venerdì 28 febbraio 2020

Creedence Clearwater Revival


Difficile conoscere la completa discografia dei tanti artisti che ci hanno accompagnato nella vita, a meno che tutto ciò non rappresenti un lavoro.
E’ altrettanto difficile slegarsi da quattro o cinque brani che caratterizzano ogni gruppo.
Se parliamo di Stones o Beatles forse la prospettiva cambia, ma se ci riferiamo a gruppi che sono stati enormi in un fazzoletto temporale, per poi scemare col tempo, le amnesie  possono essere in agguato.
Ma ciò che è fatto rimane per sempre.
La bella musica creata sopravviverà a chi l’ha scritta ed interpretata, ed eventuali pochi giorni da leone sapranno comunque regalare l’immortalità.
In questo mio discutibile (ci mancherebbe) giudizio, inserisco un gruppo che ha scritto canzoni entrate di diritto nella storia della musica rock.
Mi riferisco a “Proud Mary”, “Have You Ever Seen The Rain”, “Fortunate Son” , “Up Around The Band” e così via.

I Creedence Clearwater Revival coniarono un linguaggio unico, sposando i ritmi delle "paludi" con le melodie del folk-rock e lo spirito di Bob Dylan.
In qualche modo quella fusione creò uno stile semplice e orecchiabile che rappresenta la quintessenza della musica americana.
I fratelli Fogerty, John (canto, chitarra) e Tom (chitarra), erano in realtà cresciuti a Berkeley, nella San Francisco Bay Area, e avevano militato fin dal 1959 in un complesso di rhythm and blues (Tommy Fogerty & the Blue Velvets), pubblicando alcuni 45 giri a partire dal 1964, negli anni "caldi" della British Invasion.
Nel 1967 cambiarono nome in Creedence Clearwater Revival e pubblicarono due cover di Jay Hawkins, "Suzie Q" e "Put A Spell On You", che li catapultarono subito in classifica.
Sono i cardini del primo album, "Creedence Clearwater Revival" (Fantasy, 1968).
Il segreto della loro musica stava non tanto nelle melodie quanto nei ritmi. Il ritmo era stata la grande riscoperta di quegli anni, grazie al "blues revival" che veniva da Chicago e che aveva messo piede nella stessa San Francisco. Il folk-rock, il surf e l'acid-rock avevano per lo più lasciato in secondo piano il ritmo, ma il blues revival stava riportando prepotentemente in primo piano il "groove". I CCR puntarono proprio sul "groove".
John Fogerty iniziò a comporre materiale originale, lasciandosi alle spalle le cover che lo avevano educato. John compose tutti i classici del 1968-70, definendo un sound innovativo.
“Bayou Country“ (Fantasy, 1968) e` un album molto più robusto. Annovera innanzi tutto "Proud Mary", la loro canzone più celebre, che, facendo leva su un ritmo febbricitante, funse da ponte tra lo spirito festoso del folk-rock e quello cupo del blues-rock, e altri brani costruiti sul groove, come "Bootleg" e "Graveyard Train".
La chitarra aveva un compito puramente atmosferico: non solo gli assoli erano limitati a pochi secondi, ma la sezione ritmica era in primo piano.
"Green River" (Fantasy, 1969) continuò la progressione verso quel sound con "Lodi" (1969), una miscela di elementi blues e gospel accelerata secondo la stessa prassi di Proud Mary, Bad Moon Rising, sempre più immersa in sinistri incubi voodoo, Green River, la prova generale per Run Thru The Jungle, e Tombstone Shadow.
John Fogerty era la linfa vitale del complesso, con la sua voce cupa e un po' roca, il cui tono oscillava da vero bluesman del Delta.
Fogerty esibiva pero` la tendenza a ripetersi, ad auto-citarsi, a sfruttare all'infinito riff, ritornelli e cadenze celebri delle sue canzoni, e per questa ragione la sua gloria resta affidata a poche geniali idee,più che ad un percorso duraturo.
“Willy And The Poorboys” (Fantasy, 1969), un concept dedicato alla classe proletaria, fece leva su canzoni meno ossessive e su testi piu` realisti. Le canzoni più rappresentative sono "Down On The Corner", quadriglia sincopata e caraibica, e "Fortunate Son", primo dei loro tre grandi rock and roll acrobatici.
“Cosmo's Factory” (Fantasy, 1970), probabilmente il loro capolavoro, punta fin da " Ramble Tamble" sulle cadenze viscerali e trascinanti del blues del Delta e sulle atmosfere inquietanti dei rituali della giungla. Nasce così" Run Thru The Jungle", l'incubo più tetro e ipnotico della loro carriera.
Ma il gruppo ha raggiunto la maturità nel reinterpretare la tradizione e lo dimostra con "Travelin' Band", secondo dei loro grandi rock and roll," Looking Out My Backdoor", ragtime orecchiabile ed effervescente, "Up Around The Bend" , e "Who'll Stop The Rain".
“Pendulum“ (Fantasy, 1971) sembra quasi la copia del precedente. Fogerty ricopia uno per uno quei classici. L'unico degno degli originali e`" Have You Ever Seen The Rain".
"Molina, Hey Tonight, It's Just A Thought e Hideaway" sono brillanti ma generiche canzoni rock.
Il gruppo esaspera gli elementi che hanno reso grande il disco precedente nelle lunghe " Pagan Baby" e "Born To Move". Ciononostante, l'album divenne il best-seller del gruppo. Tom Fogerty aveva già lasciato il gruppo (morirà di tubercolosi nel 1990).
I C.C.R. si sciolsero dopo il mediocre “Mardi Gras” (Fantasy, 1972), che contiene "Sweet Hitch-hiker", ultimo dei loro grandi rock'n'roll.
In quegli anni i CCR dominarono le charts dei 45 giri, pur non essendo affatto un gruppo commerciale. Fatto è che avevano coniato un linguaggio in cui l'americano medio si identificava subito, prototipo del rock per famiglia dei '70.
"Chronicle" (Fantasy, 1976) è l'antologia delle hit.
John Fogerty lanciò la carriera solista con due album su cui suonò tutti gli strumenti: "The Blue Ridge Rangers” (Asylum, 1973), tributo agli eroi della musica country (Hank Williams, Jimmie Rodgers), e “John Fogerty “(Asylum, 1975), sul quale compaiono due discreti rock and roll," Rockin' All Over The World e Almost Saturday Night". Il terzo album, "Hoodoo”, rifiutato dalla casa discografica, rimase inedito, e Fogerty si ritirò dalle scene. Tornò in sala d'incisione dopo dieci anni e fece centro. “Centerfield” (Warner, 1985) fu un grosso successo, grazie soprattutto alla verve di "Rock And Roll Girls" e "The Old Man Down The Road", una palese revisione di "Run Thru The Jungle" per la generazione che si era perso l'originale. "Eye Of The Zombie” (Warner, 1986), però, fu un'altra delusione, nonostante "Sail Away" e "Change In The Weather".
Dopo dieci anni di assenza dalle scene, “Blue Moon Swamp” (Reprise, 1997), e il live “Premonition” (Reprise, 1998) lo riporteranno un'altra volta in auge. Continuerà imperterrito a registrare un paio di album per decennio: ”Dejavu” (2004) e soprattutto  "Revival” (2007.)

