martedì 18 giugno 2024

Grazia Velvet Capone, "Sette Porte"

In modo più o meno cosciente mi ritrovo tra le mani un libro il cui titolo è “Sette Porte”, e la cui autrice è Grazia Velvet Capone, che conosco solo virtualmente e che, complice l’amico comune Beppe Crovella, mi omaggia del suo ultimo lavoro.

Ricevere libri e affini fa parte della mia quotidianità, ma le mie riflessioni scritte post lettura mi vengono naturali quando l’argomento è prettamente musicale, mentre per tutto il resto posso solo provare a trasferire il profumo di ciò che ho captato. Ringrazio Grazia per aver pensato a me, ma soprattutto per avermi regalato la possibilità di conoscerla meglio, permettendomi di avvicinarmi ad un modello espressivo che adoro e che cerco di utilizzare ogni volta che mi capita l’occasione, quello che unisce arti varie che si focalizzano su un fatto oggettivo e forniscono differenti punti di vista, che alla fine convergono. In questo caso le parole si mischiano all'arte grafica e, come vedremo alla fine, alla musica.

Le sette porte… le sette storie proposte dall’autrice sono infatti “rinforzate” dal grafico Giorgio Salidu, che presta la sua arte per il commento dei singoli racconti, facendo opera di sintesi nella quarta di copertina e presentando l’autrice in un format iniziale che regala bellezza, giovinezza e musica, giacché l’impatto visivo iniziale mi ha ricondotto al mondo di Nico (senza Velvet Undergorund!).


Da Dies irae

Un urlo dell'animo, una Donna che lotta e vince contro la paura del fanatismo religioso e umano. Vera potenza, autentica potenzialità di intenti. In ogni cuore innocente  un lupo attende di essere svegliato. Non sono riuscito a vedere questa Donna che così: immersa nelle sue uniche, meravigliose energie (GS)

Parlando di oggettività, è bene dire che il book è stato pubblicato dalla Casa Editrice Aurea Nox, progetto editoriale di cui Grazia è driver/ motore/ leader, che raggruppa un insieme di autori che esaltano gli aspetti della contemporaneità in evoluzione.

Esiste un terreno comune che lega i differenti racconti, ma occorre partire dal numero utilizzato per la creazione dell’opera, carico di simbolicità, quella che, immagino, abbia ispirato l’autrice.

Il “7” ha un significato particolare, è un numero carico di spiritualità e di misticismo, legato alla ricerca della verità e alla comprensione del reale.

Il numero sette ha assunto grande importanza simbolica anche nella religione cristiana ed ebraica, e non è un caso che avesse grande valore anche nell’arte e nell’esoterismo medioevale.

La spiritualità rappresentata da Grazia Velvet Capone si unisce alla forza che è propria di figure materiali, una possenza che nulla ha a che vedere col concetto di potenza fisica, ma si concentra sull’esempio morale fornito dalle donne, che si dimostra uno straordinario beneficio per il bene comune.

Le figure femminili portano nel mondo una virtù speciale, un dono divino che le rendono atte a instillare qualità come la fede, il coraggio, l’empatia e la purezza nei rapporti con gli altri e nelle culture.

E tutto questo emerge mano a mano che i racconti si evolvono, toccando temi che partendo dall’estremo passato si soffermano sul presente - drammatico - proiettandosi sul futuro, oltrepassando “la porta” del conosciuto e immaginando un mondo ancora lontano.

Amore, vendetta, dolore, rivincita, delusione, morte… un ventaglio di sentimenti e astrazioni sgorgano da una scrittura colta e carica di passione in cui l’autrice non esita nel mettere sul piatto idee e “cose personali”, condividendo col mondo la sua attuale sintesi di vita.

Ho provato forte emozione nel corso della lettura, che è stata rapidissima perché, dopo aver iniziato ho sentito la necessità di conoscere meglio Grazia, andando subito al dunque.

A completamento dell’opera una playlist consigliata - una per racconto più bonus -, variegata e su cui sarebbe bello saperne di più, a proposito della sua composizione.

Ogni rappresentazione dell’arte ha il compito di suscitare reazioni in chi usufruisce dell’attimo contemplativo, e ho sentito la necessità di sintetizzare “le porte di Grazia”, in un’unica door metaforica… la mia immagine di “barriera”…

 

La porta come simbolo…

Una porta aperta, o chiusa, giorno e notte.

Ci passi davanti mille volte e non trovi mai nulla di cambiato.

Nessun rumore, nessuna variazione di luce, stessa intensità, stessa tonalità.

Oltre la porta è sempre giorno, o sempre notte, e l’ignoto regala uno strano sentimento che mescola terrore e attrazione, ma la voglia di superare la soglia resta in agguato: la porta, prima o poi, andrà oltrepassata.

Da sempre esiste un monito fornito da chi tutto sa, santa esperienza: “Non avvicinatevi mai! “, come se l’uomo comune non potesse comprendere.

E se fosse un confine? Una linea di demarcazione? Una divisione tra bene e male?

Una soglia tra dolore e felicità? Un passaggio verso un mondo diverso?

E se dopo quella porta priva di vita ci fosse un’altra porta... un’altra porta... un’altra porta ancora?

E se rappresentasse la nostra vita, e la porta fosse solo uno dei tanti ostacoli senza fine?

E se fossimo coscienti di tutto ciò … faremmo bene ad oltrepassare quella porta?