mercoledì 6 febbraio 2008

Il vinile



Non ricordo quale fu il primo LP che acquistai, ma probabilmente e’ ancora tra i 200 vinili che custodisco con amore, senza peraltro mai sentire.
Molti sono inascoltabili, rovinati dalla puntina di qualche piatto scandaloso.
A quei tempi era difficile fare capire ai genitori che per ascoltare della musica ci voleva “lo stereo”.
E così mio padre, armato di buona volontà, decise di trasformare il vecchio giradischi in impianto HiFi, costruendo due casse di legno pregiato, inserendo due altoparlanti e collegando il tutto, come aveva imparato durante il corso che seguiva in casa, della Scuola Radio Elettra di Torino.
Le casse erano poi state pitturate a mano.
Inutile descrivere il risultato, ovvero la qualità del suono.
Sono passati molti anni prima di poter utilizzare uno stereo decente, e così ho avuto modo di massacrare parecchi “Padelloni”, come li chiamavamo allora.
Però erano capolavori da tutti i punti di vista: la copertina da ammirare e in taluni casi leggere, l’interno pieno di notizie e testi, la qualità del suono (righe a parte) non  paragonabile a quella attuale.
E poi era un rito ... gli amici sul divano e tu che, in qualità di padrone di casa, sceglievi cosa ascoltare.
Si rimuoveva dallo scaffale il disco, rigorosamente catalogato per band, si faceva uscire la busta interna che poi si inclinava leggermente, sino allo spuntare del vinile.
A quel punto lo si sentiva nel palmo della mano e con l’indice si andava alla ricerca del foro centrale, prima di rimuovere per intero la busta.
Ora era possibile usare entrambe le mani per appoggiare il disco sul piatto.
Spesso questa operazione era preceduta dalla pulizia col panno antistatico.
E dopo tutta questa cura l’interruttore passava sull’ON e l’LP entrava in rotazione, mentre il cerchio centrale contenente le informazioni diventava strumento da ipnosi.
E così si consumava il dramma di una puntina rovinata su di un disco perfetto o, al contrario, di una puntina appena acquistata su un disco arato recentemente da un agricoltore.
Ma chi ha tempo adesso per tutte queste cose?
Anche il CD e’ diventato troppo “lungo” per i nostri ritmi e l’MP3 ci può seguire ovunque, a partire dal nostro cellulare.
Eppure sono ben fiero della mia raccolta di “PADELLONI”, quei 200 dischi di cui mai vorrei disfarmi, e che forse riuscirò ad ascoltare come Dio comanda soltanto … quando andrò in pensione.

Questa mia malinconica riflessione nasce dalla lettura di un articolo trovato oggi sul “Corriere della Sera On Line”, di cui sintetizzo il significato.

In Rete la rivincita degli Lp, vendite boom, Beatles in testa.
A 60 anni dalla sua introduzione sul mercato, il disco in vinile non solo sopravvive al progresso tecnologico, ma addirittura compete su Internet


