tutto l’accaduto.

Brutto momento, brutta sensazione.


Il Concerto

Alle 22 il concerto ha inizio ed io ho già perso il filo.

Attaccano con “My Sunday Feeling” e per la prima volta inquadro John O'Hara e David Goodier.

Pochi secondi ed ecco Ian sul palco.

Mi pare in ottima forma fisica e saltella con agilità da un capo all’altro del palco.

I pezzi si susseguono con poche novità.

Alcuni brani non li ho mai ascoltati dal vivo, come “Nursie” o “Too Old To Rock ‘n’roll…”.

Barre e Perry mi soddisfano completamente.

La precisione e la fantasia di Martin sono da rimarcare mentre l’assolo di batteria in “Dharma For One” è una delle cose che ho più gradito.

Non mi hanno entusiasmato i due nuovi, senza sbavature, ma poco miscelati al resto del gruppo.

E che dire di Ian? Avevo 17 anni quando un amico di Milano, di un anno più grande di me, che si vantava della sua presenza ai concerti itlaliani dei Tull come tecnico del suono ("chissà che fine hai fatto, Dedo Quazzo?"), mi disse: “Ian Anderson suona bene il flauto, ma le sue doti migliori le esprime attraverso chitarra e voce”.

Forse non era un grande esperto Dedo, e forse non ha mai fatto il tecnico del suono dei Tull, ma la sua affermazione mi è sempre rimasta nella mente, come piccola verità.

Alla chitarra è sempre lui (gli perdono una sbavatura evidente)

Al flauto mi pare un marziano.

Il timbro della voce non è cambiato, ma…quanta fatica a raggiungere certe …altezze!

Mi fa stare male quando allunga il collo e quasi si alza sulle punte, come a favorire l’uscita di una nota ferma da qualche parte!!

Mentre loro suonano sullo sfondo scorre la loro vita e mi pare stia diventando elemento comune a molti gruppi “vintage”.

Le foto della loro giovinezza, dei loro successi, della loro storia rappresentano anche lo scorrere del tempo di molti spettatori.

Il contrasto tra presente e passato è di forte impatto e sono sicuro che non sono stato il solo a provare una sensazione tra il triste ed il dubbioso.

Vedere Ian proiettato sullo schermo , saltellante su di una sola gamba, tanti anni fa, sminuisce forse le acrobazie attuali (canore, musicali e fisiche).

La sua musica mi sembra sempre proiettata nel futuro, ma mi appaiono meno appassionanti le sue piroette.

Ma lui è il signor Jethro Tull e pagherei il biglietto anche solo per vederlo chiacchierare con gli amici al bar.

Il mio giudizio globale non porta alla piena soddisfazione.

Ho visto un gruppo di professionisti che ripropongono canzoni che scorrono ormai nelle vene al posto del sangue, che svolgono alla perfezione il loro compito, ma che in questa occasione non mi hanno dato ciò che io chiedo ad un concerto: un concentrato di emozioni ed una sensazione di beatitudine che solo certa musica è in grado di darmi.

Nessuna critica per un gruppo ed un uomo che vorrei solo ringraziare, ma il giusto riscontro di un concerto poco emozionate (per me), condizionato da avvenimenti che mi hanno tolto un po’ di motivazione.


Fine concerto

Prima di scendere dal piano in cui ero mi avvicino alla balaustra e osservo la platea che si svuota: non vedo grande entusiasmo.

Ritorno nell'atrio e mi avvicino al banchetto ufficiale del merchandise, e trovo curiosamente Andrea Vercesi che... mi vende la maglietta del 40esimo anniversario.

Il ricordo non può mancare!


Curiosità

Ho trovato un articolo su un noto giornale di Milano che, presentando l’avvenimento racconta di quel mitico gruppo avente come leader Brian Anderson.

Caro giovane (immagino) giornalista… ti perdono solo per coerenza, ma dal profondo del cuore, un timido, virtuale, immaginario, soffuso fischietto, è partito in automatico.

Ian proprio non si tocca!!!


La scaletta 

1) My Sunday Feeling 

2) Living in the past

3) Serenade to a Cuckoo

4) Nursie

5) A Song For Jeffrey

6) Farm On The Freeway

7) A New Day Yesterday

8) Bourèe 9) Nothing Is Easy

10) For A Thousand Mothers

11) Too Old Too Rock n' Roll, Too Young To Die

12) Dharma For One

13) Heavy Horses

14) Thick As A Brick

15) Aqualung

16) Locomotive Breath (Bis)





5 commenti:

Sara ha detto...