Estratto da intervista di Paul Zollo a John Fogerty.

Quando scrivi una canzone, da dove incominci?


Mi siedo con una chitarra in mano e strimpello, provo dei riff, degli accordi, qualunque cosa per ottenere un buon ritmo, o un buon “nonsoché ”. Considerando che sono un tipo da rock’n‘ roll, cerco di legare una canzone ad un riff, e da lì ad un arrangiamento. Perché solo che alla fine ne farò un disco.
Come dicevo sempre, un disco è buono se risponde a quattro cose ,in questo ordine:
titolo, sound, testi e poi per ultima cosa(e tutti i grandi dischi di rock ce l’hanno)un riff di chitarra veramente bello. 
Quindi potrebbe sembrare che io parta dalla fine, cominciando per prima cosa da un riff.
Ma è questo che mi mette in moto. E poi penso al titolo. Perché quando senti una canzone alla radio , deve avere un bel titolo. Come “Bad Moon Rising” . Quello è un bel titolo. E ho un quaderno di titoli che conservo da molto tempo. 

Ed ecco svelato il segreto del successo, secondo John Fogerty



Citazione del giorno:

"Quando uno stupido fa qualcosa di cui si vergogna, dice sempre che è suo dovere" (George Bernard Shaw)

1 commento:

The Boogie Ramblers ha detto...

Bell'articolo! Se può interessare ho scritto una recensione del suo concerto a Milano.
Ciao

http://www.nuovisuoni.blogspot.com/