MILANO — Hanno tentato di farlo fuori in tutti modi. A colpi di compact disc, minidisc, laserdisc e, ultimo, il download di musica digitale da Internet.
Niente da fare, a 60 anni esatti dalla sua introduzione avvenuta nel 1948, il vinile resiste. Piccola enclave dell’industria discografica, addirittura sta conoscendo una seconda giovinezza. Perché, come ha detto Bob Dylan «i dischi moderni sono atroci. Oggi non puoi fare un disco che suoni come quelli che ascoltavo e amo ancora».
Dischi in vinile, ovviamente.
I numeri sono esigui ma i segnali sono importanti. Nel 2007, in tutto il mondo, sono stati venduti, tra album e 45 giri, 990 mila pezzi in vinile (+15,4 per cento rispetto al 2006) per una quota di mercato pari allo 0,2 per cento (i cd rappresentano ancora l’85 per cento, il download quasi il 15 per cento).
In Italia, nel primo semestre dello scorso anno, il fatturato del comparto vinile ammonta a 150 mila euro, che significa 10 mila pezzi venduti. Il 250 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2006.
Nicchia in crescita«Il vinile non rilancia l’industria discografica ma è una nicchia in crescita» dice Enzo Mazza presidente della Fimi, l’associazione che riunisce le principali case discografiche. «Il mercato è ormai polverizzato e la fruizione della musica avviene sotto diversi formati, dai più moderni come la chiavetta usb e il download, a quelli tradizionali, cd e, appunto, il vinile».
Il vinile, nel suo piccolo, è anche un fenomeno di moda a cui il settimanale Times Magazine si è interessato di recente.
Scontato che l’acquirente di vinile sia il 40-50enne legato ai miti dell’adolescenza, il fenomeno ora interessa anche i giovanissimi che acquistano l’Lp feticcio, per poi ascoltarlo su mp3 dopo averlo scaricato da Internet.
Gli artisti si adeguano volentieri. I Radiohead per esempio, che hanno sfidato l’industria discografica pubblicando il loro ultimo album "In Rainbows" su Internet e lasciando decidere ai fan quanto pagare per scaricare le nuove canzoni, dello stesso hanno distribuito nei negozi la versione in vinile.
Ogni nuova uscita dei Rolling Stones è accompagnata da una tiratura limitata di copie in vinile. Lo stesso vale per i Depeche Mode, Manu Chao, mentre gli U2, per celebrare i vent’anni di un loro storico album "The Joshua Tree", hanno scelto l’edizione in vinile.
In campo anche le major americane.
Se negli Stati Uniti la casa discografica Wea dichiara che le vendite di musica in vinile sono aumentate del 30 per cento, da noi la multinazionale Sony-Bmg ha iniziato a ripubblicare in vinile, al prezzo di 14 euro, alcuni dischi che hanno fatto storia: Elvis Presley, Miles Davis, Lou Reed, Simon & Garfunkel e altri ancora perché «l’obiettivo è offrire un prodotto di alta gamma agli appassionati ma anche avvicinare i più giovani a un prodotto che ha fatto la storia della musica». La Virgin punta su alcuni big della scena alternativa degli ultimi anni quali Blur e Massive Attack e celebra gli anniversari di album come Sgt. Pepper dei Beatles o Never Mind the Bollocks dei Sex Pistols ripubblicando in vinile l’opera originale.
Le catene di negozi si adeguano, così come l’industria dell’alta fedeltà che ha immesso sul mercato nuovi piatti iper tecnologici che arrivano a costare anche 10 mila euro.
A Milano e Torino Fnac riserva uno spazio vendite al vinile dove è possibile trovare titoli che non sono più disponibili nel formato cd, operazione ora intrapresa anche da Mediaworld. Fiutando l’affare, anche Amazon, il più importante emporio musicale online, da ottobre ha aperto una sezione dedicata alla vendita di vinile.
Al momento, la classifica dei più venduti vede al primo posto Abbey Road dei Beatles. Ma che non sia solo cosa per nostalgici vecchietti, lo dimostra la presenza nella top ten di "The Black Parade" dei My Chemical Romance e di "Sawdust" dei Killers, band dell’ultima ora, molto amate dai ragazzini.

E visto che i Beatles sono come sempre i numeri uno ... ascoltiamoci questo "Get Back"





Citazione del giorno:
"Se qualcosa e' semplice da riparare, e' semplice da costruire" (Leo Fender)


1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggo e sorrido.Il vinile rappresenta la musica per amatori...è il culto del suono...come la scelta dei diffusori...del pick-up,della testina.Quando c'era soltanto il vinile,autocostruirsi le casse acustiche non era poi così raro....consigliati e confortati chi da amici..chi dalla scuola(Radio Elettra :-) )chi come me prendendo spunto dal mensile "SUONO"..rivista che ha tenuto a battesimo migliaia e migliaia di audiofili.Per un lungo periodo ho smesso di ascoltare i dischi.Una dolorosa scelta....conseguente alla distruzione della quarta testina..da parte dei figli...Ancora bambini ,avevo trasmesso loro la passione per la musica..ma purtroppo ,in mia assenza,presi dalla curiosità e dal desiderio di ascoltare..accadeva che appoggiavano il pick-up direttamente sulla protezione in gomma del piatto.Due anni fa, in occasione del mio compleanno mi regalarono una testina nuova..Un regalo tanto inaspettato quanto gradito...EVVIVAAAA IL VINILE