Ciao!
Sono finita qua cercando qualche articolo/notizia riguardo mercoledì sera...
C'ero anche io, ebbene sì, e con una nota di vergogna ancora nella voce.
Perché io i soldi li avevo spesi sì per un concerto che da solo già li valeva tutti, ma sapendo e aspettando anche una lettura che non è nemmeno giunta a termine a causa di un'inciviltà "bestiale", direi.
E ammetto che ho sperato che Anderson iniziasse il concerto con una nota di rimprovero nei nostri riguardi.
E invece la musica è partita senza che ancora me ne rendessi conto. Sarò troppo impressionabile?!
Ma non potevo rovinarmi il mio primo concerto dei Jethro Tull per questo, e per fortuna - nonostante gli evidenti segni del tempo - la loro musica è ancora la stessa!

Mi fa piacere aver trovato qualcuno che ha condiviso le mie stesse sensazioni quella sera...
Ciao!!

Sara

Anonimo ha detto...

Ciao, c'ero anche io il 2 luglio al concerto dei jethro e sono d'accordo con te, era la prima volta che li vedevo, mi sarebbe piaciuto vederli nel loro splendore, ma ero ancora piccolosono del '65.
Comunque sono stati grandi, pensa uno dei miei primi dischi in vinile è stato Aqualung che ritengo tuttora uno dei migliori album della storia del rock.
Complimenti per questo sito, è semplicemente fantastico.
Riguardo alla fase prima del concerto penso che si poteva essere più civili e rispettosi verso quelle persone, verso il loro lavoro e verso il loro impegno(il concerto cmq è iniziato alle 22!!)

Anonimo ha detto...

Bella "recensione" Athos, purtroppo l'inciviltà regna sovrana ed è inutile arrampicarsi sugli specchi, secondo me l'altra sera si doveva parlare solo di Jethro ed ascoltare musica. Molti sono venuti solo per loro e dopo aver fatto tanti Km in macchina, speso soldi per il biglietto per ascoltarli e vederli, trovarsi di fronte altri "personaggi" che hanno ritardato il concerto, sia pure con argomenti interessanti credo li abbia quanto meno innervositi e temo che tutto ciò abbia pregiudicato il resto della serata.
Forse è stata una "mossa" sbagliata da parte dell'organizzazione, un volere imporre una scelta a persone che erano lì per altri motivi.
A volte, magari, basterebbe un pò di rispetto anche dall'altra parte: mi avverti, so quello che mi aspetta ed IO scelgo se voglio ascoltarti o no, a quel punto, forse, non ci sarebbe stata contestazione...credo!
Io probabilmente me ne sarei stata zitta tentando di seguire, ma mi sarei sicuramente distratta dall'argomento principale e sarebbe sfumata nell'attesa e nel nervosismo l'atmosfera giusta!
Raffaella

Anonimo ha detto...

Vorrei commentare prendendo spunto dal post di Raffaella. Qualcuno è sinceramente convinto che tutti coloro che hanno incivilmente fischiato un premio Nobel (musicista e fan dei Jethro peraltro)NON sapessero che la serata era divisa in due parti? No, perché io ho acquistato i biglietti come tutti quanti in internet, su un noto sito, non sono di Milano (quindi non ho visto manifesti col programma della serata) eppure (magia!) sapevo che prima dei JT c'erano due scrittori, un Nobel e un matematico. Qui non si tartta di essere pro o contro le iniziative inellettualoidi della Sgarbi: qui si tratta di essere PASSIVI nell'informazione. Polemizzo apertamente sostenendo che c'è qualcuno troppo abituato a bersi qualsiasi cosa senza mai entrare in merito. Anch'io mi sono fatto parecchi km in macchina, anch'io ho pagato 50 €, anch'io ero l^ per i JT: ma qualcuno mi ha gustato la serata con comportamenti da stadio impedendomi di ascoltare degli autori che comunque conosco, leggo e ammiro. L'unica IMPOSIZIONE non è venuta dall'organizzazione (sindacabile sicuramente: si può sempre fare meglio) ma dalla reazione uterina di un nutrito (ahimè forse più di metà teatro) gruppo di incivili che hanno visto 50 minuti del loro preziosissimo tempo usurpati da tre "personaggi" blaterare inutilmente su temi incomprensibili quali la guerra, anzichè rimpinzarsi da subito con l'ottima musica dei JT. Amo i JT e in cuor mio continuo a credere che i loro fans siano molto più tolleranti, civili e rispettosi.

E poi ci lamentiamo perché in Italia passano pochi concerti?

Complimenti al blog e grazie per lo spazio concessomi.

Cagliostro

Anonimo ha detto...

Questo post è forse il pù commentato da quando ho iniziato, a settembre scorso ed è per questo che per la prima volta rispondo in questo spazio.
Vi ringrazio e se avete voglia di discutere di musica e dintorni fate in modo che possa rintracciarvi.

Per Cagliostro.
Ho inserito il tuo commento su uno dei 2 forum dei Tull , in modo che possa arrivare velocemente e Raffaella, da te citata.
A proposito ...conoscete tutti il sito Itullians?
Athos